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Autore: i want to meet a vampjre    13/10/2014    2 recensioni
"Cosa dipingi?" chiesi cercando con lo sguardo Charlie.
"Quello che la mia mano vuole, paesaggi, edifici, ritratti... ragazze" la sua voce era talmente vicina al mio orecchio che sentivo la sua barba sulla mia guancia. "Te ne posso mostrare qualcuno se vuoi" si allontanò cercando il mio sguardo.
Sorrisi cortese. "Quando vuoi" ricambiai il suo sguardo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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                                  "La mostra."







Sabato sera e io non so cosa mettermi. Mi correggo, avevo deciso cosa mettermi e invece Charlie che fa? Mi minaccia, prende le robe che dovevo mettermi e le butta fuori. 
Guardai i vestiti che Charlie aveva approvato e messi sul mio letto, non sapevo sul serio cosa indossare. Presa dall'indecisione inviai un messaggio a Sam.
'Non so cosa mettermi, Charlie mi obbliga a mettere un vestito, ma so che quelli che ha scelto non mi stanno bene. Salvami' appoggiai il telefono sul comodino e ripresi a guardare i vestiti. Uno nero con la gonna larga, un fiocchetto all'altezza della vita e le maniche di pizzo. Uno verde molto aderente. Uno rosa con fantasie a fiori bianchi sulla gonna. E l'ultimo era bianco con la parte inferiore più aderente, e le maniche nere.
Il cellulare vibrò e notai che era una chiamata.
"Sam non era necessario chiamarmi." sorrisi. "Non era necessario nemmeno che mi rispondessi. Volevo solo farti sapere che sono una ragazza eternamente indecisa" 
"Io volevo sentire la tua voce invece"
"Sei agitato?" chiesi guardandomi i piedi.
"Si nota molto?" rise leggermente.
"Ehm.. si.. Dai Sam andrà tutto bene." cercai di consolarlo. Ma io come mi vesto?!
"Per quanto riguarda te.. Vi ho detto che non è una cosa altamente importante. Quindi potete venire anche in pigiama"
"Il mio pigiama l'hai già visto tu, e per il momento mi basta" scoppiammo a ridere. "Comunque, è Charlie che non vuole farmi uscire senza un vestito decente addosso. Se fosse per me verrei con una maglia con scritto Sam è il pittore migliore del mondo"
"Non dire cazzate" sussurrò Sam e si sentì la voce di Jonathan in lontananza. "Non rompere, sto parlando con Emma!" gridò Sam allontanando il telefono di poco.
"Comunque" sospirò tornando a parlare con me "secondo me dovresti mettere il vestito con cui più ti senti a tuo agio, tanto stai bene con qualsiasi cosa" disse tranquillamente. 
"Oh... grazie" sbaglio o le mie guance stanno andando a fuoco?
"Ci vediamo dopo Emma" sorrisi e lo salutai.

Il vestito bianco e nero mi faceva sentire a disagio; le gambe tremavano e non so se per freddo o per paura. Ma paura di cosa? Le mie dita stringevano una macchina fotografica professionale pronta all'uso, volevo scattare più foto possibili, così da ricordarmi ogni singolo momento di questa serata. Più mi avvicinavo all'entrata, più l'ansia saliva e la presa sulla macchina fotografica aumentava, le nocche ormai mi erano diventate bianche. 
Varcai la soglia e la luce bianca accecante della sala mi fece strizzare gli occhi, così forte da farmi diventare gli occhi lucidi. Sembravo una foglia in autunno, tremavo e il mio cuore batteva senza una ragione plausibile, era solo una mostra. Di Sam Evans.
Presi un respiro profondo e mi guardai intorno. 
Le pareti nere facevano sembrare l'ambiente più piccolo e più accogliente, tutti erano intenti a guardare le tele e a parlottare su di esse, e tutto ciò mi faceva paura. E se le tele non fossero piaciute? E se avessi fatto fare una brutta figura a Sam? Lo cercai con lo sguardo, ma tutto girava, e ciò che sentivo erano solo parole sussurrate e nulla di più.
Un dipinto in particolare attirò la mia attenzione, dei bambini che giocano con la palla al parco. Nulla di più semplice, ma allo stesso tempo molto particolare e preciso nei minimi dettagli. Mi rilassai.
"Emma!" la voce di Sam carica di gioia e felicità, mi fece sorridere.
"Sam, è tutto perfetto" lo abbracciai cercando di spostare la macchina fotografica.
"Tu stai benissimo con questo vestito." mi baciò la guancia con delicatezza.
"Ho portato la macchina fotografica, spero non ti dispiacia. Voglio immortalare questo giorno importante" ripresi a guardare la tela. Charlie si avvicinò a noi.
"Sam, complimenti, sono tutti belissimi" Charlie salutò Sam.
"Per te le sorprese non finiscono qui" le disse ridendo. 
"Buona sera ragazze" il professor Hall si avvicinò a noi sorridendo. Giacca nera, camicia bianca, pantaloni neri e scarpe eleganti. Sempre più attrante il professore eh?
"Anche a lei, professore" notai C
harlie guardarlo, era semplicemente dolce. 
"Buona sera" sorrise.
"Miss Gordon non ha un accompagnatore?" notò lui.
"Beh, nemmeno Emma se per questo" mi guardò confusa.
"Io sono l'accompagnatore di Emma" Sam si mise in mezzo. Che mi sono persa? Anzi, che diamine sta succedendo?
"Molto male Miss Gordon.. Vorrà dire che per questa sera sarò io il suo accompagnatore" per questa sera? "O vuol far sapere a tutti che è single?" 
"Mi accontenterò di lei, professore" Jonathan sorrise e le porse il braccio, che Charlie strinse poco dopo. Si allontanarono chiaccherando.

"Che mi sono persa?" sussurrai a Sam. 
"So che Charlie prova interesse per Jonathan, e sto cercando di far succedere qualcosa" mi guardò lui.
"Te l'ho mai detto che sei un genio?" presi la macchina fotografica e la puntai verso le spalle della mia amica e del nostro professore. Un semplice click e si formò un ricordo eterno di loro due.
"Vieni ti mostro le altre tele" 

La serata trascorse tranquillamente, tra dipinti, discorsi senza senso, discorsi riguardanti l'arte, la pittura, la fotografia, i sorrisi e gli sguardi. Un solo quadro però mi riportò i dubbi. La moglie di Sam.
"Sam, chi è tua moglie?" gli chiesi quando ormai tutti erano andati via, ed eravamo seduti per terra appoggiati al muro.
"Mia moglie è Cassie White, quella ragazzina che vedi lì dipinta" indicò la tela sulla parete difronte. "Una ragazzina, capelli neri a cascetto, occhi azzurri, sorriso buffo, e la pelle pallida." lo guardai mentre la descriveva. Era triste.
"Perchè non è qui?" mi sentivo una bambina che fa tante domande ad un adulto.
"E' scappata, credo siano passati già 2 anni" continuò a guardare la tela, senza distogliere lo sguardo, come se lei fosse davvero lì.
"Scappata?" che vuol dire scappata?
Sospirò abbassando lo sguardo sulla mia mano, poi parlò. "Hai prensente la ragazza storica del liceo, quella che pensi di sposare subito dopo la scuola? Le chiesi di essere la mia ragazza in primo superiore, non ci siamo più lasciati. Arrivati in quinta le chiesi di sposarmi, la amavo più di me stesso, più di ogni altra cosa." si fermò. La mia mente cercò di immaginare il tutto, come se fosse il trailer di un film.
Alzò lo sguardo incontrando il mio e riprese. "Ci sposammo dopo gli esami; una cerimonia semplice, intima, non chiedevo niente di più. C'era lei e mi bastava" riguardò la tela. "Però il dopo non andò come previsto. Ogni giorno litigi, urla, cazzate su cazzate. Lei aveva iniziato a drogarsi, aveva problemi io l'amavo ancora e cercavo in tutti i modi di aiutarla. Invece lei non aveva bisogno di me. Mi sentivo impotente, inutile, non ero più nessuno per lei. Come potevo fidarmi ancora?" 
"Mi dispiace.." sussurrai. 
"Il bello arrivò dopo. Lei si calmò, cambiò. Il giorno del nostro anniversario facemmo l'amore, dopo tanto tempo. Il litigi diminuirono, io cercavo di guardarla con occhi diversi, anche se non mi fidavo come prima. Un giorno, credo 3 mesi dopo ero a casa da solo, e ricevetti la chiamata della ginecologa che cambiò tutto. Mi disse che l'operazione era riuscita, ma siccome non sapevo di cosa stesse parlando mi spiegò che Cassie aveva abortito. Era incinta, e aveva abortito, senza consultarmi. Quando tornò quella sera litigammo, urlai come non mai. Stavo per diventare padre e lei me l'ha negato" mi riguardò, aveva gli occhi lucidi. Gli presi la mano, la strinsi e lo abbracciai. Non sapevo cosa dire, cosa fare, ma mi sentivo tremendamente in colpa, senza un perchè.
"Quella sera stessa scappò di casa. Ora sono qui, me ne sono fatto una ragione, ma non ho il coraggio di chiederle il divorzio" mi accarezzò la spalla con l'altra mano.
"Saresti stato un padre fantastico" era tutto ciò che in quel momento riuscì a dire. Nulla di più.
"A volte penso a come sarebbe stato averlo sul serio un bambino. Con la persona che amo e che mi ami. Sarebbe bello eh?" la sua voce di nuovo calma mi tranquillizzò e appoggiai la testa sulla sua spalla.
"Emma, che ne dici, è ora di andare?" Charlie si avvicinò poco dopo rompendo il silenzio che si era formato.
"Che ore sono?" le chiesi allontanandomi poco da Sam.
"Mezzanotte" guardò il suo telefono. Mi alzai seguita da Sam che mi abbracciò da dietro.
"Allora Charlie, ti sei divertita?" le chiese. Dov'è finito Jonathan?
"Non so a cosa tu ti stia riferendo, Sam Evans" lo guardò seria.
"Non mi dire che.." spuntò Jonathan da dietro a Charlie. "Jonathan Hall tu mi avevi promesso.." il professore lo interruppe.
"Ci siamo baciati" affermò semplicemente.
Charlie diventò rossa e mi guardò. "Questo è molto meglio!" esclamò Sam che appoggiò la testa sulla mia spalla.












Sera!
Eccoci qui con un nuovo capitolo yoyo
Finalmente sappiamo chi è questa donna misteriosa, Cassie White. 
Credetemi, la odio molto e lo noterete nei prossimi capitoli :')
Fatemi sapere che ve ne pare di questo capitolo <3
Per problemi scolastici pubblicherò il prossimo capitolo lunedì-martedì prossimo, perdonatemi.
Buona settimana <3


-Marika


  
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