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Autore: FairLady    13/10/2014    7 recensioni
Si guarda allo specchio, Iris – come il fiore delicato sui toni del viola che tanto piaceva a sua madre, ma che poco si avvicina a quello che è, a come si sente in questo momento; scruta il riflesso di quella che una volta considerava una bella persona e prova disgusto.
Terza classificata al contest "Peppa in reverse" indetto da Giuns sul forum di EFP
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Si guarda allo specchio Iris – come il fiore delicato sui toni del viola che tanto piaceva a sua madre, ma che poco si avvicina a quello che è, a come si sente in questo momento. Scruta il riflesso di quella che una volta considerava una bella persona e prova disgusto.

Intravede delle dita che premono e stringono sulla sua schiena nuda, una folta chioma bruna chinata sul suo collo; percepisce chiaramente le labbra umide di quell’uomo – che vorrebbe poter dire essere suo marito – abbandonarsi alla pelle candida della clavicola.

Candida eppure così sporca.

Può dolcemente assaporare la sensazione del suo seno nudo schiacciato sul petto caldo e armonioso di quel corpo estraneo, ma conosciuto, quasi familiare.

Sente il suo partner ansimare mentre, guidata dal ritmo e da quei gesti così abituali, si muove su di lui, come sa che gli piace, come sa che lo fa impazzire.

Quando è successo che il limite invalicabile tra proibito e tentazione si è frantumato, spingendola a muovere il piede sottile oltre la linea di demarcazione?

 

Eppure, quando aveva incontrato la prima volta quello che sarebbe divenuto il suo dirimpettaio in ufficio, tutto le era sembrato fuorché interessante.

Non era bello, non il tipo di bellezza convenzionale, almeno.

Ogni volta che lo aveva incrociato da quel primo giorno in cui si erano stretti la mano, lo aveva sempre trovato accigliato, al limite dell’indisposto. Raramente salutava, non soltanto lei, ma in generale non si era rivelato un tipo troppo amante della socializzazione.

Amante.

Come si sbagliava allora, e quanto sta sbagliando adesso mentre, scaldando quel corpo che non sarà mai suo veramente, con l’amore che dovrebbe riservare a colui che invece si è donato a lei senza riserve anni addietro, gli sussurra tra i fremiti di un potente orgasmo: «Ti amo come non ho mai amato nessuno.»

 

Una cena aziendale, fiumi di vino rosso – uno dei migliori –, il sangue che si scioglie nelle vene, che corre veloce. Una chiacchiera di troppo, tacite sfide lanciate a suon di sguardi e il passo verso l’oblio è così breve che non sai nemmeno come ci sei arrivata, mezza nuda e vogliosa come non ti capitava di essere da un’eternità, in quel motel sulla statale che nemmeno sapevi esistesse.

E all’inizio è carne che cerca carne; tensioni che cercano sollievo. Desideri che non sapevi nemmeno di provare. Poi?

 

Iris si guarda nello specchio ancora, mentre lui, dopo la doccia, si friziona la testa con un asciugamano.

Quella sua bellezza atipica, non convenzionale, affiorata con il tempo, mano a mano che scopriva cosa quella corazza cupa nascondesse, la colpisce nuovamente in pieno petto. Da quella prima sera insieme, ogni volta una sensazione diversa l’ha inondata, fino a trasformarsi in qualcosa di catastrofico.

Amore.

Si alza e infila gli slip davanti a lui, provocandolo continuamente, senza volerlo.

È la sua femminilità riscoperta che si fa avanti e lo tenta, sempre, costantemente.

Non sono più solo corpo, carne, fuoco; ora sono anche cuore, mente, spirito.

Gli appartiene, ma non è sua.

Lo possiede senza averlo veramente.

Lo desidera, ma non può pretenderlo.

Vorrebbe essere arrabbiata con se stessa, con quella vile traditrice riflessa nello specchio che mostra senza vergogna quanto quell’uomo l’abbia cambiata. Vorrebbe avercela con l’uomo che le ha rapito ragione e sentimento senza averne il diritto; vorrebbe avercela col mondo e con il destino che gliel’ha piazzato sulla strada quando meno aveva la forza di ignorarlo.

 

Gli occhi viola di Iris parlano con quelli del suo alter ego riflesso nello specchio, che poco a poco sbiadisce sui contorni per diventare un’entità quasi maligna; non si riconosce, deformata com’è dal senso di colpa, ma ormai vive nella consapevolezza che, nonostante gli sforzi, non riuscirà mai a dire addio alla persona che ha riacceso quella fiammella di vita che credeva spenta dalla blanda abitudine coniugale.

Vorrebbe voltarsi, uscire da quella camera d’albergo – ormai sempre la stessa, ormai un po’ anche casa. Vorrebbe tornare a essere quella del prima – prima dell’uragano, prima del terremoto, prima; invece, quando si volta, sorridendo flebilmente a quegli occhi neri e quella bocca meravigliosa, l’unica cosa che riesce a fare è pronunciare quattro parole.

«Ci vediamo domani, amore.»

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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