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Autore: eniiif    13/10/2014    6 recensioni
Nico ha bisogno di una babysitter.
Percy ha bisogno di un lavoretto pomeridiano.
[percico | babysitter!percy & babysitted!nico]
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2
Siccome era ancora troppo piccolo per guidare, e suo padre era disgraziatamente fuori casa per lavoro, Nico si ritrovò il lunedì mattina senza un passaggio per andare a scuola. 
Chiedere a Percy era chiaramente l'ultima cosa che voleva. 
Dopo essersi vestito, calcolò che a piedi non sarebbe mai arrivato in tempo. Forse avrebbe fatto meglio a chiamare Max o Craig. 
Si diresse in cucina per fare colazione, sbuffando, e lì trovò Percy che lo aspettava con il tavolo apparecchiato. 
«Buon giorno. Non sapevo cosa ti piacesse, perciò ho cucinato sia pancakes che uova...» lo salutò con uno sbadiglio. 
Nico si sedette e borbottò che era lo stesso (non gli avrebbe dato la soddisfazione di fargli sapere che i pancakes con lo sciroppo ai mirtilli erano la sua colazione preferita). 
Lanciò un'occhiata dubbiosa alla padella, che conteneva qualcosa di... blu. Totalmente blu. 
Inarcò un sopracciglio, e Percy ridacchiò. Stava per caso cercando di avvelenarlo, o cosa?
«Oh, è soltanto una tradizione di famiglia, non preoccuparti. È colorante» gli spiegò. 
Nico annuì, poco convinto. Bah. 
Prese una minuscola forchettata di pancake blu, e non appena l'ebbe infilata in bocca si fece scappare un mugolio di piacere. OK, magari Percy era fastidioso e aveva gli occhi un po' troppo verdi e i denti un po' troppo bianchi, ma non si poteva dire che non sapesse cucinare i pancakes. 
Quella roba era divina
Il babysitter non diede segno di esserai accorto della sua reazione, ma Nico era quasi sicuro di averlo visto ridere sotto ai baffi. 
«Hai preso tutto?» chiese Percy una volta che entrambi ebbero finito. Nico gli rivolse uno sguardo interrogativo. 
«Devo portarti a scuola, no?» disse il ragazzo come se fosse stato ovvio. 
Nico avrebbe voluto picchiarlo. 

All'uscita dalla scuola, Nico decise che avrebbe potuto camminare fino a casa. Non tanto per Percy, aveva soltanto bisogno di stare un po' da solo, lontano dalla gente. 
Durante il tragitto, il ragazzino lasciò che le lacrime gli scorressero sulle guance — non è che ci fosse qualcuno lì a guardarlo piangere, in ogni caso. 
Non era giusto, pensò. 
Se Bianca fosse stata lì, avrebbe saputo cosa dire. Avrebbe saputo consolarlo. E invece, Nico era completamente solo, con un babysitter che cucinava pancakes blu. 
Non riusciva a impedirsi di pensare alle parole di Matt, nemmeno impegnandosi con tutto se stesso: continuavano a girargli in testa, sentiva la voce del ragazzo nelle orecchie. 
Scosse il capo e quando alzò lo sguardo si accorse di essere arrivato davanti a casa sua. Buffo. Probabilmente i suoi piedi si erano mossi come d'abitudine, senza che lui dovesse pensare alla strada. 
Una volta entrato, non poté fare a meno di notare, in un minuscolo angolino della mente, che Percy non era lì. Hah! Babysitter da strapazzo. Avrebbe detto a sua mamma di pagarlo di meno. 
Entrato in camera si lasciò cadere sul letto, senza nemmeno togliere scarpe e giubbotto, lo sguardo puntato nel nulla, le lacrime che continuavano a scorrere. 
Dopo circa mezz'ora di vuoto totale, il rumore della porta d'ingresso che sbatteva all'improvviso lo fece sobbalzare. 
Nico sentì con un orecchio dei passi concitati che venivano verso la sua stanza, accompagnati da un borbottio. 
Si affrettò ad asciugarsi gli occhi con la manica, rendendosi conto in quel momento che aveva ancora la giacca addosso. 
Quando Percy aprì la sua porta con un movimento decisamente brusco, era ancora accovacciato sul letto. 
Il babysitter lo guardava con un sguardo quasi spiritato. 
«Hai... hai una minima idea di quanto mi sia preoccupato?!» esclamò praticamente fuori di sé. 
Nico alzò gli occhi verso di lui, sconcertato, senza riuscire a capire cosa stesse dicendo il ragazzo. 
«Sono arrivato a chiedere ai tuoi compagni dove fossi, capisci... Nico. Nico? Hai... Hai pianto?» si interruppe Percy guardandolo stupito. 
Nico si affrettò a negare, scuotendo vigorosamente la testa. 
«E perché sei seduto sul letto con il giubbotto e le scarpe?»
Nico si limitò a lanciargli un'occhiata implorante, sperando che il ragazzo capisse che voleva essere lasciato in pace. Ma Percy non era un granché in questo campo. 
Il babysitter, come previsto, non se ne andò. Al contrario, sedette sul letto di fianco a lui. 
«Cos'è successo a scuola?» gli chiese guardandolo con quei fottuti occhi verdi, e Nico non riuscì a non parlare. Fu come se la sua bocca si muovesse da sola, e all'improvviso stava raccontando a Percy di Matt. 
«Io... Matt ha iniziato a parlare di lei, e... e ha raccontato a tutti gli-gli altri che io e Bianca – singhiozzo – io e Bianca andiamo a letto assieme e-e loro ridevano, e io-io — altro singhiozzo — non potevo fare niente e tutti gli altri mi guardavano e ridevano e-» sputò fuori mezzo singhiozzando e mezzo piangendo. Si accorse in un remoto angolo del cervello che aveva ricominciato a piangere. 
«Respira, Nico» sentì una voce lontana, gentile, e lui obbedì. Qualcuno gli tolse il giubbotto e le scarpe - Percy, si rese conto Nico con un misto di orrore e gratitudine — e il secondo dopo, il ragazzino non riuscì a capire come, il babysitter lo stava abbracciando, e gli accarezzava i capelli con gentilezza. 
«Adesso è tutto passato» mormorò, e Nico gli credette. 
Il ragazzo più grande era caldo, e senza realizzare cosa stesse facendo, Nico strinse l'abbraccio e appoggiò la testa sulla sua spalla. 
«Va tutto bene» cercò di rassicurarlo Percy, e lui gli credette. 
Stava così comodo, e gli piaceva lo strano senso di sicurezza che stava provando, gli ricordava gli abbracci di suo padre quando era un bambino piccolo. 
«Va tutto bene» ripeté Percy al suo orecchio, e Nico annuì, sospirando felice quando l'altro ragazzo cominciò a strofinargli le mani sulla schiena per scaldarlo. 
Diversi minuti dopo, Nico spalancò gli occhi e realizzò con orrore cosa fosse appena successo. Si staccò dall'abbraccio scendendo di scatto dal letto - inciampando. 
Aveva pianto davanti al babysitter, si era lasciato abbracciare da lui e, ancora peggio, l'aveva abbracciato a sua volta! Nico non aveva mai desiderato così tanto scomparire come in quel momento. 
Ma la cosa peggiore fu il risolino che Percy non riuscì a trattenere. 
«Scusa amico, ma la tua faccia era epica...» tentò di scusarsi. 
Nico avvertì un'improvvisa vampata di calore salirgli al volto, e arretrò verso la porta rosso scarlatto in faccia. 
Poi, girò i tacchi e scappò. 



---nda
Ecco qua il secondo capitolo! Grazie mille per le recensioni *v*
Penso che d'ora in poi posterò tutti i lunedì!
Un saluto :)
  
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