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Autore: cin75    15/10/2014    9 recensioni
Racconto scritto a quattro mani: Cin75 e Kleines licht.
Un famoso detto recita : Canta che ti passa!!!
Ma davvero una canzone può servire a scoprire ciò che c'è nel cuore di chi ama e viene amato a sua volta!!??
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cosa vorresti fosse il tuo compagni per  te?
 
Dopo l’ultima seduta Jared, non ne era certo, ma sentiva che qualcosa era cambiato. I discorsi tra lui e Jensen erano diventati ad un tratto quasi “schematici”.

“Tutto ok?!”
“Tutto ok!”
“Ti aspetto a fine riprese!?”
“No, mi aspettano in produzione!” oppure “Si, come vuoi!” e cose del genere.

E Jared davvero non capiva, eppure, dopo quelle canzoni, quelle parole che persone più esperte avevano decantato per loro, sembravano aver fatto il loro effetto. Perché allora, adesso, si sentiva come se fossero alla prima seduta. Jensen era stranamente freddo e lui si sentiva di nuovo come se tutto fosse colpa sua.
Ma che diavolo era successo?!
Ripensò alle varie canzoni, alle parole di quelle canzoni. Erano state per lo più canzoni d’amore, canzoni che volevano mostrare i suoi sentimenti verso Jensen in una maniera in cui non avrebbe mai potuto. Sì, è vero. C’era stata quell’assurda canzone degli AC/DC, ma si era chiarito con Jensen e quello che era accaduto dopo, l’amore appassionato , i baci affamati e le carezze dolci e possessive, gli avevano confermato che il compagno non se l’era presa.
Allora, cosa?

Poi, ci pensò e capì. O meglio credette di essere sulla strada buona. Quando andarono dalla Cross, la spiegazione che lui diede alla terapeuta fu:
E’…insomma….è come se non avessi più una vita mia…uno spazio mio…Voglio dire!! conviviamo da 5 anni ma è come se fossero….”,
Si era lamentato con la dottoressa in maniera tale da sembrare uno che rivolesse indietro la sua vita, quando invece già dalla prima canzone e poi a seguire le altre, non aveva fatto altro che ripetere e ripetere quanto Jensen fosse importante per lui. Quanto vitale fosse la sua presenza nella sua vita e quanto fosse indispensabile l’amore che li univa.  E durante l’ultima seduta Jensen aveva dovuto addirittura consolarlo a causa di ciò che di tanto profondo sentiva.
Altro che voler di nuovo il proprio spazio! E forse da questo punto di vista, Jensen, si era sentito preso in giro e forzato ad affrontare quelle sedute assurde e a spiattellare i suoi sentimenti più nascosti. Lui che era la privacy fatta persona.
Sarebbero dovuti tornare a breve dalla Cross e quella specie di limbo in cui erano piombati improvvisamente, di nuovo, lo metteva in agitazione e gli faceva temere che ciò che sembrava essere stato messo a posto, fosse stato distrutto come un castello di carte.
Che Jensen avesse capito che quello che c’era tra loro era troppo o troppo poco?, che lui non fosse stato in grado di fargli capire quanto fosse importante e quanto rappresentasse nella sua vita?, che Jensen cominciasse a capire che ciò che li univa facesse loro più male che bene?

E questa ultima ipotesi lo terrorizzò e quasi in preda al panico cercò tra le sue canzoni memorizzate nella playlist del suo I-pod, si mise su google a digitare le parole più improbabili per far spuntare fuori dall’invisibile consigliere dell’etere una canzone appropriata che spiegasse una volta per tutte i suoi sentimenti. Che spiegasse a Jensen quando fosse stato stupido da parte sua, quel giorno dire alla Cross, che si sentiva in trappola, che rivoleva i suoi spazi, che rivoleva la sua vita. Cercò una canzone che rivelasse che lui voleva sentirsi in trappola se la trappola era l’amore che lo legava a Jensen. Che lui non rivoleva i suoi spazi, perché sarebbero stati vuoti e inutili senza Jensen che li riempiva. Che lui non rivoleva la sua vita se quella vita era una vita senza di Jensen, senza il suo amore.
Cliccò, per gli ultimi tentativi , quasi con le lacrime agli occhi, a causa dell’ansia di non riuscire a trovare qualcosa di appropriato. Non voleva il solito “Ti amo”…non gli bastava e più rileggeva la domanda che gli aveva postato la Cross, più si sentiva frustrato: “Cosa vorresti fosse il tuo compagno per te?!” , che altro poteva chiedere a Jensen che Jensen già non gli avesse dato. Lo aveva amato e lo amava ancora, nonostante il suo carattere impossibile e il più delle volte infantile. Jensen si lasciava mettere in mezzo ai suoi scherzi verso ogni malcapitato e il più delle volte faceva da capro espiatorio per evitargli l’ennesima penale da parte dei produttori. Jensen era sempre al suo fianco quando ne aveva bisogno e anche quando non ne aveva. Jensen c’era sempre. Jensen lo amava sempre.
Jensen era tutto..tutto…tutto.

E quasi come in ipnosi quella parola si scrisse da sola sullo schermo e una canzone spiccò fra tante. Jared la ascoltò e ne fu rapito immediatamente: la dolcezza quasi silenziosa dell’inizio, fino alla potente consapevolezza delle ultime note. Rilesse la domanda e riascoltò la canzone. Sì! Era lei!
Ecco che cosa voleva che fosse Jensen per lui.
Anche quella sera si ritrovò ad andare da solo dalla Cross, pure se non fu del tutto convinto della scusante del compagno. Ma accettò per non creare ulteriore tensione.
“Ti aspetto dalla Cross!” gli disse per telefono, quando Jensen gli comunicò che sarebbe arrivato da solo.
Jared si aspettava un sincero “Farò il più presto possibile!” come l’ultima volta, invece questa volta, prima di mettere giù, ci fu solo un silenzioso e quasi seccato mugugno. Il giovane deglutì e accettò quell’avvertimento e quando entrò nello studio, giustificò, sorridendo a forza, il compagno assente.
Ma la Cross non era una pivellina nel suo mestiere e capì subito che qualcosa non andava. Lei voleva costruire un nuovo palazzo, ma piano piano doveva far crollare le vecchie fondamenta per farne di nuove e più forti e a quanto pare i mattoni cominciavano a venir giù, e anche piuttosto fragorosamente. I due ragazzi non potevano solo stare lì dentro e dirsi a suon di canzoni “ti amo e ti voglio!”, ora, dovevano anche rendersi conto che c’era bisogno di capire perché si amavano e si volevano così disperatamente. E da quella disperazione rimettere tutto in discussione e poi capire la strada giusta da prendere per ritirar su, il loro castello.

E tutto fu confermato quando all’arrivo di Jensen, l’aria quasi di palese imbarazzo, non cambiò di molto, anzi sembrò appesantirsi. Jared, cercò di non dare peso alla situazione e passò l’usb alla Cross.
“Hai una qualche motivazione per questa tua scelta?!” disse mentre si preparava al “play”
“Credo che sia stata la canzone a trovare me!” sorrise giustificandosi, quasi in imbarazzo. “Ma a questo punto, io, non so con che altre parole spiegare ciò che sento!” disse rivolgendosi verso di Jensen che, stranamente, questa volta, non lo guardava.
La musica partì, dolce, leggera, quasi timida.
 
Find me here 
and speak to me
I want to feel you, I need to hear you
You are the light that's leading me to the place
Where I find peace again

You are the strength that keeps me walking
You are the hope that keeps me trusting
You are the light to my soul
You are my purpose
You're everything 

and how can I stand here with you
And not be moved by it
Would you tell me how could it be any better than this

Quella canzone per uno strano motivo costrinse Jared a ritornare ad alcuni suoi ricordi. Bellissimi ricordi.
Stava già con Jensen da circa un anno e tutto ormai era alla luce del sole, ma un giorno capitò qualcosa. Uno dei tecnici lasciò in giro uno di quei rotocalchi che sparano a zero su chiunque e il cui motto era "basta che se ne parli male!!" e purtroppo quella volta, non si sa come, capitò nel loro mirino, Jared. C'era un articolo che in poche parole sosteneva che il caro Jared Padalecki rimaneva come regular nello show , solo perchè aveva un bel faccino da contrapporre alla più fascinosa e virile bellezza del suo collega maggiore.
La cosa lo annientò. Lui che ci metteva il cuore in quello che faceva e soprattutto gli fece rabbia essere visto solo come un “bel faccino” e sapeva che la cosa avrebbe fatto infuriare anche Jensen. Già protettivo nei suoi confronti fin dagli albori della loro storia.
Dopo che lesse l'articolo, a fine riprese, praticamente sparì dal set per ore. Ricordò che solo Jensen fu in grado di ritrovarlo. Il maggiore non gli disse niente di filosofico o profondo o altro. Si sedette solo accanto a lui. A terra. Jared rammentò il calore che immediatamente sentì avvolgerlo. Ricordò che stranamente quell'angolo appartato non era più tanto buio. Sentì un senso di straordinario conforto pervadergli l'animo quando Jensen gli strinse la mano e senza dirgli ancora niente, lo guardò. Sul suo volto una straordinaria serenità e una dolcissima comprensione. Non seppe spiegarsi come , ma si sentì di nuovo forte, in grado di poter affrontare tutto e tutti.
Come il suo Sam, vide la luce alla fine del tunnel!!
E alla fine, c'era Jensen.
Jensen, che riusciva a riportarlo sempre alla luce di un caldo sole. Jensen, che con il suo amore gli mostrava sempre la strada giusta da percorrere insieme. Jensen, che gli riempiva l'anima con la sua presenza e gli dava pace e forza per andare avanti e affrontare il mondo e tutto ciò che la vita aveva in serbo per lui. Per loro.
 
You calm the storms and you give me rest
You hold me in your hands
You won't let me fall
You still my heart when you take my breath away
Would you take me in take me deeper now

And how can I stand here with you and not be moved by it
Would you tell me how could it be any better than this

Cause you're all I want, you're all I need
You're everything..
everything
Everything.. everything

Erano passati anni, meravigliosi anni, da quando stavano insieme, e ogni singolo giorno di quegli anni, era stato solo una conferma di ciò che li legasse. Jared aveva imparato a fregarsene di tutti gli stupidi  gossip che gli riguardavano o che riguardavo loro. Aveva imparato a focalizzare la sua attenzione, o meglio la sua vita, su lavoro, su Jensen, su ciò che di realmente era importante. I rumors del mondo dello spettacolo li lasciava a chi non aveva una vita privata completa come quella che gli aveva regalato l’amore di Jensen. L’amore per Jensen.
Si sentiva invincibile. Si sentiva come uno che poteva affrontare tutto. Tempeste, liti, cadute, delusioni …ogni cosa. Tanto sapeva che ci sarebbe stato sempre e comunque Jensen al suo fianco pronto a calmare la tempesta, a coprirgli le spalle, a rialzarlo quando un colpo più forte del previsto lo avrebbe messo al tappeto. Ci sarebbe stato sempre e comunque Jensen a confortarlo e ad amarlo. Perché questo era quello che faceva Jensen. Quello che era Jensen. Era tutto ciò di cui aveva bisogno. Tutto ciò che voleva. Era semplicemente…tutto!!
E forse solo per quel motivo si erano ritrovati dalla Cross. Forse stupidamente, invece di capire questo,  aveva creduto che quell’irrequietezza e quel senso di inadeguatezza nei confronti di Jensen, fossero i segnali che il loro amore stesse soffocando nella routine. O magari stesse lenendosi come si spegne pian piano la fiamma di una candela.

Che stupido!!, pensò Jared. Che stupido a non capire che ciò che sentiva e che gli attanagliava lo stomaco era solo la consapevolezza di quanto amasse ancora e ancora Jensen. Di quello che Jensen significava per lui, per la sua vita. Nella sua vita.
 
Quando anche questa canzone fece il suo corso, Jared , come quella volta nel vicolo di uno dei set, si sentì in grado di poter affrontare tutto, solo che questa volta, quando si voltò a guardare verso il suo compagno non vi trovò quella splendida luce che avrebbe dovuto indicargli la fine del tunnel.
No, questa volta, no!
Jensen non c’era. O meglio era lì, ma non c’era realmente. Deglutì l’entusiasmo che stava prendendo il sopravvento. E non disse niente.

La Cross, a cui nulla era sfuggito, andò in suo aiuto.
“Ti va di dirmi, perché questa canzone?!” chiese dolcemente, anche per rendere la situazione più calma possibile, avendo notato lo stato d’animo del maggiore.
Jared solo per qualche altro attimo, restò fermo su Jensen che ancora non lo degnava di uno sguardo, anche se il giovane, vedeva sul volto del compagno una sofferenza tenuta a freno con difficoltà. Moriva dalla voglia di chiedergli che cosa fosse successo dall’ultima seduta, perché quel cambiamento così radicale, quasi sofferente. Ma ne ebbe quasi paura. Così decise di rispondere solo alla Cross e lasciare a lei,  poi, la possibilità di far “confessare” Jensen.
“Quando iniziammo queste sedute le dissi che mi sentivo come se fossi in ….trappola!” e prese coraggio, quando vide la Cross annuirgli.
“Bene!, oggi ho capito che non era quello che sentivo e che era la ragione sbagliata per cui mi sentivo in quel modo!”
“Puoi spiegarti?, forse anche a Jensen farebbe bene saperlo!” e il maggiore sentendosi chiamato in causa, replicò solo un sarcastico: “Sì, dicci perché siamo qui a giocare al Musichiere!!”
Jared a quella ironia stava per esplodere, ma un cenno deciso della Cross, lo fermò.
“Continua, Jared!” lo spronò invece ad andare avanti.
Jared calmò il respiro e decise di dire comunque ciò che di bello stava già per dire, anche se in quel momento Jensen, avrebbe meritato altro.
“Ho capito che quello che sentivo non era “sentirmi in trappola”. Anzi. Quello che sentivo era l’inadeguatezza di quando Jensen non era con me. Non ero frustrato perché non avevo più i miei spazi. Ero frustrato perché a volte mi accorgevo che in quegli spazi non sempre c’era Jensen. Non mi sentivo stanco della nostra vita insieme…” disse, rivolgendosi direttamente a Jensen. “….mi sentivo terrorizzato dall’idea che quel tempo sarebbe finito prima o poi e avevo paura di non aver vissuto tutto il tempo che mi poteva essere concesso amandoti come meritavi di essere amato!”
La voce , nonostante provava a restare calmo, si incrinò e i suoi occhi cominciarono a brillare di un luccichio che mostrava oltre i suoi sentimenti per Jensen, anche la delusione per la reazione del compagno stesso, a quello che gli era appena stato rivelato.
“Questo è quello che vorrei tu fossi sempre per me, Jensen. Tutto. Non so come altro potrei vivere la mia vita, senza averti accanto. Mi hai insegnato a volere tutto. E io voglio te, perché tu sei il mio tutto, tu sei….” , ma non riuscì a concludere, perché Jensen si alzò di scatto.

“Scusate, ho bisogno d’aria!” disse seccato a non degnando nessono di uno sguardo.
Uscì dallo studio, lasciandosi dietro la Cross decisamente impensierita da un tale gesto e Jared, che spiazzato e ferito, non era nemmeno riuscito a spostarsi dalla posizione in cui era. Rivolto verso la seduta di Jensen, oramai vuota.
 
Quando Jensen si chiuse la porta dello studio della Cross alle spalle, non andò via subito. Rimase per un po’ appoggiato alla grande porta di legno massello e tentennava sull’idea di dover andare via o rientrare e chiedere scusa per come aveva reagito. La parete che lo divideva da Jared non gli impedì, però, di sentire quello che accadeva dall’altra parte.

“Jared, no. Non seguirlo….”
“Ma ….come…io non capisco cosa…”
“Ascoltami. Lui ti ama. E tanto, credimi.” provava a rassicurarlo la Cross. “Ma se per te è forse più semplice ammettere la completa appartenenza a quest’amore che vi lega, per Jensen è diverso. E’ più difficile. Lui lo sta capendo adesso. Se ne sta rendendo effettivamente conto, adesso. Dagli un po’ di tempo. Un po’ di spazio.”
“Ma che succede se lui non…”
“Non pensare al peggio, Jared. Ne verrete fuori insieme. Comunque vada!”
“E’  il “comunque vada” che mi terrorizza!!”
“ Il “comunque vada” terrorizza chiunque, ma è l’incognita che ci fa andare avanti ogni giorno!”

Jensen sentì tutto. Prese in mano il telefono e prima di pensare alle parole da mettere insieme nel messaggio, chiuse gli occhi e cercò di mettere insieme i pensieri, per poi decidere.
Non poteva più negarlo, qualcosa in lui era scattato. Non aveva ancora capito bene che cosa, ma sapeva solamente che lo aveva mandato fuori di testa. Dall’ultima seduta… tutto era cambiato.
Era come se avesse cominciato a mancargli l’ossigeno, e tutto fosse diventato insopportabile. Non detestava Jared, molto semplicemente aveva cominciato a cercare pause sempre più prolungate, aveva provato a ritrovare la pace stando da solo. Senza riuscirci.
Gli era già successo di sentirsi così, in maniera molto meno forte e travolgente e in quei momenti aveva solamente bisogno di stare solo con sé stesso. Una solitudine circoscritta solitamente in poche ore, eppure Jared era sempre lì.
E fino ad allora gli era andata bene: il compagno era sempre stato una sorta di garanzia, di certezza. Anzi, sapere che ci sarebbe sempre stato qualcuno capace di supportarlo e sopportarlo, rendeva le sue crisi più facili da superare.
 
Questa volta però non riusciva a vederci nulla di buono. Era come se la presenza del compagno gli pesasse sulle spalle, lo facesse sentire in gabbia e non riusciva a farsene una ragione. Era un continuo lottare a vuoto contro qualcosa che non capiva mai a sufficienza.
Jared era una persona… fantastica, ne era ancora sicuro. Sapeva che infondo lo sarebbe sempre stato, nonostante tutto, eppure ultimamente la sua presenza lo metteva in difficoltà. Non riusciva più ad accettarlo intorno a sé come prima, non riusciva più a sopportare la sua presenza.
Perché… gli metteva pressione, lo costringeva a pensare di essere nel torto e la cosa non faceva altro che peggiorare la sua situazione. Era totalmente fuori controllo e lui odiava con tutto sé stesso quel genere di sensazione.
 
Lui era sempre stato una persona pragmatica, razionale, che amava avere tutto in ordine, tutto che seguiva perfettamente i suoi piani. E il minore era esattamente il contrario: imprevedibile, inarrestabile, totalmente fuori controllo per la gran parte delle volte. Era normale che ogni tanto Jensen avesse bisogno di una pausa ma…il fatto che questa volta sembrasse molto più lunga delle precedenti lo spaventava a morte.
 
Il problema era proprio lì: lui aveva paura.
Non poteva negare di aver passato con Jared i migliori momenti della sua vita e l’idea di non viverne più di simili lo terrorizzava, così come vederselo intorno lo metteva a disagio. Non sapeva trovare un accordo tra quella parte di sé che voleva ancora Jared e l’altra parte che invece aveva bisogno di ragionare senza la sua compagnia.
Era difficile per lui pensare che fosse tutto finito, quando sapeva bene che in una situazione normale, libero da tutto quel casino che aveva in testa, Jared gli avrebbe creato ancora quelle farfalle nello stomaco che da subito lo avevano invaso.
 
Quando lo avevano avvisato che avrebbe avuto un collega, di qualche anno più piccolo di lui, aveva sbuffato e alzato gli occhi al cielo: pensava che sarebbe stato letteralmente un bambino, qualcuno a cui stare dietro e che si sarebbe rivelato solo una palla al piede. Mai avrebbe pensato di trovarsi quel gigante buono accanto, capace di stravolgerlo totalmente con il suo carisma.
 
Ed era proprio quello stravolgimento che gli creava ad annientarlo.
 
Jared era…era inarrestabile, spesso, e Jensen si era fin da subito sentito in dovere di proteggerlo. Poteva essere anche una cosa stupida, ma lui doveva fare di tutto perché Jared stesse bene, non si facesse del male e non incorresse in errori troppo gravi.
Lui aveva cominciato fin da subito ad annullarsi per Jared.
E se inizialmente la cosa non gli era pesata, lentamente aveva cominciato a sopraffarlo e a diventare più grande di lui.
Lui dava tutto per il minore: anima, corpo, fiato e cuore. Qualunque parte di sé, qualunque passione ed emozione la investiva su Jared, si era totalmente tagliato fuori dal proprio mondo per Jared.
Lui, che aveva sempre bisogno di tempo per elaborare le cose, di calma per vivere appieno ogni momento, si era trovato immerso in un vortice di esperienze che non aveva mai saputo come fermare.
 
Da colleghi erano passati ad amici, e da amici ad amici intimi e poi a qualcosa di più con una velocità che lo aveva totalmente confuso. Da compagni avevano vissuto una cosa dopo l’altra e lui non aveva mai avuto un’effettiva pausa per rendersi conto di quel che stava succedendo intorno a lui.
Tutte le sue piccole crisi erano solo crepe, avvertimenti che qualcosa di peggiore prima o poi sarebbe successo. E quel “peggio” era arrivato.
Jensen ne era spaventato a morte: non sapeva cosa aspettarsi da sé stesso, non capiva cosa desiderava e non sapeva nemmeno cosa cercare. Sentiva solo una sorta di bisogno di stare solo e Jared sembrava farsi ancora più vicino a lui.
 
Perché non capiva di doverlo lasciare in pace!? Perché semplicemente non lo lasciava perdere per un po’?
 
L’idea che lui lo amasse più di qualunque altra cosa gli faceva paura, più di tutto, e questo gli impediva di stare tranquillo.
Sicuramente l’idea di andare dalla Cross contribuiva solamente ad angosciarlo, perché avrebbe avuto modo di sentire di nuovo quanto Jared lo amasse.
E lui non voleva sentirselo dire…..dannazione!
Sapeva di essere amato, così come sapeva di non saperlo amare allo stesso modo. Quelle sedute lo facevano sentire…inferiore, stupido e decisamente folle. Lui che pensava di fare chissà quali grandi cose e poi non riusciva nemmeno a prendersi i suoi spazi, i suoi tempi ed evitare di impazzire!
 
Cercò di guadagnare tempo, arrivando più tardi alla seduta serale, senza troppi risultati: malgrado fuori dallo studio avesse provato a prendere più boccate d’aria possibile, alla fine tutti i suoi sforzi, una volta entro, erano andati al diavolo.
Non osò nemmeno guardare Jared in faccia, e in quel momento quasi lo detestò per averlo portato fino a lì, imponendosi, come suo solito.
Avrebbe voluto emozionarsi sentendo le parole di Jared. Avrebbe dovuto. Ma la cosa gli veniva così difficile che alla fine si innervosì più di prima.
 
Anche la spiegazione di Jared non era riuscito a calmarlo e alla fine aveva preso la sua dannata decisione: al diavolo le parole, le sedute, la Cross e anche Jared!
Lui aveva bisogno di tempo, di spazio e di silenzio! Era stanco di quelle canzoni, di quel posto, di tutta quell’atmosfera. Voleva respirare, in tutti i sensi.
 
Così fece la sua scelta.
 
Prese in mano il telefono e digitò un messaggio veloce, freddo, quanto si sentiva lui. “Non posso farcela. Devo ripassare delle battute e stanotte dormo nel mio trailer. Ci vediamo domani sul set.” scrisse e ignorò il tentennamento prima di inviare il messaggio.
Alla fine si avviò deciso, lontano da lì.
Lontano da quel ragazzo che ogni volta minacciava di distruggerlo per il troppo amore , per poi curarlo con lo stesso amore.
 
Nello studio della Cross, il telefonino di Jared trillò per un nuovo messaggio. Il giovane lo tirò fuori dalla giacca e lesse. Una smorfia pregna di amarezza gli segnò il viso e poi porse il telefonino alla terapeuta perché leggesse anche lei.
La Cross lesse il messaggio e stranamente agli occhi di Jared parve sollevata.
“Non pensare male.” fece la donna. “Non sta rinunciando. Sta solo pensando, Jared!, e credimi stanotte non ci sarai che tu nei suoi pensieri! Tu però dagli lo spazio che vuole, di cui ha bisogno e poi osserva la sua reazione.” concluse quasi come se quello fosse un piano di guerra.
 
Jared sospirò e sembrò nascondersi nello schienale della poltrona su cui era rimasto seduto per tutto il tempo.
 
Le famose riprese del giorno dopo, per le quali Jensen aveva “dato buca” a Jared dalla Cross, per loro fortuna, erano riprese con una forte carica emozionale. Niente battute spiritose. Niente simpatica bromance tra Sam e Dean. Solo tensione e azione. E questo li aiutò a “usare” il loro già teso stato d’animo.
Quando Singer, li liberò, Jared, facendosi violenza, non si fermò con Jensen, che rimase decisamente allibito da quel gesto. Era certo che il giovane come minimo lo avrebbe mandato al diavolo per come si era comportato la sera prima.
Invece?!  Niente.

Così lo raggiunse e lo bloccò per un braccio.
“Jared ?...io ho bisogno di..”
“Sì, lo so.” lo fermò, Jared. “ Tu hai bisogno d’aria e magari anche di tempo o spazio. Beh! non temere: avrai tutto il tempo, lo spazio e l’aria che vuoi!!” fece sarcastico, mentre si liberava dalla stretta del compagno.
“Cosa…cosa…” balbettò, Jensen impaurito dalla promessa di quella tanto richiesta libertà.
“Dimenticavo!!” fece tornando verso Jensen che ormai lo guardava con aria sconvolta.  “La Cross temeva che tu nemmeno leggessi il prossimo messaggio, così te lo ha scritto. Naturalmente… se ti presenterai o ci farai la grande cortesia di restare fino alla fine!!” fece sbattendogli su petto il foglio e costringendolo a prendere.
“Jared!!”
“Ci vediamo a casa …se non hai altre battute da ripetere anche stasera!!” e andò via. Non si girò nemmeno e non seppe mai come stava Jensen in quel momento.

 
N. delle A.: Lo so! In questo capitolo canzone unica. Ma serviva per dare una certa scossa alla storia, che altrimenti sarebbe diventata forse troppo statica.
Comunque speriamo che il capitolo vi piaccia e vi metta un po’ di curiosità per il prossimo.
Se vi va, questo è il link della canzone di Jared, naturalmente con la traduzione in italiano: http://www.youtube.com/watch?v=PBAbgZMfj2c
Ciao!!!
   
 
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