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Autore: Anmami    14/10/2014    2 recensioni
Dopo l'arrivo a Terminus il gruppo si trova rinchiuso in un vagone. Questa storia è la mia versione della quinta stagione vista con gli occhi di Daryl. Tra amicizia, battaglie per la sopravvivenza ed un amore difficile da ammettere anche a se stesso.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Step by step'
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Eccomi qua! Da qui inizia la mia parte preferita della storia.  Questo è un capitolo un po' cortino ma spero che vi piaccia comunque. Grazie a chi ha recensito e a chi mi segue! A presto.
 


Capitolo 11
 
Urla. Urla di dolore e di paura.
Mi svegliai di soprassalto a causa di urla provenienti dalla stanza a fianco alla mia.
Afferrai la balestra e uscii di corsa per andare a controllare cosa stesse succedendo.
Nel corridoio incontrai anche il resto del gruppo. Si erano tutti svegliati per il mio stesso motivo: quelle urla strazianti. 
Mi avvicinai cauto alla porta, dalla quale provenivano quelle grida, seguito da Rick e Michonne.
"E' la stanza di Beth!" gridò Maggie, disperata, portandosi le mani al viso e stringendosi a Glenn.
Quella era la sua camera, era lei ad aver urlato in quella maniera. Con questa consapevolezza aprii la porta velocemente e mi fiondai all'interno per controllare quale fosse il problema. 
Nessun vagante, nessun uomo armato, nessun animale. Niente che potesse spiegare il suo attacco di panico.
Voltandomi verso il letto trovai Beth raggomitolata tra le lenzuola che stava piangendo e tremando terrorizzata.
Ispezionai con cura quello che mi circondava cercando di capire cosa l'avesse ridotta in quello stato, ma per la seconda volta non trovai nulla di strano.
Maggie entrò nella piccola stanzetta e corse dalla sorella cercando di calmarla, ma Beth la spinse via, rannicchiandosi ancora di più tra le coperte.
A quel punto pensai che valesse la pena fare un tentativo.
Lentamente mi avvicinai e dopo aver appoggiato la balestra ai piedi del letto, allungai una mano verso di lei per confortarla.
Beth mi osservava spaventata, ma non si mosse di un millimetro.
Mi feci ancora più vicino e mi accovacciai accanto a lei per guardarla negli occhi.
Dopo aver studiato per qualche secondo il mio comportamento, scoppiò a piangere ancora più forte di quanto stesse facendo prima del nostro arrivo e afferrò la mia mano stringendola con forza.
Mi voltai verso Rick, il quale mi fece un cenno con il capo e portò gli altri fuori dalla stanza. Maggie protestò, ma Glenn la convinse a lasciarci soli. Beth aveva scelto me.
Restammo immobili nella stessa posizione e lei continuò a stringermi la mano piangendo.
Non servivano parole. Aveva bisogno di sostegno ed io glielo avrei dato, al diavolo l'orgoglio, al diavolo Merle e le sue idee.
Se aiutare il prossimo era sinonimo di debolezza allora, almeno per quella sera, avrei potuto essere un debole.
Molto lentamente iniziò a calmarsi anche se la presa sulla mia mano non era diminuita.
Quando i singhiozzi iniziarono a diradarsi la guardai attentamente in cerca di spiegazioni.
Dopo qualche minuto fu lei a parlare per prima.
"Vuoi sapere come ho fatto amicizia con Charles?" chiese guardando fisso davanti a se.
Io annuii facendole un gesto con la mano libera per invitarla a raccontare.
"Beh, è stato lui a trovarmi nella doccia. Ero piena di escoriazioni, volevo riuscire a lavare via l'odore di quelli... ho grattato talmente tanto forte la mia pelle con la spugna ed il sapone che ho finito per procurarmi delle ferite su tutto il corpo. Quando è arrivato per farsi la doccia mi ha trovata rannicchiata in un angolo, insanguinata e spaventata. Da allora non ha fatto altro che proteggermi e aiutarmi. Mi ricorda molto te. Solo che tu non sei gay." disse Beth sorridendo come se mi stesse raccontando una barzelletta.
Io come risposta aumentai la stretta sulla sua mano per sfogare la mia rabbia. 
Lei mi osservò e mi sorrise. Si spostò leggermente di lato invitandomi a sedermi vicino a lei.
Titubante restai un secondo indeciso sul da farsi, ma poi accettai e mi posizionai al suo fianco. Forse Carol aveva ragione dopotutto. 
Lei mi lasciò la mano e appoggiò la testa sulla mia spalla.
"Visto? Non ho paura di te" disse sincera.
"Perché urlavi?" chiesi sporgendomi leggermente per osservarla in viso.
"Un incubo." rispose lei sbrigativa.
"Andiamo Beth. Un incubo non ti riduce in quello stato. Parla. Voglio sapere cosa ti è successo e voglio saperlo ora. Basta cazzate."
"Va avanti così da quando sono arrivata qui. Il secondo giorno ero in una di queste piccole stanzette e non sapevo cosa ne sarebbe stato di me. La sera un energumeno è venuto a prendermi e mi ha condotto dal capo, sai immagino volesse controllare la mercanzia... non ho più dormito una notte intera da quando lui mi ha..."
"Quel figlio di puttana!" affermai alzandomi bruscamente e uscendo dalla sua stanza imbracciando la balestra. 
Sulla mia strada incontrai Rick, che vedendomi a dir poco furioso, cercò di calmarmi, ma senza riuscirci. Provò a chiedermi spiegazioni, ma non lo ascoltai. Avevo una faccenda importante da sbrigare. Un conto in sospeso da saldare una volta per tutte.
Uscii di corsa dall'edificio dritto verso il terreno dove era avvenuta la battaglia il giorno prima.
Al centro del cortile c'era lui. Quel pezzo di merda si era risvegliato e andava in giro ciondolando e grugnendo.
Lo attirai verso di me.
"Qui pezzo di merda! Sono qui!" dissi sventolando le braccia. 
Quando fu sufficientemente vicino gli scoccai una freccia in mezzo al cranio.
Cadde per terra morto e questa volta realmente.
Mi avventai su quel cadavere tumefatto e lo colpii ripetutamente con il coltello.
Il volto, già sfigurato dalla morte, dopo il mio intervento risultò ancora più difficile da identificare. Volevo renderlo irriconoscibile, volevo distruggere ogni traccia del figlio di puttana che era in vita. 
Quando il mio desiderio di vendetta fu appagato, mi sedetti sul terreno vicino al corpo e contemplai il mio operato. 
Mentre mi trovavo lì accanto a quell'insieme di sangue e budella sentii dei passi alle mie spalle e voltandomi trovai Beth vicina a me.
Si sedette poco distante appoggiandomi una mano sulla spalla, sulla quale appoggiai la mia e restammo così in silenzio ad assistere alla nascita di un nuovo giorno.

  
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