-Facciamo un gioco?- le disse Finnick d'un tratto, nella semi oscurità della stanza.
La voce era squillante, serena.
Solo qualche ora prima era stata annunciata l'edizione della memoria dei settantacinquesimi Hunger Games.
Annie aveva preso a tremare fortemente, accompagnando ai brividi del corpo singhiozzi sommessi.
La donna non rispose. I fantasmi di un passato non troppo lontano erano tornati a farle visita, più concreti che mai.
-"Indovina come"- continuò spiegando -Cerchiamo di immaginare come sarà nostro figlio-
I mugolii di Annie si attenuarono un poco.
-Secondo me avrà il tuo stesso colore di capelli- prese una ciocca di capelli rossi della donna tra le dita, passando in rassegna ogni riflesso dorato, messo in risalto dalla fioca luce di una candela.
-Ma sarà riccio come me- continuò, passandosi la stessa mano fra i capelli.
-Avrà le labbra sottili come le tue, e ogni inverno gli si screpoleranno per il freddo- fece una pausa, notando che il corpo di Annie aveva smesso di tremare.
Lo stava ascoltando attentamente.
-Amerà il mare e sentire la brezza che arriva dall'oceano soffiargli sulla pelle e forse, perchè no, sarà anche un bravo pescatore.
Userà il tridente come me, è ovvio.
Gli occhi saranno i tuoi, addolciranno ogni sua espressione, anche quella più dura e arrabbiata. Soffrirà il solletico-
Un timido sorriso fece capolino sulle labbra di Annie.
Finnick se ne accorse, nonostante lei mantenesse lo sguardo fisso sulla parete che aveva di fronte, gli occhi vacui.
-Prenderà da te le dita lunghe e affusolate, abili nel fare i nodi. Sarà leale e pronto a difendere le persone che ama.
Gli si formeranno le fossette sulle guance ogni volta che sorriderà e si passerà nervosamente una mano fra i capelli quando sarà teso...-
-...come te- concluse la donna, continuando a fissare il muro.
Finnick pensò che riusciva  vederlo, loro figlio, in quella parete bianca su cui le ombre, proiettate dalla luce della candela, danzavano tremolanti.
Rimase in silenzio, lasciando ad Annie l'opportunità di continuare a disegnare il loro bambino.
-Avrà la tua stessa, insopportabile, ilare strafottenza, ma saprà essere serio e rassicurante al momento giusto, come lo sei tu ora con me...- distolse lo sguardo dal muro, posandolo sull'uomo che aveva a fianco.
Il momento di smarrimento era finito, la sua Annie era tornata, ma non sapeva per quanto. La strinse a sé cingendole un braccio intorno alle spalle.
-Sarà un maschio- sentenziò con un'espressione soddisfatta, quella ilare e strafottente.







-Mamma, posso uscire con Darren domani sera? Vorremmo andare a pesca in barca!- la voce squillante di una ragazza le giunse dal piano di sopra della casa.
-Sì, Jess, solo se prometti di rientrare per le undici!-
Annie se ne stava in cucina, alle prese con un tacchino ripieno da preparare.
Sentì dei passi veloci lungo le scale.
-Certo che te lo prometto!- la testa rossa e riccioluta di Jess fece capolino da dietro la porta.
Gli occhi vispi, il sorriso sghembo e furbo.        -Mamma, ma c'è ancora quell'unguento miracoloso per le screpolature? Le mie labbra si stanno praticamente sgretolando!-
Annie le fece un cenno con la testa, indicandole uno scaffale in alto a destra.
-Grazie mammina- le disse la ragazza schioccandole un bacio sulla guancia, prima di uscire dalla cucina.
La madre la osservò allontanarsi.
-Sai Fin...- disse ad alta voce, voltandosi a guardare una foto incorniciata, poggiata su una mensola in bella vista -...avevi ragione su tutto, tranne che su una cosa- prese la cornice fra le mani -È una bellissima femminuccia!-
Sorrise, di quel sorriso strafottente, ilare, quello che lui non avrebbe sopportato, quello con cui lei amava scimmiottarlo.