In my life there’s no space for love
Daphne
era bionda, glaciale, implacabile. Sapeva come farsi
rispettare, gli teneva testa. L’aveva avuta al suo fianco per
sette anni finchè
la sua vicinanza non gli era sembrata naturale, nel perfetto ordine
delle cose.
Erano
stati compagni di Casa, rivali che lentamente avevano
scoperto la loro affinità e quell’amicizia
profonda tipica dell’adolescenza, per
poi passare al condividere ben altro che i pomeriggi di tedioso studio
in Sala
Comune o in biblioteca.
Aveva
perso il conto delle volte in cui i loro occhi si
erano incontrati dopo essere riaffiorati dalla nuvola delicata di
lenzuola
verdi in cui si erano rotolati consumando il loro desiderio. Era stato
certo,
malgrado non l’avesse mai voluto ammettere con lei, che
sarebbe diventata sua
moglie.
Fino
a quel momento.
Rigirava
nervosamente la lettera tra le dita sottili da
pianista.
E
lei era lì, accanto a lui, e aveva sbirciato il contenuto
della missiva da sopra la sua spalla leggermente spigolosa.
Non
parlava.
Daphne,
l’altezzosa principessa di ghiaccio che aveva fatto
tremare le studentesse di Serpeverde con la sua tempra
d’acciaio, non diceva
nulla.
-
I Malfoy non amano, giusto? –
Quelle
poche parole erano state le uniche che aveva
pronunciato, con asprezza, per poi allontanarsi a passo svelto.
Avrebbe
potuto fermarla, rassicurarla.
Perché
prolungare il loro sogno proibito? Daphne aveva
ragione e lui stesso l’aveva ripetuto talmente tante volte da
sembrargli ormai
il suo mantra personale.
“I
Malfoy non amano”.
Astoria
era l’opposto di Daphne. Mora, minuta, riservata e
abituata a essere perennemente messa in ombra dalla sorella maggiore.
A
lui non erano mai piaciute le ragazze sottomesse; erano
una distrazione che veniva facilmente a noia e sicuramente non era il
tipo di
donna che avrebbe desiderato come sposa.
Aveva
cominciato a frequentarla, però, perché sentiva
di
dover conoscere almeno un po’ la sua futura moglie.
Era
innocente tanto quanto Daphne sapeva essere
spregiudicata. Studiosa, educata, abituata a tenere la testa bassa e a
parlare
con un tono di voce molto flebile.
Era
stata quella la prima cosa che l’aveva colpito.
Era
morbida, delicata proprio come lei, e aveva un ché di
armonioso che gli ricordava sua madre.
Forse
era stata proprio l’immagine di Narcissa che si
sovrapponeva alla sua a spingerlo a guardarla sotto una luce diversa.
Gli occhi
castani possedevano decine di screziature che andavano dal color miele
al verde
bosco, la carnagione alabastrina la faceva sembrare una perfetta
bambola di
porcellana. Il labbro inferiore era leggermente sporgente,
un’asimmetria che lo
affascinava, e creava l’illusione che fosse perennemente
imbronciata. Una
bambina da difendere, da proteggere.
Non
si era mai visto nelle vesti del Paladino, ma Astoria
risvegliava quell’istinto protettivo che per lungo tempo solo
Narcissa aveva
scatenato.
Forse
avrebbe potuto accontentarsi della vita accanto ad
Astoria. Magari stava sbagliando tutto e se ne sarebbe pentito per il
resto
della vita.
Forse
nella sua vita non c’era spazio per l’amore.
Daphne
percorreva la navata della chiesa verso il suo promesso sposo. Blaise
le sorrideva
completamente ammaliato.
Comunque
fossero andate le cose, era troppo tardi per
cambiarle.
[500
parole]
Spazio
autrice:
Eccoci
qui con una piccola flash su due dei miei paring preferiti della
generazione
intermedia (Draco x Daphne e Blaise x Daphne). Per la descrizione di
Daphne e
Astoria ho pensato di prendere spunto da me e da mia sorella e dalle
nostre
diversità. In Daphne c’è molto di me,
in Astoria di lei. Tutta la storia si
basa sullo scorrere dei pensieri di Draco mentre assiste alle nozze di
Daphne e
Blaise e la parte scritta in corsivo non è che il momento in
cui si interrompe
per esaminare la scena dell’ingresso della sposa. Spero di
averlo reso
abbastanza IC, perché non mi piace quando viene dipinto come
un ragazzino
sdolcinato che corre dietro alla belloccia di turno, così
come spero di essere
riuscita a rendere in modo credibile la natura del suo rapporto con
Astoria.
Alla prossima.
Baci
baci,