Capitolo XXXII
Desiderio
Si stirò,
appagata, e poi girò il capo per imprimersi
nella mente l'espressione che assumeva nel sonno. Lei, invece, non era
riuscita
a chiudere occhio, nonostante fosse spossata dalle lunghe e intense ore
d'amore
appena vissute.
Non appena si
mise a contemplarlo si sentì assalire da
un'altra ondata di desiderio. Faticò a riconoscersi, perché una voglia
tanto
intensa non l'aveva mai provata, per nessun uomo. Neppure per
Christopher.
Si disse che
doveva lasciarlo riposare almeno qualche ora;
ne aveva bisogno, dopo tutte le volte che l'aveva portata al culmine
dell’estasi.
Sembrava si fosse posto l'obiettivo di procurarle piacere finché non
fosse
diventata insensibile al suo tocco. Il problema era che lei sembrava
rinascere
ad ogni suo tocco e non smetteva di desiderarlo.
Anche in quel
momento ogni dettaglio del suo volto, ogni
particolare del suo corpo, non facevano altro che farle desiderare di
svegliarlo per poterlo amare di nuovo.
Quando
l'aveva presa sul tappeto era stato intenso e
appassionato. Amava descriverle a parole ciò che voleva farle, per poi,
un
attimo dopo, mettere in pratica ciò che le aveva promesso. All'inizio
aveva
pensato fosse una sua piccola mania, ma ben presto aveva capito che
Andrew le
parlava solo per eccitarla di più. Usava la propria abilità nel
raccontare e la
sua capacità di visualizzare per rendere più erotico ogni gesto e
caricarlo di
aspettativa, al fine di coinvolgerla il più possibile nella propria
fantasia.
Più tardi
l'aveva presa in braccio e portata a letto.
Durante il breve tragitto dallo studio alla zona notte dello Chateau, stretta a lui e coperta solo
dall'abito rosso che Andrew le aveva avvolto attorno al corpo, si era
sentita
come una vergine d'altri tempi che aveva appena scoperto le gioie del
talamo
nunziale. Nelle ore successive, invece, mentre lui l'amava di nuovo con
dolcezza e nel più assoluto silenzio, si era resa conto di passare da
uno stato
d'animo all'altro, quasi che quell'uomo affascinante fosse in grado di
far
uscire dal suo profondo tutte le sfaccettature della sua personalità e
i
desideri più intimi, che neppure lei sapeva di possedere. Dal languore
voluttuoso e inesperto della fanciulla appena posseduta, era passata al
desiderio intenso e sensuale di una donna disinvolta che esigeva un
uomo nel
proprio letto, e quel desiderio intenso e possessivo non l'aveva ancora
abbandonata. Osservandolo si rese conto di volere anche qualcos'altro.
Facendo
attenzione a non svegliarlo si alzò; infilata la
camicia di Andrew, scese rapida le scale e raggiunse lo studio, dove
recuperò
la macchina fotografica, alcuni indumenti che avevano dimenticato e il
diario
del suo antenato. Ritornata in camera e constatato che lui dormiva
ancora,
iniziò a fotografarlo; dopo i primi scatti si decise a spostare il
lembo di
lenzuolo che gli copriva i fianchi e lo inquadrò da varie angolazioni:
Andrew
era steso prono, il volto appoggiato sulla guancia sinistra e il
braccio che
ricadeva rilassato giù dal letto. La penombra donava alla curva dei
suoi glutei
e alle gambe un che di sensuale, allontanando l'idea di volgarità che
un’illuminazione
eccessiva avrebbe potuto suggerire nel ritratto di un corpo nudo in una
posa
tanto vulnerabile.
Per Nicole la
fotografia non era solo un'arte, ma anche
una forma di terapia personale; aveva da presto compreso che ogni sua
foto
raccontava, non solo agli altri ma soprattutto a lei stessa, i moti del
suo
cuore e della sua mente. In maniera inconscia ritraeva sempre ciò che
più la
turbava, sia in negativo sia in positivo. Era sempre l'istinto a
guidarla e
ogni volta, osservando le foto, intuiva cosa c'era dietro ad una certa
scelta
istintiva. A volte riusciva persino a percepirlo prima ancora di
premere
l'otturatore, semplicemente dalla scelta delle inquadrature. Come in
quel momento:
le immagini che si presentavano ai suoi occhi, mentre guardava il corpo
nudo
del suo amante attraverso l'obiettivo, suggerivano ben più di sesso e
passione;
la scelta dell'angolazione, della luce, della posa... tutto indicava un
sentimento più profondo del mero desiderio fisico. Forse sarebbe stato
meglio
evitare quegli scatti, in fondo non aveva mai desiderato ritrarre
nessun uomo
con cui era andata a letto. Neppure Christopher.
Andrew, però,
era un'altra faccenda.
Combattuta
tra il desiderio e la paura di amarlo, continuò
a girargli intorno, inquadrandolo, finché non riuscì più a resistere a
quell'immagine di splendore maschile e scattò diverse foto prima che
lui la
apostrofasse con voce assonnata e divertita.
"Stai per
rendermi il favore e regalarmi il tuo Sogno
di inizio estate?"
Lei non
rispose e continuò a scattare, anche quando lui si
voltò di fianco e rese la sua posa ancora più censurabile.
"Hai idea
dello scoop
che hai tra le mani?" aggiunse lui, per provocarla.
"Temi che
possa inviarle al rettore della tua
università? Il professore modello
immortalato
in un servizio a luci rosse..." rispose finalmente lei, senza smettere
di
scattar foto.
"Non mi
preoccupo di questo".
"Giusto. Le
tue studentesse impazzirebbero per queste
foto" aggiunse lei, del tutto ignara di aver realmente tra le mani la
possibilità di un enorme scoop: la
svelata identità del giovane scrittore del mistero, per di più senza
veli.
"A quanto
pare impazzisci anche tu" commentò
lui, che stava riflettendo sul perché di quelle foto.
Lei fece
qualche passo in direzione della pediera del
letto, alla ricerca della giusta angolazione e fotografò il suo corpo
nudo
disteso su un fianco; riuscì a ritrarlo di fronte,
inquadrato dalla testa ai piedi, senza che
l'immagine rivelasse il suo membro scoperto.
Soddisfatta
di quell'ultimo scatto ripose la macchina
fotografica, prese il diario del suo antenato e tornò a sedersi sul
letto;
tuttavia Andrew ignorò il suo suggerimento e non mollò la presa.
"Perché
queste foto? Credevo ti bastassero quelle di
ieri notte per soddisfare la tua lussuria" la provocò divertito,
pregustando la sua reazione offesa poiché era conscio d'esser stato lui
a
coinvolgerla in una sequenza di foto altamente erotiche.
Invece la sua
risposta lo stupì.
"L'alternativa
era saltarti addosso mentre stavi
ancora dormendo e non mi sembrava carino".
"Avresti
potuto svegliarmi...".
"Avevi
bisogno di dormire. E poi nelle foto di
stanotte il soggetto più esposto ero sempre io. Dovevo porvi rimedio"
disse lei fingendo d'essere seria, ma senza riuscirci.
"E dimmi"
proseguì lui con lo stesso tono di
finta serietà "hai ancora voglia di saltarmi addosso?"
"Preferisco
leggere il diario".
"Mhmm...
Davvero?" la provocò a parole e poi
fece immediatamente seguire i fatti: le si avvicinò e prese ad
accarezzarle la
gamba nuda, dal polpaccio all'attaccatura della coscia, sfiorando
volutamente
l'intimità del suo corpo appena coperta da ciò che lei indossava.
"Mi piace
come ti sta la mia camicia..." mormorò
al suo orecchio, mentre le toglieva dalle mani il diario e lo posava a
terra.
"A questo
penseremo dopo...".
Dopo furono
alcune ore più tardi.
Scesero in
cucina per recuperare del cibo che Madeleine
aveva preparato il giorno prima, dopo aver chiesto il permesso per
assentarsi
un paio di giorni col marito. Mentre riempiva due vassoi con le
leccornie che
l'anziana governante aveva lasciato in frigo, Nicole si domandò se i
domestici
non si fossero allontanati apposta per lasciarli soli.
Consumarono
il pasto a letto e, finalmente, ripresero la
lettura del diario dal punto in cui lo avevano lasciato prima di essere
assorbiti dalla festa e da ciò che era seguito.