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Autore: DonnieTZ    13/10/2014    2 recensioni
Nine e Loto - due esempi viventi di un mondo diviso e in guerra - che finiscono per entrare in collisione, conoscersi, fidarsi. Due "diversi" in una città che non perdona le diversità, due ostaggi in fuga verso la speranza, due anime intrappolate in un involucro.
E, in tutto questo, il sentimento più antico del mondo...
Sullo sfondo di una guerra e di un immenso deserto, una storia d'amore impossibile che spero possa piacervi!
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“Nine?” mormoro cauta.
“Loto.” risponde lui aprendo piano le palpebre.
Non posso impedire ad un leggero sorriso di dipingermisi in viso. Ho smesso di farmi domande da quando lui è comparso ridotto in quello stato pietoso. Ho smesso di indagare, di impedire, di controllare. Eppure ho comunque sfilato la mia mano dalla sua, perché è tutto così assurdo, così complicato, così inspiegabile. Dov'è Madre Terra? Perché si è dimenticata della mia esistenza, di tutto ciò che rappresento e significo nel mio mondo lontano? Perché sono qui, perché con lui?

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Seconda classificata e vincitrice del premio speciale "fine del mondo" al contest "Io e te alla fine del mondo" di hiromi_chan.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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"Perché vogliono anche te?! Tu sei..."
Arranco nel tentativo di tenere il passo, ma le sue gambe sono il doppio delle mie e non avvertono stanchezza o fatica.
"Non hai sentito come mi chiamavano?" ribatte, mentre giriamo altri angoli, imbocchiamo altri corridoi "Sono un senziente."
Non ho tempo di spiegare che non capisco nulla della lingua delle Città di Ferro, né che non ho idea di cosa significhi senziente. Un gruppo di soldati ci avvista e inizia ad inseguirci. Fortunatamente Nine ha ancora la sua arma e la scarica contro un paio di soldati, colpendoli alle gambe con un fascio di luce bluastra che pare ustionarli, come testimonia l'odore di carne bruciata che permea l'aria. Alla fine siamo costretti a separarci, abbandonando uno la mano dell'altra. Nine, infatti, mi spinge a terra ordinandomi di stare attenta mentre i soldati arrivano da tre diversi corridoi. Noi siamo al centro, contro il muro, senza vie di fuga. 
Ho così paura che il cuore prende a battermi furiosamente senza smettere. È terrore per me e la mia vita, ma anche per il Bot. Razionalmente immagino sia perché mi ha protetta e perché è l'unico in grado di farmi uscire da qui. Eppure non dovrei sentirmi così verso l'essere che sta sterminando le mie sorelle nell'Oasi, verso chi ha permesso agli uomini di umiliarci, schiavizzarci e deportarci.
I soldati lo raggiungono e lui si frappone fra me, schiacciata contro la parete, e loro. Inizia a colpirli con l'arma come può e alcuni colpi del fuoco nemico si infrangono contro il muro a poca distanza da dove sono accucciata, staccandone grandi scaglie che mi piovono addosso.
Il rumore è assordante. Nine riesce a fronteggiare e battere parecchi uomini in divisa, ma l'arma che possiede è ormai scarica e ancora tre di loro sono in piedi pronti ad attaccarlo simultaneamente. Immagino mi farebbe comodo, ora, la lama di fortuna che il Bot stava assemblando prima della mia fuga terrorizzata. Mi alzo mentre il Bot si batte con due soldati e il terzo taglia con un pugnalealcuni dei tubi che gli escono dalla nuca. Nine riesce ad atterrare i due, ma crolla al suolo. Non capisco cosa non vada, ma scatto in avanti istintivamente. Mi aggrappo al collo del soldato autore della manomissione al Bot e lui cerca di colpirmi agitando la lama. Mi sbatte contro il muro di schiena un paio di volte, ma io mordo dove riesco, fra il collo e la spalla. Il pugnale cade al suolo e io mi lancio per afferrarlo, sbattendo malamente sul pavimento. L'uomo è troppo veloce, mi è addosso. Mi fissa a un centimetro dal viso, con le dita strette attorno al mio collo. Lo vedo spalancare gli occhi e allora faccio scorrere lo sguardo fra i nostri corpi. Sto reggendo il pugnale con entrambe le mani e la lama è ben infilata nel suo petto. Il sangue rosso e viscoso mi scivola addosso.
Quando la vita abbandona l'uomo lo scanso e ricade con un tonfo sordo. Non ho neanche il tempo di realizzare di aver ucciso. Lo guardo un altro istante prima di correre dal Bot.
"Dobbiamo nasconderci."
La sua voce è meccanica e si inceppa mentre i suoi occhi non sono che vetri vuoti, privi del nero liquido che li riempiva. Lo aiuto ad alzarsi come posso, ma non sono abbastanza forte. La mano mi scivola sulla sua schiena e si macchia di una sostanza viscosa e nera, colata dai tubi ormai recisi.
"Dovrai essere i miei occhi. Conosco un posto perfetto dove andare, ma dovremmo sbrigarci o perderò tutto l'olio nero e... dobbiamo andare." 
Infilo nuovamente il palmo in quello del Bot. Non so neanche cosa sto facendo. Seguo svelta le indicazioni trascinandomi dietro questa massa di metallo alta più di due metri per i corridoi. Siamo costretti a nasconderci un paio di volte per sfuggire a qualche ronda.
"A destra." dice ad un certo punto.
Mi immobilizzo e torno indietro di qualche passo.
"C'è un soldato che fa la guardia a una porta." sussurro presa dal panico, mentre un rumore assordante riecheggia per i corridoi e dà probabilmente l'allarme della nostra fuga.
Il Bot alza il viso come a cercare nell'aria un'idea. Quando parla, però, non sono sicura mi piaccia.
"Quando l'avrò distratto tu dovrai correre fuori. C'è una rete di ballatoi, tu prosegui dritto finché non arrivi alla struttura con le tende rosse. Entra e..."
"No!" sibilo.
"Loto." risponde lui accondiscendente.
"No. Tu non vedi e vuoi provare a batterti con lui?"
"Non ci sono alternative."
"Ci deve pur essere un'altra strada, un altro modo."
"Sono un Bot, Loto, sono creato per prendere queste decisioni. Ho vagliato ogni possibilità. Questa è l'unica che ti salverebbe."
Quello che ho davanti è un Bot. Dovrebbe volermi uccidere, dovrebbe pensare a salvarsi, invece vuole buttarsi nel pericolo per me. Non ha senso. Non sono stati creati per questo.
"Nine..."
Ma lui ha già voltato l'angolo e si è già scagliato contro il soldato con furia cieca. Resto paralizzata un istante, mentre il soldato colpisce il Bot alla gamba con il fascio di luce bluastra e il metallo di cui Nine è composto diventa incandescente. Improvvisamente mi riscuoto e capisco che devo correre, devo salvarmi, devo fare esattamente quello che mi ha detto. Mi getto alle loro spalle e spalanco la porta che il soldato avrebbe dovuto proteggere.
In un istante sono fuori, l'aria secca mi colpisce il viso e il vociare delle persone che affrontano la loro quotidianità mi ferisce le orecchie. Questo non mi ferma se non l'attimo necessario a gettare una rapida occhiata attorno per imboccare il giusto ballatoio, scrutando fra la gente che mi osserva come fossi un'aliena. L'intera città sembra un dedalo di ferro e grate e io continuo a correre sperando di aver fatto la scelta giusta. Quando davanti ai miei occhi compare la struttura dalle tende rosse di cui il Bot mi ha parlato, mi precipito dentro e finalmente mi blocco per riprendere fiato.
Donne.
Donne semi – svestite mi fissano sorprese. Sono sedute su morbidi divani impolverati e sgualciti o leggono libri consunti o si pettinano a vicenda. Le guardo sconcertata per qualche secondo e poi comprendo. Sono in vendita. Grandi linee nere e piccoli numeri sono tatuati sui loro ventri e sembrano essere una sorta di codice.
"Posso fare qualcosa per te, piccola?"
Una di loro parla, ma l'agitazione e lo stupore non mi rendono particolarmente recettiva.
"Io..."
Ho l'attenzione di tutte le presenti e devo essere per loro uno spettacolo assurdo quanto loro lo costituiscono per me. Fisso i miei occhi in quelli della donna che mi parla e raccolgo le idee.
"Mi manda Nine." riesco a dire.
La mia frase è seguita da una serie di risatine maliziose e di occhiate lascive che mi infastidiscono per qualche strana ragione.
"Nine! Da quanto tempo non viene a trovarci..." dice qualcuna, subito seguita da una serie di commenti molto simili.
Serro la mascella in attesa che si decidano a spiegarmi per quale ragione mi abbia mandato qui.
"Oh, smettetela! Andiamo." una di loro mi afferra per il polso e mi trascina per un corridoio.
La seguo senza protestare, osservandone rapita la bellezza. Ha corti capelli scuri, il corpo snello coperto solo da un velo trasparente annodato sopra il seno e continua a parlarmi con voce decisa e morbida.
"Perché ti ha spedito qui lo sa solo lui! Razza di imbecille! Se ti trovano siamo tutte morte, dannazione. Perché sei una Dama Bianca, sbaglio?"
Si blocca e mi fissa, le mani sui fianchi e i grandi occhi blu dall'espressione fiera. Mi chiedo se dire la verità sia la scelta migliore e, dopo qualche riflessione, mi limito ad annuire.
"Dannazione. Ormai c'è poco da fare. Vieni, starai nella mia stanza finché quello stupido non viene e mi dice cosa dovrei fare con te!"
Mi domando se Nine riuscirà davvero a seguirmi qui, se riuscirà a scappare dal soldato, mi domando troppe cose perché sia normale. Alla fine decido di non esprimere i miei dubbi alla donna che mi sta offrendo un alloggio, perché potrebbe decidere semplicemente di buttarmi fuori. Sono riuscita in qualche modo a riprendere fiato e a calmarmi quanto basta ad essere lievemente più padrona di me stessa. Entriamo assieme in una minuscola stanza composta da un letto striminzito e sfatto, un armadio dall'anta traballante e oggetti metallici e scintillanti di ogni tipo. Sembrano ingranaggi o qualcosa che solo gli uomini delle Città di Ferro costruirebbero. Perché siano nella stanza di questa donna mi incuriosisce, ma è lei a riempirmi di domande mentre si siede sul letto.
"Io sono Ros. Spiegami un po' che succede. Dov'è sparito Nine e, sopratutto, chi sei?"
"Mi chiamo Loto." dico, tentando di impedirmi di pensare a cosa sia successo a Nine "sono una prigioniera come lo è stato il Bot. Siamo... abbiamo tentato di fuggire assieme."
"E così, alla fine, l'hanno trovato." mormora sovrappensiero Ros.
"Cosa?"
"Non credo rivedremo Nine, purtroppo. Lui è un senziente e loro l'hanno scoperto. Faranno di tutto per eliminarlo una volta capito che non possono riportarlo allo stadio precedente."
"Non capisco. Davvero, non capisco più nulla." sussurro, portandomi le mani alla testa.
"Un senziente è un Bot che ha sviluppato coscienza di sé, un sistema di valori simili a quelli umani. Un Bot che non obbedisce più agli ordini se questi vanno contro ciò che crede sia giusto. Ora capisci?"
Inorridisco a quelle parole. Ecco perché mi è parso così umano, ecco perché si è battuto per me... ecco perché mi ha slavato la vita sacrificandosi. Ecco perché, infine, non lo lasceranno mai andare. Sento una strana oppressione all'altezza del petto e mi stringo la divisa da prigioniera macchiata di sangue che ho ancora addosso. Ros mi lancia qualcosa, tessuto morbido e setoso, che mi colpisce dritta in faccia senza che io sia in grado di afferrarlo. Ros mi risveglia così dalla sensazione inspiegabile che stavo provando ordinandomi di darmi una sciacquata nel catino colmo d'acqua poco distante e di indossare quello che, una volta che l'ho raccolto, ha tutta l'aria di un vestito. È beige, leggero, pratico. Si volta lasciandomi l'intimità necessaria e io obbedisco velocemente contenta di potermi liberare dello straccio informe che ho indossato nei passati giorni.
Quando sono nuovamente vestita inizia a parlarmi di qualcosa ma subito è interrotta da una serie di schiamazzi e di grida.
"Resta qui." mi impone perentoria dirigendosi alla porta.
Temo possano essere le guardie, temo mi abbiano trovata e rabbrividisco guardandomi attorno alla ricerca di una via di fuga. Ros spunta pochi istanti dopo sulla porta.
"Vienimi ad aiutare, svelta!"
Mi muovo veloce e la seguo nuovamente verso l'ingresso.
E lo vedo.
Nine.
A terra, coperto di liquido nero e viscoso, in una posizione scomposta che non preannuncia nulla di buono.
"Tirate per le braccia." dice Ros rivolta a me e ad un paio di altre donne che annuiscono decise prima di fare come dice.
"No, no, no! You can't hide it here!" sbotta qualcun'altra fra quelle che si stanno limitando ad osservare la scena.
"Shut up." sibila Ros continuando a tirare il Bot.
"Are you crazy?!"
"Shut up!" la fulmina Ros.
Con qualche difficoltà e sforzi che non credevo di riuscire ad affrontare senza cibo in corpo siamo in grado di portarlo fino al letto di Ros. Lei congeda le altre donne, mentre io non riesco neanche a pensare razionalmente.
Sento la strisciante preoccupazione farsi largo dentro di me senza che io possa imbrigliarla in alcun modo e questo mi atterrisce. Non dovrei sentirmi così, dovrei solo fregarmene, essere grata della mia sopravvivenza. Invece vorrei solo Nine si svegliasse, ora, in questo momento.
"Morirà, non è vero?" domando mesta chinandomi al suo fianco e togliendo con il pollice un po' di sostanza nera dal suo viso.
Il metallo di cui è composto è tutto bozzi e scalfitture, i cavi sono recisi e pendono macabri dal suo corpo.
Guardo finalmente Ros spaventata dall'espressione che potrei trovarle in viso, invece lei sorride.
"È solo rotto. Fortuna che posso ripararlo."
 



 

Eccoci con un altro capitolo.
GRAZIE a chi ha trovato questa storia abbastanza interessante da farne qualcosa (seguirla, ricordarla, preferirla, recensirla). 
Come sempre spero sia divertente da leggere quanto è stato scriverla... e se vorrete farmi sapere sarò contenta! 
A presto, presto, presto!
DonnieTZ

 
   
 
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