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Autore: Zemer    14/10/2014    0 recensioni
Ohana significa famiglia e famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato.
Nonostante ciò non mi pentivo di aver detto addio a Draco
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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OHANA

Capitolo 1

 

Ohana significa famiglia, e famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato.

 

Avevo dimenticato questo insegnamento. Avevo dimenticato il mio motto di sempre. La famiglia non si abbandona, mai.

Eppure non riuscivo a pentirmi di aver abbandonato Draco, di averlo lasciato solo a fissarmi sulla porta mentre scappavo via, lontano da quel passato che non riuscivo a dimenticare, stringendo forte a me la dolce Cassandra.

 

Ora la guardavo, dolce con i suoi grandi occhi verdi, dolce con i suoi fini boccoli biondi. Un perfetto mix tra lui e me. Una vera Malfoy nello sguardo e nel portamento, una vera Granger nel carattere.

Aveva ormai 4 anni, a solo sei mesi l'avevo strappata dalla sua famiglia per condurla con me nel mondo babbano.

Draco non mi aveva mai cercato, o forse ero stata troppo brava a cancellare ogni traccia di me.

Mi  guardai allo specchio: i capelli mossi e ribelli erano sostituiti da lisci capelli rossi, gli occhi color ambra erano nascosti da lenti a contatto verdi. Data la mia ancora giovane età, solo 24 anni, tutto il palazzo aveva creduto alla commuovente storia delle due sorelline rimaste orfane dopo un incidente d'auto dei genitori.

I miei genitori.

Nn mi vedevano da quattro anni.

Non potevo correre il rischio di andare da loro, Draco e gli Auror sorvegliavano costantemente la casa.

Gli Auror, si. Harry Potter mi dava la caccia. La legge magica vietava che una madre privasse il padre della figlia. E per i Malfoy questo valeva ancora di più: li avevo privati della loro unica erede.

Ma questo ormai non contava più: ero Masha Lloyd, orfana di 24 anni che doveva lavorare alla sera come ballerina in discoteca e alla mattina come lavapiatti solo per mantenere la sorellina, la piccola e dolce Mila.

Lisciai la stoffa della gonna che si era arricciata e mi alzai, pronta per quell'ennesima notte di lavoro.

Sorrisi allo specchio e usci decisa e determinata.

   
 
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