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Autore: deryn    13/10/2014    4 recensioni
quattro migliori amiche, unite come sorelle: Rachel, Gwen, Steph e Bianca. vivono in Italia, ma sognano di viaggiare il mondo. Capiterà l'occasione di andare a Londra, e non troveranno soltanto il Big Bang e il Madame Tussauds ad attenderle.. spero che vi piaccia, recensite in tanti miraccomando! :D
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: James Phelps, Mattew Lewis, Rupert Grint, Tom Felton, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 19

*Rachel e Tom*

Stavo camminando lungo la strada, era pomeriggio inoltrato ormai. Dovevo vedermi con Tom, in una piazza non molto lontana dalla scuola. Mentre percorrevo quel marciapiede e il vento mi scompigliava i capelli sciolti non potevo non pensare a tutte le cose che mi erano successe in quei pochi giorni. La perdita dei miei, la scoperta di essere una strega, oltretutto una serpeverde. Quando avevo detto a Kensy che nel pomeriggio ero impegnata lei aveva frignato un sacco e mi ci era voluto davvero MOLTA pazienza per non risponderle male. Poi aveva cominciato a chiedermi cosa dovessi fare di più importante che stare con lei.

-Non ti vedrai con le tue amiche Griffondoro, vero?!-, aveva sbraitato.

-No, non mi devo vedere con loro. E per la cronaca, una di loro è Tassorosso-, risposi non molto garbatamente.

-Che differenza c'è? In ogni caso non sono Serpeverde-, disse masticando rumorosamente la gomma che aveva in bocca e attorcigliandosi una ciocca di capelli con le dita.

All'inizio mi era sembrata molto dolce e disponibile, ma più stavo con lei e più percepivo il suo disprezzo per le altre Case che non fossero la sua. O meglio, la nostra. Non capivo tutta quella ostilità, anche perchè non le avevano fatto nulla di male, ma lo attribuivo al fatto che fosse normale per un Serpeverde snobbare le persone che non credeva fossero alla sua altezza. Tra mille scuse e promettendogli di prestarle il mio maglione verde che lei adorava alla follia (forse perchè era verde?) riuscii a scamparmela. Avevo voglia di parlare con Tom e non solo perchè non ci vedevamo da un po'. Dovevo fargli una domanda. Ma non c'era fretta.

Il sole era oscurato dalle nuvole, l'aria sembrava pesante e faticosa da respirare e sentivo brividi di freddo nella schiena. Non volevo sembrare nervosa, ma ogni singola parte del mio corpo mi tradiva. Vedevo le persone passare per strada, semplici babbani che non avevano idea di quello che stava succedendo intorno a loro. Cosa vedevano in me? Una semplice liceale che andava a vedersi con le amiche? O percepivano l'ombra che mi stava consumando dentro? Non ne avevo parlato con le ragazze, ma ultimamente mi sentivo sempre più inquieta. Sempre più insicura, più paurosa di tutto. Capitavano delle volte dove mi veniva da piangere nei momenti più inopportuni, e momenti dove mi sentivo così sola... E la mia mente ricorreva sempre al pensiero dei miei genitori.

Erano davvero morti? A volte mi sembrava di essere solo in un sogno, e che mi potessi svegliare da un momento all'altro nel mio letto, in Italia, e sentire le loro voci nella camera accanto, vivi, salvi, che si comportavano come normali genitori. Invece era tutto reale, troppo vero per essere cancellato, e tutto quello che potevo fare era cadere in una nebbia, annullare i miei sentimenti, distaccarmi da ciò che provavo, solo così potevo stare bene. Misi le mani gelate in tasca e accovacciai di più il viso nella felpa.

Quanto mi mancavano quegli occhi color ghiaccio? I capelli biondi che svolazzavano ribelli nel vento? Le labbra rosse sempre sorridenti, le mani affusolate, che mi accarezzavano dolcemente il viso? Non me ne ero resa conto finchè non lo vidi, lì in fondo alla via, che mi veniva incontro.

Indossava un semplice cappotto grigio perla, jeans blu scuro e una camicia bianca leggermente aperta, con una sciarpa che svolazzava dietro di lui come una bandiera. La sua andatura era sicura e decisa, i suoi movimenti fluidi, felini, da pantera. Appena si avvicinò di più notai i suoi occhi, brillanti, un faro nel buio, un rifugio sicuro. Per un momento però... qualcosa di più scuro li avvolse. Un'ombra, come un riflesso, una rivelazione. Ma se ne andò via come era venuta e pensai di essermela immaginata.

Lo presi per la giacca e lo avvicinai a me, lo abbracciai forte, mentre il suo profumo idilliaco mi penetrava le narici, con i nostri fianchi che si sfioravano, la mia testa perfettamente incastrata nella sua clavicola, come due tessere di un puzzle. Sentii il tocco delle sue mani leggero sulla mia nuca, poi sul collo e sulle spalle, e il suo respiro mi sfiorò la tempia.

-Rachel..-, sussurrò.

Io mi staccai da lui immediatamente, subito pentita del mio gesto avventato.

-Scusa-, mormorai evitando il suo sguardo. -Andiamo-.

Non aspettai che mi dicesse niente e girai l'angolo, dove si trovava la piazza. Mi avvicinai a una delle panchine e mi sedetti, incrociando le gambe. Il vento si stava sempre più alzando e i brividi che prima avevo solo sulla schiena raggiunsero anche le braccia e il collo. Ora più che mai sentivo di aver bisogno delle sue braccia, ma ero venuta qui per parlargli.

Girai la testa e lo trovai seduto accanto a me, le braccia appoggiate comodamente sulla panchina, un atteggiamento disinvolto nonostante i capelli gli andassero in faccia, il vento gli entrasse nella giacca e sulla sua pelle fosse ben visibile la pelle d'oca.

-Mi hai chiamato dicendomi che dovevi parlarmi giusto?-, domandò incontrando i miei occhi.

Quello sguardo, sereno, buono, compassionevole, era troppo per me così spostai gli occhi su una donna che passeggiava con il cane. Forse pensava che stessi soffrendo per via dei miei genitori... in effetti era vero, ma se c'era una cosa che odiassi era l'essere compatita.

-Sì, ho bisogno di parlarti di una cosa-, gli dissi, tenendomi strette le mani per evitare che tremassero.

-Dimmi allora-, ribattè lui.

-Ho paura di sembrare una pazza se lo dico ma... vedi, è da quando sono qui in Inghilterra che sento che c'è qualcosa di profondamente sbagliato. Non so bene come spiegartelo, ma una sensazione di profondo disagio, come se ci fosse qualcosa che non quadra. Poi ho scoperto di essere una strega, e allora ho attribuito tutto a quello, e sembrava che funzionasse... ma oggi è tornata di nuovo. Questa cosa mi sta corrodendo e mi sembra di diventare pazza, cerco ovunque qualcosa che non c'è e..-, dissi ma a un certo punto la voce cominciò a tremarmi e sentii un forte dolore agli occhi e alla gola, come quando si vuole piangere ma si cerca di trattenerlo.

Vidi Tom aprire la bocca per dire qualcosa, ma prima che potesse farlo lo interruppi: -E sto cercando di capire cos'è che mi turba tanto. Ma ho paura di dirlo a qualcuno perchè nessuno mi crederebbe, darebbero subito la motivazione al fatto che ho perso i miei, ma io so, io sento che c'è qualcosa che devo sapere-.

L'avevo detto tutto d'un fiato, senza praticamente respirare e quindi ispirai forte appena ebbi finito. Non riuscii a trattenere una lacrima che mi scese sulla guancia, e mi sentii gelare la faccia con il forte vento freddo che ci batteva contro. Stavo ancora guardando la signora con il cane, e aspettavo una reazione da parte di Tom, ma sentivo solo il silenzio. Non mi credeva? Pensava fossi diventata matta?

-Ho bisogno di te... Ho bisogno del tuo aiuto...-, dissi, ma mi sentivo così patetica.

Sentii le sue mani, di solito così calde, ma ora così fredde, prendermi il viso ancora bagnato e girarmi verso di lui.

-Conta su di me-, disse, e poi sorrise.

Quell'aria di compassione era sparita, per lasciare spazio a uno sguardo determinato, speranzoso. Io gli sorrisi di rimando, e strinsi la mia mano con la sua.

-Me lo prometti?-, chiesi

-Lo giuro su tutto il succo di zucca del mondo-,

-Ma tu ami il succo di zucca!-,

-Appunto!-.

Ridemmo e mi sentii lo stomaco un po' più leggero.

Ci alzammo e lui mi circondò con le sue braccia per scaldarmi e cominciammo a camminare.

-Dove andiamo?-, gli chiesi

-Adesso vedrai-

Stavamo camminando da circa dieci minuti e stavo per perdere le speranze quando ci trovammo davanti un locale da cui usciva un delizioso profumo.

-Entriamo, ti offro una burrobirra, nei hai proprio bisogno-, mi disse, e aveva anche ragione visto che tremavo dal freddo.

Appena entrammo, fui sorpresa dalla bellezza di quel luogo: le pareti di legno, i piccoli tavoli quadrati circondati da sedie dal lungo schienale, la moquette sul pavimento e gli enormi lampadari a forma di fiore che scendevano come cupole sopra di noi. Il banco era lungo e anch'esso di legno scuro, e le pareti erano quasi interamente fatte di specchi. Ma appena girai lo sguardo su questi, convinta di vedere il mio riflesso, quasi urlai dallo spavento. Sembravo appena uscita dauna festa di Carnevale! La me dello specchio portava un lungo abito nero scuro con sfumature verdastre stile greco. Le braccia sembravano tatuate di verde e nero, con riccioli e ghirigori che si univano e intrecciavano l'uno all'altro, a formare uno schema complesso. I capelli erano raccolti in alto in una treccia, che mi arrrivava quasi a fine schiena (i miei capelli non erano così lunghi!) intrecciata da gemme nere (forse ossidiana) e fili verde scuro. Il mio viso era truccato dieci volte di più di quanto lo era di solito, ma non era volgare: risaltava gli zigomi alti, l'andatura leggermente a mandorla degli occhi, e sulla fronte, sulle tempie e sulle guance c'erano gli stessi decori che avevo sulle braccia.

Feci un passo avanti e la mia gamba fu scoperta, rivelando i medesimi tatuaggi e dei sandali che si intrecciavano elegantemente sul polpaccio. Ero incantata da quella visione, quando Tom mi diede un colpetto con la spalla.

-Bello eh? Dicono che in questo specchio si rifletta un possibile futuro... oppure un forte desiderio. Ma c'è chi crede che sia solo uno specchio magico che fa stupidi scherzi, quindi non ci contare troppo-, mi disse.

Quando mi rivoltai per vedere di nuovo il mio riflesso, questo era scomparso, rivelando solo la semplice me. Ma accanto a me non c'era nessuno...

-Allora, vogliamo sederci?-, esclamò Tom.

-Oh, ehm, cosa?! Ah sì, sediamoci-, dissi uscendo da quel vortice di pensieri che era il mio cervello.

Ci sedemmo a un tavolo e prendemmo qualcosa, ma la mia testa era tutta da un'altra parte. Il futuro, aveva detto Tom. Quella ero io dal futuro? Ma non mi riconoscevo per niente. E cosa ci facevo con un vestito? D'un tratto mi riscossi dai pensieri e vidi lui che mi guardava perplesso.

-Hai capito cosa ho detto?-, mi chiese.

-Ehm...-, risposi con un faccia interrogativa.

Sorrise benevolmente e mi disse: -Ti ho chiesto se dopo ti va di venire a casa da me, magari a vedere un film-.

Lì per lì stavo per rispondergli sì, ma una piccola vocina nel mio cervello mi disse "Rachel sei davvero sicura di quello che stai facendo? Non è mica il tuo ragazzo". Subito mi tornò in mente la scena del mancato bacio, quella mattina in cui avevo rischiato l'espulsione. Ecco, di nuovo mi stavo perdendo nei miei pensieri.

-Io... scusa, ma avevo promesso alle ragazze di stare con loro oggi, quindi... magari un'altra volta-, risposi.

Non ebbi tempo di pentirmi della mia scelta e di vedere la sua faccia delusa perchè una donna, circa sulla quarantina e con una grande chioma corvina interruppe il nostro incontro.

-Tom! Da quanto tempo!-, disse.

Ci misi qualche secondo a realizzare chi fosse, ma appena me ne resi conto quasi non mi prese un colpo. Lei era uno dei miei miti... Helena Bonham Carter!

-Hel! Come stai?-, rispose allegramente Tom, il sorriso di nuovo tornato sul suo volto. Lei lo baciò sulla guancia e gli sussurrò qualcosa all'orecchio e poi rivolse il suo sguardo a me. Mi alzai in piedi e le porsi la mano ma lei mi stava fissando intensamente negli occhi.

-Tesoro... tu sei Rachel, non è così?-, mi mormorò.

La sua voce era soave, elegante, estremamente femminile e insidiosa. Sembrava che quando parlasse stesse svelando un segreto che avrebbe potuto farci ammazzare.

-Sì, sono io-, ribattei, sorridendo.

Lei contraccambiò il sorriso e poi riguardò Tom e gli sussurò qualcosa come "E' lei?" e vidi lui annuire impercettibilmente. Lei ridacchiò. Notai che il suo abbigliamento era piuttosto interessante: una lunga gonna nera, con stivali a tacco alto, un maglione nero a maniche lunghe con guanti di velluto e una sciarpa verde, di un colore simile a quella di Tom. Il verde acceso spiccava su tutto il nero del suo vestiario e la chioma corvina le dava un aspetto... da strega. In quel momento mi balzò in mente il pensiero che lei potesse essere (anzi, molto probabilmente lo era) una strega.

-Bè, io devo andare... quindi penso che ci dobbiamo salutare-, e a questo punto si girò verso di me -Speriamo di incontrarci presto, tesoro-.

Così girò sui tacchi e si diresse verso la porta, e poco prima di uscire alzò la mano in segno di saluto ed esclamò: -Buona fortuna, tesoro-, e rise.

ANGOLO AUTORE:

Ed ecco il nuovo capitolo! Spero di non avervi fatto aspettare molto (bè, sempre meglio dell'ultima volta) e anche se il capitolo non è molto lungo, spero vi sia piaciuto. Inanzitutto... una nuova comparsa! Helena, ovvero il mio mito u.u se non si era capito. Questo capitolo è per lo più di riflessione non succede un granchè e (mi dispiace se è stato così) magari è stato anche un po' noioso. Inanzitutto capiamo che con Rachel non è tutto ok, soffre molto per la perdita dei genitori e possiamo dire che c'è qualcosa che non va.... chissà. Comunque, Tom è come sempre gentile e carino con lei, però ho cercato di non farlo troppo sul lato "sentimentale" sopratutto perchè penso che la storia si concentri un po' più su un altro (più avanti più avanti). Comunque, mi piacerebbe sentire tanto tanto tanto i vostri pareri, anche perchè mi aiutano a scrivere meglio e senza cose senza senso (ebbene sì, sono ancora al quarto libro, che pena) quindi apprezzo tutti i commenti e le dritte che mi date. Mi avete consigliato di riscriverlo da capo, ma ci vorrebbe davvero tanto tempo e voglia che al momento non ho, per ora è già molto continuare a scrivere, e se riuscirò a terminare decentemente questa storia potrei riscriverla meglio e con un po' più di continuità visto che rileggendo i capitoli prima sembra scritto da due persone diverse. Mamma mia quanto parlo, comunque volevo dirvi grazie per continuarla a leggere nonostante faccia un sacco di errori e che magari sia un po' incasinata e pubblichi i capitoli tardi (cercherò di fare meglio) e spero che vi piaccia e se mi lasciate una recensione io sono super-mega-ultra felicissima e mi fa un sacco piacere:3 ora la smetto se no scrivo più angolo autore che capitolo, quindi ringrazio chi ha letto e chi la mette tra preferite/seguite/ricordate o anche chi la legge solo! Un grazie ancora (quelli non bastano mai, con me ci vuole una pazienza assurda) e al prossimo capitolo, spero presto!

-Deryn

  
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