6.
Fine
aveva perso conoscenza da parecchi giorni.
Sembrava
addormentata.
Shade
si era spaventato moltissimo e l'aveva immediatamente portata dal
medico, temendo che fosse morta.
-No,
non è morta. È semplicemente caduta in una specie
di coma.-, spiegò
il dottore. -Il suo cervello si è completamente oscurato.
Tutti i
ricordi sono andati persi. Probabilmente non tornerà
più.-,
aggiunse tristemente.
Shade
però non aveva più lacrime da piangere.
Rimase
a vegliare sul corpo addormentato di sua moglie per più di
un mese,
senza staccarsi da quel letto.
Poi,
una mattina, decise che Fine doveva tornare nel suo regno.
Il
viaggio non fu semplice. Spostare Fine in quelle condizioni era
tremendamente pericoloso, ma Shade corse il rischio.
La
ragazza fu accolta nella sua vecchia casa dai genitori e dalla
sorella, che la sistemarono nella sua stanza.
Proposero
a Shade di restare lì fino a quando... Beh, sì,
fino a quando Fine
non fosse completamente morta, e lui accettò,
perchè non era ancora
in grado di staccarsi da quella stupenda creatura che tanto aveva
amato.
Lui e
Rein si davano il cambio ogni notte e ogni giorno per tenerle
compagnia.
Chiacchieravano
con lei, le leggevano libri, le accarezzavano le braccia e le gambe
per stimolarla, ma lei non sembrava avere intenzione di risvegliarsi.
Quando
ormai avevano perso tutti la speranza e avevano deciso che prolungare
le sofferenze di Fine era inutile, lei si svegliò.
Più
che svegliarsi, emise un flebile suono dalla bocca e si mosse, come
per stiracchiarsi, poi si riaddormentò, ma ciò
bastò a dare a
Shade e agli altri una piccola speranza.
Quel
giorno festeggiarono, e la morte e la malattia vennero dimenticate.
Forse
l'ambiente allegro stimolarono Fine, che dopo un altro paio di giorni
di sonno, finalmente si svegliò ancora.
Questa
volta si mise seduta nel letto, guardando fisso davanti a
sé. I suoi
occhi erano vuoti, spenti, però erano spalancati e vigili.
Il
dottore non era del tutto sicuro che vedesse ciò che
guardava, ma
Shade invece sì.
Chiacchierò
con la moglie, senza lasciarsi intimorire da quello sguardo vitreo e
un tantino sinistro che lo fissò per più di mezza
giornata.
Fine
non si lasciò distrarre da niente. Guardava solo Shade.
Non
vedeva né Rein, né sua madre e nemmeno suo padre.
Solo Shade.
Dopo
averle dato da bere, Fine si risistemò tra le lenzuola e
tornò a
dormire, senza neanche dire una parola o dar segno di intelligenza.
Questo
però era già un gran passo avanti.
Shade
pensò che sua moglie sarebbe guarita e avrebbe riacquistato
i
ricordi e che se la sarebbe potuta riportare a casa dove avrebbero
ripreso la loro vita da dove l'avevano interrotta, ma non fu
così.
Fine
si risvegliò altre volte, rimanendo immobile a fissare o
Shade o la
parete.
Un
giorno però il suo naso divenne rosso come i suoi capelli e
iniziò
a singhiozzare. Silenziosamente, senza fare rumore.
Le
lacrime le sgorgarono dagli occhi per un periodo che a Shade parve
interminabile.
-Cosa
c'è? Cosa c'è, Fine?-, le chiedevano lui e Rein,
cercando di
spronarla a parlare, ma lei rimase in silenzio.
Quella
notte, Shade si addormentò nella stanza degli ospiti del
castello,
ma prima dell'alba venne svegliato dal rumore della porta che si
apriva.
Il
giorno seguente non fu in grado di affermare con certezza che fosse
stata Fine ad entrare nella sua camera quella notte, ma lui ricordava
così.
Ricordava
che era entrata in punta di piedi, in camicia da notte e con i
capelli sciolti ed arruffati, tanto lunghi che le arrivavano fino al
fondo schiena. Si era arrampicata sul letto in cui lui sedeva
sbalordito e si era sdraiata al suo fianco, stringendogli le mani.
-Shade,
amore, aiutami a morire, non ce la faccio più a vivere
così.
Ti ho
lasciato una lettera, dietro al comò della nostra camera,
l'ho
scritta durante quella vacanza in cui ti costrinsi a sposarmi,
ricordi?-, mormorò, sorridendo come una ragazzina innamorata
che si
sta dichiarando. -Leggila, è per te. Aiutami a morire,
è l'ultimo
favore che ti chiedo.-, disse ancora.
Shade
la strinse forte forte contro il petto, accarezzandole i capelli e
baciandole la nuca.
Si
addormentò così, ma quando si
risvegliò le sue braccia stringevano
il nulla.
Si
lavò, si vestì e corse nella stanza della moglie,
trovandola
addormentata, così come l'aveva lasciata la sera prima.
Le
spazzolò i lunghissimi capelli e li raccolse in una treccia.
Poi la
baciò in fronte. -Vado a recuperare la lettera, Fine, torno
subito.-, sussurrò dolcemente al suo orecchio.
Prese
la mongolfiera e tornò al suo palazzo, dove trovò
effettivamente la
busta bianca con su scritto “Per Shade” nella
grafia della
moglie.
Dunque
non era stato un sogno.
Si
sedette sul letto che non usava da settimane, perchè ormai
si era
stabilito nel regno solare, aprì la busta e lesse la lettera.
Caro
Shade,
Questa notte ho fatto
un sogno molto strano.
Eravamo insieme e
vivevamo felicemente nel regno della luna.
Correvamo su per delle
scale, ma ad un certo punto io sono inciampata in un gradino e
cadendo mi sono slogata una caviglia.
Allora ho cercato di
raggiungere te, che eri andato avanti e mi tendevi la mano. Mi sono
alzata in piedi e mi sono accorta di star sanguinando e che la mia
pancia si stava sgonfiando lentamente.
Tu allora mi hai
portato in spalla fino ad un certo punto, ma poi io mi sono
addormentata contro la tua schiena e tu eri troppo stanco per
continuare la scalata, quindi mi hai affidata a mia sorella e ai miei
genitori, continuando a sorvegliarmi. Ma io non ho più
aperto gli
occhi, se non una volta, per mettermi a piangere.
Ti ho gridato che
volevo morire e poi è tornato ad essere tutto buio.
Ho sentito le tue
labbra che mi baciavano la fronte e poi ti ho visto proseguire la
scalata da solo.
Non so bene cosa
significhi, questo sogno.
Non vorrei sembrarti
tragica con queste mie parole, ma penso che non mi resti molto tempo
e io voglio sfruttarlo al massimo, stando al tuo fianco. Ecco
perchè
ti ho chiesto di sposarci così all'improvviso. So che mi
dirai di
sì, ma non ho nessuna certezza sul nostro futuro.
Quando starò per
morire, che sia tra due anni, tra venti o tra sessanta, ti
farò
leggere questa lettera, così da non sentirti troppo solo
dopo che me
ne sarò andata.
Voglio solo che tu
capisca quanto è importante l'essenza del tempo,
quant'è importante
vivere giorno per giorno, quanto in fretta ci può scivolar
via la
vita dalle mani.
Spero che quando morirò
troverai un'altra ragione per vivere e che non sprecherai il tempo
che resta a te.
Non te l'ho mai detto
prima d'ora, ma ti amo, con tutto il cuore.
Fine
Shade
ripiegò la lettera con cura e la rinfilò nella
busta.
Se la
mise in tasca e tornò dalla moglie, che ancora dormiva.
Le
sciacquò il viso con una spugna bagnata e le
pettinò ancora i
capelli, le cambiò la camicia da notte e le
riscaldò i piedi gelati
con le sue mani.
La sua
pelle era diventata bianca come il latte e le sue labbra avevano
perso quel colore rosso intenso che le avevano sempre caratterizzate.
-Cosa
devo fare?-, domandò a sé stesso, strofinandosi
gli occhi per non
scoppiare in lacrime.
-Devi
lasciarla andare, Shade.-, gli rispose, Rein, appoggiata allo stipite
della porta.
Chissà
da quanto tempo era rimasta lì senza farsi sentire.
Il
cognato le rivolse un'occhiata interrogativa.
-Come
probabilmente ti sarai accorto, mia madre e mio padre si sono arresi.
Li vedi? Per loro Fine è già morta. Anche per me
ormai se n'è
andata. Non ho alcuna ragione per pretendere che resti tra noi...-,
cercò di spiegare lei, ma Shade la interruppe.
-Come
sarebbe a dire? Lei è tua sorella, le vuoi bene, come puoi
sperare
che muoia?-, più che arrabbiato, era stupito
dall'insensibilità di
Rein.
-Ti
prego, non giudicarmi come un mostro, ma Fine sta soffrendo da morire
a vivere così, non te ne sei accorto?-, domandò,
avvicinandosi alla
sorella per prenderle la mano bianca e inerte.
La
realtà dei fatti colpì Shade come uno schiaffo.
La
verità era che lui si stava comportando da egoista, a
trattenere
Fine nel mondo dei vivi quando sarebbe stata molto più
felice ad
abbandonare quel corpo non funzionante.
Non
stava pensando al bene della moglie, ma alla propria
felicità.
Certo, non c'era più allegria nei suoi giorni ed era
costantemente
obbligato a prendersi cura di quella ragazzina senza sosta, ma almeno
poteva stare ancora con lei. La verità era che aveva paura
di essere
abbandonato e dunque aveva paura di lasciarla andare.
-Lasciala
andare, Shade.-, lo supplicò Rein. -Se la ami, spezza
l'unico legame
che la obbliga ancora a restare fra noi esseri viventi. Rassegnati.
Shade
aspettò che Rein lasciasse la stanza per raccogliersi nel
suo
dolore.
Si
sedette di fronte al corpo di Fine e scoppiò a piangere come
un
bambino.
-Non
voglio lasciarti andare, Fine... Non puoi andartene
così...-,
continuava a ripetere, dondolandosi avanti e indietro per attenuare
il dolore che gli stava straziando il petto.
E poi,
all'improvviso, sentì una mano calda accarezzargli i capelli.
-Fine...-,
sussurrò sorpreso, alzando lo sguardo.
Fine
sedeva tra le coperte, sorridendo dolcemente, con i capelli raccolti
in una coda alta, gli occhi pieni di vitalità, le labbra
rosse e la
pelle abbronzata. Il suo volto non era più scavato dalla
malattia,
sembrava rinata. Irradiava una strana luce dorata.
-Shade,
non aver paura, resterò sempre al tuo fianco. Ti
proteggerò e ti
guiderò, ma lascia che mi separi da questo corpo
già morto. Sarò
sempre con te, te lo giuro.-, gli disse con dolcezza, asciugandogli
le guance bagnate di lacrime e baciandogli le labbra per l'ultima
volta.
Poi
Fine si ristese tra le coperte e tornò ad essere quella
bambina
cadaverica e stanca e triste che si svegliava solo per piangere
sconsolata.
Shade,
ancora sconvolto per l'incontro con la moglie, non si accorse che la
ragazza aveva smesso di respirare.
Dentro
di sé sentiva che qualcosa era andato distrutto per sempre,
ma dalle
macerie era spuntato un germoglio.
Non
avrebbe mai dimenticato quella ragazza che tanto gli aveva dato, con
cui aveva condiviso tutto, che era il suo grande amore, allora e
anche nella morte.
-Mi
arrendo, Fine... Vai pure...-, sussurrò, e quando
alzò lo sguardo
su di lei, era già volata via da un pezzo, senza che lui se
ne
accorgesse.
“Sono
il vuoto, sono
tutto ciò che esiste, sono in ogni foglia del bosco, in ogni
goccia
di rugiada, in ogni particella di cenere che l'acqua trascina via,
sono nulla e tutto il resto in questa vita e in altre vite,
immortale.”
Paula – Isabel Allende
FINITA! FINALMENTE SONO RIUSCITA A PUBBLICARE ANCHE L'ULTIMO CAPITOLO, SPERO CHE QUESTA FANFICTION VI SIA PIACIUTA :)