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Autore: sangallo    13/10/2014    6 recensioni
Il diciottesimo compleanno della signorina Anna Frozen attira le più importanti personalità della città di Arendelle, e la giovane festeggiata spera che tra gli invitati possa nascondersi il suo grande amore e che preferibilmente sia un ufficiale. Ma sua sorella maggiore Elsa sembra celare un pericoloso segreto... Quale misterioso legame unisce la famiglia Bjorgman a quella delle due sorelle? E quali sono le vere intenzioni dell’affascinante ammiraglio Westergaard?
Una reinterpretazione di Frozen, in cui la gelida magia si nasconde nei romantici salotti di metà Ottocento.
[Kristanna] [Helsa]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Elsa era immobile e spaventata nella sala da pranzo surrealmente arredata da stalattiti di ghiaccio scaturite dai suoi poteri. Hans la fissava sbigottito e pallidissimo.

Hans! Hans, che ci fate qui?” boccheggiò Elsa “No! Vi prego non avvicinatevi!” Elsa indietreggiò e si aggrappò al tavolo per sostenersi, ricoprendolo di brina con un solo tocco.

“Elsa... che cos’è questo ghiaccio?” 

La giovane era terrorizzata, con quello stato d’animo la magia era incontrollabile ed il gelo non faceva che aumentare nella stanza. 

Che cosa ci faceva lì Hans? Perché era arrivato proprio in quel momento? Non appena il minimo cenno di pericolo si fosse rivelato ai suoi occhi, lui avrebbe fatto la fine di tutti gli altri, le sue stesse parole risuonarono inquietanti nella sua testa. Voleva allontanarlo, doveva allontanarlo ma non così. Non in quel modo così eclatante... così pericoloso!

“Elsa, calmatevi vi prego” disse Hans con un tono più tranquillo avvicinandosi ad Elsa senza invadere troppo i suoi spazi vitali. Teneva le braccia alzate per rassicurarla ulteriormente.

“Vi ho ferito... sono stata io” mormorò accorgendosi del rossore sulla sua mano destra.

“Non è sangue... è una semplice scorticatura...”

Elsa prese la mano di Hans tra le sue e produsse dei piccoli ghiaccioli che gli diedero sollievo. “Ammiraglio mi dispiace, mi dispiace! Come posso spiegare...” lo implorò Elsa che rabbrividiva per la paura e che parlava con un filo di voce rotta dalle lacrime.

Hans continuava ad osservarla, ma più con curiosità che con terrore.

“Pensate di riuscire a sciogliere... tutto questo?” domandò.

Elsa deglutì, chiuse gli occhi e si concentrò: molto lentamente e con fatica il ghiaccio si liquefece, lasciando chiazze d’acqua laddove si era materializzato.

“Bene, Elsa. Vi sentite meglio ora?” La ragazza annuì pur continuando a tremare.

“Allora avvisate la vostra cuoca: oggi pranzerete insieme a me.” decise Hans con un sorriso.

 

Nonostante il cielo plumbeo, Arendelle rimaneva una città amabile. Le imbarcazioni erano cullate dalle acque del fiordo giù al porto, i colori squillanti delle abitazioni in legno continuavano a risaltare nonostante il grigiore; anche i cittadini sembravano gli stessi di tutti i giorni. L’unica cosa davvero insolita era vedere Elsa Frozen camminare per le vie del centro a braccetto con Hans Westergaard come una coppia qualsiasi.

“Elsa, mia cara, fareste meglio a togliervi l’unico guanto che indossate. Se non avete tasche posso tenervelo in quelle dei miei calzoni”.

“Non credo che sia opportuno. Se prima ho scatenato una muraglia di ghiaccio è stata per colpa della mia insensata idea di sfilarmi un guanto”

“Ma sarete d’accordo con me che portandone uno soltanto finiranno tutti per guardarvi storto.”

Elsa quindi consegnò l’unico guanto ad Hans, che lo mise nel posto che aveva a disposizione. Alla fine aveva dovuto cedere all’invito dell’ammiraglio: si sentiva responsabile per averlo ferito, era preoccupata all’idea che lui potesse raccontare in giro del suo potere e soprattutto era stata talmente sopraffatta dalla paura da aver meccanicamente avvertito Gerda che non avrebbe pranzato assieme agli altri. Solo adesso cominciava a rendersi conto che forse lui si stava approfittando del suo senso di colpa. Cercava di evitare gli sguardi dei passanti, ma era difficile passare inosservati: forse perché nessuno era abituato a vederla passeggiare con qualcuno; forse perché lui era tremendamente elegante con il cappello a cilindro e l’ombrello nero con il manico in argento; forse perché con quella classe che li accomunava e quel modo di muoversi a testa alta, sembravano due innamorati alla conquista del mondo.

“Immagino che abbiate molte domande da farmi...iniziate pure, Hans...”disse Elsa in tono grave.

“Vi piacciono i sandwiches?”

“Prego?”

“Vi ho chiesto se vi piacciono i sandwiches perché sono il mio spuntino preferito e il mio programma per il pranzo era quello di portarvi a fare un pic nic al parco sfruttando gli ultimi raggi di sole prima del temporale.”

Elsa non poteva credere che, dopo quello a cui aveva assistito in mattinata, potesse considerare la loro uscita come un appuntamento romantico.

“Mi piacciono, ammiraglio... ma non ho denaro con me, non saprei come pagarli.”

Hans osservò Elsa come se avesse detto una frase solo per essere smentito. “Per favore, signorina. Siete in libera uscita con un ufficiale. Uno di quelli che è pure un gentiluomo: non avete bisogno di nient’altro per oggi”.

Poiché Elsa continuava ad insistere che era necessario un chiarimento, Hans iniziò ad interrogarla, ma non tanto sulle origini della sua magia, quanto piuttosto sul suo compleanno, la sua materia scolastica preferita, il dolce che amava di più e così via. Quando Elsa si rilassò cominciò a sua volta ad interessarsi alla storia del suo compagno, il quale rispondeva allegramente a tutte le domande eccetto quelle sulla sua famiglia, su cui si manteneva vago.

Per la degustazione dei sandwiches Hans si impuntò per andare alla taverna più esclusiva di Arendelle e pretese che Elsa provasse quelli alle uova di storione e quelli spruzzati con l’olio al tartufo.

Quando si sedettero sulla panchina del parco Elsa raccolse tutte le sue forze per porre ad Hans a domanda di cui più temeva ed allo stesso tempo desiderava conoscere la risposta. 

“C-come mai avete tutta questa premura nei miei confronti?” mormorò sforzandosi di guardare in un punto casuale davanti ai suoi occhi.

“Quando sono arrivato ad Arendelle ho chiesto in giro chi fosse la donna più bella della città e mi hanno fatto il vostro nome. Mi hanno detto che eravate come un croco che cresce in alta montagna dal profumo inebriante e dal sapore letale e così io, che amo scalare le vette per cogliere i fiori più rari, ho cercato in tutti i modi di accarezzare i vostri petali, sperando un giorno di strappare quel gambo per portarmelo sempre vicino al cuore.”

“S-siete soltanto un adulatore...” balbettò Elsa arrossendo poiché era certa che tra i suoi compaesani nessuno avrebbe usato parole tanto raffinate per descriverla, perciò quelle dovevano essere senz’altro le impressioni di Hans su di lei “E mi fate sentire come un numero estratto alla lotteria”.

“A volte capita che si sfidi la sorte e che sia la sorte a uscirne vittoriosa. è una questione culturale, sapete? Noi uomini delle Isole del Sud siamo seduttori” sogghignò Hans.

“Ammiraglio Westergaard! State forse tentando di corteggiarmi?”

“Non mi sembra di aver fatto altro dal giorno del mio arrivo, Elsa. E ora la domanda è: hanno qualche speranza le mie avances?” chiese Hans con una naturalezza disarmante.

Elsa era davvero frastornata e confusa, il suo cuore galoppava e le guance ardevano. Mai un uomo si era spinto così lontano con lei, mai nessuno le aveva fatto proposte così inequivocabili o, più semplicemente, mai nessuno l’aveva trattata come una donna normale alla luce dei suoi poteri.

“Il mio predecessore di oggi non si è posto particolari problemi a farvi la stessa domanda, signorina Elsa, lui sarebbe stato disposto a prendervi alla cieca addirittura. Ma io, che ci vedo benissimo, sono venuto a candidarmi di persona invece di sguinzagliare mio padre. Ma davvero, mia cara, avete degli spasimanti così rammolliti? Se i maschi di Arendelle sono tutti così fossi in voi punterei agli stranieri.” suggerì Hans indicando se stesso.

“Non pensate di essere un po’ troppo avventato, Hans? Non ci conosciamo abbastanza per fare progetti su di noi.” cercò di temporeggiare Elsa.

“E con questo? davvero siete sicura di non conoscere nulla su di me? Facciamo un gioco: ora spezzerò questo sandwich in parti più piccole. Ognuno farà delle domande e ogni volta che darà una risposta esatta si aggiudicherà un boccone dalle mani dell’altro. Vi prometto che tornerete a casa a stomaco pieno”.

“Avete un cavallo prediletto di nome Sitron” cominciò Elsa.

“Centro!” ed Hans ingoiò un boccone dalle mani di Elsa, leccando il caviale dalle dita della ragazza.

“La vostra materia preferita è la geometria.”

“Avete indovinato” ed Hans imboccò Elsa.

“Sapete ballare il walzer meglio di chiunque altro nel vostro paese.”

“L’avete sperimentato voi stessa.”

“Non sapete resistere ai dolci al cioccolato.”

“Purtroppo è vero.”

“Tirate di scherma.”

“Sono un maestro.”

“Siete nata il giorno del solstizio d’inverno.”

E presto il gioco terminò con i due partecipanti che si erano nutriti a vicenda e che ora erano completamente sfamati.

“Che vi avevo detto Elsa? se davvero non aveste saputo nulla sul sottoscritto a quest’ora sareste a digiuno, invece scommetto che siete sazia. Posso dunque sperare di essere il vostro pretendente privilegiato?”

“Non credo di essere un soggetto adatto al matrimonio in ogni caso” obiettò Elsa.

“Oh credetemi, non lo sono nemmeno io, l’ho già detto. Penso che arriverei al grande passo solo se fossi costretto, ma nel frattempo potremmo iniziare a frequentarci come abbiamo fatto oggi, fino a quando non potremo più mentire a noi stessi e ci abbandoneremo alla passione.”

Assurdo. Ridicolo. Come poteva uno straniero arrivato dal nulla avere già scritto il copione della loro vita? Come poteva essere così sicuro e allo stesso tempo folle da pensare che lei avrebbe ceduto al suo fascino? Ma come mai lei non era ancora riuscita a mandarlo via, continuando piuttosto ad assecondarlo?

Troppe domande frullavano in testa, ma la pioggia costrinse entrambi a tornare verso casa, stretti sotto l’ombrello di Hans.

Quando furono davanti al portone, Hans notò che qualche ciocca ribelle era fuoriuscita dalla treccia della ragazza. Era così irresistibilmente bella che sembrava averlo ipnotizzato; Elsa, dal canto suo, sembrava rapita da quello sguardo verde giada che la fissava con tanto ardore e per un attimo non si accorse che il volto di Hans era così vicino al suo, che le loro fronti si toccarono.

Desistete, ammiraglio Westergaard.” sussurrò quasi sfiorando le sue labbra “non sono una ragazza come quelle che si addicono a voi. Siete pieno di vita, di entusiasmo, di vigore... io sono l’inverno freddo e silenzioso. Vi stancherete di me, avrete paura di me prima o poi. Non so cosa sia la passione ma so che un’avventura potrebbe solo che spezzarmi il cuore. Mi dimenticherete in men che non si dica. Credetemi. Dimenticatemi.” Elsa si incamminò verso l’ingresso senza voltarsi a guardare Hans per l’ultima volta.

 

Nascosto dietro alle tende scure di una diligenza, da dove poteva guardare senza essere visto, il signor Weselton aveva assistito a tutta la scena.

 

Note dell’autrice: lo sfogo glaciale di Elsa non poteva rimanere senza conseguenze, ma chi si aspettava un romantico appuntamento sotto la pioggia con Hans? XD sempre furbo il nostro ammiraglio, peccato che qualche osservatore indesiderato stia tramando nell’ombra :-(

Come state carissime lettrici e carissimi lettori? 

aspetto con ansia le vostre bellissime recensioni, un grande abbraccio a tutti voi,

Vostra

Sangallo

 
   
 
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