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Autore: softkitty    14/10/2014    2 recensioni
La protagonista di questa storia è Nicky, neolaureata in lettere e barista per necessità.
Accanto a lei vedremo Noah, il suo fidanzato dalla famiglia ingombrante, Diane, la sua amica di una vita e Oneweek, metodico giovane incontrato in metro.
Attorno a loro ruoteranno vari personaggi, dalla ex fidanzata decisamente poco "ex" alla suocera molto "suocera", passando per genitori amorevoli e amici privi di tatto.
SOSPESA.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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In metro con amore

 

Capitolo 3

 

Al contrario dei giorni precedenti, quando Nicky quella mattina arrivò in metro, si trovò Oneweek di fronte, sorridente, ben sveglio e assolutamente deciso a non ignorarla.

«Buongiorno Nicky»

«Salve, Daniel»

«Vieni – la prese per mano – ci sono due posti liberi». La giovane fu letteralmente trascinata e si sedette accanto a lui. Cercò di ritrarre la mano, ma Daniel non glielo permetté, intrecciando le loro dita.

«Lasciami». Il giovane mollò la presa, ma non perse il sorriso. «Quando possiamo vederci?»

«Noi non ci vedremo»

«Mi permetto di dissentire, ci vediamo tutti i giorni»

«Perfetto, fattelo bastare»

«No».

Nicky strabuzzò quegli splendidi occhi che Daniel adorava e lo fece sorridere. «Daniel, non voglio uscire con te. Sono fidanzata»

«Non ti sto chiedendo di sposarmi, solo un caffè»

«Per permetterti di provarci? No, grazie»

«Hai paura che, se io ci provassi, cederesti, vero?».

Nicky rise, esasperata. «No, sono felice con il mio ragazzo e non vedo il motivo di rovinare tutto per uscire con un borioso e tronfio come te». Ma mentre pronunciava quelle parole, sentì l'incertezza insinuarsi tra i suoi pensieri. Felice con il suo ragazzo? In quel preciso istante non poteva definirsi esattamente felice.

Daniel, ben lontano dall'offendersi, scoppiò a ridere. «Coraggio, questa è la nostra fermata». Nicky si alzò per prima e si avvicinò alla porta. Quando la metro si fermò, la giovane scese, seguita da Oneweek che ghignava, osservandola. E non solo.

«Coglione!».

Nicky si voltò e gli diede uno spintone.

Daniel la guardò con un sorriso che di innocente e pentito non aveva assolutamente nulla. «Che ho fatto?»

«Mi hai palpato il culo!»

«E non me ne pento. È fantastico»

«Cafone!». Allungò il passo per scrollarsi di dosso quell'individuo odioso e il suo sorriso da pugni. Fortunatamente riuscì a sgusciare tra le persone che uscivano dalla metro e ad allontanarsi abbastanza per arrivare al locale senza doverlo sopportare oltre.

Ma la bella giornata ancora doveva iniziare.

«Nicky, cara, ho un problema!»

«Dimmi, Missy»

«Mi ha appena chiamata Benny. Dovrebbe fare il turno questa sera, ma purtroppo ha preso la febbre e non può, non è che...».

La giornata andava di bene in meglio! «Se vuoi posso coprire metà del suo turno, fai iniziare più tardi Venice, così può fare chiusura».

Missy la abbracciò. «Sei un angelo!»

«Concordo».

Nicky si voltò di scatto, trovandosi davanti Daniel. «Cosa ti do?»

«Il tuo numero»

«Guarda». Nicky prese le liste del locale e gli parlò con estrema calma, come si fa con un bambino. «Qui trovi tutto quello che puoi ordinare. Quello che non è scritto, non lo avrai»

«Peccato». Daniel le lanciò uno sguardo ostentatamente ammiccante. «Stupiscimi»

«Non credo ti convenga. Oggi riceveresti una brioche vuota e un caffè nero aromatizzato con sputo».

Daniel ridacchiò. «Per lo sputo dovrò pagare un extra?»

«Sei impossibile!». Nicky si allontanò per servire un paio di clienti appena entrati, lasciandolo con Missy.

«Ragazzo, te la sei scelta tosta!»

«Ho notato!». Daniel guardò verso la porta. «Hey, scusi, chi è il ragazzo con cui sta parlando ora?».

Missy si voltò e vide... «Quello è Noah Parker, il suo fidanzato».

Daniel storse il naso. Ci mancava giusto quel lampione tra i piedi. Sì, era proprio un lampione: alto, magro e con un cespuglio in testa. Non gli era mai stato simpatico. Inoltre Nicky meritava sicuramente qualcuno di meglio.

La vide tornare dietro il bancone. «Passo di qui quando stacchi, così prendiamo la metro insieme».

La ragazza aprì la bocca per rispondere, ma Missy la precedette. «Mi dispiace, dongiovanni, ma Nicky oggi finisce più tardi!»

«Allora buona giornata ad entrambe!». Uscì con il sorriso sulle labbra e un nuovo programma per la serata.

Nicky fece un leggero cenno col capo, voltandosi poi per prendere una tazza dal ripiano. Purtroppo però urtò Missy e poco dopo si sentì il rumore di porcellana infranta sul pavimento.

«Ma p...». Nicky aprì la bocca per imprecare, ma lo sguardo di fuoco di Missy la bloccò. Sapeva quando odiasse che i suoi dipendenti usassero parolacce durante il turno. «...er la bacchetta di Merlino!».

Quelle parole però fecero ridere di gusto qualcuno.

«Daniel! Cosa ci fai qui?». Era rossa per l'imbarazzo.

«Ho dimenticato il telefono». Ghignò. «La bacchetta di Merlino, eh?». Ed uscì di nuovo, ridendo a crepapelle.

***

Noah gettò i guanti nel cestino e si lavò le mani. L'ultimo cliente della mattinata se n'era appena andato e lui poteva godersi il pranzo in santa pace. Non aveva voglia di uscire dallo studio, così prese la sua ciotola di insalata e si diresse nell'ufficio. Di solito a quell'ora approfittava per chiamare Nicky e scambiare quattro parole, ma quel giorno non lo fece. Dalla litigata di due giorni prima, qualcosa si era rotto tra di loro e non poteva non darsi la colpa di quella rottura. Nicky era una persona forte ed indipendente e lui era riuscito a ferirla usando l'unico argomento che si era ripromesso di non tirare mai fuori in un discorso: la famiglia. Per Nicky quello era un tasto dolente e lo sapeva. Ma aveva ignorato il suo cervello che gli intimava di stare zitto e aveva sparato quella cattiveria gratuita sui suoi genitori. Voleva solo capisse che non tutti erano fortunati come lei, non tutti avevano o avevano avuto due genitori buoni e comprensivi. I coniugi Parker, sicuramente, non lo erano.

Ora doveva riconquistare la fiducia della donna che amava, ma come? Forse darle del tempo era davvero la cosa più sensata da fare. Quell'improvvisata quella mattina era solo servita a confermare che era ancora ferita.

Stava ancora pensando a lei, quando suo padre entrò nell'ufficio.

«Sapevo di trovarti qui, figliolo». Ecco come rovinarsi il pranzo.

***

«Missy, io stacco, va bene?»

«Certo, tesoro! E grazie per il favore»

«Non ti preoccupare, a domani!». Prese la borsa ed uscì dal locale, salutando Venice. Si chiuse la porta alle spalle e si avviò verso la metropolitana per tornare a casa e farsi, finalmente, una doccia.

«Non puoi prendere la metro a quest'ora!».

Nicky sobbalzò e si voltò di scatto, scoprendo solo in quel momento la figura poggiata al muro. «Daniel! Sei un coglione»

«Ti ho spaventata?». Ghignò. «Scusa, non volevo. Sai – aggiunse cercando di rimanere serio – dato che sei così in confidenza con Merlino e la sua bacchetta, pensavo che il mio Materializzarmi all'improvviso non ti spaventasse».

La giovane lo fulminò con lo sguardo, cercando di mascherare l'imbarazzo. «Sei insopportabile». Riprese a camminare, ignorandolo.

«Non puoi prendere la metro ora, è pericoloso»

«La metro è sempre pericolosa, indipendentemente dall'orario e poi – aggiunse squadrandolo con sarcasmo – mi sembra che ci sia gente poco raccomandabile anche fuori dalla metro»

«Andiamo Nicky! Io – e si indicò il volto – sarei poco raccomandabile?»

«Non ti conosco»

«Questo non per colpa mia. Ti invito ad uscire, ma tu continui a rifiutare i miei inviti, ferendo il mio cuore».

Nicky scoppiò a ridere. «Daniel, davvero, non hai nessun'altra da importunare? Il mare è pieno di pesci, il prato è pieno di fiori, scegli la metafora che preferisci, però lasciami stare. Non uscirò con te»

«Lascia almeno che ti accompagni a casa»

«Non serve»

«Sì, invece».

La giovane allargò le braccia, esasperata. «Chiamerò un taxi, va bene?»

«Lo chiamo io». Nicky si dovette arrendere all'insistenza cavalleresca di Daniel e rimase con lui in attesa del taxi.

«Mi spieghi perché sei qui con me?».

Il giovane le sorrise, prendendola in giro. «Stiamo aspettando il taxi».

La ragazza sbuffò e fece roteare gli occhi, scocciata. «Perché stai aspettando il taxi con me?»

«Perché non è ancora arrivato». Lo sbuffo di Nicky lo fece gongolare: si divertiva un mondo ad irritarla.

«Ok, non parlerò più»

«Preferisci che facciamo altro? Basta dirlo, eh!»

«Daniel, seriamente, non hai nessun altro da importunare?»

«Non ti sto importunando, ti sto facendo compagnia mentre aspetti il taxi»

«Che tu hai chiamato! Se non lo avessi chiamato ora io sarei quasi a casa e tu saresti...». Si bloccò per un istante. «Non con me»

«Probabilmente sarei alla stazione di polizia, sotto interrogatorio per aver permesso ad una cameriera ingenua di prendere la metro a quest'ora della notte»

«Quanto sei drastico»

«Tu non li leggi i giornali?»

«Leggere i giornali? Assolutamente no, di solito prendo le pagine e le inzuppo nel latte la mattina». Daniel sgranò gli occhi e Nicky non poté trattenere le risate per quell'espressione a dir poco sconvolta. «Stavo scherzando»

«L'avevo intuito, piccolo genio. Ero solo sorpreso perché hai fatto una battuta». Fece una smorfia. «Non che facesse ridere, però hai fatto una battuta! Vuol dire che un po' ti sono simpatico»

«Se non puoi combatterli, unisciti a loro».

Daniel sfoderò il suo miglior sorriso da schiaffi. «Oh, io e te possiamo unirci tutte le volte che vorrai. In qualunque posto e posizione tu preferisca».

Nicky spalancò la bocca, pronta ad una replica indignata, ma, per fortuna di Daniel, fu anticipata dall'arrivo del taxi.

«Grazie, Daniel». Gli lanciò un'occhiataccia. «Spero che almeno così dormirai tranquillo»

«Certo». Le si avvicinò fulmineo e le accarezzò il viso. «Buonanotte, Nicky».

***

Il sabato fu per Nicky abbastanza tranquillo. Noah arrivò al bar a fare colazione e fu felice di vederlo. Nonostante il diverbio che avevano avuto, sapeva di amarlo e non poteva nasconderlo. Tuttavia, voleva che le cose tra di loro, almeno per il momento, si allentassero per evitare ulteriori litigi a causa dei coniugi Parker. Quell'argomento era tabù. Entrambi lo evitavano come la peste, per evitare di trovarsi ancora ad urlarsi addosso. Nicky sapeva che quella tregua sarebbe durata poco, infatti...

«Vieni domani, vero?»

«Noah, non credo sia il caso, perché dovrei venire?»

«Perché sei la mia fidanzata. Se un giorno ci sposeremo dovrai abituarti a queste cose».

La giovane inarcò le sopracciglia, fiutando puzza di Parker Senior. «Quali cose?»

«Golf club, ricevimenti, party esclusivi»

«Fammi capire... Dovrei diventare come... tua madre

«No, però dovresti essere in grado di organizzare eventi e stare tra le persone che contano. Sono pur sempre un Parker. Un giorno le imprese di famiglia saranno in mano mia e di Willa, dobbiamo mantenere...»

«Ok, frena». Nicky lo bloccò, certa che il suo fiuto non avesse fallito. «Hai passato il venerdì a pranzo con tuo padre, vero?»

«Sì, ma...». La giovane fece una smorfia: la puzza di vecchio snob era fin troppo riconoscibile per lei.

«Si capisce, ti ha infilato in testa un sacco di fesserie».

Noah si irritò. «Stai insinuando che io non sappia ragionare da solo?»

«No, stavo solo...»

«Le cose che ho detto, le penso davvero! Nonostante tu creda che io odi quel mondo, a me piace. Mi piacciono gli eventi, le sarete e il golf club»

«Noah, stai...».

Noah si passò una mano sul viso, stanco. «Sono nervoso, scusami. È solo che... Questa situazione mi sta facendo esaurire. Per di più – aggiunse passandosi una mano tra i capelli – oggi ho dovuto preparare tutte le fatture e sai quanto odi i numeri. Decisamente non mi ha aiutato a calmarmi». Fece un respiro profondo. «Ci vediamo domani al golf club, vero? Devo andare a ritirare lo smoking in tintoria». La guardò per un istante. «Ti prego, vieni. Fallo per me».

Cosa doveva fare?

A completare il quadro, Diane, convinta che Nicky dovesse andare per forza al golf club per riscattarsi e far schiattare la suocera, la trascinò per negozi alla ricerca dell'abito adatto per il giorno successivo. Non che non le piacesse fare shopping. Ma farlo con Diane era decisamente molto più stressante. Perfezionista non era abbastanza per descrivere la sua migliore amica. Minuziosamente maniacale forse calzava un filino di più.

Proprio un sabato tranquillo.

L'unica nota positiva fu l'assenza nei paraggi di Daniel.

 

Il mio angolo.

Buonasera cari sparuti lettori, come va?

La storia merita di essere continuata secondo voi?

Mi auguro di ricevere qualche commento, positivo o negativo che sia.

Ringrazio tutti coloro che leggono la storia e continuano ad inserirla tra le seguite/preferite/ricordate.

Bisous,

Softkitty

  
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