CAPITOLO UNDICI – RIVELAZIONI E STRATEGIE
Laxus
correva come se avesse il Diavolo alle calcagna. Dove diavolo era
finito Gajeel?
Sting,
Rogue, Wendy e Nastu erano stati presi per certo, mentre del Drago
d'Acciaio nessuna traccia. D'accordo che in tutto quel caos avevano
finito per separarsi e sparpagliarsi per le intricate viuzze di
Crocus... ma per la miseria, dov'era andato a cacciarsi?
Laxus
pregò che gli Alfieri non avessero preso anche lui,
altrimenti
avrebbe dovuto trovare da solo il modo per tirarli tutti fuori dai
guai. Era stanco e coperto di ferite, dubitava di potercela fare in
quelle condizioni con la bellezza di dieci Alfieri alle calcagna e un
intero regno che voleva la sua testa.
Svoltò
un angolo dietro l'altro, le orecchie tese per captare i suoni tipici
di una battaglia in corso. Non sentì niente, però
quando attraversò
un incrocio di vie non lontano da dove Natsu era stato catturato,
vide improvvisamente la folla di cittadini posseduti, in piedi e in
silenzio mentre qualcosa stava accadendo nel mezzo.
Saltò
agilmente da un muro all'altro e raggiunse una finestra abbastanza
alta, da cui poteva vedere bene cosa stava succedendo.
Impallidì quando vide Gajeel in ginocchio con un Alfiere che gli stava tirando i capelli così da costringerlo a piegare la testa all'indietro per mettere allo scoperto la gola.
Stava per ammazzarlo.
Con
un ringhio feroce e un'ultima scarica di adrenalina nelle vene, si
lanciò all'attacco e concentrò i fulmini nel
pugno, e quando fu
addosso all'Alfiere lo colpì con tutta la forza che aveva in
corpo,
spedendolo contro un muro per allontanarlo da Gajeel.
Non
aspettò che il wraith si rialzasse e tornasse alla carica, o
che
altri arrivassero in suo soccorso, si voltò verso il
compagno con
l'intento di farlo alzare per allontanarsi da lì, ma come
ebbe
posato gli occhi su di lui vide anche il resto.
Il
corpo esanime di una bambina di pochi anni riverso a terra, con il
petto completamente squarciato come se qualcosa di grosso e affilato
l'avesse trafitto da parte a parte, e Gajeel lì in
ginocchio, lo
sguardo perso nel vuoto e le mani imbrattate di sangue.
Nella
furia del colpo di Laxus, la lama dell'Alfiere era scivolata sul
volto del Drago d'Acciaio, aprendogli un taglio obliquo sullo zigomo
che ora sanguinava copiosamente.
“Gajeel... cosa...?” Laxus non riuscì a trovare la domanda adatta, né il compagno diede spiegazioni. Quando però Gajeel alzò la testa con l'espressione più sconvolta e colpevole del mondo, Laxus vide distintamente i suoi occhi arrossati e lucidi di lacrime.
“I-io...” lo sentì balbettare con voce flebile e tremante.
Un
movimento attirò l'attenzione del biondo: l'Alfiere che
aveva
colpito stava tornando alla carica, e con lui altri due suoi simili.
La folla aveva ricominciato a muoversi e ad urlare nella loro
direzione, cosa che gli fece capire che era ora di levare le tende.
Prese
Gajeel per il braccio e lo fece alzare a forza, perché
Acciaio Nero
sembrava non avere nessuna intenzione di farlo.
“Forza, in piedi!” lo spronò. “Dobbiamo allontanarci di qui alla svelta!”
“Laxus... i-io... io non...”
Qualunque cosa Gajeel volesse dire, Laxus non gli lasciò il tempo di finire e lo spinse avanti per la strada.
“Ne parliamo dopo, adesso muoviti, cazzo! Quelli ci sono alle calcagna!” sibilò prima di lanciarsi in corsa lungo la prima via deserta che gli capitò a tiro. Dovevano allontanarsi a sufficienza da seminare gli inseguitori, ma non così tanto da essere completamente fuori portata. Gli Alfieri dovevano aver portato Natsu e gli altri Dragon Slayer nell'unica prigione della città, ovvero le celle del palazzo Mercurius. Dovevano trovare un buon nascondiglio in un punto strategico ed elaborare in fretta un piano d'azione. Non sapevano per quanto il nemico avrebbe tenuto in vita i loro compagni.
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La
città era in tumulto.
Gerard
era appena arrivato nella capitale, aspettandosi di trovarla quieta
anche se sotto il controllo di una potente magia di possessione... e
invece trovò soltanto il caos. I cittadini posseduti
correvano in
giro senza freni, battendo le strade avanti e indietro come un
immenso branco di segugi a caccia della preda. Era ovvio che stavano
cercando qualcuno, e poteva anche immaginare chi.
Con
questo aveva la conferma che i Dragon Slayer erano venuti proprio
lì
a Crocus, e che almeno per il momento erano ancora vivi.
Quando era arrivato a Era, quella mattina, aveva trovato un'aberrante spettacolo ad attenderlo, e insieme a quelle teste impalate davanti alla sede del Consiglio c'era anche un messaggio magico sospeso nell'aria. Non era stato indirizzato a lui, bensì ai Dragon Slayer, i quali si erano dimenticati di distruggerlo dopo averlo letto. La cosa più inquietante era il fatto che quella lettera mostrava il suo ologramma, chiaramente un falso, ed evidentemente era servita da esca per attirare i draghi di Fairy Tail nella capitale. Ora aveva la conferma che erano caduti in trappola.
Percorse
a passo svelto la strada principale, il cappuccio ben calcato sulla
testa per non farsi identificare. Non che tutto sommato fosse un
problema, perché nessuno di quelli che erano caduti sotto
l'incantesimo di possessione sembrava riservargli la benché
minima
attenzione. Il loro bersaglio erano unicamente i Dragon Slayer.
La
priorità adesso era trovarli e assicurarsi che stessero
bene, così
da poter pianificare una strategia d'azione. Chiuse gli occhi ed
espanse la propria coscienza in ogni direzione, ascoltando
attentamente le onde vibrazionali presenti nell'aria con cui sarebbe
stato in grado di identificare la magia dei cacciatori di draghi.
Dopo cinque minuti di ricerca e ascolto riuscì a percepirne
una
parte, anche se molto debole e fragile. Oltre ad essa, però
avvertì
anche qualcos'altro.
Si
fermò in mezzo alla strada e voltò la testa in
direzione del Domus
Frau, la grande arena di Crocus in cui si erano svolti i Grandi
Giochi Magici negli ultimi sette anni.
Riusciva
a sentire una forte aura magica provenire da lì, ma non era
quella
dei Dragon Slayer.
Forse stava succedendo qualcosa di grosso...
Si
arrampicò agilmente su un edificio e saltò da un
tetto all'altro,
muovendosi rapido e silenzioso come un'ombra in direzione dell'arena.
Quando
la raggiunse, non passò per l'entrata principale,
bensì si inerpicò
su per le ripide e scoscese pareti di roccia che la circondavano, per
poi salire nel punto più alto sulla testa di una delle
quattro
grandi statue.
A
quel punto, riuscì a vedere cosa stava succedendo
all'interno
dell'arena.
C'era
un gran numero di persone impegnate a rastrellare la sabbia e ad
occuparsi della manutenzione, come se stessero preparando il Domus
Frau per altri giochi. Si sarebbe detto che non erano nemmeno
posseduti dall'incantesimo imposto dai cristalli di Lacrima, ma
Gerard sapeva che non era così. I Giochi erano finiti da
settimane e
prima di un anno non si sarebbero più svolti,
perciò perché
preparare l'arena adesso? Cosa stavano
architettando?
Gli
saltò all'occhio un altro dettaglio che sulle prime non
aveva
notato: agli angoli estremi dell'arena, proprio davanti gli spalti,
altri operai stavano installando nuovi cristalli di Lacrima, ma la
magia che proveniva da essi era molto diversa da quella che aveva
reso tutti schiavi.
Gerard
dovette concentrarsi parecchio prima di identificare il tipo di magia
emesso.
Si
trattava di una barriera magica, una sorta di contenitore capace di
limitare la magia ad un'area ristretta, in modo che non potesse
fuoriuscirne. A giudicare da come erano stati posizionati i
cristalli, probabilmente tale area era proprio il campo di battaglia
dell'arena.
Per cosa lo stavano preparando?
Un
brutto, bruttissimo presentimento lo colse.
Mille
scenari cominciarono a prendere forma nella sua mente, uno peggiore
dell'altro. Alla fine, stabilì che la priorità
assoluta era trovare
i Dragon Slayer, poiché erano proprio loro i protagonisti di
quegli
scenari apocalittici.
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Natsu urlò e si dimenò come una volpe presa nella tagliola quando gli Alfieri lo sbatterono in una cella buia e umida e lo costrinsero a sedersi a terra contro il muro, le mani incatenate sopra la testa.
“Vi ammazzo tutti, maledetti! Lasciatemi! Lasciatemi ho detto! Affrontatemi faccia a faccia se ne avete il coraggio!” li sfidò, inutilmente, perché i guerrieri non-morti gli davano la stessa attenzione che avrebbero dato a un topo morto per strada.
Anche
quando uscirono chiudendosi la cella alle spalle Natsu
continuò a
combattere per liberarsi, scuotendosi e facendo un casino assurdo.
Nelle
sue stesse condizioni ma ben più rassegnati, c'erano Sting,
Rogue e
Wendy, seduti lì vicino.
“Natsu-san... è inutile” tentò di calmarlo Wendy. “Queste sono manette anti-magia, non si possono rompere”
Ovviamente il testardo Drago di Fuoco non le diede ascolto e continuò ad agitarsi in preda alla rabbia. Detestava essere legato, incatenato o imbavagliato! A Fairy Tail lo legavano sempre, quando faceva troppo casino, senza contare che poco tempo fa i maghi della gilda oscura Hellhound lo avevano sbattuto nelle loro prigioni insieme a Gajeel. Che brutta esperienza!
“Dann... na... zioneeee!!!” ruggì tendendo i muscoli al massimo, senza alcun risultato.
“Vuoi fare silenzio?” lo riprese una voce ruvida e familiare proveniente dal fondo più oscuro della cella. “La tua voce fastidiosa mi sta spaccando i timpani”
“Chi è?” scattò sulla difensiva Sting, voltandosi nella stessa direzione.
Natsu
conosceva bene quella voce e quell'odore di cui prima non si era
accorto.
Sorrise
e ricambiò lo sguardo del Dragon Slayer che tecnicamente
erano
venuti a salvare.
“Ci
rivediamo, Cobra!”
Il
Dragon Slayer del Veleno se ne stava seduto in fondo alla cella,
accovacciato in un angolo e talmente immobile da sembrare una statua.
Li
guardò tutti per un lunghissimo minuto con il unico occhio
color
ametista, velato da un'ombra di malinconia.
“Alla fine vi hanno presi, eh?” mormorò.
“Bah, è successo un casino” replicò Natsu. “Dovevamo incontrarci con Gerard a Era per tirarti fuori di prigione, ma alla fine ci ha detto di venire a Crocus e poi... beh... credo fosse tutto una trappola”
“Tirarmi fuori di prigione?” ripeté Cobra, sarcastico. “E cosa vi fa credere che volessi il vostro aiuto? Non ho niente da spartire con voi idioti”
Sting
si alterò e strinse i pugni.
“Oi,
porta rispetto a Natsu-san! Ha rischiato la vita per cercare di
salvarti! Saremmo venuti ad aiutarti anche noi, se gli Alfieri non ci
avessero teso un'imboscata lungo la strada”
“Potevate pensare a voi stessi invece di incasinare la vita a tutti” replicò Cobra, facendo solo irritare di più il Drago Bianco.
“Bel ringraziamento per i nostri sforzi!”
“Già, e si sono visti i risultati”
“Brutto...!”
“Sting, basta” Rogue fermò il compagno, toccandolo leggermente col ginocchio per calmarlo.
“Comunque” intervenne Wendy. “Perché ci hanno messo in prigione? Cioè... non hanno esitato a uccidere gli altri due Dragon Slayer, quindi perché tenerci in vita?”
Bella domanda, se la stavano ponendo tutti. Nemmeno Cobra conosceva la riposta, perché le pareti della cella erano state costruite in modo da essere insonorizzate. Il suo udito, per quanto ampio, non poteva raggiungere i pensieri del loro carceriere.
“Hanno ucciso due Dragon Slayer?” ripeté Rogue, allarmato. “Gajeel...”
“No, Gajeel è vivo, per quanto ne so” lo tranquillizzò Natsu. “E anche Laxus. Però a Era... c'erano le teste di due Dragon Slayer, impalate davanti alla sede del Consiglio. Siamo arrivati troppo tardi”
Spostò
gli occhi su Cobra, il quale taceva e aveva distolto lo sguardo.
“Tu
li hai visti, quando ti hanno portato qui?”
Il
Drago del Veleno non rispose. Il suo silenzio fu lungo e pesante, e
poiché Natsu non ne capiva il motivo, insistette.
“Cobra?
Hai visto le teste?”
Il
diretto interessato annuì lentamente, e Salamander vide nel
suo
sguardo l'ombra della colpa.
“Le
ho viste” affermò con un filo di voce.
“Sono stato io... a
consegnarli a loro”
Natsu si irrigidì. Tutti e quattro si irrigidirono, mentre Cobra continuava ad evitare il loro sguardo, probabilmente vergognandosi lui stesso delle proprie azioni.
“Che cos'hai fatto?” domandò il Drago di Fuoco, mortalmente serio.
L'Oraciòn Seis scosse la testa. “Nelle mie condizioni, cosa avrei dovuto fare? Quel bastardo ha cercato in tutti i modi di costringermi a dirgli dove trovare gli altri Dragon Slayer. Sapeva del mio udito, e voleva sfruttarlo per cercare vendetta. Ovviamente mi sono rifiutato, però... quando ha minacciato di torturare e massacrare i miei compagni, ho dovuto cedere. Non potevo fare altro”
Natsu si sentì un nodo in gola. Ora che si era abituato alla semi-oscurità riusciva a vedere meglio il corpo di Cobra, che portava i segni di pesanti violenze. Non gli erano state risparmiate le frustate né i più svariati pestaggi, era ammirevole il fatto che avesse sopportato tutto il dolore fisico senza cedere. Non doveva niente a nessuno di loro... eppure aveva preferito lasciarsi torturare piuttosto che rivelare al nemico la loro posizione.
“Mi dispiace per Aurum e Petra” sussurrò il Drago del Veleno. “Avrò le loro vite sulla coscienza per sempre... insieme a tutte le altre che ho preso in passato”
Seguì un lungo silenzio nel quale ognuno dei cinque draghi rimase immerso nei propri pensieri e nel proprio lutto. Solo dopo qualche minuto Sting osò porre la domanda che più gli premeva.
“Ce lo stiamo chiedendo tutti da un bel po'” esordì. “Ma chi diavolo è che ti ha costretto a farlo? Chi è quel bastardo che ce l'ha con i Dragon Slayer?”
Cobra sbuffò e guardò il Drago di Fuoco. “Oh, beh... una vecchia conoscenza mia e di Natsu. Uno che abbiamo avuto la sfortuna di conoscere alla Baia degli Schiavi”
Natsu sgranò gli occhi, stordito. Che ricordasse, alla Baia degli Schiavi era sopravvissuto un solo mago di Hellhound... che aveva finito per unirsi a Fairy Tail.
“Vuoi dire... Lucifer?”
Gli tornò in mente poco tempo prima, quando aveva chiesto apertamente a Drago degli Inferi se avesse intenzione di tradirli. Che alla fine la sua intuizione fosse stata esatta?
Cobra
però scosse stancamente la testa.
“No,
non Lucifer. Silvermine”
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Laxus salì stancamente i gradini di legno di quella vecchia stamberga abbandonata.
L'avevano
trovata per puro caso mentre correvano come pazzi in giro per la
città, cercando di sfuggire ai loro inseguitori, e dopo
averne visto
l'aspetto logoro e trasandato, avevano deciso che sarebbe stata un
nascondiglio perfetto. Si erano presi l'attico, ovvero l'ultima
stanza all'ultimo piano, che comunque non era un granché: un
letto
infestato dalle tarme, un tavolo sgangherato con un paio di sedie e
poco altro. Dall'ampia finestra, tuttavia, si poteva vedere buona
parte di Crocus, compreso il palazzo Mercurius e il Domus Frau. Un
punto strategico perfetto per l'incursione che avevano in mente.
Quando
arrivò in cima alle scale, il Dio del Tuono si
sfilò la pelliccia
di dosso e la gettò su una sedia, tenendo con sé
solo il plico di
fogli che era riuscito a recuperare.
“Ho trovato le mappe della città e del palazzo” sentenziò rivolto a Gajeel, il quale se ne stava seduto sul bordo del letto, girato di spalle rispetto a lui.
“Ho dovuto mettere al tappeto quel capitano delle guardie per prenderle. Quel... Arcadios, o come diavolo si chiama” continuò il biondo, posando le mappe sul tavolo logoro e lanciando un'occhiata al compagno. Gajeel continuava a starsene chiuso in un ostinato silenzio, apparentemente disinteressato.
“Hai sentito cos'ho detto?” lo rimbeccò.
Il Drago d'Acciaio non rispose ancora, quindi Laxus si vide costretto a raggiungerlo e a farlo voltare a forza. Si rese conto che aveva pianto da poco. Di nuovo.
“Gajeel...” sospirò a metà tra la pietà e l'esasperazione.
Era
andato a cercare da solo la mappa della città, lasciando il
Drago
d'Acciaio ad auto-compiangersi in pace, sperando che riuscisse a
calmarsi un po'. Non era servito a nulla. Gajeel non era certo tipo
da pianti disperati e singhiozzi, però soffriva in silenzio,
con gli
occhi arrossati e il volto rigato di lacrime mute. Il motivo Laxus
l'aveva intuito quando lo aveva trovato in ginocchio in mezzo alla
strada, con il corpo di una bambina morta tra le braccia e le mani
inzuppate di sangue.
Doveva
essere successo per errore, nella foga del combattimento... beh, in
ogni caso non avrebbe mai pensato che Gajeel potesse avere una
reazione simile, proprio lui che aveva un cuore e un carattere
più
duri dell'acciaio e che aveva affrontato situazioni simili mille
volte.
Notò
che aveva ancora il taglio aperto sullo zigomo, non se l'era curato,
e ormai stava gocciolando sangue sul pavimento.
Sospirando,
il Dio del Tuono raggiunse una bacinella d'acqua nell'angolo della
stanza e prese una pezza bagnata, che strizzò prima di
tornare dal
compagno e sedersi davanti a lui.
Gli
tamponò la ferita senza che Gajeel facesse nulla per
impedirglielo.
“Non
è colpa tua” cercò di rassicurarlo,
quanto meno per farlo uscire
da quello stato catatonico. “Sono cose che capitano, tanto
più in
situazioni come queste. È successo e basta”
Gajeel dischiuse lentamente le labbra screpolate, e quando parlò lo fece senza guardarlo negli occhi, come se non riuscisse a sostenere il suo sguardo.
“Io... non volevo farlo” mormorò con una voce così flebile da essere difficilmente udibile.
“Lo so”
“Sono entrato in modalità Acciaio e Ombra e non ho capito più niente. C'era l'Alfiere, la gente che mi attaccava... non avevo spazio per muovermi...”
Laxus
annuì in silenzio.
Lo
capiva benissimo, era stato frustrante e degradante dover combattere
contro avversari che non possono morire senza poter neanche togliere
di mezzo quelli che invece potevano morire. Se poi
si entrava
in modalità Dragon Force o simili, si diventava
più furiosi e
incontrollati di una belva, e si attaccava senza distinzione tutti
coloro che ostacolavano il cammino. Non era poi così strano
che
Gajeel avesse finito per prendere involontariamente una vita,
soprattutto quella di una bambina.
Finì di ripulirgli la ferita e applicò sul taglio un cerotto spiegazzato che aveva per caso nelle tasche dei pantaloni.
“Sarebbe potuto succedere a chiunque”
“Non
è solo questo” replicò Gajeel, il cui
tono era divenuto carico di
amarezza. “Avevo promesso al Master... quel giorno, quando
è
venuto a prendermi... gli avevo promesso che non avrei più
fatto del
male a un innocente. Ho giurato che non mi sarei
mai più
comportato come il mostro che ero a Phantom Lord... e il Master ha
detto...” si interruppe un attimo, come se non riuscisse ad
andare
avanti.
Il
Drago del Fulmine ascoltò in silenzio e gli
lasciò pazientemente il
tempo di finire la frase.
“... ha detto che non ci avrebbe pensato due volte a buttarmi fuori dalla gilda, se l'avessi rifatto”
Laxus
lo vide tremare leggermente in un misto di frustrazione, rabbia e
sì,
anche paura.
Anche
se era troppo orgoglioso per ammetterlo a voce alta, era chiaro che
Acciaio Nero teneva a Fairy Tail con tutto il cuore, ed era
spaventato a morte all'idea di essere espulso come era successo a
lui. Ricordavano entrambi la solitudine, il vuoto, la sensazione
opprimente di non avere un luogo a cui fare ritorno, di non avere
più
un futuro. Vivere alla giornata, spostandosi da un luogo all'altro
senza sapere cosa fare il giorno dopo... un'esperienza che era
servita loro di lezione affinché apprezzassero il valore dei
compagni e dei legami.
Laxus
sospirò e gli diede una leggera pacca sulla spalla.
“Nessuno
ti butterà fuori. Parlerò io col vecchio, non
pensarci. Adesso va'
a lavarti la faccia e datti una sistemata, abbiamo una strategia da
pianificare”
Gajeel annuì debolmente e finalmente accettò di alzarsi e andare a sciacquarsi il viso nella bacinella accanto alla finestra, mentre Laxus tornava al tavolo e cominciava a sparpagliare le mappe.
In
quel momento, un intruso fuori dalla porta manifestò la
propria
presenza.
Anche
se non fece nulla attivamente, entrambi i Dragon Slayer
percepirono la sua aura magica proprio fuori dalla
stanza.
Laxus
scattò sulla difensiva e strinse i pugni, mentre Gajeel si
mise in
posizione di guardia senza nemmeno curarsi di asciugarsi la faccia.
Si
aspettavano da un momento all'altro che una schiera di Alfieri
sfondasse la porta e saltasse loro addosso, ma al contrario niente di
così terroristico accadde. Semplicemente, l'intruso
bussò alla
porta.
“Sono Gerard” affermò.
Nessuno dei due abbassò la guardia, lo scherzo tirato da Ivan poco prima li aveva lasciati abbastanza diffidenti riguardo all'ex Mago Sacro.
“Entra” ordinò serio Laxus, pronto a colpire in caso fosse una trappola.
Tuttavia,
quando la porta si aprì e Gerard fece il suo ingresso,
poterono
confermare che stavolta si trattava davvero di quello vero. L'odore
non mentiva mai.
Si
rilassarono leggermente, ma subito dopo Laxus prese il nuovo arrivato
per il bavero e lo inchiodò bruscamente al muro.
“Cosa cazzo credevi di fare, eh? Quella tua fottuta lettera ci ha quasi fatti uccidere!”
Gerard
sostenne il suo sguardo e non diede segno di voler buttare benzina
sul fuoco.
“Non
l'ho scritta io” ammise con sincerità assoluta.
“Quando sono
arrivato a Era ve n'eravate già andati, lasciando
lì la lettera e
il suo contenuto. È ovvio che fosse una trappola. Sono
venuto a
Crocus appena ho potuto”
Laxus
lo guardò con diffidenza ancora per qualche istante, ma alla
fine
accettò la sua spiegazione e lo lasciò andare con
un sospiro.
“Cos'è
successo? Avresti dovuto raggiungerci subito”
“Scusate. Il vostro amico Lucifer mi ha dato più problemi del previsto”
“Ma non mi dire” commentò Gajeel prima di dare loro le spalle e tornare a lavarsi la faccia con più calma.
Laxus ridacchiò. “Non è nostro amico, anzi, per l'esattezza non credo sia amico di nessuno, però se sei qui significa che almeno gli stavi abbastanza simpatico. O più facilmente ha trovato qualcosa di più interessante di te e se n'è andato”
“Proprio così” annuì Gerard. “In effetti c'è da dire che è un tipo piuttosto incostante. Però non si può affermare che non sia bello. Da come me ne parlavate mi aspettavo un mostro”
“Lo è infatti, tranne che nell'aspetto” confermò Laxus.
Gajeel
si asciugò la faccia e si voltò con stizza verso
entrambi.
“Sentite,
vogliamo parlare di cosa cazzo fare con quegli Alfieri o volete
continuare a fare complimenti a quel tipo odioso?!”
Entrambi
lo guardarono perplessi, ma prima che potessero ribattere il Drago
d'Acciaio scostò bruscamente una sedia e si sedette al
tavolo,
rovistando tra le carte.
A
quel punto Laxus e Gerard non poterono fare a meno di lasciar perdere
la questione e raggiungerlo. L'ex Mago Sacro si sedette sull'altra
sedia disponibile, mentre Laxus rimase in piedi e studiò a
sua volta
le carte.
“Sono riuscito a procurarmi sia le mappe della città che del palazzo Mercurius. Credo sia lì che tengono Natsu e gli altri” affermò il biondo.
Gerard annuì. “Quindi sono stati catturati. Non sarà facile entrare nel castello del re, anche se fortunatamente siamo in pochi. Tecnicamente dovremmo riuscire a passare inosservati”
“Prima di questo” lo fermò Gajeel, guardandolo storto. “Cos'hai scoperto da quel pazzo scatenato?”
Gerard fece spallucce. “Non molto, in realtà, però quello che basta per avere la certezza che non sia lui il nemico. Per fortuna” aggiunse ironicamente. “Tuttavia... dovrete essere voi a confermarmi la veridicità delle sue parole”
“Cosa ti ha detto?” volle sapere Laxus.
“Beh, quantomeno è stato sincero. Ha detto che ci sono molte persone che potrebbero avercela con lui a causa della sua crudeltà e della scia di morti che si è lasciato dietro, però ha fatto con certezza soltanto un nome: Silvermine”
Laxus
e Gajeel sgranarono gli occhi.
Avevano
sentito bene? Aveva nominato proprio quella persona?
“S-Silvermine...?” ripeté Gajeel.
Gerard
spostò lo sguardo dall'uno all'altro.
“Lo
conoscete?”
“Lo conoscevamo” precisò Laxus. “È morto alla Baia degli Schiavi meno di un mese fa. Voleva resuscitare l'Armatura Scarlatta forgiata da Zeref e usarla per chissà quali scopi, ma noi due, insieme a Natsu, Cobra e Lucifer, l'abbiamo distrutta. Poi è stato Lucifer stesso a dare il colpo di grazia a Silvermine”
“Secondo Lucifer, Silvermine è l'unico che potrebbe avercela con i Dragon Slayer tanto da arrivare a questo”
“Ma Silvermine è morto” ripeté Gajeel. “L'abbiamo visto tutti, e fidati, è morto in un modo da cui neanche il più potente degli incantesimi avrebbe potuto salvarlo. Lucifer ha bruciato la sua anima con le fiamme degli Inferi”
“A questo punto le possibilità sono due: o Lucifer ha mentito, oppure Silvermine ha trovato un modo per sfuggire alla morte ed è sopravvissuto per vendicarsi di voi”
“Beh, quanto a pazzia e megalomania il vecchio Master di Hellhound potrebbe esserne benissimo capace” annuì Laxus. “Però non saprei... anch'io l'ho visto morire. È bruciato per intero, e di lui non è rimasta che la cenere”
Gerard annuì in silenzio. “Comunque sia, c'è un'altra cosa che mi preoccupa. Prima, quando sono arrivato in città, sono passato per il Domus Frau e ho visto che lo stavano preparando. Hanno installato una barriera magica per separare l'arena dagli spalti e si stanno attrezzando per qualcosa. Ora che mi avete confermato che ci sono già quattro Dragon Slayer in prigione, cinque, contando Cobra, posso ipotizzare che Silvermine – o chi per lui – stia preparando una qualche esecuzione esemplare per voi Dragon Slayer. Forse aspetta solo di avervi catturati tutti prima di cominciare”
Gajeel si alzò e andò alla finestra, da cui si vedeva l'intera città fino alle lontane montagne. Anche nell'oscurità della notte poteva vedere chiaramente i cittadini di Crocus che correvano avanti e indietro per le strade, alla loro sfrenata ricerca.
“Di sicuro non si fermeranno finché non ci avranno trovati”
“Allora vediamo di studiare in fretta un modo per entrare a palazzo” concluse Laxus.
“C'è anche un'altra cosa che dobbiamo fare” lo interruppe Gerard. “Dobbiamo trovare il cristallo di Lacrima madre, ovvero quello che controlla tutti gli altri. Se riusciamo a distruggerlo, la possessione sugli abitanti del regno cesserà all'istante”
Laxus
annuì e guardò le mappe.
Erano
molto complicate, per come le vedeva lui apparivano come un'intricata
rete di labirinti che si intrecciavano senza alcun ordine, con segni,
icone e didascalie che rendevano impossibile capire quale parte
della città o del palazzo stessero indicando. Anche Gerard
faceva
fatica a leggerle. Trattandosi di una capitale costruita in una valle
tra mare e montagne, la planimetria non era affatto regolare e
semplice da decifrare.
Dopo
dieci minuti buoni che la studiavano e rigiravano da tutte le parti,
Gajeel sbuffò e li raggiunse, strappando loro di mano la
mappa e
ruotandola nella direzione giusta, per poi darle un'occhiata veloce.
“Qui” indicò un punto imprecisato in mezzo al groviglio di linee. “Noi siamo in questo punto, all'incrocio tra la settantaseiesima strada nord e la trentaduesima ovest. A due miglia in linea retta di fronte a noi c'è Mercurius, ma le entrate sono ben sorvegliate su tutti i lati con un cambio regolare della guardia ogni quarantacinque minuti. Il modo migliore per avvicinarsi è passare nella galleria sotterranea che attraversa tutta la città, uscire in prossimità della dodicesima strada nord ed entrare attraverso i canali di scolo situati sul lato est del palazzo. Da lì in poi la strada è facile perché spostandosi attraverso i sotterranei si arriva più velocemente alle prigioni senza il rischio di venir beccati”
Gerard e Laxus lo guardarono ad occhi sgranati e bocca aperta, sconvolti dalla sua evidente esperienza.
“Cazzo... e io che ti credevo un'idiota” commentò Laxus, colpito. “Pensavo non sapessi nemmeno leggere”
Gajeel sbuffò. “So leggere benissimo, ma le mappe sono il mio forte. Non hai idea di quante missioni di spionaggio a Raven Tail mi abbia affidato tuo nonno”
“Questo facilita le cose” constatò Gerard. “Se siete d'accordo, faremo così: ci infiltreremo al castello tutti insieme, guidati da Gajeel, poi, una volta dentro, voi due cercherete i vostri compagni e troverete il modo di liberarli, mentre io andrò in cerca della Lacrima madre e la distruggerò”
“Mi sembra sensato” annuì Laxus.
“Comunque” intervenne Gajeel. “C'è sempre la possibilità che ci prendano. Qui non si tratta solo delle guardie e dei cittadini posseduti, ci sono anche quei maledetti Alfieri a metterci i bastoni tra le ruote”
Gerard sorrise. “Ecco perché adesso studieremo il piano B”