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Autore: Sweetie616    13/10/2008    2 recensioni
“Credi nei sogni, Viola?” Rimasi un attimo in silenzio. Non potevo non crederci, dal momento che stavo vivendo il mio. Dedicata alle Angels, al Gurten Festival, agli sguardi e ai sorrisi che hanno definitivamente annullato la mia sanità mentale XD
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7.

Da quel giorno a Suomenlinna, Ville diventò qualcosa di molto simile alla mia guida turistica personale ad Helsinki. Mentre Sara e Vanessa ormai si erano rassegnate all’evidenza di dover girovagare per la città da sole, io e Ville passavamo i pomeriggi a passeggiare per parchi, musei e gallerie d’arte.

Quel pomeriggio lo avevo praticamente costretto ad accompagnarmi al museo del design, e mi aggiravo per le sale quando mi imbambolai a fissare una foto. Una SUA foto, per l’esattezza. Era la perfezione assoluta: i capelli legati, quegli occhi così verdi e profondi che guardavano lontano. Distolsi lo sguardo, per quanto possibile: da un lato avevo lui, dall’altra uno schermo che proiettava un video.

“Non provare a guardare quel video, non ci pensare nemmeno!” esclamò. Lo guardai perplessa. Quel video era lo stesso su cui mi ero incantata centinaia di volte, quello in cui faceva lo scemo con la bottiglietta di Plup.

“Perché non dovrei guardarlo?” chiesi, smarrita. L’unica motivazione logica che mi veniva in mente era quella di evitare figure penose, ma ormai mi ero quasi abituata ad averlo davanti in carne ed ossa... e lui non sembrava preoccuparsi delle faccine ebeti che facevo a volte guardandolo.

“E’ orrendo, io non capisco perché la gente si ostini a farmi comparire nei video quando sono inguardabile”

Inguardabile? Santo cielo, ma quest’uomo ce l’ha uno specchio, a casa?

“Inguardabile...” ripetei, alzando un sopracciglio.

“Odio rivedermi nei video, quando sorrido quei denti larghi sono orribili”

Sbattei le palpebre. La risposta era evidente: no, non aveva uno specchio. E non si rendeva conto che il suo sorriso poteva avere effetti devastanti sulle persone. Su di me, di sicuro.

“Ville, posso assicurarti che....” e mi ammutolii. No, avrei tenuto la boccaccia chiusa, stavolta. “Niente, lascia stare”.

Mi guardò perplesso, ma evidentemente la mia espressione non lasciava spazio ad altre domande.

Camminammo fino a tardi, l’ora di cena doveva essere passata da un pezzo.

Attraversammo a piedi il Kamppi, fermandoci a prendere una cioccolata calda e un korvapuusti in un piccolo bar sulla piazza.

“Stasera ceniamo in un posto speciale” disse, sorridendo. Salimmo sul tram, per poi scendere a Senaatintori. Ci sedemmo sulla scalinata, Ville dietro di me, un gradino più in alto. Era quasi buio: nel cielo, di un blu quasi irreale, cominciavano ad accendersi le prime stelle. All’orizzonte, verso il mare, le ultime nuvole del tramonto emanavano una luce rosata, che contrastava con le luci gialle della città. C’eravamo solo noi, sulla piazza, a parte qualche raro passante che si affrettava a tornare verso casa. Non avevo mai visto niente di così bello.

“Amo Helsinki a quest’ora” sussurrò “soprattutto d’inverno, dovresti vederla quando il cielo è limpido e quei palazzi lì davanti sono addobbati per Natale. Se non rischiassi il congelamento, sarei qui tutte le sere” ridacchiò.

Ville mi aveva passato un braccio attorno alla vita, facendomi appoggiare al suo petto.

“Devo ringraziarti, lo sai?” dissi, ad un certo punto, continuando a guardare incantata verso il porto, oltre i palazzi.

“Per cosa?” chiese.

“In effetti non immagini neanche per quante cose dovrei ringraziarti” sorrisi “Ma ora mi riferisco a una cosa in particolare: se non fosse stato per la tua musica, forse non avrei mai conosciuto Helsinki e.... è la prima volta che mi capita di sentirmi a casa in una città sconosciuta”.

“Davvero?” il suo sguardo si illuminò “Cosa ti piace di Helsinki?” chiese.

Sorrisi. “Tutto! Il colore del cielo, che non ha eguali in nessun altro posto del mondo, le foreste, gli scoiattoli che ti si arrampicano addosso, l’aria fredda e profumata...e adoro questa piazza, mi manca il fiato ogni volta che la vedo, arrivando dall’Esplanadi e mi incanto a guardare le cupole azzurre della Tuomiokirkko.”

Ville sorrise a sua volta, continuando a tenermi abbracciata. Gli brillavano gli occhi, come ogni volta in cui parlava della sua città. E ora capivo il perché: non era possibile non amarla. L’idea di dover lasciare Helsinki mi stringeva il cuore in una morsa. Perché, una volta trovata la mia vera casa, avrei dovuto lasciarla?

Ma non era ancora il momento di pensarci...una briciola di speranza di restare c’era.

I giorni passarono in fretta, e arrivò anche il momento del mio colloquio alla Helsinki International School.

Arrivai con largo anticipo, accompagnata da Vanessa e Sara, al penultimo giorno di permanenza in Finlandia. Era il giorno della verità: questo colloquio mi avrebbe detto se sarei rimasta o se sarei tornata subito nel mio squallido mondo italiano. Non riuscivo a non pensare al biglietto aereo che tenevo nella borsa: sperai di doverlo usare il più tardi possibile.

“Il tuo curriculum è ottimo, Viola” mi disse la direttrice dell’istituto. “Non voglio illuderti... c’è un posto vacante, ma è solo per un mese. Non posso assicurarti che dopo questo mese continuerai a lavorare, però...”

Annuii. Un mese ad Helsinki, sempre meglio di niente. “Va bene” dissi.

“Allora?” chiesero in coro le mie amiche, anche se il sorriso che avevo stampato in viso lasciava pochi dubbi sull’esito del colloquio.

“Un mese... mi hanno assunta per un mese!” esclamai, iniziando quasi a saltellare.

“Ville, ma si può sapere a che diavolo pensi, oggi?” chiese Linde.

Stavamo provando una nuova canzone e...dovevo essermi distratto di nuovo. Guardavo ogni due secondi il display del cellulare, aspettando notizie da Viola.

“Lascialo perdere, Linssi... il nostro Don Vittu si è innamorato!” mi prese in giro Migè.

Innamorato? Beh, forse sì... quando una persona ti crea totale dipendenza, forse sei innamorato. E io non potevo pensare di dover fare a meno di Viola, delle giornate passate insieme e degli sguardi sognanti che rivolgeva a tutto ciò che la circondava. Finalmente il cellulare suonò e risposi tra le risatine dei ragazzi. Forse era il caso di uscire...

“Hei! Allora?” chiesi, cercando di non far trasparire la preoccupazione.

“Pensi di riuscire a sopportare la mia presenza ad Helsinki ancora per un mese?” disse Viola, ridendo.

Cosa? Solo per un mese? Così poco?

“Un mese? Uhm.... a pensarci bene, non so se ce la farò a sopportarti” scherzai.

“Va bene, vorrà dire che mi troverò un’altra guida turistica!” ridacchiò.

“Mi dispiace ma...pare che io sia l’unico in grado di sopportare le faccine che fai quando ti incanti a guardare qualcosa!” sorrisi. Sopportare? No, forse adorare sarebbe stato un termine più adatto...

“Ha parlato l’uomo dalle mille facce buffe!” rispose, ridendo.

Un mese. Sarebbero bastati trenta giorni per farla innamorare di me e convincerla a restare?

Upon the wings of a dream
she rides
close she comes to me
fills me with light
Serpent Ride -HIM
 
Eccomi qua!!! Ho aperto efp tutta felice, pronta a postare l'ottavo capitolo e mi sono resa conto che...ops, 
mancava il 7!! XD
Questa storia sta diventando sempre di più una dichiarazione d'amore per Helsinki, perdonatemiH !!! E come sempre 
grazie di leggere i miei deliri^^
 
Lithi: prima o poi dovrà rendersi conto di quanto è tonna...si spera XD
Sisko: oddeo il Valo che fa la spesa ...parte il flash mentale!! *____* 
Glo: sìsì ci vuole proprio taanto coraggio per rifiutare cotanto Dio Finnico XD 
   
 
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