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Autore: Booyakasha96    14/10/2014    2 recensioni
Una sera di pattuglia, i quattro fratelli si ritrovano davanti un lupo bianco agonizzante sul tetto di un edificio. Cercano di soccorrerlo e invece ne ricavano solo una leccatina alle mani di gratitudine, prima di avvolgere tutto nel bianco assoluto.
Una nuova avventura, tanti guai!
Genere: Avventura, Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Occhi azzurri si erano riaperti...
Una camera stretta, scavata nella roccia con un alto soffitto nero come una notte senza luna. Senza finestre, con solo una porta blindata che si sarebbe aperta scorrevolmente con una tessera magnetica, a giudicare il lettore accanto alla cornice di metallo di essa.
Mikey gemette, sbattendo un paio di volte le palpebre: macchie scure ancora danzavano davanti a quella tetra immagine, rischiarata da quattro tizzoni ardenti collocati in anelli di metallo sulle quattro mura.
Michelangelo provò istintivamente a ritirare un braccio ma uno strappo forte lo fece guaire sonoramente: cinturini di cuoio gli bloccavano addirittura il passaggio del sangue alle mani fredde e intorpidite.
Stessa cosa, sfortunatamente, per le caviglie.
-Bloccato come un animale da vivisezionare- ringhiò tirando inutilmente i polsi: -Dove sono finito?-.
Mikey sospirò pesantemente, appoggiando la testa che aveva leggermente alzato sul ripiano di freddo metallo che lo sosteneva a quasi ventidue gradi. Ricordava ancora dei suoi fratelli e della lotta sul tetto... poi, quel colpo alla nuca di Valtor e infine il buio.
-Quindi sono nella residenze di quell'essere?- squittì, con occhi spalancati: -No, no, no, no! Io devo assolutamente tornare dagli altri!-.
Improvvisamente, la porta di metallo si aprì con un leggero sbuffo, lasciando accomodare nientemeno che Valtor in persona, con il suo fido bastone che batteva sulla roccia del pavimento con un costante ritmo.
Gli si fermò dinanzi, guardando la porta richiudersi e bloccarsi con l'unica iride visibile sotto la maschera.
"Bloccato addirittura? Devo essere un prigioniero importante" pensò Mikey, osservano il triangolo rosso rovesciato sull'architrave della porta: "Ma ciò non toglie che questo non mi fa sentire meglio!".
Valtor gli accarezzò leggermente la guancia, diteggiandogli le giovani lentiggini con un certo sinistro divertimento.
-Interessante. Sei ancora un giovane cucciolo- gli disse con bassa risatina.
Mikey deglutì, cercando di sottrarsi al tocco che corse sulla spalla destra e infine sulla giuntura dei piastroni superiori con quelli centrali.
Il cuore.
-Che cosa vuoi da me? Ti sbagli se pensi che parlerò!- ringhiò Mikey.
-Parlare?- ripeté Valtor, scoppiando in una fragorosa risata: -Il tuo umorismo m’intriga, cucciolo. Voglio semplicemente un po' del tuo sangue ancora in via di sviluppo-.
Mikey negò frettolosamente con il capo: lui aveva sempre temuto gli aghi e adesso questo mentecatto voleva addirittura sottoporlo a un prelievo? Mai!
-Hai ragione: non puoi capire le mie motivazioni se prima non vieni con me-.
-Tu vuoi solo uccidermi!- gridò Michelangelo, in preda al terrore.
Il suo cuore batteva ferocemente nel petto adesso!
-No, cucciolo. Non ancora, almeno. Adesso, fai il bravo e seguimi-.
Valtor tirò fuori un piccolo collarino nero da un sacchetto di cuoio che penzolava dalla sua cintura e glielo applicò al collo, aggiungendo un gancio di metallo lucente che apparteneva a un guinzaglio.
-Andiamo- cinguettò, sciogliendo tutti i suoi fermi: -Ah, prima che mi dimentichi. Se provi a scappare, una forte corrente elettrica ti fulminerà. Se fossi in te, mi limiterei a obbedire-.
Michelangelo deglutì sonoramente e seguì l'uomo in un corridoio sfumato leggermente di un verde militare, illuminato ancora da torce ardenti, raggiungendo una porta di metallo che Valtor aprì con una rapida scansione del palmo della mano destra.
La cosa che stupì Mikey fu la non rimozione del guanto.
Nei film di spionaggio o da alcune lezioni di Donnie, aveva imparato che scanner delle impronte digitali necessitavano del contatto netto della pelle dell'arto in questione.
Valtor gli tirò il guinzaglio, costringendolo a tornare vigile per addentrarsi in quello che rivelò essere un autentico laboratorio altamente sofisticato.
Mikey non credette quasi ai suoi occhi: sia lui sia Valtor erano su un alto e stretto corridoio che terminava con una lunga scalinata ignifuga che conduceva a un alto pilastro bianco.
Era un computer manovrato da una sfilza di scienziati in camici bianchi che si alternavano a visionare pazienti urlanti su lettini medici.
-Stanno male?- domandò Michelangelo.
Valtor si fermò, guardandolo per un attimo: -Sono contagiati, piuttosto. E tu, Michelangelo, potresti essere la cura per il mio fedele popolo-.
-C... cura?-.
Valtor annuì, scendendo la scala con passo moderato, mantenendo di proposito il giovane ninja nell'attesa curiosa di sapere.
-I miei fedeli uomini sono stati contagiati da un virus denominato Eyra, ricreato geneticamente in laboratori prodigiosi di un essere chiamato Shini Senpai, la cui identità ci è ancora del tutto sconosciuta- raccontò mesto Valtor, indicando le vittime sui lettini con il bastone: -Il mio fedele servitore, Labrador è stato mutato in quello che i tuoi fratelli hanno già visto e leccandovi, vi ha contagiati in modo permanente, eccetto te-.
Mikey spalancò gli occhi inorridito, non ascoltando molto attentamente. La sua attenzione era rivolta a quegli esseri informi che si agitavano agonizzando sui lettini di quel laboratorio tetro e sulla tinta viola scuro.
Monitor brillanti mostravano veloci immagini un po' confuse da ogni parte.
-Q... questo è... un ragazzo?- biascicò incredulo il ninja, avvicinandosi a uno dei lettini.
Valtor annuì, scuotendo amareggiato il capo. Il povero ragazzo aveva solo un piede umano: il resto del suo corpo era informe, di un colore nero e un solo occhio giallo capeggiava sulla spalla, mentre la bocca era all'altezza dello stomaco. Continuava a urlare, incapace di spezzare i forti cinturini che lo tenevano ben bloccato sul lettino scricchiolante.
Mikey distolse lo sguardo, seguendo Valtor che lo spinse dolcemente su un libero lettino.
-Capisci cosa intendo, Michelangelo? Voglio salvare queste persone: voglio vendicarmi del male battagliero che ha sterminato il mio popolo-.
L'arancione chinò lo sguardo, pensando ai suoi fratelli: chissà se vi era una cura anche per loro...
 
....
 
Labrador fissava Raphael e Leonardo che gli ringhiavano contro per lo più nel disperato tentativo di incutergli timore, ma a giudicare dalla sua eccessiva rabbia cieca, non stava funzionando granché bene.
-Non possiamo perdere tempo con questo tipo! Dobbiamo ritrovare Mikey!- ringhiò Raphael, senza staccare gli occhi da Labrador che avanzava.
-Lo so, Raph... ma non sappiamo nemmeno dove Valtor lo abbia portato-.
Il rosso scavò con le unghie nel cemento, producendo uno stridio acuto terribile: non ci aveva pensato! Ed era un fattore importante!
Labrador, stufo di guardare e attendere che vi fosse la prima mossa, attaccò: in uno sprint, il suo corpo s’interpose apparentemente davanti alla luna piena che splendeva nella notte senza fine, piombando giusto su Raphael.
Entrambi ruzzolarono in terra, con ringhi animaleschi che dimostravano quanto alla pari era la loro ferocia, sotto lo sguardo vigile di Leonardo che sperava solo che Raphael non si lasciasse nuovamente mordere per una nuova mutazione.
-Se non fossi in questa forma, riuscirei a fare qualcosa di più!-.
-Maledetto essere schifoso!- ringhiò Raphael, ignaro della preghiera di Leo: -E pensare che ti avevamo anche creduto una bestiola bisognosa di cure!-.
Labrador replicò con una serie di tentativi di morso che Raphael evitò con rapide inclinazioni del capo.
-Leo, dammi una mano! Non stare lì impalato!- urlò.
L'azzurro non se lo fece ripetere, sebbene stesse camminando avanti e indietro alla disperata ricerca di una qualche idea vincente, fino a quando non osservò meglio gli artigli che aveva alle quattro zampe e i denti affilati che pungevano la lingua anche nel semplice tocco.
-Sono dotato... posso sfruttare i miei nuovi poteri alla meglio!- sorrise, guardando Labrador che stava usando delle potenti artigliate che Raph evitava ancora con rapidi movimenti.
-Ehi, tu!- canzonò Leonardo, fiondandoglisi contro.
Labrador era distratto dall'attaccare e uccidere Raphael e questo gli costò una profonda artigliata nella schiena, in una serpeggiante ferita dal dorso al coccide.
La bestia urlò agonizzante, indietreggiando inesorabilmente verso il bordo del tetto, cercando di visionare o leccarsi lo squarcio bruciante al contatto dell'aria e sanguinante.
"E' un momento buono!" pensò Raphael, scattando in un fulmineo sprint per colpire la testa della bestia e spingerla nel vuoto: -Hai avuto ciò che ti meritavi!-.
Leonardo distolse lo sguardo, chinando le orecchie al tonfo che Labrador fece nell'impatto contro l'asfalto, in una pozza cremisi viva, luminosa sotto il lampione che fungeva da temporanea tomba. Il cervello gli era schizzato fuori la testa, in un ammasso disgustoso e alcuni dei suoi organi erano defluiti attraverso la carcassa, in odori nauseanti.
-Chiameranno la protezione civile per toglierlo da lì- sogghignò Raphael, agitando la coda.
Leonardo prese un respiro tremante, voltandosi verso sud-est. Era tempo di tornare a casa e raccontare tutto al maestro Splinter.
-Stai bene?- chiese Raph, apprensivo.
-Sì... anche se vedere la fine di quel mostro non è stato piacevole-.
-Fearless, mi meraviglio! Tu, accanito watcher di film horror e sanguinanti temi una frittatina spiaccicata di bestiaccia malefica?- sogghignò l'altro.
-Non se si tratta di mattina!-...
 
....
 
Splinter era grato che le urla di suppliche di Donnie si fossero finalmente placate da quasi cinque minuti. Dal bagno non provenivano più strazi, eccetto per alcuni tintinnii di goccioline d'acqua.
"Vi ringrazio, Grandi Antenati..." pensò il maestro, guardando la foto della sua amata Tang Shen, alla sua destra: "E anche a te, mio splendido fiore di loto... per vegliare costantemente sui miei ragazzi... e la nostra Miwa".
Si alzò per diteggiarne la cornice di legname e offrire un malinconico sorriso alla donna dal volto dolce nella foto. Molti anni erano passati davvero.
In quel preciso momento, piedi veloci oltrepassarono le sbarre del passaggio alla tana, ansimando pesantemente, catturando l'attenzione del Sensei che spalancò semplicemente gli occhi.
-S... sensei... è accaduta una cosa terribile...!- introdusse Raph, cercando di riacquistare il sangue freddo.
Leonardo annuì, avvicinandosi mestamente: -Mikey è stato rapito, padre... la storia di quel lupo moribondo che ci ha trasformati in questo era una menzogna...!-.
Splinter mise a posto la fotografia, non sicuro se l'ansia nervosa gli avrebbe permesso di continuare a stringere la cornice per trarne energia senza farla cadere in terra.
-Raccontatemi immediatamente- ordinò in un fil di voce.
Lo avrebbero fatto... ma uno scatto della porta del bagno anticipò entrambi.
-O... oh, no...- soffocò piano Leonardo.
Su quattro zampe, il nuovo Donatello li stava fissando con aria interrogativa nella sua nuova forma...
   
 
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