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Autore: Mew_vale    16/10/2014    2 recensioni
[Jorge Enrique Abello]
[Jorge Enrique Abello]Jorge Enrique Abello, si trova in Spagna per girare una nuova serie. Approfittando di un pò di pausa, si rifugia nell' isola di Formentera per una breve vacanza. Lì, conosce Sara. Fin dal primo incontro, Jorge ne resta rapito...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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La 'isla más bella del mundo


CAPITOLO.5


Eccoci qui col nuovo capitolo! La storia prenderà una piega inaspettata… Non so quanti la gradiranno xD Ma dai capitoli precedenti avrete notato che Juan è un tipo un po’… strano. Buona lettura! Ci si vede infondo!

Trascorsero tre giorni da quando avevano visto Juan sullo scoglio, da quando avevano fatto l’ amore. La vita di Sara, nonostante la storia inaspettata e travolgente con Jorge, procedeva normalmente. Andava al lavoro, andava al mare, aperitivo con le amiche ed era uscita con Jorge un’ altra volta ed avevano ancora fatto l’ amore. La differenza d’ età lei la vedeva: nelle sue rughe, nei suoi capelli brizzolati…Ma sotto le sue mani avvertiva un corpo ancora ben messo, non come tanti altri uomini della sua età. La differenza d’età la vedeva ma non la sentiva né al tatto né emozionalmente.
Sara era indaffarata al lavoro, ma la mente vagava preoccupata. Il pomeriggio prima aveva un appuntamento con Jorge, al quale non si era presentato. Né una telefonata, un sms. Erano passate ventiquattro ore e non la chiamava ancora… Perché? Sara riprova a chiamarlo ma il suo cellulare risultava sempre staccato. “Sen’è andato? Voleva solo divertirsi qualche volta e non aveva il coraggio di dirmelo? No, Sara, No! Non lo farebbe mai… Ma dove sei finito…”, pensa la ragazza. Quando vede il suo principale avanzare verso il bancone, mette via l’ apparecchio.
“Salve boss!”
“Ciao Sara… Ti volevo chiedere se hai notizie di Juan.”
Juan non si presentava al lavoro da quattro giorni. Sara si era chiesta quanto avesse spiato quella volta… Li aveva visti fare l’ amore in acqua? La ragazza risponde al suo capo con diniego e quello l’ avvisa di dire a Juan che è stato licenziato, semmai avesse avuto sue notizie. Il capo si allontana borbottando cose tipo “non si fa così!”, “disgraziato!”, “bel maleducato!”. “Che idiota… Farsi licenziare per evitarmi! Almeno poteva avvisare inventandosi una malattia… Insomma Jorge, dove ti sei cacciato!”, riflette la ragazza provando ancora a contattarlo telefonicamente.

Juan Plado, era un bel bambino: ruspante, vispo e curioso con due grandi occhi scuri. Ma aveva un difetto: era estremamente geloso dei suoi giocattoli tanto che non permetteva ai suoi due fratelli più grandi di avvicinarsi a questi. Qualunque cosa gli piacesse la considerava di “sua proprietà.” Quando arrivò l’ età scolare questo divenne un problema: penne, matite, colori… Nascondeva tutto o lo strattonava con forza per non cederlo agli amichetti. La madre riceveva lamentale continue da parte delle maestre! Ma il peggio venne con l’ età adolescenziale… Alle scuole superiori aveva causato tre o quattro risse (tutte le volte con rivali in amore). Questo aveva causato la disperazione della madre. “Dove ho sbagliato con te?!”, “Ti sembra il modo di risolvere le cose?!”, “Disgraziato, và in camera tua!”, gli strillava sua madre dopo ogni volta. Lui la ascoltava con noncuranza seduto a gambe divaricate e braccia conserte sul divano e poi saliva in camera sua senza protestare. Poco dopo scendeva, coperto dal cappotto, e usciva senza dire una parola. Questo causava l’ ira di suo padre. Con gli anni Juan non era cambiato, no. Decisamente.
*“Cosa c’è? Io sto lavorando…”
“Cosa voleva quello da te?”
”Di chi parli?”
“Dell’ attore…”
”Gli ho chiesto un autografo.”
“Me lo fai vedere?”
“Juan, io ho da fare qui…”
“A me è sembrato che cercasse proprio te!”
“E’ evidente che ti sei sbagliato! Perché avrebbe dovuto?”
“(torna a lavorare) Non abbiamo finito di parlare…”
[…]
“Che spavento, Juan! Sei impazzito?”
”Pensavo di farti una sorpresa… Ti andrebbe di uscire questa sera?”
“Certo che no!”
“Hai altri impegni?”
“Anche se fosse, non sono affari che ti riguardano non ti pare?”
“Devi uscire con il tardone?”
“Ma si può sapere che vuoi da me?”
“Guarda che non sono stupido, ho notato che ti ha lasciato il suo numero! Perché lo ha fatto? Per farti un provino? Chissà che tipo di provino!”
“( lo schiaffeggia) Sei un maiale!”

Il ragazzo si infastidì non poco e la seguì attento a non farsi vedere. Ma orami sapeva come fare. Si appostò sotto casa sua e vi restò per un bel po’. Fino a che non la vide scendere, tutta in tiro. Bellissima, avvolta in quel vestito a fiori che a lui piaceva tanto. La seguì ancora fino a vederla con lui. “Dannato bastardo!”, “Puttana che non sei altro!”. Sentì montargli una rabbia incommensurabile… “Bloccarli? Picchiare prima lui poi lei?”. No. Per la prima volta non agì ma pensò: gli seguì per la loro passeggiata, fino al ristorante. Ridicolo che loro non se ne siano accorti, ma presi com’erano a sorridersi e a studiarsi…! Giusto per creare fastidio, telefonò ad un giornale scandalistico qualunque, aveva cercato il numero in internet dal cellulare. Sì, questo era Juan Plado: un calcolatore, un geloso patologico, uno stalker. Un folle. Anche un attore, visto che nascondeva tutto con perizia.
Il giorno seguente fece lo stesso: si appostò sotto casa sua e aspettò, aspettò ed aspettò fino a che non lo vide arrivare. “Stronzo del cazzo!”. Il via vai di quella via del centro, in qui era ubicato l’ appartamento di Sara, lo protesse per ore prima di vederli uscire da quel dannato appartamento. “Che cazzo hanno fatto là dentro fino ad adesso?”. Continuò il suo ossessivo pedinamento fino a quello scoglio dove li vide amoreggiare come due adolescenti. Ma lui aveva il doppio dei suoi anni! Questo Juan non lo comprendeva (ma era indifferente, anche se fosse stato più giovane di lei ne sarebbe ugualmente stato ossessionato). Scattó foto e gli spiò… Fino a farsi beccare.


Sara, arriva all’ Hotel dove alloggia Jorge. Dopo averlo ammirato da fuori ed aver pensato alle parole da dirgli, entra e si avvicina alla reception. Una gentile ragazza bionda, con i capelli legati in una lunga e liscia coda di cavallo le sorride cordialmente.
“Buongiorno, benvenuta all’ Hotel Las Banderas Playa, io sono Romina. Come posso aiutarla?”
“Buongiorno. Io sono qui per far avere un messaggio ad una persona… Jorge Enrique Abello.”
La donna, sapendo che si tratta di un attore, le dice cordialmente che se si tratta di una sua fan non è tenuta a raccogliere messaggi.
“Io sono una sua amica!”
La receptionist non sembra molto convinta, anzi non ci crede per niente. Sara prova a convincerla con tutte le argomentazioni possibili, implorandola quasi.
“Ma sono stata io ad accompagnarlo qui qualche giorno fa! Il facchino si ricorderà, ci siamo salutati all’ entrata quando il Signor Abello ha consegnato i suoi bagagli! La prego Romina… Non ho sue notizie da ieri pomeriggio e sono preoccupata…”
Dopo infiniti piagnistei da parte di quella ragazza petulante, la donna al bancone l’ accontenta solo per togliersela di mezzo.
“Signorina, comunque il Signor Abello ha lasciato l’ albergo ieri pomeriggio.”
“Come? E’ sicura?”
Chiede la ragazza, incredula e bianca come un cencio.
“Sì, certo. Mi dispiace.”
“E sa se ha preso un taxi? Dov’ era diretto?”
La donna inizia ad irritarsi dicendo alla venticinquenne che non è un ufficio informazioni e che non è tenuta a dirglielo e la invita più volte ad andarsene fino a che Sara non si rassegna e abbandona l’ albergo.
Arrivata a casa sconsolata e col viso sconvolto da qualche lacrima, Sara infila la chiave nella toppa. Quando entra avverte un rumore e si mette in posizione di attacco afferrando il primo oggetto che trova: un ombrello.
“Chi va là?!”
Urla, preoccupa da quella intrusione e tenendo in alto l’ ombrello. Dalla cucina ne escono due persone che lei conosce bene.
“Mamma, papà…”
“Sara ciao!”
“Ma che ci fate qui?”
Chiede, sorpresa, mentre li abbraccia. Il padre le risponde “avere spiegazioni!”, mettendole di fronte un giornale con le sue foto con Jorge al ristorante. La ragazza si porta una mano tra i capelli.
“Figlia mia ti rendi che ha il doppio dei tuoi anni?”
Afferma la madre, il padre invece asserisce, con tono rigido:
“Ha la mia età, Sara!”
La discussione continua così finche Sara non riesce ad intervenire.
“Sì! Lo so benissimo quanti anni ha! Comunque non dovete più preoccuparvi perché sen’è andato! Contenti?! Avete fatto un viaggio a vuoto.”

“Che hai?”
Le chiese Jorge, accarezzandole leggermente i capelli, accoccolati nel letto della donna.
“Sto pensando a quando lascerai l’ isola, a quando dovrai tornare alla tua vita…”
Rispose lei sconsolata.
“Devi proprio pensarci?”
Domandò lui, sorridendole. Quindi l’ accarezzò e sfiorò le sue labbra con le proprie, fino a farle ondeggiare.
“Io voglio pensare al presente. Non posso pensare al futuro, non voglio.”
Asserì l’ uomo.


Quando Jorge sente del passi venire verso di lui, spera per un attimo che si tratti della salvezza ma la sua speranza si smorza quando lo vede entrare.
“Ho bisogno di sgranchirmi le gambe…”
Dice l’ uomo al suo rapitore.
“Ehi, dico a te stronzo!”

* dialoghi del capitolo precedente.


FINE CAP.5 5


So di avervi sconvolto con questa piega della storia xD Ma avevo già delineato Juan come un geloso ossessivo quindi ho pensato che ci stava… Non so, cosa ne pensate? Forza, che volino che critiche! XD No scherzo, comunque mi interessa la vostra opinione!!
   
 
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