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Autore: My Pride    14/10/2008    14 recensioni
«È strano come certe cose cambino le persone.
Prima che tutto questo avvenisse, non avevo mai visto Oka-san comportarsi così
»
[ Missing Moment: Evento RoyEd Marriage del 10/10/10 { 30 } ]
[ Terza classificata al «Flash Contest» indetto da Addison89 { 14 / 20 } ]
[ Sesta classificata al «A contest, a rose and a story!» indetto da Roy Mustung sei uno gnocco { 26 } ]
[ Storia fuori serie: 16 { Dedicata a Red Robin }, 18, 19, 20, 21, 23, 24, 25 { Dedicata a Red Robin }, 26, 27, 28, 29 ]
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Nuovo personaggio, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Shattered Skies ~ Stand by Me' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Heart burst into fire_Episode 8 Titolo: Diamoci... un taglio!
Autore: My Pride
Fandom: FullMetal Alchemist

Tipologia: One-shot [ 1815 parole ]
Personaggi: Roy Mustang, Edward Elric, Maes Hughes, Jean Havoc
Genere: Slice of life, Sentimentale, Commedia
Rating: Arancione
Avvertimenti: Shounen ai, What if?



FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All Rights Reserved.



EPISODIO 8: DIAMOCI... UN TAGLIO!

    Dire che in quel momento mi annoiavo era un eufemismo.
    Avevo passato la maggior parte della giornata a chiacchierare a telefono con Maes perché Edward non era in casa, e quella era una stranezza bella e buona, visto che di solito, soprattutto al Quartier Generale, tentavo sempre di non imbattermi in lui, onde evitare di farmi coinvolgere in una delle uscite da lui organizzate con Jean. Ora me ne stavo lungo disteso sul divano del salotto, con una pezza umida sulla fronte per calmare il forte mal di testa e una voglia di fare praticamente pari allo zero. 
    Fu lo squillo del telefono a costringermi ad alzarmi e, anche se durante i primi cinque fui tentato di ignorarlo, alla fine, al quindicesimo, mi diressi ciondolante verso l'ingresso per rispondere.
«Pronto?» feci sbadigliando.
     < Abbiamo il tuo uomo. > mi disse una voce, una voce che conoscevo fin troppo bene e con cui avevo parlato fino a poche ore prima, quindi fu quasi di riflesso che inarcai un sopracciglio, tamburellando con le dita sul tavolino dove tenevo il telefono.
    «Maes, perché dici stronzate?» chiesi con una punta di sarcasmo. Dall'altro lato della cornetta, sentii degli sbuffi divertiti e la risata inconfondibile di Edward, prima di avvertire un piccolo crepitio e un'altra voce borbottare «Principiante». Ci fu poi un tonfo e un altro crepitio.
      < Se avessi parlato io ci sarebbe cascato, Generale. > si fece sentire la voce divertita di Havoc. < E un colpo le sarebbe venuto eccome! >
    Al suo tono e alle sue parole non potei fare a meno di ridere.
«Mi volete spiegare cos'è questa storia e perché Edward è lì, chissà dove, con voi?» domandai, sentendo il diretto interessato trattenere una risata e, probabilmente, Maes sbuffare. Adesso che ci facevo caso, inoltre, si sentiva un sommesso chiacchiericcio e una bassa musica, quasi fossero...
      < Siamo da Madame Christmas. > fece prontamente la voce di Jean, confermando la mia teoria. < Venga anche lei, Edward dice di voler festeggiare! >
    Ancor prima che potessi ribattere, riattaccò. Guardai per un po' la cornetta silenziosa con le sopracciglia sollevate, stringendomi nelle spalle prima di riattaccare a mia volta e andare a darmi una sistemata per raggiungerli e vedere cosa stessero architettando quei tre folli. Ventotto, trentasette e quarantatre anni... e si comportavano ancora come dei ragazzini alla festa del liceo! Chi li capiva era bravo... anche se, in realtà, io non ero da meno.
    Non restai a rifletterci oltre, mi chiusi gli ultimi bottoni della camicia e agguantai chiavi e portafoglio, uscendo dal condominio per salire in macchina e raggiungere quei due folli che si erano portati dietro il mio ragazzo - cioè, uomo, visto che odiava che lo si considerasse ancora un ragazzino nonostante fosse ancora abbastanza basso per la sua età - al bar. All'interno c'era un bel calduccio confortevole e venni immediatamente accolto da Vanessa, sorridente e zelante come sempre; mi salutò con un mezzo abbraccio e mi indicò Madame con un cenno del capo, alla quale rivolsi un saluto prima di concedarmi divertito da quell'avvenente cameriera. Dovevo ammetterlo, mi stupivo sempre di come mia zia riuscisse ancora a fare tutti quegli affari in quel posto, e forse era anche grazie alla bella presenza di tutte le ragazze di cui si era circondata.
    Scorsi i miei tre idioti poco lontano dall'entrata, sul lato destro del locale. Da quel che vedevo, avevano ordinato qualcosa da bere anche per me, ma ciò che mi stupì, in quel momento, non fu il fatto che, avendomi visto, mi facevano animatamente cenno di raggiungerli schiamazzando, bensì Edward. Accigliato come non mai, mi avvicinai piano al tavolo, sedendomi senza dire una parola mentre continuavo ad osservarlo, o meglio, ad osservare i suoi capelli.
    «Perché mi guardi in quel modo?» mi chiese, inclinando la testa di lato con un sopracciglio biondo finemente inarcato, ma non risposi, restando a boccheggiare come un idiota. Fu Havoc a farlo per me, e sembrava divertito.
    «Temo che il Generale sia sotto shock», sghignazzò, e sentii la sua mano darmi una bella pacca sulla spalla prima di sentire l'odore della sua sigaretta, appena accesa, giungermi alle narici. Ma non vi prestai attenzione, avevo ancora lo sguardo sui capelli di Ed.
    «Devo averti mozzato il fiato, eh?» ironizzò nel lanciarmi un'occhiata, concentrandosi poi sul suo bicchiere per bere tranquillamente il suo whisky come se nulla fosse, imitato da Maes, che sembrava cercasse di valutare la mia espressione stranita.
    «Non fare quella faccia, amico!» cinguettò, allegro come un fringuello. «Non hai nulla da dire al tuo uomo? Sei senza parole?»
    Mi riscossi solo quando, senza preavviso e senza badare al luogo in cui ci trovavamo, Edward mi afferrò con la mano d'acciaio per il colletto della camicia e mi attirò a sé, stampandomi sulle labbra un bacio passionale. Allontanandosi, mi sorrise in un misto di malizia e sfacciataggine.

    «Allora?» mi chiese, poggiando un gomito sul tavolino e far ciondolare l'altro braccio oltre lo schienale della sedia, accavallando con disinvoltura le gambe.
    «Sei...» cominciai, sbattendo le palpebre e continuando a guardarlo perplesso. I capelli che, da quando stavamo insieme e più, aveva sempre portato lunghi, avevano adesso un taglio corto e sbarazzino, quasi simile a quello del fratello, con la sola differenza che non aveva una frangetta laterale ma la fronte scoperta, con giusto qualche ciuffo che vi ricadeva sopra di tanto in tanto quando muoveva la testa. E, essendo abituato a vederglieli sempre legati in una coda o in una treccia, ero rimasto un tantino scioccato e perplesso da quel cambio di look. La sola cosa che era rimasta invariata era la bizzarra anteninna bionda, e di quello, lo ammettevo, ne ero alquanto grato.
    «Ehi, questa è una data da ricordare!» ironizzò Havoc. «L'alchimista di fuoco che non sa cosa dire!»
    «Ordiniamo ancora da bere!» esclamò invece Maes di rimando, e lo vidi passare un braccio intorno alle spalle di Edward.
«Tu te lo fai un altro giro?» gli chiese, e sembrava già pronto ad ordinare anche per lui, che volesse bere o meno, ma Edward annuì, sorridente.
    «Un Vodka Martini», gli disse, prima di avvicinare la sedia a me e cingermi i fianchi dopo avergli lanciato uno sguardo. Riappuntò poi la sua attenzione su di me, sorridendo maggiormente. «Non dovevo tagliarli?» mi domandò in tono vagamente dispiaciuto.
    Non sapendo bene cosa dire, mi grattai dietro al collo con non curanza.
«N-Nay, è che... un po' mi hai sorpreso», confessai, sentendo Havoc ridere.
    «Ha sorpreso anche noi!» replicò, tirando fuori dalla tasca il pacchetto di sigarette per accendersene una nuova. Quando diavolo l'aveva finita, la prima? «Doveva inoltre vedere quanti problemi si faceva!» continuò, ricevendo un'occhiataccia da Edward. «Gli piacerò, non gli piacerò, ho fatto male a tagliarli, e cose simili! Fino a poco fa sembrava una donna in crisi, anche se adesso si atteggia a grand'uomo!»
    Accanto a me, Edward lo fulminò con lo sguardo, facendo lo stesso con me quando mi scappò involontariamente una piccola risata. Poi atteggiò il viso ad un'espressione assolutamente diabolica.
«Attento, Jean», lo ammonì, sorridendo mefistofelico. «So armeggiare molto bene con le pistole, quindi non provocarmi».
    Cogliendo al volo l'allusione, lui scoppiò a ridere, mentre io mi limitai solo a coprirmi il volto con una mano, scuotendo quasi sconsolato la testa.
«Sono lusingato, Ed, ma ho altre tendenze», replicò divertito, lanciandomi un'occhiata. «Infatti ho una bella moglie e un bel figlioletto».
    Lui agitò distratto una mano, facendo finta che io non ci fossi e continuando invece a stuzzicarlo.
«A Riza non dispiacerà che ti rimetta in carreggiata», riprese, ridacchiando per poi stringersi di più a me, poggiandosi contro il mio collo. «Tu che ne dici, Roy? Non ho ragione?» mi chiese in tono spassoso.
    Abbassai lo sguardo per incontrare i suoi occhi dorati che adesso mi osservavano ammiccando, come a volermi far partecipare al gioco, e non potei fare a meno di ridacchiare anch'io.
«Da quel che ho sentito, Jean è un po' scarsetto», lo sbeffeggiai, voltandomi verso di lui e vedendolo con la sigaretta penzoloni fra le labbra leggermente schiuse. «Una ripassatina non può che giovargli, gli farebbe più che bene».
    «Partiamo dal piaffé?» continuò Ed sempre più divertito, mentre vedevo con la coda dell'occhio Havoc boccheggiare. Aveva scherzato con il fuoco, e, se già io da solo ci sapevo fare fin troppo bene - non ero di certo diventato l'alchimista di fuoco per nulla, dopotutto - in due eravamo pericolosi!
    «Io direi un bel passage», replicai ironico, vedendo finalmente Maes tornare con le nostre ordinazioni e, notando il volto sconcertato e sconvolto di Jean, inarcò un sopracciglio.
    «Che avete detto a 'sto poveretto?» ci domandò nel sedersi. Gettandomi un'occhiata divertita e facendo spallucce, Edward prese il suo bicchiere sorseggiando il Vodka Martini come se nulla fosse, mentre io me la ridevo ancora un po', tentando di soffocare inutilmente l'ilarità del momento.
    «Nulla di che», buttai lì sghignazzando.
«Insegnavamo ad Havoc le basi dell'equitazione».
    Dalla sua espressione, Maes sembrò non capire. Così, guardandolo con un sorrisone sornione dipinto in volto, fu Edward a riprendere la parola.
«Saper montare bene un cavallo è alle basi dell'equitazione», fece distrattamente, gettando un'occhiata ad un Havoc sempre più sconvolto che non proferiva ormai più parola, forse per l'essersi immaginato qualcosa che non capivo. «Ci sono le varie andature, e bisogna stare scrupolosamente attenti che non sia il cavallo a guidare, ma il suo fantino...» guardò poi me, sorridendo con una malizia impossibile da definire. «...soprattutto se si tratta di un purosangue, il cui galoppo è molto più difficile del trotto».
    Innocentemente, Maes annuì. Probabilmente, cosa alquanto strana, non aveva capito la sfumatura fra le righe. Colpa del whisky che aveva bevuto e continuava a bere? Possibile. Gli rivolse un sorriso divertito, bevendo un altro sorso.
«Te ne intendi, eh?» replicò, con una vaga punta di divertimento, e altrettanto divertito, Edward fece semplicemente cenno di sì con la testa.
    «Och, naturale», sghignazzò, dando a me una pacca sulla spalla. «E inoltre, per ovvie ragioni, bisogna essere dolci e al contempo decisi con il cavallo, in modo che non si imbizzarrisca e ti disarcioni dalla sella...»
    A quel punto non potei evitarmi di scoppiare a ridere sonoramente, ricevendo delle occhiate sia da Maes che da Edward, che ritornò ben presto ad occuparsi del suo Vodka Martini con non curanza. Hughes invece continuò a fissarmi attraverso gli occhiali con i suoi occhi color smeraldo, prima di bere per l'ennesima volta un lungo sorso del suo whisky.
    «Ho sempre pensato che l'età si facesse sentire, ma non credevo così tanto!» mi prese in giro, e io risi ancora di più, scuotendo la testa.
    «Mai come si sente a te», ribattei, sentendo Havoc tossire appena e concentrarsi nel fumare la sua sigaretta come se non avessimo minimamente aperto bocca.
    Maes inarcò un sopracciglio, senza capire.
«Che c'entro io?» mi chiese.
    Ridacchiai ancora, confermando il fatto che aveva bevuto troppo o quasi.
«Edward diceva ambiguità e tu, da malizioso che sei, non te ne sei reso conto!» esclamai, ridendo ancor di più nel vedere il suo volto atteggiato ad un'espressione più che sorpresa.
    Fu Edward a richiamarci all'ordine, divertito.
«Diamoci un taglio, aye?»






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