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Autore: 365feelings    14/10/2014    7 recensioni
11. That's the trick (o di come tutto va per meglio)
Quando sente la mano di Will sfiorare la propria, non si sottrae al contatto anzi lo cerca ed è bello sentire le dita dell'altro intrecciarsi alle sue. Pelle contro pelle. C'è un tempo per ogni cosa e quello di fuggire e nascondersi è finito già da un pezzo.
«Che ne dici, li raggiungiamo? Credo che sia arrivata anche tua sorella».
Quello, è il tempo di vivere.

Will/Nico | post-Blood of Olympus | headcanons
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Will Solace
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Out of the darkness, brighter than a thousand suns
Coppia: Will/Nico
Rating: verde
Genere: generale, missing moments
Avvertimenti: flash fic, spoiler!
Note: in quale follia mi sono mai cacciata. Una raccolta solangelo. Si salvi chi può.
Andiamo per punti, che è meglio.
  • Che cosa sappiamo di Will? Che ha il senso dell'umorismo e che è anche un po' nerd (se non vi ricordate rileggetevi i primi capitoli di The Lost Hero), che è un guaritore prima di essere un guerriero ma che una professione non esclude l'altra, che ha il coraggio (o forse è solo pazzo) di affrontare Clarisse, che è schietto e che dopo due giorni in infermeria diventa parecchio irritabile. E oh sì, è anche parecchio interessato a Nico. Detto questo spero di non essere andata OOC e che questo primo capitolo non faccia troppo schifo.
  • Che cosa sappiamo sui figli di Apollo e sui loro poteri di guarigione? Nulla mi pare, quindi ho inventato. Mi piace pensare che almeno i più potenti tra loro abbiano un legame abbastanza forte con il sole e che ne siano influenzati. Per quanto riguarda i poteri curativi, siccome non so come funzioni, fingiamo che basta posare le mani sulla ferita e questa per magia guarisce. Ali e Summer sono degli OC e sono assolutamente trascurabili (Ali però è mediorientale e Summer è una sorta di dottoressa Torres — Grey's Anatomy — bionda). Poi siccome non studio medicina non uccidetemi se ho sparato qualche cazzata.
  • Che cosa sappiamo sull'organizzazione dell'infermeria? Ancora nulla, mi pare. (Correggetemi se sbaglio, eh). Quindi mi piace pensare che da qualche parte abbiano scorte di medicinali e di cari, vecchi ago e filo; per le emergenze si intende. E chiaramente la battaglia contro Gea è un'emergenza. L'ambrosia scarseggia perché sì, altrimenti dove sta il bello?
  • Non mi pare di aver fatto grossi spoiler (per il momento). Voglio dire, Gea viene sconfitta: ne dubitavate per caso? Inoltre i ricoveri sono del tutto inventati.
  • Volevo scrivere una raccolta Mitchell/Nico e sono finita per iniziare una raccolta Will/Nico. Bene.
  • Il titolo è tratto da una canzone degli Iron Maiden.
  • Un po’ di pubblicità. Il campmezzosangue vi attende con una challenge e un nuovo contest, inoltre ci potete trovare anche su facebook.
 
 




 
 Out of the darkness, brighter than a thousand suns
 
 
«I've been stuck in the infirmary for, like, two days.
You don't come by. You don't offer to help».
[]
«You can't help out a friend? Maybe cut bandages?
Bring me soda or a snack. Or just a simple How's going, Will?
You don't think I could stand to see a friendly face?»
The Blood of Olympus, Rick Riordan
 
 
 
Si è appena infilato il camice verde, ignorando la spalla dolorante, quando arrivano i primi feriti.
«Avanti, è un giorno perfetto per salvare vite».
 
I letti sono stati i primi a finire e anche le barelle sono quasi terminate. Fra poco non ci sarà più spazio e i semidei da curare non fanno che aumentare.
Will dovrebbe ingegnarsi e trovare una soluzione — è lui il capo — ma è troppo occupato a salvare vite per occuparsi dei problemi di logistica.
«Mettetelo lì, presto!»
Sono solo all'inizio.
 
«Tre costole incrinate» inizia l'anamnesi analizzando il torace del ragazzo «E un femore rotto» conclude guardandogli la gamba «Portatelo da Summer. Tutte le fratture da Summer, capito?» aggiunge, alzando il tono della voce per poter essere sentito al di sopra della confusione «Da me solo ferite!»
«Il prossimo! No, quella non è una ferita. Il prossimo!»
 
È un'infermeria sovraffollata, non una sala operatoria sterilizzata. Il solo pensiero gli fa venire i brividi, ma al momento Will non ha il tempo per preoccuparsi del dove intende curare i propri pazienti. Con un gomito libera il tavolo su cui di solito i suoi fratelli compilano l'inventario; fogli e cartelle cadono a terra, qualcuno li calpesta, si sporcano di sangue e terra.
«Qui mi serve una mano, tenetelo fermo» ordina mentre inizia ad estrarre delle schegge dalla schiena di un satiro.
 
«Tu cos'hai?» chiede al romano che avanza zoppicando, tenendosi una mano sul fianco «Una ferita da spada, profonda almeno dieci centimetri. Cosa aspettavi a venire, di morire dissanguato?»
 
C'è ancora molta confusione, troppa. Con un fischio richiama l'attenzione.
«I casi di avvelenamento non grave mandateli da Katie e Miranda, se ne occuperanno loro».
«Will, ci sono degli ustionati, cosa ne facciamo?» chiede Ali, indicando un gruppo di ragazzi ricoperti di bolle e vesciche. Si guarda attorno cercando qualcuno di libero a cui affidarli, ma i suoi fratelli sono tutti indaffarati.
«Possiamo occuparcene noi» interviene un semidio romano dall’aria stropicciata «Siamo figli di Esculapio e Apollo, possiamo aiutare».
 
Tra una ferita e l'altra, per qualche istante, Will riesce a pensare ai suoi amici. Non ne ha ancora avuto nessuno in cura e questo è un bene, vuol dire che nessuno di loro è così grave da necessitare delle sue attenzioni.
Lou Ellen è entrata in infermeria zoppicando, ma è anche uscita qualche minuto dopo. Cecil non lo ha ancora visto, ma vuole credere che stia bene. Di Nico nemmeno l'ombra e non sa se questo sia un bene o un male. Tuttavia non ha il tempo per preoccuparsene.
 
«Tu!» chiama un semidio romano accasciato in un angolo. Lo ha notato perché stava perlustrando l'ambiente alla ricerca di una zazzera corvina.
«Tu, fammi vedere cos'hai» ripete, dal momento che il ragazzo non gli risponde. Quando si avvicina per controllarlo, questo si scosta.
«Se non mi lasci vedere non posso aiutarti» insiste, ma il romano si ostina a non voler essere curato, non da lui almeno. Will intuisce il problema.
«Sono greco. Non ho la lebbra» continua senza successo «E va bene. Ti lascio morire, arrangiati».
Si allontana irritato — più per non aver ancora trovato Nico che per il comportamento del ferito — ma appena incrocia uno dei suoi fratelli romani lo indirizza verso il commilitone.
 
«Se dovessi morire...» inizia la ragazzina. Non può avere più di dodici anni e non l'ha mai vista al Campo, quindi probabilmente è romana. Non ha nemmeno il tempo di riflettere sulla rivalità tra i due schieramenti: da quando Gea è stata sconfitta ha curato sia greci che romani senza fermarsi un secondo. Sono stati nemici, certo, ma poi hanno combattuto fianco a fianco e ora stanno lavorando insieme.
«Nessuno morirà» la interrompe, guardandola dritta negli occhi prima di concentrarsi sulla sua ferita «Capito?»
 
Devono essere passate sette ore, al massimo dieci, dal primo ferito che ha curato. Lo sa senza guardare l'orologio perché avverte la posizione del sole nel cielo.
Altri semidei greci entrano in infermeria sorretti da soldati romani: sono tutti sporchi di sangue e terra.
Gli sembra di fare quel lavoro da una vita.
 
Quando Ali lo avverte che le scorte di ambrosia iniziano a finire, Will impreca. Sebbene ad intervalli più ampi, continuano ad arrivare ancora casi gravi e comunque ci sono centinaia di semidei feriti che un cubetto di ambrosia basterebbe a rimettere in sesto.
«Avvisa Summer, dille di usare le vecchie maniere» riferisce e se ha imparato a conoscere sua sorella, è certo che la figlia di Apollo gradirà raddrizzare ossa senza  l'aiuto dell'ambrosia. Per quanto gli riguarda, ha energie sufficienti per almeno altri dieci feriti, quindici al massimo, poi dovrà ricorrere all'ago e al filo e non è sicuro che l'infermeria ne sia dotata a sufficienza.
 
Dopo essere quasi inciampato in Lacy, Will la ringrazia e divora il panino che gli ha portato. La semidea è apparsa pochi minuti prima con un cestino di vivande che ha distribuito a tutti i figli di Apollo, regalando sorrisi e parole di incoraggiamento.
Per quanto apprezzi il gesto, avrebbe preferito che a portargli il panino fosse stato Nico.
 
Di notte lavorare è ancora più faticoso, un po' per le ore che si sono accumulate e un po' perché è il sole gli dargli la forza.
«Vai a riposare» gli dice Ali «Qui ci penso io».
Will guarda la gamba che dovrebbe curare, quindi fa un passo indietro.
«Non più di un'ora, poi torno» lo avverte e si libera dei guanti.
Sta raggiungendo l'uscita per andare nella sua Cabina dove i letti di certo non mancano, quando si sente chiamare. Il primo pensiero è Nico, ma la voce non corrisponde. Infatti è Cecil, che se ne sta su una branda con una fasciatura in testa e ha l'aria piuttosto annoiata.
«Ti lascio il posto».
Il semidio apre la bocca per protestare, ma l'amico non vuole sentire storie e un secondo dopo si ritrova al suo posto. Non appena appoggia la testa sul cuscino si addormenta.
 
È l'alba quando si sveglia e il suo primo pensiero è che lo hanno lasciato dormire un'ora di troppo. Ritorna in servizio dopo essersi cambiato il camice, appurando con sollievo che non ci sono state altri morti.
Di Nico nessuna traccia e in qualche modo sa che avrebbe dovuto immaginarselo, ma non può fare a meno di sentirsi ferito.
 
Il secondo è il giorno dei casi meno gravi e delle fasciature. Qualcuno trova persino il tempo per pulire un po' l'ambiente e cambiare le lenzuola dei letti.
Will si mette al lavoro concentrandosi sulle suture e sui cerotti per non pensare ad altro — per non pensare a Nico e al fatto che quel maledetto ragazzino non si sia ancora fatto vedere.
 
È quasi mezzogiorno quando Sherman fa il suo ingresso in infermeria e ogni speranza di unirsi agli altri semidei per il pranzo svanisce. Il ragazzo avanza sorretto da Mark e ha un aspetto terribile.
«Curalo» ordina il figlio di Ares, depositando il fratello sul tavolo con la delicatezza che userebbe per un sacco di patate.
«Cosa gli è successo?» chiede controllandogli gli occhi e il battito «E perché non lo hai portato subito qui?»
«Stavamo inseguendo una manticora» spiega Sherman, ghignando con aria strafottente nonostante il colorito pallido e il sudore freddo sulla fronte.
Will immagina come sia finita la loro caccia e non è per nulla interessato ai dettagli, quei gradassi dei figli di Ares non gli sono mai piaciuti, ma i due fratelli continuano a commentare le loro gesta.
«Avreste potuto farvi uccidere» li rimprovera «Che bisogno c'era di inseguire il mostro?»
Mark gli lancia una delle sue migliori occhiate alla cerchi rogne? e senza badargli un secondo di più riprende a vantarsi della propria bravura.
Sherman nel frattempo non sembra migliorare e Will si rivolge al ragazzino che lo sta affiancando, chiedendogli di chiamare Eugene.
«Eugene chi?» domanda Mark con sospetto e quando lo vede arrivare scuote il capo in segno di diniego e si frappone tra lui e l'altro figlio di Ares «Il romano non si avvicina a mio fratello».
«Lascialo passare. Mi serve il suo aiuto» sospira Will, ma l’altro non si muove e anzi stringe i pugni, in posizione d’attacco.
Quello che ci manca è giusto una rissa, pensa con esasperazione.
«Sherman è stato avvelenato. Se non lo curiamo rischia di morire. Eugene è bravo con i veleni, ha salvato dozzine di soldati ieri. Lascialo fare il suo lavoro» insiste. In momenti come questi vorrebbe avere la parlata ammaliatrice; anche un esercito di scheletri non sarebbe male. Mark continua a fissare con astio e sospetto Eugene, ma il semidio non abbassa lo sguardo – se ha paura non lo dà a vedere. Alla fine il greco fa un passo indietro, permettendogli di avvicinarsi al fratello e di curarlo.
«Hai detto che sei un figlio di Esculapio, giusto?» chiede Will a lavoro finito.
Eugene annuisce, lavandosi le mani.
«Ci farebbe comodo uno come te qui. Come puoi vedere, la progenie di Ares tende ad infortunarsi anche in tempi di pace».
«Lo stesso per i figli di Marte. Suppongo sia nel loro sangue».
 
Chiusa la parentesi Mark e Sherman, da sempre due grandi e grossi idioti, Will torna a fasciare braccia, gambe e addomi di semidei e semidee.
A dargli una mano ci sono i suoi fratelli, di entrambi i campi, e verso sera arrivano anche Lou Ellen e Lacy. Miranda e Katie distribuiscono tisane ai feriti, mentre Reyna va a trovare alcuni dei suoi soldati.
Travis e Connor irrompono con una scorta di garze e cerotti che si sono procurati chissà dove (Will sospetta che li abbiano rubati) e persino Chirone lo va a trovare.
L'unico a mancare è Nico.
 
È ormai sera quando si libera, ma di tornare nella propria Cabina non ha voglia.
«Summer, vai a riposarti. Qui ci penso io».
La semidea gli chiede se è sicuro — sono tutti stanchi — ma Will ha già iniziato le visite, controllando le condizioni di salute dei semidei ancora ricoverati.
Ora che il trambusto del primo giorno si è calmato, ora che si sono lasciati Gea alle spalle (o stanno provando a farlo) l'infermeria si è svuotata. A molti sono bastati dei punti o un po' di ambrosia per guarire e sono subito stati dimessi, altri hanno liberato i letti quella mattina, altri ancora se ne sono andati contro il parere medico, altri ancora dubita si siano fatti controllare da qualcuno. Percy, ad esempio, è certo di non averlo visto, ma considerando le proprietà guaritrici che l'acqua ha nel suo caso non se ne è preoccupato. Annabeth si è fatta medicare le ferite più gravi e poi si è dileguata, sicuramente per stare con il suo ragazzo e Will, in fondo, non se la sente di biasimarla. Piper e Jason si sono invece guadagnati due letti dietro il paravento, ma le loro condizioni sono buone; anzi la figlia di Afrodite era già in piedi per l'ora di pranzo.
Restano solo una ventina di semidei tra greci e romani e quasi tutti stanno dormendo: sarà una notte tranquilla.
Per tenersi occupato inizia a fare l'inventario delle scorte che restano — non che contare cubetti di ambrosia lo distragga poi molto da Nico di Angelo e dal fatto che a due giorni dalla fine della guerra non abbia messo piede in infermeria. Non una visita, non un ciao, come stai né un serve una mano? Ma cosa si aspettava davvero da Nico?
Mentre riordina le medicine decide che l'unico motivo scusabile per quella scortesia è la morte. Ma siccome lo esclude, tanto più che quando lo ha lasciato era in perfetta salute (ok, magari non in perfetta salute, ma stava bene — bene per quanto possa stare bene un figlio di Ade che è passato attraverso il Tartaro, un'impresa suicida e una battaglia contro il nemico più temibile che si possa mai immaginare) Nico di Angelo e il suo comportamento non sono per niente scusabili.
Glielo dirà la mattina successiva. Oh, eccome se glielo dirà.
   
 
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