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Autore: cliffordsarms    15/10/2014    2 recensioni
Le amicizie sbagliate possono far finire in strane cerchie, ma se non fosse solo un’amicizia?
Se finalmente avessero trovato il pezzo mancante che li completa?
Per amore ci si può far trascinare in situazioni che mai si vorrebbero affrontare?
Una “good girl” può diventare una “bad girl”?
O sarà solo una maschera?
Se sì, in quale delle due situazioni si è veramente se stessi?
"'Cause good girls are bad girls that haven't been caught."
[TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=1f6YmP-zVoY]
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Never Before
 
And I'm just like cellophane
'cause she sees right through me,
I know, she's glitter and gold.
 
Era passato ormai un mese, un mese in cui Michael e Clary avevano smesso di odiarsi, un mese in cui Luke e Hilary erano riusciti a uscire qualche volta e forse a baciarsi anche.
Di loro due non si sapeva nulla, il biondo non era riuscito a parlarne con la sua migliore amica, era sempre troppo impegnata a uscire con il ragazzo dai capelli verdi, quel ragazzo che ormai non faceva più paura all’intera scuola.
Michael era molto cambiato in questo mese, sorrideva spesso, non incuteva più terrore, era più socievole, non guardava più le persone dall’alto al basso. Ma non era l’unico a essere cambiato.
Clary, la dolce, piccola, indifesa Clary, non era più quella ragazzina che si chiudeva in biblioteca a studiare, sempre puntuale, sempre con il biglietto del treno, che non disubbidiva mai. Era diventata amica di Michael Clifford e questo l’aveva cambiata molto. Non fumava più solo sigarette, ma ogni volta che usciva con Michael, si dividevano una canna; non andava più alle feste solo con Luke, solo in centro, nei locali più fashion, ma andava tutti i sabati nelle feste di periferia dove il ragazzo dai capelli verdi spacciava.
Insomma, quella “good girl” che tutti prendevano in giro, era diventata una “bad girl” e le persone avevano quasi paura a rivolgerle la parola.
Ma non era l’unica a essere passata dalla parte dei “cattivi”, Luke, anche lui, uscendo spesso con Michael – non tanto quanto Clary – aveva iniziato a fumare qualche canna, a fare qualche sgarro alle regole, aveva iniziato a comportarsi di più come Michael, e questo, probabilmente, era il motivo per cui Hilary era caduta i suoi piedi.
Hilary, invece, si era rivelata tutto il contrario di quello che sembrava. Avevano sempre creduto che fosse una di quelle ragazze come la vecchia Clary, anzi ancora più precisina. In realtà era una ragazza con tanti amici, amava divertirsi, uscire, bere, fumare, ma non sigarette. Quando Michael le aveva fatto provare una delle sue sigarette era stata la prima volta con il tabacco, era più che abituata all’erba. Questo a Luke piaceva, molto. Gli piaceva quella vena di coraggio – o pazzia – che quella biondina dal viso angelico aveva in corpo: era sempre pronta a provare cose nuove, il biondo pensava che se avesse avuto la possibilità di fare bunjee jumping dal Big Ben l’avrebbe fatto. Lei finiva sempre per trascinarlo in cose di questo genere, tanto che una volta era riuscita a convincerlo ad andare a nuotare nel Tamigi.
Anche quella sera Hilary aveva deciso di sperimentare qualcosa di nuovo. Nonostante avesse avuto qualche fidanzato, nessuno l’aveva mai portata in un ristorante ed era riuscita, non si sa come, a convincere Luke a sperimentare. Perciò lei era seduta sul divano in un tubino nero senza spalline, lungo all’incirca fino a metà coscia, tacchi vertiginosamente alti neri, poshette del medesimo colore. Indossava delle calze color carne che era stata obbligata ad indossare, visto il gelido novembre londinese. Controllò l’orario sull’orologio a pendolo appoggiato sopra il mobile della tv: Luke sarebbe arrivato tra dieci minuti, si alzò perciò e mise il suo piumino grigio scuro e il beanie abbinato.
Anche Clary aveva un “appuntamento” con Mike quella sera. Più che un appuntamento, si potrebbe definire un’uscita a caccia di qualcuno cui vendere della roba. Ormai anche lei era praticamente entrata nel giro dello spaccio. Accompagnava il ragazzo nelle discoteche e, con un po’ di sensualità, riusciva a convincere anche i più bravi ragazzi a comprare un pacchetto di marijuana. In cambio prendeva una piccola percentuale dalla parte di Michael. Per quest’uscita aveva un piano per far cambiare alcune cose e, per l’occasione, aveva deciso di indossare i pantaloni di pelle neri che aveva comprato non si ricordava nemmeno quando, ma sicuramente in un momento di follia. Sopra aveva abbinato un corpetto nero abbastanza scollato – anche se “esageratamente scollato” forse sarebbe più chiaro – e, ovviamente, i suoi tacchi neri su cui ormai aveva imparato a camminare. Aveva chiuso il piumino e indossato il beanie, entrambi dello stesso colore del suo outfit. Si assicurò che la porta fosse chiusa a chiave e aprì la finestra.
Luke era davanti allo specchio nell’ingresso di casa sua, si sistemò il colletto della camicia un’ultima volta e si chiuse il cappotto. Uscì e s’incamminò per la via, passando davanti alla casa di Clary, davanti alla quale vide una figura conosciuta ma strana.
Si avvicinò, notando che la finestra della stanza della sua migliore amica era aperta e la luce all’interno accesa. Un’ombra iniziò a uscire da lì e lui riconobbe che quell’ombra era proprio Clary. Capii quindi che la “strana figura” era proprio Michael. Fece alcuni passi indietro, allontanandosi dalla luce del lampione, cercando di restare nell’ombra.
Quando la ragazza mise in piedi per terra per poco non cadde, ma il ragazzo dai capelli verdi la prese tra le sue braccia. Gli scappò un sorrisetto, sia per la goffaggine che la sua migliore amica assumeva in quei tacchi, sia per la scena materializzatasi davanti i suoi occhi.
«Clary.» chiamò avvicinandosi. La ragazza, che era presa a perdersi negli occhi del ragazzo tra le cui braccia stava, si staccò e si voltò, riconoscendo la voce del suo migliore amico.
«Luke, io… ehm, non dirlo a mamma e papà, ti prego.» disse stringendosi nel cappotto. Sapeva che quello che aveva fatto era sbagliato, ma aveva un piano in mente. Michael si avvicinò a loro e mise un braccio attorno alla vita di Clary.
«Dove state andando?» chiese freddo Luke, incrociando le braccia sul petto. A quel punto la ragazza stette per dire qualcosa, ma fu interrotta.
«Dove vai così elegante?» intervenne Michael. Sperò di riuscire a sviare il discorso, anche se sapeva che non era così stupido, il biondino.
«Ho fatto prima io una domanda, non impicciarti Clifford.» quello che disse provocò una reazione che Clary pensava non appartenesse più al ragazzo che le stringeva la vita.
Michael perse il contatto con la ragazza e si avvicinò pericolosamente a Luke. Gli intimò qualcosa che lei non riuscì a captare, ma il biondo le lanciò uno sguardo e si congedò, continuando per la sua strada verso casa McSenior.
Quando arrivò, inviò un messaggio a Hilary per avvertirla, così lei scese e percorse il vialetto che la portò tra le braccia di Luke. Lui, infatti, appena lei uscì dal cancello, l’abbracciò, lasciandole un bacio sulla testa. Poi le prese la mano e, a piedi, si avviarono verso il ristorante che lui aveva scelto per il loro appuntamento.
Arrivati, si fecero accompagnare al tavolo riservato a “Mister Hemmings”, come l’aveva definito il direttore di sala all’ingresso. Quest’espressione aveva fatto arrossire e sorridere imbarazzato il diretto interessato e questa sua reazione, a sua volta, aveva fatto scappare un risolino alla bionda con lui, che si era coperta la bocca, per non sembrare scomposta.
Giunti al tavolo il biondo l’aiutò a togliere il cappotto e le spostò la sedia, riavvicinandola poi al tavolo. Cercò poi di sedersi compostamente, senza sembrare goffo ma tutto ciò lo fece risultare ancora più imbranato, stette anche per cadere della sedia, avendola spostata troppo indietro. Guardando il lato positivo, almeno aveva fatto ridere Hilary. La ragazza infatti era scoppiata in una risata, che aveva contagiato anche il ragazzo alla fine, ma rimaneva composta ed elegante, come se fosse a suo agio a stare in quel luogo, nonostante avesse detto di non essere mai stata in posti del genere.
Quando il cameriere arrivò per fargli ordinare, Luke si rese conto di non aver dato nemmeno uno sguardo al menù. Per evitare di fare la figuraccia che nella sua mente si era proiettata, decise di aggrapparsi alle scuse dei film che aveva spesso visto con Clary.
«Prendo anch’io quello che prende lei.» disse, con la voce un po’ tremolante, e sorrise prima al cameriere e poi alla bionda di fronte a lui.
«Non pensavo fossi tipo da escargot, Luke.» disse lei, appoggiando il mento sulle mani e sporgendosi in avanti.
«Escargot?» esclamò, alzando di colpo la testa. «A-abbiamo preso escargot? C-cioè lumache?» balbettò in preda al panico. “Proprio come nei film, bravo idiota!” pensò passandosi una mano in viso, esasperato. Hilary rise di gusto.
«No, scemo, abbiamo preso una semplice tagliata di carne.» disse sorridendogli calorosamente. «Luke, rilassati.» cercò di rassicurarlo. Lui fece un sospiro di sollievo e le sorrise timidamente.
Quando finirono di cenare e il biondo dovette pagare il conto, per poco non ebbe un mancamento, perciò benedisse i suoi per avergli prestato la carta di credito per quell’”occasione importante”.
Uscirono con ancora la bottiglia di vino in mano: non avendola terminata durante il pasto, Hilary se l’era nascosta sotto il cappotto ed era riuscita a portarla fuori, «Con tutto quello che ti è costato, è uno spreco non portare via quello che è avanzato!» gli aveva detto.
Mentre erano seduti a quel tavolo avevano parlato del più e del meno, solite domande per conoscersi meglio, nonostante si frequentassero da ormai un mesetto abbondante. Nella mente di Luke, però, riecheggiavano i ricordi di una conversazione in particolare.
«Posso confessarti una cosa?» gli aveva chiesto lei, concludendo la risata di una precedente battuta e facendosi abbastanza seria da far allarmare un pochino il biondo, che si era limitato ad annuire.
«La prima volta che sono venuta a casa tua, per le ripetizioni, tua madre mi avrebbe voluta mandare via dopo dieci minuti.» disse lei, abbassando lo sguardo. Lui sbiancò in volto, come aveva potuto sua madre fare una cosa simile? Era stata così maleducata! Appena tornato a casa gliele avrebbe cantate, eccome se l’avrebbe fatto!
«Ma mi ha fatta restare lo stesso, perché “comprendeva il motivo per cui ero venuta a ripetizioni.”» disse ridendo. E Luke rimase confuso in quel momento, ma quando furono fuori dal ristorante e ci ripensò, capì cosa intendesse.
«Quindi hai voluto ripetizioni di matematica solo per stare con me?» le chiese quindi ridendo, prendendola sottobraccio, mentre passeggiavano per Covent Garden. Lei rispose affermativamente ridendo.
Passeggiando per le vie di Londra, passarono davanti a un negozio di piercing e tatuaggi con ancora le luci accese, nonostante l’ora di chiusura fosse ormai passata da un pezzo. Luke si soffermò davanti alla vetrina a osservare le foto di quei modelli di una di quelle cose che avrebbe voluto da sempre, mentre si masticava il labbro come fosse una gomma da masticare.
Hilary si accorse ed entrò nel negozio. Il biondo, da fuori, la sentì chiedere informazioni, addirittura pregare perché il proprietario, che stava facendo l’inventario, facesse un buco al suo amico. Alla fine riuscì a convincerlo e si affacciò dalla porta d’ingresso per invitarlo a entrare.
Lo prese in disparte, in un angolo della sala, mentre un ragazzo tatuato e palestrato, con piercing di vari tipi in faccia, preparava l’occorrente. Gli si avvicinò e gli lasciò un bacio all’angolo della bocca.
«Dove lo vuoi questo piercing allora?» gli sussurrò all’orecchio. Il proprietario fece finta di non vedere e li lasciò fare, sperando che si sarebbero sbrigati in fretta, perché lui sarebbe voluto andare a casa a riposarsi.
Luke si avventò sulle labbra della bionda e la baciò appassionatamente, trattenendo il suo labbro inferiore tra i denti. Il tutto fu interrotto dal ragazzo che fece un colpo di tosse, estremamente finto, che li richiamò all’ordine.
«Allora, rubacuori, dove vuoi che ti faccia un bel buco?» disse sorridendogli il proprietario del negozio, mentre lui si accomodava sulla poltrona verde sbiadito – che gli ricordava molto quella del dentista.
Si accordarono per un Labret con l’anellino nero sul lato del labbro inferiore. Quando ebbero finito ed ebbe pagato, prese per mano Hilary e uscirono dal negozio, ringraziando e scusandosi per l’orario.
«Ti ha fatto male?» chiese la ragazza, mentre si avviavano verso casa McSenior.
«Ora fa un po’ male, ma passa.» disse sorridendole. Lei si fermò e l’attirò a sé, baciandogli delicatamente le labbra.
«Ora va molto meglio.» disse lui, guardandola negli occhi e perdendocisi un po’. Lei gli sorrise sinceramente e lui non poté resistere a stare ancora lontano da quelle labbra che lo chiamavano.
Arrivati davanti al cancello di quell’enorme villa, Hilary citofonò e, mentre aspettava che i suoi le aprissero, si allontanò dal videocitofono. Luke la prese e le fece sbattere delicatamente la schiena contro il muro di mattoni gialli. Premette il suo forte corpo contro quello fragile della bionda, facendoli aderire. La baciò con tutta la passione che aveva in corpo, approfondendo lasciando che le loro lingue si cercassero.
Dimenticandosi del piercing che il ragazzo aveva appena fatto, Hilary gli morse il labbro e lui si lasciò uscire un gemito di dolore. Lei si allontanò di scatto, ripetendo la parola “scusa” circa un centinaio di volte nel giro di due secondi.
Ripreso da dolore le sorrise e le disse di non preoccuparsi, ma lei non ne voleva sapere di tacere. Così la baciò di nuovo, ma furono interrotti dalla Signora McSenior che reclamava sua figlia dall’uscio di casa.
Luke salutò Hilary con un bacio sulla guancia e si diedero appuntamento al lunedì successivo a scuola. Salutò perciò anche la madre della ragazza, urlando per farsi sentire dalla distanza che l’enorme giardino produceva tra loro.
Si avviò perciò verso casa sua, giocando con il suo nuovo piercing e avendo forse un po’ di paura di quello che i suoi genitori avrebbero potuto dirgli o fargli alla vista di esso. Ma quando arrivò, i suoi erano già andati a letto e perciò si mise anche lui sotto le coperte. Si addormentò pensando alla sua, ormai, ragazza Hilary, con un sorriso ebete stampato sulle labbra.
 
Notes
GUARDATE CHI E’ TORNATAAAA
Vi prego di scusarmi, per favore, vi scongiuro. Perdonatemi per queste due settimane di ritardo, sono in ginocchio sui ceci.
Dovete scusarmi, non solo per il ritardo, ma anche per questo capitolo estremamente schifoso, se volete mandarmi a fanculo nelle recensioni, potete, se volete dirmi che questo capitolo fa vomitare, fatelo, accetto tutte le critiche possibili e immaginabili.
Ho avuto mille cose per la testa che mi hanno fatto scordare tutte le idee che avevo per questa storia, per questo capitolo, tutto ciò mi ha procurato anche un blocco, mi credete se vi dico che aprivo il documento e lo richiudevo perché proprio non avevo nulla per la testa?
A questo proposito, voglio ringraziare la mia Wendy Donut, @bluemmings, che mi ha assistita e aiutata a ritrovare l’ispirazione, grazie amore mio <3
Paaarlando del capitolo! So che fa schifo, come dicevo sopra, perdonatemi.
All’inizio c’è diciamo un sommario, un riassuntino di un piccolo salto temporale. Poi abbiamo il pezzo di Clary e Michael, ispirato al testo di “Good Girls” dI CUI SONO USCITI EP E VIDEO E, OSSIGNUR, VOGLIAMO PARLARE DEL VIDEO? MEGLIO DI NO CIÀ.
Btw, Hilary e Luke, vi prego, ditemi che li shippate quanto me, sono troppo cariniwefgwe.
Quel piercing al labbro Luke, mannacc a te.
Io voglio anche ringraziarvi, molto velocemente, perché come solito mi dilungo troppo.
Voglio ringraziarvi per le 1065 visite al primo capitolo e per le 87 recensioni totali, voglio ringraziare le 14 preferite, le 8 ricordate e le 30 seguite, siete tutte degli amori, davvero, grazie infinite. <3
La canzone di questo capitolo è “Lost in Stereo” degli All Time Low.
Vi lascio, ho la cucina da sistemare, sotto i soliti linksss. (:
Alla prossima,
@cliffordsarms
  
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