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Autore: SaraRocker    13/10/2014    2 recensioni
[FinnxMarceline]
E' un giorno come tanti quello in cui Finn e Jake trovano il corpo di Marceline esanime. Dopo essere stata coinvolta nell'ennesima imboscata da parte di un nemico che non conosce, la regina dei vampiri deciderà di dire la verità ai due amici e di chiedere il loro aiuto nonostante il suo smisurato orgoglio.
La decisione più saggia per la salvezza della ragazza sarà quella di farla rimanere ad abitare con loro. Ma quando l'amicizia che lega l'avventuriero e la vampira inizia ad intensificarsi -sconvolgendo la vita di entrambi-, cosa accadrà?
Estratto prologo.
Finn la vide deperita, come se non avesse mangiato per giorni. Effettivamente, si ritrovò a riflettere, non la vedeva da mesi, ma non si era neppure posto il problema di preoccuparsi per la ragazza. Lei infondo era uno spirito libero: poteva sparire anche per anni e poi ritornare come se nulla fosse mai accaduto. Quella volta, invece, qualcosa era accaduto eccome.
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finn, Jake, Marceline, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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14-



[La guerra è iniziata p.1]









Finn abbassò lo sguardo sulle proprie mani. Adesso, grazie all'incantesimo protettivo di Flambo, erano blu. Le rigirò, sempre continuando ad osservarle. Alzò poi gli occhi su Marcy; anche lei era nelle medesime condizioni. A quanto pareva, nonostante i vampiri fossero esseri immortali ed immuni pressocchè a qualsiasi genere di attacco, il fuoco rappresentava per loro una minaccia non indifferente. Così come l'argento.
La vide voltarsi verso di lui e, immediatamente, le sorrise. Era tesa, allarmata oltre l'inverosimile. Per quanto non fosse mai stata in buoni rapporti con Hunson, il pensiero di potere perdere il padre le faceva tremare le ginocchia. Per qualche istante, l'umano si chiese se anche lui, di fronte la perdita del padre naturale, si sarebbe sentito così. Si domandò quanto effettivamente grave potesse essere un dolore del genere e si sentì a disagio perchè mai, in tutta la propria esistenza, nonostante avesse perso il padre adottivo,  aveva potuto provarlo. Studiò l'espressione della vampira; anche se la pelle ora era tinteggiata di un blu sgargiante, era ancora bellissima. Scavò nel suo guardo sottile e femminile, e vi vide dentro una frattura sul punto di ridurla in mille pezzi. Una crepa ancora piccola, ma drammaticamente sul punto di allargarsi. Ecco come doveva essere, si disse il ragazzo. Come se tutto il tuo corpo fosse sul punto di scivolare a terra privo di forze, come se le tue membra fossero destinate a stracciarsi d'improvviso, aprendo d'innanzi ai presenti un viscoso lago di sangue. Deglutì a vuoto, per poi prenderle la mano. Sentì Marceline ricambiare immediatamente la stretta, quasi sospirando di sollievo, come se -silenziosamente- avesse speso ore intere a pregare per quel piccolo gesto da parte del biondo.

Flambo aveva dato loro notizie sconcertanti, qualcosa per cui né Finn, né Jake erano certi di dovere essere più felici, od allarmati; a quanto pareva, il giorno prima Goliad, in compagnia di un alleato temibile, aveva attaccato il regno. La creatura rosa aveva portato con sé un'armata zombie decisamente ben nutrita proveniente dalla Nottesfera. Anche ai morti viventi era stato fatto l'incantesimo di resistenza al fuoco e, non appena arrivati, avevano iniziato ad attaccare i cortigiani. Fortunatamente, Re Fiamma -così come Hunson- non era ancora entrato in scena; ciò significava che erano vivi, anche se nascosti da qualche parte. La parte negativa era che, da quel momento, una vera e propria guerra era scoppiata in mezzo al regno fatto di fiamme e fuoco. Da un lato si trovavano le truppe determinate e rinomate della stessa corte, mentre dall'altro vi erano gli zombie, pressocchè impossibili da uccidere -se non per decapitazione- e completamente indifferenti al dolore.
In quel momento Flambo, Simon, Jake, Finn, Marceline, Maggiormenta, Abracadaniel e Gunter -lo stregone aveva insistito tanto per portarlo- si trovavano a pochi passi dall'ingresso della reggia e, anche da lì, potevano udire i rumori di lame che si scontravano e grida dal suono incredibilmente inquietante. La cima del castello era in parte crollata, dando vita ad un enorme varco -probabilmente quello da cui erano entrati i nemici-, e da esso provenivano continue zaffate di fumo nero. L'umano abbassò lo sguardo sulla piccola creaturina fatta di fuoco. Sorrise leggermente.
"Grazie mille, Flambo. Senza di te non saremmo riusciti ad arrivare sin qui."
Il mostriciattolo, esattamente ai piedi del ragazzo, alzò lo sguardo "Figurati, Finn l'Avventuriero! Spero solo che riusciate a placare questa rivolta."
Il biondo annuì, sempre tenendo stretta la mano della vampira. Alzò poi lo sguardo contro il portone del castello e, dopo avere preso un profondo respiro, mosse un primo passo. Sapeva che Flambo non li avrebbe seguiti, e sperava solo che quello non fosse un addio. Gli altri lo seguirono, Abracadaniel penultimo, seguito a ruota da Maggiormenta. Il dolcibotto era decisamente contrario al piano. A sua detta, sarebbe stato molto più saggio attendere pazientemente l'arrivo di Goliad e, con esso, la morte. La sola cosa che era riuscito a pensare Finn in proposito era che, beh, non poteva esserci creatura più incredibilmente pessimista. Forse neppure il duca Noce!

Ed infine, dopo che un mare di pensieri invase ogni presente, entrarono. Una vampata di sabbia e fuoco li accecò. Il caldo era insopportabile e, nonostante l'incantesimo di Flambo, gli eroi ne risentivano particolarmente. Un'infinità di polvere era stata sollevata in corridoio, e Finn faticava a vedere anche solo a pochi centimetri dal proprio volto. Lanciò una veloce occhiata a Marcy e, senza neppure domadarle nulla, lei si mosse. Si fece avanti con uno scatto veloce, assottigliando lo sguardo.
"Sciabolette!" esclamò il cane, capendo quale fosse il piano messo in atto "Vista vampirica! Idea algebrica!"
La ragazza stava infatti sfruttando al massimo i propri poteri per potere intravedere cosa vi fosse oltre l'enorme ed enigmatica nube di detriti. La prima cosa che notò fu un'enorme figura dall'aspetto umano. In una mano sembrava reggere una lunga stecca, forse in metallo, mentre l'altra era libera. Riflettè: poteva trattarsi di uno zombie.
"Ragazzi," li chiamò dunque, restando sempre in posizione d'allerta, con lo sguardo fermo verso il nemico "penso che ci troveremo contro uno zombie. E' probabile che, poco distante, ce ne siano altri. Non sembrano essere provvisti di armi pericolose. Soprattutto armi di fortuna."
Alle sue spalle, l'umano annuì. L'obiettivo, in quel caso, era decapitare il nemico. Lui aveva una spada, Jake poteva trasformarsi in tutto ciò che desiderava, Simon avrebbe potuto fruttare il proprio ghiaccio e... 
Si voltò verso Abracadaniel e Maggiormenta. Afferrò poi il proprio zaino alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarli. Il primo non doveva assolutamente venire ferito: era la loro arma segreta. Meggiormenta, invece, per qualche bizzarra ragione, era loro alleato. Trovò infine tre piccole ampolle piene di una sostanza blu elettrico. Sorrise, per poi porgerne due al mago, ed una al Dolcibotto.
"Cosa è questa roba?" domandò il maggiordomo, tenendo tra le proprie piccole mani l'oggetto con una certa diffidenza. Il biondo si rimise lo zainetto sulle spalle prima di rispondere.
"Fuoco dell'alchimista. Se vi capitasse di trovarvi nei guai, tiratelo contro il nemico. Le fiamme lo avvolgeranno." spiegò con attenzione il biondo, gesticolando appena, imitando una persona che lanciava qualcosa. La mentina sbuffò contrariato.
"E perchè lui ne ha due, mentre io solo uno?"
Finn ruotò lo sguardo contro il soffitto rossiccio, la pazienza ormai svanita "Pescetti! Perchè Abracadaniel ci serve. E' fondamentale."
"Io non lo sarei?" domandò Maggiormenta. Il ragazzo gli lanciò un'occhiataccia ma, proprio pochi istanti prima che potesse rispondergli, la vampira prese parola.
"Sono immensamente felice che stiate socializzando, ma vorrei ricordarvi che non abbiamo tempo da perdere."
"Giusto!" esclamò con inaspettata spavalderia Simon, distendendo un palmo e generando una lunga lama ghiacciata. Qualcosa di potenzialmente mortale. Si fece poi largo oltre la nube di detriti.  I presenti lo osservarono allibiti. Pochi istanti dopo, un suono decisamente disgustoso e viscoso fece chiaramente capire a Finn e gli altri che Re Ghiaccio era riuscito nel proprio intento; la testa dello zombie era a terra priva di vita.


















"E' bello stare dalla parte dei buoni, per una volta." la voce dello stregone sembrava più acuta del solito a Jake che, camminando al suo fianco, non poteva evitare di sentirla penetrare fastidiosamente nelle sue orecchie dall'udito iper-sviluppato "Non dico che diventerà qualcosa di tutti i giorni -non potrei mai rinunciare ai rapimenti-, ma potreste chiamarmi più spesso durante le vostre scorribande."
Stavano camminando lungo i corridoi del castello. Dovevano arrivare alla sala del trono al più presto, così da potere giungere a Goliad -così affamata di potere e vendetta da non potersi trovare in nessun altro posto-. Nell'avanzare, avevano già ucciso un consistente numero di zombie, tutti colti alla sprovvista grazie ai meticolosi sensi di vampiro di Marceline. E, a proposito della ragazza, quest'ultima camminava in prima fila, pronta al combattimento, affiancata da Finn che, ormai più disinibito, la teneva per mano di fronte  a tutti.
Jake, udendo le parole dello stregone, ruotò lo sguardo al soffitto.
"Non lo facciamo soprattutto perchè, di solito, sei tu il cattivo."
Simon sghignazzò divertito, coprendosi con fare imbarazzato -ed orgoglioso- le labbra. Al suo fianco, Gunter camminava ciondolando "Oh, hai ragione, Jake!"
"Sai, non penso sia il caso di ridere come nulla fosse. Gli zombie potrebbero sentirci. O, peggio, Goliad!" mormorò senza fiato il cane, deciso come non mai a zittire il folle stregone che, con la lama ghiacciata stretta in pugno, non faceva altro che muoversi goffamente e fare continuo rumore.
"Giusto!" esclamò però, continuando ad ostentare un tono decisamente non trattenuto, Re Ghiaccio "Voglio proprio vederla questa Goliad!"
"Non dirlo neanche per scherzo, Pazzoide!" lo rimproverò l'animale magico, lanciandogli un'occhiataccia. Il suo braccio destro aveva assunto la forma micidiale di una scimitarra, e la teneva di fronte al proprio viso con fare guardingo "Quel mostro è spietato e quasi imbattibile."
"Sai Jake..." intervenne improvvisamente l'umano, rallentando il proprio passo "Mi chiedo come possa aver fatto Goliad ad entrare in questo regno." prese una pausa. Ora anche Marcy lo osservava con una certa curiosità "Intendo che qualcuno deve averle fatto l'incantesimo per resistere al fuoco."  
Il cane sgranò lo sguardo.
"Hai ragione, coso!" esclamò poi sorpreso. Effettivamente, nonostante non si fosse ancora preso neppure un istante per rifletterci, Goliad doveva avere un alleato. E, probabilmente, si trattava di qualcuno di particolarmente forte. Infondo, il mostro non cercava certo collaboratori di poco conto.
"Ma chi è così folle da allearsi con quel mostro?" domandò infine il cane giallo, sollevando le spalle e corrugando la fronte.
"Ehi!" si intromise Maggiormenta, offeso per le parole del cane. Infondo anche il Dolcibotto si era schierato dalla parte del mostro rosato inizialmente.
"Zitto, Maggiormenta!" intervenne improvvisamente la vampira, sibilando con fare minaccioso. Con i suoi sensi, aveva chiaramente avvertito una presenza camminare alle loro spalle. Senza dire nulla, sfoderò i propri artigli particolarmente affilati. Scattò dunque oltre Abracadaniel -ultimo della fila- ma, nel momento in cui tentò di colpire il nemico, la mano le andò a fuoco, completamente avvolta da fiamme rosse e gialle. Gridò, gettandosi a terra, scuotendo la mano per arrestare il fuoco. Finn le fu presto al fianco, il volto contratto in un'espressione allarmata. Era incredibilmente confuso; Marcy, essendo avvolta dall'incantesimo di Flambo, non sarebbe dovuta venire ferita dal fuoco. Eppure era accaduto. Deglutì a vuoto, rendendosi conto che, chiunque era stato, doveva detenere un potere temibile. Scattò in piedi, deciso a difendere i propri amici. Sfoderò la propria spada, brillante sotto la luce forte e continua delle fiamme, e la puntò d'innanzi a lui. Dal buio, infondo al corridoio, spuntò lentamente una figura. Si trattava di una persona esile e non troppo alta. Aveva dei capelli lunghi ed alti, fatti di fiamme inarrestabili, ed indossava un abito elegante ed ampio. Quando Finn la riconobbe, per poco non cadde a terra senza forze.

Principessa Fiamma.

La spada, senza controllo, gli si abbassò, mentre gli occhi gli si riempivano di vergogna. Fino a quel momento non ci aveva ancora pensato, ma la verità era che Finn aveva tradito Fiamma con Marcy. E, ricordò in pochi istanti, l'aveva appena ferita, rischiando di privarla di una delle proprie splendide mani. Rabbrividì e, con la costante consapevolezza di dovere difendere colei che amava, alzò nuovamente l'arma. Fiamma non sembrava normale: non sorrideva amichevole, né il suo sguardo era tranquillo. Camminava a passo lento e studiato, un angolo della bocca sollevato, e gli occhi come due sottili linee furenti. Persino il vestito, si disse Finn, sembrava più sgargiante del solito.
Incontrollato, arretrò di un passo "Fiamma..." mormorò poi. Lei rise. Non gli rispose, bensì sfoderò tutta la propria forte e potente voce in una risata che rimbombò nelle pareti della reggia. E, per qualche istante, il biondo si voltò verso Abracadaniel; era tremante, con una delle ampolle di fuoco tra le mani, ma era ancora lì. Non doveva assolutamente fuggire. Neppure nel caso in cui fosse stato inseguito da un'orda di demoni bavosi.
Si voltò nuovamente verso la principessa "Cosa ti è successo?" le domandò poi, la spada ancora prontamente sguainata. La risata di lei si interruppe bruscamente.
"Non lo sai, Finn? Non si tradisce la propria ragazza." prese una pausa, incamminandosi verso il giovane. Giunse a pochi centimetri dalla punta fredda e tagliente della lama della spada, poi, con un sorrisetto divertito, cercò la figura di Marceline. La vide inginocchiata a terra mentre si teneva stretta la mano ferita, con la pelle più scura per le bruciature.
"Mio padre mi ha sempre detto che mi teneva rinchiusa perchè era così che doveva essere. Perchè sarei stata liberata solo una volta trovato l'uomo della mia vita." Fiamma prestò nuovamente attenzione al biondo "La verità era che i miei poteri erano così forti da intimorirlo. Io sono così potente da potervi bruciare nonostante l'incantesimo che vi protegge." prese una pausa, durante la quale non potè evitare di sorridere emozionata "Contro di me non avete speranze."
"C-Contro?" domandò incredulo l'umano, scuotendo la testa e cercando, oltre le iridi completamente nere della giovane, un briciolo della sua gentilezza "Fiamma, non puoi esserti davvero-" "Alleata con Goliad?" lo interruppe la principessa, passandosi una mano tra i capelli di fuoco, sorridendo femminile "E perchè no? infondo lei non mi mente."
Il biondo si fece avanti di quei pochi passi che lo distanziavano dalla ragazza. Il suo fuoco era immensamente forte e, nonostante l'incantesimo di protezione, poteva sentire le zaffate di caldo stordirlo.  Era come trovarsi in una fornace, come se la pelle fosse sul punto di staccarglisi dal resto del corpo.
"Mi dispiace. I-Io non volevo mentirti. Non volevo neppure tradirti. Solamente che-" "Che cosa?" lo interruppe nuovamente lei, facendo divampare con furia cieca il proprio fuoco "Sei scivolato per errore contro le sue labbra? Le hai per sbaglio carezzato i capelli? Le hai erroneamente avvolto le braccia attorno?" rise poi, di una risata incredibilmente rabbiosa, in grado di fare rabbrividire "No, non è così. Lo hai desiderato! Lo hai voluto! Hai voluto quella vampiretta come non hai mai voluto me!"
Finn deglutì a vuoto "I-Io-" "No, sta zitto! Non voglio sentire altre bugie!"
"Noi non stavamo davvero insieme!" esclamò però, andando contro i suoi ordini rabbiosi, il giovane "Noi non potevamo stare insieme! Abbiamo sprecato interi anni a mentirci, accontentandoci di baciare un dannato sasso, rigirandoci in carta stagnola o ricoprendoci con guanti da forno ma, Fiamma, noi non potevamo stare insieme."
La principessa, livida in volto, serrò le proprie mani in due pugni tesi "Io stavo bene con te."
"No, non è vero. Magari pensi che fosse così, ma non può essere vero." rispose prontamente Finn, sordo alle parole della principessa di fuoco, deciso -per una volta- a dire apertamente ciò che pensava "Abbiamo sedici anni, Fiamma, e, stando insieme, ci siamo persi moltissime possibilità. Tu dovresti stare con un abitante del regno di fuoco... Qualcuno che sia davvero capace di toccarti."
La ragazza scosse forte il capo, le fiamme sempre più forti e spossate. Sentiva le parole del biondo farsi incredibilmente sensate e qualcosa, dentro la sua mente, che la tormentava con furia "No..."
"Ed è giusto!" proseguì l'avventuriero, con ormai l'arma abbassata, guardando attento la giovane "E' giusto che tu sia arrabbiata con me. E' giusto il fatto che mi insulti, ma non è giusto allearsi con Goliad per un motivo tanto superficiale." prese una pausa, il fiato corto e gli occhi lucidi "Io mi  sono innamorato, e posso capire che tu non lo accetti. Non posso però capire perchè ti sei alleata a quel mostro. Ti prego, aiutaci. Se non vuoi farlo per me, fallo per il regno."
Finalmente, dopo quel fiume di parole, Fiamma alzò lo sguardo. Finn la stava guardando allarmato, spaventato e completamente supplicante. Voleva ritrovarsi di fronte alla vecchia Fiamma, quella gentile e normale. La ragazza che, sotto sotto, era sempre stata buona. La donna che non aveva mai davvero apprezzato la politica dittatoriale del padre.
La ragazza puntò i propri occhi scuri contro quelli del ragazzo. Lo osservò attentamente, come non faceva ormai da tempo: partì dalle labbra sottili, la forma del viso ormai divenuta da uomo, il naso piccolo e bello, i capelli biondi e spettinati, ed, infine, gli occhi. Non lo aveva mai visto così vivo, si disse Fiamma. Lanciò un'occhiata alla vampira, ancora chinata a terra sofferente. Se Finn era così incredibilmente pieno di vita era merito suo. Se il giovane umano era felice, era solo che merito di Marceline. E fu allora che Fiamma si disse che, forse, un giorno, anche lei si sarebbe sentita così viva. E che, forse, sarebbe potuto succedere con qualcuno di un po' più simile a lei.

Deglutì a vuoto, sentendo d'improvviso il peso del proprio popolo sconfitto sulle spalle. Sentì un'ondata di vergogna divorarla e, subito, si portò le mani al viso. Gli abitanti del popolo di fuoco non sapevano piangere -cosa abbastanza ovvia-, ma soffrivano immensamente. Sentì il proprio cuore martellare con frenesia, e subito abbassò il volto. Era sconvolta. Era incredibilmente sconvolta per ciò che aveva fatto.
"Mi dispiace..." mormorò poi, sentendo le labbra tremarle e le gambe sul punto di cederle "Ho permesso a Goliad di entrare... Oddio."













 
  
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