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Autore: darkronin    14/10/2014    3 recensioni
Terza e ultima parte (spero) della saga 'L'ira degli Eroi'
Scopriremo, finalmente, come sono connessi tra loro Loki, Thanos e i potenti della Terra e cosa ciascuno di essi nasconda o desideri. Vedremo come i nostri eroi, finalmente riunitisi, finiranno nei guai e cercheranno di uscirne.
- - - - - - Crossover Avengers-X-men col Marvelverse più in generale (come dovrebbe essere in realtà)
- - Altri personaggi secondari aggiuntivi rispetto alla fic precedente: I nuovi personaggi introdotti in quest'ultima parte, per ora, sono solo l'agente 13 Sharon Carter, i gemelli Fenris, Ercole, Sersi, Ares, Danny Rand e Luke Cage, Polaris, Havoc, Ciclope, Sole Ardente, Cable (in minima parte).
+ Riferimenti a World War Hulk, Age of Apocalypse, Secret Invasion, House of M
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'ira degli eroi'
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24. I codici Xavier






Steve stava ancora osservando, ipnotizzato, la scia di polvere sollevata dall'auto di Valerie Cooper quando Stark, sbottò, inquieto e impaziente. “Si può sapere cosa diamine c'era scritto su quei fogli, Mister For your eyes only?”
Roger si riscosse, come risvegliandosi da un sogno “Scusate...” disse a giustificazione, passandosi la mano tra i corti capelli biondi. Quando avvertì su di sé lo sguardo penetrante e carico di interesse ed aspettativa della giovane mutante che rispondeva al nome di Wanda, il nervosismo e l'imbarazzo crebbero all'istante “Dunque... sembrerebbe che due giorni fa... o meglio.. trentasei ore fa, più o meno nelle stesse ore in cui anche noi, al Triskelion, eravamo sotto attacco da parte di...” si interruppe, ricordandosi di come Rogue fosse inconsapevolmente colpevole di troppe cose. Si schiarì la voce, a disagio, e continuò “Il rapporto parla di un'operazione repentina e chirurgica.”
“Che diavolo vuol dire?” grugnì Logan già all'erta.
Cap si volse a fissarlo dritto negli occhi e, quando parlò, le sue parole suonarono lapidarie come una condanna a morte “Non c'è rimasto nessuno...”
“Sono tutti morti?” Rogue, la voce più acuta di un'ottava per l'angoscia, sbiancò all'idea.
“No... cioè... non sanno dirlo. Nella scuola non c'è nessuno. Come se, all'improvviso fosse stata fatta evacuare. Dai rilevamenti, però, non risulta nulla di tutto ciò. Sembrerebbe siano stati tutti narcotizzati contemporaneamente ed estratti ad uno ad uno senza spostare nulla.”
“O teleportati” commentò qualcuno dal mucchio
“O teleportati...” concordò Steve “Non ci sono segni di lotta, di effrazione, di tentata fuga... nulla. E, sempre secondo i rapporti, non manca nulla nell'inventario: non sono scappati portando con sé solo il minimo indispensabile. Per il gruppo di analisti di X-factor, il tutto rimane un mistero”
“Ma di chi stiamo parlando? Alieni? Oddio... anche voi vi siete fatti un giro in disco di recente e ancora nessuno non mi ha spiegato nulla...” domando l'agente Barton, accusando implicitamente Natasha di avergli taciuto notizie essenziali. “ E ormai non dovrei più sorprendermi di sentir parlare di alieni... E dove li avrebbero portati, poi? Voglio dire...se non ricordo male stiamo parlando di almeno un centinaio di ragazzi” domandò allibito.
“Duecentosessantuno, per la precisione” lo corresse Logan “Sono docente e li conosco tutti...”
“E cosa può mai insegnare uno come te? Tecniche di sopravvivenza?” Lo canzonò, spavaldo, Pietro.
“Come dissi già anni fa ai genitori del tuo amico Drake, dei W.A.S.P. fino al midollo e altrettanto scettici... Arte” lo rintuzzò con un sorriso tirato, sfoderando gli artigli con noncuranza, lasciando sottintendere a quale arte si riferisse. D'altronde, quella della guerra e del combattimento, in diverse parti del mondo era considerata una vera e propria arte. E lui seguiva strettamente i precetti del Bushido.
“Per rispondere alle tue domande, Clint...” continuò Cap “... queste sono alcune delle domande a cui non sanno rispondere.”
“Insomma, non sanno un accidenti” commentò seccato Kurt, incrociando le braccia al petto e frustando l'aria con la coda lanceolata.
“Possiamo entrare a casa nostra e dare un'occhiata? Magari cogliamo cose che quei burocrati guardoni non hanno notato...” domandò Wolverine.
“Veramente sarebbe tutto transennato...” replicò Cap lasciando intendere quanto desiderasse dargli il via libera.
“Nessuno parla di infrangere i sigilli...” commentò Mystica con un ghigno, supportando il collega “Abbiamo ben due teleporta...”
-Tecnicamente i sigilli sono messi per evitare che la gente entri in un dato ambiente e lo contamini...- replicò la Visione che, da lontano, aveva immagazzinato tutti i dati dei documenti consultati da Rogers e cercava di analizzarli sotto un'ottica più analitica.
“Spegni quella lattina...” replicò Rogue, rivolta al fratello che sghignazzò in risposta ma non si mosse.
“Facciamo così...” propose Natasha “Lasciamo che siano i mutanti a tornare a casa... e a contaminare le prove... noi li aspettiamo qui...”
“Bel modo per lavarsene le mani, principessa!” replicò Logan
“E' un modo intelligente per pararci il culo tutti quanti, zietto” rispose altera la rossa. “Se siete stati voi... noi non ce ne siamo accorti... Non possiamo testimoniare né per voi né contro di voi... e poi è casa vostra: le vostre impronte saranno già ovunque in ogni caso.”
“Mi sta bene!” replicò quello agguantando Rogue per il braccio e trascinandosela dietro “Avremo bisogno dei tuoi poteri...” l'avvertì mentre chiamava a raccolta gli altri. “Ororo, tu no. Tu e Warren dovrete fare una ricognizione aerea, valutare qualunque cosa fuori posto si possa notare solo dall'alto. Chi è stato qui non è certo stupido e di sicuro non ha lasciato tracce evidenti per i federali... che, in una visione più estesa, magari raccontano tutt'altra storia.” Non appena i due gruppi furono ben distinti, lanciò un'occhiata alla piccola Illyana “Te la senti di portarci tutti dentro?”
La bionda lo osservò con sguardo vacuo per alcuni istanti, quindi annuì. Subito una spada lucente le comparve in pugno e, dopo aver mormorato qualche frase incomprensibile ai più, un luminoso disco lucente comparve ai piedi del gruppo mutante. Quel disco di luce si alzò rapidamente verso l'alto, cancellando al suo passaggio ogni traccia dei suoi occupanti.
“Non era meglio una smaterializzazione alla Star Trek? Dio, sembra siano stati cancellati dalla faccia della Terra, come la gomma su Photoshop...” mugugnò Janet esterrefatta

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Quando i mutanti si rimaterializzarono all'interno della villa, un silenzio soffocante avvolgeva l'ambiente. Ogni stanza, solitamente invasa dalla vitalità esuberante di ragazzi in pieno sviluppo, rimbombava tetra dei loro passi mentre si aggiravano guardinghi in cerca di qualunque prova o traccia avessero potuto trovare.
“Ha qualcosa di inquietante...” commentò Kurt, quello più avvezzo alle ombre dell'animo umano. Al suo fianco, la sorellastra annuì sovra pensiero.
“Tu non senti nulla?” domandò, quasi ringhiando, Pietro, nervoso e impaziente.
Logan scosse la testa “Avrò bisogno di una mano...” disse tendendo la mano nuda verso la giovane mutante dalla ciocca argentina e gli occhi come tizzoni ardenti che lo seguiva dappresso. Rogue, al gesto del canadese, si ritrasse immediatamente nonostante ci fosse un metro buono a separarli. “Avanti, Rogue... So che non è piacevole avermi in testa... ma possiamo dividerci e semplificarci il lavoro...”
“Io direi che potrebbe fare anche tutto lei...” replicò Mystica, mani ai fianchi.
“Scansafatiche!” la rimproverò l'artigliato beccandosi in risposta un'occhiata di sufficienza.
Con estrema grazia, Raven agguantò Pietro per il colletto della camicia e, senza soffocarlo con lo stesso, lo costrinse a voltarsi verso la figliastra, come non fosse altro che un gattino preso per la collottola. “Si chiama ottimizzazione delle risorse... perché fare da solo se lei può fare tutto in dieci secondi?”
“Ehi!” cominciò a scalciare il giovane albino nel tentativo di liberarsi “Che c'entro io?”
“Non farci perdere tempo inutile!” lo rintuzzò la donna.
“Ho capito cosa stai pensando! Ma non ci penso proprio a farmi toccare da quella!” strepitò isterico a una velocità appena udibile.
“Quanto sei infantile...” replicò Mystica roteando gli occhi. In tutto quel trambusto notò che anche Wanda, la sorella taciturna del velocista, sembrava infastidita dal casino che quello produceva ogni volta che apriva bocca. “Wanda... ti dispiace?” le domandò con fare complice e un sorriso incoraggiante.
Sentendosi tirata in causa, la strega gitana sbarrò gli occhi e nascose le mani dietro la schiena “Meglio di no...” biascicò “Succedono cose strane quando...”
“Oh, suvvia... non credo che tuo fratello si sottrarrebbe mai al suo ruolo di cavia, visto quanto tiene a te... e quanto rompe a noi ogni volta che si parla di te... facci un favore...vuoi?”
Wanda sembrò meditare sulla richiesta mentre Pietro imprecava rivolto alle tre donne che cospiravano contro di lui, povero santo, e che dovevano avere seri problemi col genere maschile in generale per essere così acide e sadiche. Ma quando se ne uscì recriminando sul fatto che la strana coppia madre-figlia era composta da pervertite che si concedevano con facilità mentre la sua adorata sorella sarebbe rimasta al riparo da viscidi lupi libidinosi se non altro perché aveva ricevuto ben altra educazione, Wanda sibilò un “Cuciti la bocca!” inviperita e paonazza.
“Se non ti spiace, Anna, io ne approfitterei...” commentò Mystica, divertita mentre Pietro realizzava, sconcertato, di avere improvvisamente le labbra incollate e letteralmente cucite tra loro.
Rogue sbuffò ma si tolse un guanto e appoggiò appena il palmo sulla guancia del giovane, ricevendone immediatamente tutta la carica adrenalinica e la sensazione che il mondo girasse al rallentatore. Il contatto fu più fugace del solito ma altrettanto potente. Il potere di del fulmine d'argento aveva velocizzato anche il suo potere primario: se il contatto si fosse prolungato secondo i tempi a lei noti, probabilmente l'avrebbe ucciso.
“Coraggio, cocca... almeno mi conosci... non posso essere tanto peggio di Pietro...” ridacchiò il canadese, porgendole ancora la mano che lei sfiorò appena con la punta delle dita. “Tutto qui?” domandò perplesso lui, osservando la brevità del contatto.
Lei annuì e sorrise. “Ci mettiamo al lavoro?”
“Dammi un po' di vantaggio...” replicò lui
“Ti do cinque minuti... fatteli bastare...” rispose con un ghigno mentre sfilava veloce tra le stanze che erano la loro casa.
“E noi stiamo solo qui ad aspettare?” domandò Kurt, sedendosi a gambe incrociate per terra.
“Puoi metterti anche tu a cercare qualcosa di utile... visto che è il tuo pane: computer, macchine...?” replicò Mystica
“Mmm...sì... meglio che dia un'occhiata... Illyana, vieni con me?” domandò rivolto alla biondina inquietante che annuì e, sfoderata nuovamente la sua spada, scomparve in un disco lucente.  “Mi ha preceduto...” imprecò, attonito, bamfando via in una nuvola di zolfo nera.
Nel lungo corridoio, i mutanti originari della Confraternita erano rimasti soli. Soli a casa degli avversari. Quale preziosa occasione si profilava all'orizzonte.
“Direi che ora puoi pure liberarlo...” disse la mutaforma a quel punto, essendosi divertita a sufficienza a vedere Pietro angosciato e disperato che cercava di liberarsi dal suo magico bavaglio. Wanda l'osservò accigliata, quindi lo liberò con un emplice gesto della mano.
Pietro continuò a grattarsi la bocca rabbiosamente per qualche secondo prima di rendersi conto di essere tornato normale.
“MA SIETE PAZZE?!” urlò non appena si accorse di essere tornato normale. “Ti rendi conto che potevo morire soffocato??”
“Volesse il cielo...” replicò Mystica, già pentitasi del contrordine. Ma anche Wanda si era ricreduta e, con un leggero movimento del polso, imbavagliò stretto il fratello, lasciandolo cadere su un fianco, incaprettato da una corda misteriosa e impossibilitato dal liberarsi tanto facilmente.
“Mi piaci, ragazzina...” commentò la mutaforma “E ora facciamoci un po' i fatti degli X-men, vuoi?” domandò allontanandosi in direzione diametralmente opposta a quella presa dal suo compagno di Arma X e dalla figliastra.

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Stranamente, i computer non rispondevano ad alcun comando da lui conosciuto. E dire che era uno dei pochi capaci di lavorare sul sistema di raccolta e classificazione dati chiamato Cerebro. Kurt inclinò la testa di lato, meditabondo. Nessuna password sembrava funzionare e anche il riavvio manuale forzato aveva dato esito negativo. Sembrava quasi che la memoria del super computer fosse stata cancellata. O meglio, formattata più volte per impedire un qualunque ripristino. Quindi erano ciechi, sordi e muti: nessun filmato di sorveglianza perimetrale, nessun dato ambientale... niente di niente. Nemmeno se gli sciacquoni erano ancora in funzione.
“Non oso pensare cosa voglia dire entrare nella stanza del pericolo in queste condizioni. Nel migliori dei casi è sigillata o non operativa. Nel peggiore, inarrestabile. Vabbè che né Anna né Logan avrebbero problemi... però...”
“Se provassimo a entrare in ambiente DOS cambierebbe qualcosa?” suggerì la bionda al suo fianco che aveva assistito in silenzio a tutte le operazioni dell'elfo blu.
“Com'è che una fraulein come te conosce una cosa preistorica come DOS?” domandò Kurt, sorpreso.
“In Russia, i fortunati che possiedono un pc... i fortunati della classe borghese, si intende... non i ricchi ricchi... sono tali se possiedono un pc con una vecchia versione Chicago. Whistler è ancora troppo recente e quelle intermedie facevano schifo. I contadini come i miei genitori non sanno nemmeno cosa sia un pc. Ma a scuola riusciamo a venire in contatto con modelli scartati dal ricco occidente. E impariamo a programmare...”
“E a fare le spie...” scherzò Kurt “O i terroristi... vedi Ivan Vanko”
“Con quello che guadagna qui il più povero di un vostro insegnante, da noi quasi potrebbe comprarsi una dacia tutta sua...” continuò la ragazzina “...Quando cresci con un'idea, non è facile togliersela di testa. E anche se appartieni a una generazione libera, i tuoi nonni sono cresciuti con il Comunismo più spietato, hanno trasmesso questo sentimento ai tuoi genitori... e tu ne vedi la conferma quando varchi i confini e ti trovi davanti a eserciti di donne sfruttate che fanno lavori che gli occidentali snobbano. Ma Piotr mi ha spiegato che è una percezione deformata e mi ha insegnato a leggere le differenze. Mi piacerebbe che anche voi capiste che, sì, può essere che facciamo le spie... per voi è qualcosa di negativo ma la vostra intelligence ficcanasa negli affari di tutto il mondo... allo stesso modo e con la stessa retorica noi lo facciamo per il nostro paese.”
“Ti ricordo che io sono tedesco...” sorrise Kurt “E anche la Germania ha le sue gatte da pelare quanto a passato.”
“Lo so...” disse Illyana “L'abbiamo studiato. La rivolta degli studenti quando hanno scoperto che genitori e nonni erano stati, se non nazisti, aperti collaborazionisti di un crimine poi condannato da tutti... l'ipocrisia umana a volte mi fa vomitare...”
“Non credi di essere troppo dura?” domandò l'elfo riprendendo a smanettare sui tasti, in un lampo di intuizione, il volto tirato dalla preoccupazione e dall'urgenza.
“Parafrasando un film che piace tanto a mio fratello... Ho visto cose che voi umani... Un momento... che cos'è quella cosa?” domandò indicando lo schermo.
“Bella domanda... vorrei saperlo anch'io” bofonchiò il teleporta osservando preoccupato il monitor su cui campeggiava lo stato della memoria di tutti gli hardware della scuola. “Soprattutto...com'è possibile?”
“Il sistema centrale non era protetto?” replicò Illyana, ora curiosa come una normale ragazzina della sua età
“Da un codice crittografico Shi'ar, sì. Quello che più mi preoccupa è che siano spariti alcuni dati specifici... Nessuno può decifrarli ed erano ben nascosti nelle memorie, in modo che, anche in caso di immediata evacuazione, potessero rimanere confinati al sicuro. La procedura standard, per sviare l'attenzione dalle memorie, prevedeva l'attivazione di un'apparente pulizia totale dei dischi. In caso contrario i file erano sigillati e impossibili da trovare a meno di non conoscerne l'esatta ubicazione. E solo io e Charles sappiamo dove siano.”
“Erano così importanti?” domandò ancora la bionda, ansiosa dopo il mutismo tombale in cui si era calato il demone.
Kurt, facendo perno sui gomiti, poggiò i sei polpastrelli tra loro davanti al volto, pensieroso. “Decisamente. Si trattava dei Codici Xavier. Ovvero, le chiavi universali per netralizzare qualunque mutante Chuck abbia mai incontrato... Quelli di cui parlava Valerie. Forse per lei questi codici sono solo qualcosa di mitologico e chimerico... ma c'è solo da pregare che, chiunque li abbia presi, non riesca a decifrarli...” alitò angosciato.







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Torno a citare Ivan -MioPappagallo e DroniMelio- Vanko dopo un'infinità di tempo. Mi mancava...
Ah, ricordo che per non fare pubblicità ho usato i nomi in codice (controllate su Wikipedia) di Windows 95 e XP, rispettivamente Chicago e Whistler, già trovati sempre nella prima parte di questa saga (capitolo 25, si parlava di Budapest)
A parte questo, cominciate a capire dove stiamo andando a parare?
No? Peggio per voi XD
Scherzo.
Non ho molto da aggiungere: sono capitoli intermedi, preparatori al gran finale. Dovete solo pazientare un pochino.. :)
   
 
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