Ero seduto tranquillamente al mio banco, a scarabocchiare quel piccolo tavolo bianco e l'ultima pagina di quello stupido libro. STORIA Ho sempre odiato ogni tipo di storia o fantasia che illudesse o che facesse credere alle persone qualcosa di non vero. Odiavo ogni genere di storia: romantico, d'azione, d'avventura, sovrannaturale e tutti gli altri generi. Per me STORIA significava FINZIONE, ad esempio se una persona ti raccontasse una storia, non hai le prove per confermare che sia la realtá oppure il primo stronzo che ha scritto un libro di Storia aveva potuto scrivere che un tizio di nome Alex aveva ucciso uno di nome Nando, ma nessuno ha le prove concrete che è successo davvero, ci sono solo disegni fatti dopo migliaia d'anni. Esistono i ritratti antichi, ma chi dice che non sono stati fatti da un artista non conosciuto? È per questo che a ventun'anni sono ancora chiuso nelle mura di un quinto liceo scientifico. Era iniziato un altro anno, sicuramente altri stupidi mocciosi, probabilmente non ancora maggiorenni, mi avrebbero fatto domande sul perchè ero ancora li. Ovviamente fu così. -"Andatevene a fanculo"- Risposi netto senza far trapelare emozioni o altro e loro , pisciasotto, tornarono ai propri posti. Finalmente l'ultima ora suonò, così mi alzai e andai via dalla classe. Mi diressi al mio armadietto dove posai i libri, senza preoccuparmi dell'ordine, poi mi diressi al distributore più vicino. Camminavo spedito quando mi sentii chiamare. -"Tomlinson"- i voltai verso la persona che aveva formulato il mio cognome. C'era un ragazzo riccioluto, un po' più basso di me che mi guardava. Incontrai i suoi occhi. Erano così ipnotici e dilatati per la timidezza, di un verde smeraldo che al sole avrebbero luccicato come due pietre prezione. Abbassai lo sguardo sulle sue labbra. CAZZO Erano rosse, piene, bagnate baciabili. Immediatamente tolsi quell'idea dalla testa. Non doveva succedere, NON SE NE PARLAVA. -"Solo perchè hai tre anni in più agli altri non ti credere il mister della situazione"- Pronuncio. L'unica cosa che feci era ridere. -"Ragazzino se vuoi attaccare bottone con me trova un altro argomento"- Dissi, sicuro di me stesso. Le sue guance presero colore più di quanto lo erano giá. -"Non voglio attaccare bottone con te"- Disse con un filo di voce udibile a mal pena tra noi due. -"Sei così imbarazzato che non riesci a parlare"- Lui rimase in silenzio mentre mi guardava prendere della Cola e una bustina di Cipster dal distribustore e andare via. Appena entrai in camera affondai con il corpo sul letto morbido e la testa nel cuscino. Quel ragazzo aveva qualcosa di strano, tanto forte da entrare nei miei pensieri. La fantasia stava prendendo possesso della mia testa, cercavo di spingerla via da me e pensare a qualcosa che non fosse maschile, ma tutto portava la mia mente a quegl'occhi verdi..quelle labbra carnose..quelle guance rosse...quei capelli ricci...chissá se erano morbidi come all'apparenza. IO, l'unico ragazzo che non faceva filmini mentali o storiele stavo cedendo alla fantasia. Era impossibile ma comunque più forte di me stesso, dovevo lottare non poteva succedere. NO!! BASTA! ercai in tutti i modi possibili di dimenticarlo ma si avvicinava sempre di più a quel muscolo involontario situato nel centro del petto. Sentivo il battito che aumentava ogni volta che vedevo i suoi occhi, erano troppo per la mia sanitá mentale. Mi feci una doccia fredda per rilassare i nervi. Misi dei boxer puliti e senza asciugare i capelli tornai a letto. Mi addormentai, arrabbiato con me stesso, promettendomi che lo avrei dimenticato al più presto. Ma...anche nei miei sogni c'era lui che distruggeva tutte le mie teorie e il lavoro fatto negli anni...