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Autore: Dragon_Flame    17/10/2014    2 recensioni
Firenze, luglio 2013.
La vita di Lidia Draghi, adolescente alle prese con l'ultima estate prima degli esami e con la fine di una relazione sofferta, prende una svolta inaspettata nell'incontro con Ivan Castellucci, padre di Emma, che deve affrontare un difficile divorzio.
Una strana alchimia li lega e la certezza di aver trovato la propria metà si fa pian piano strada nei loro cuori. L'unico problema sta nella loro differenza d'età: vent'anni. Lidia ha diciott'anni, Ivan trentotto. Aggiungiamo poi una madre impicciona, un ex-ragazzo pedante, un fratello inopportuno e pseudo ninfomane, un'ex-moglie inacidita che cerca di strappare a Ivan la loro unica figlia e mixate il tutto.
Mille difficoltà ostacoleranno la relazione segreta fra i due protagonisti, ma il loro sentimento sarà più forte del destino che sembra contrario al loro amore?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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20.



 

"Lidia, sbrigati, oppure sarai in ritardo per la scuola!" strillò Sara alla sua primogenita, rimproverandole di essere andata a dormire troppo tardi la sera prima.

Era ormai la fine di ottobre e le giornate si stavano accorciando drasticamente, ma le notti si facevano sempre più lunghe, cupe e fredde e la ragazza passava tanto tempo nel suo letto, sveglia fino a tardi al di sotto delle pesanti coperte autunnali, inviando messaggi ad amici, amiche e anche ad Ivan. Era felice della sua relazione con l'uomo, perché con lui non si costringeva a fingere sentimenti inesistenti come faceva con Roberto. Loro parlavano insieme di tutto, esponevano i propri problemi, cercavano insieme una soluzione. Soprattutto, si comprendevano e si rispettavano, senza criticarsi od offendersi mai. Non avevano mai litigato. Ogni tanto capitava che la spiccata ironia di Ivan la potesse irritare, ma poi i due scoppiavano a ridere insieme e si punzecchiavano a vicenda, senza prendersela mai sul personale.

La ragazza borbottò una sonora protesta quando la madre, ormai spazientita, entrò nella stanza e le strappò bruscamente via le coperte di dosso, facendole assaggiare la morsa del freddo di quella mattina del tardo ottobre. Tremando per il gelo che avvertiva alle spalle, la giovane si alzò suo malgrado dal letto e si fiondò a prendere i propri vestiti, vestendosi in fretta per evitare di sentire troppo l'aria freschissima sulla pelle. Sbadigliando ripetutamente, Lidia si diresse al piano inferiore della casa, trascinandosi a stento in cucina per costringersi a ingoiare alcune cucchiaiate di muesli e latte intero. Una volta in bagno, la castana notò allo specchio le spaventose occhiaie al di sotto degli occhi azzurri stanchi e opachi. Maledicendosi da sé per la propria idiozia, la ragazza si dette da fare, truccandosi abbastanza bene da poter nascondere quelle borse fin troppo visibili.

Con un grugnito di fastidio si precipitò di sotto, afferrando al volo cellulare, chiavi, portafoglio, cartella già preparata e cappotto per poi fiondarsi nell'auto del padre, che l'attendeva insieme ad Eva appena fuori dal cancello della loro abitazione, facendosi poi accompagnare a scuola.

Una volta in classe, essendo addirittura arrivata in anticipo, Lidia si appisolò per qualche istante sul ripiano del suo banco, venendo bruscamente svegliata da Christof, il suo compagno di classe tedesco, che la salutava in lingua madre con il familiare vocione profondo e gutturale.

"Hallo, Lidia! Wie läuft's?°" le domandò in lingua madre, posando lo zaino accanto al banco in prima fila e appendendo il cappotto pesante all'apposito attaccapanni a parete.

"Gut, danke, Chris" replicò lei con uno sbadiglio, sforzandosi di sorridergli. "Und wie geht's dir?°°"

"Nicht so gut. Ich möchte nur schlafen...°°°" e Christof soffocò uno sbadiglio.

Lidia rise a quelle parole, trovandosi proprio d'accordo con il compagno.

"Ach, ich verstehe dich! Ich möchte schlafen auch°°°°" ammise con un risolino, posando poi nuovamente la testa fra le braccia conserte e soffiando rumorosamente. Socchiuse gli occhi per un momento, ma qualche secondo dopo la calma appena raggiunta fu brutalmente spezzata.

Poi Céline entrò come una furia nella classe, precipitandosi davanti alla sua migliore amica mentre anche Enrico, appena arrivato, si avvicinava alle due per dare loro il proprio buongiorno.

"Lilli, ho scoperto una cosa su..." esordì a voce abbastanza alta la bruna, interrompendosi poi quasi subito perché metà dei compagni di classe della sua amica si erano voltati ad ascoltarla con interesse alquanto vivo. Avvampando per l'imbarazzo, si chinò con il volto verso quello di Lidia e di Enrico, che si era seduto accanto a lei per le prime due ore di lezione, dato che la compagna di banco del biondo era assente e Aurelia invece entrava alla terza ora in quanto doveva fare una visita medica, e mormorò il resto della frase a pochi centimetri dalle loro orecchie. "So quando Ivan compie gli anni."

A quella comunicazione la ragazza si ravvivò immediatamente, mentre un sorriso a metà fra il sognante e l'allegro si apriva sulle sue labbra rosse e piene al pensiero dell'uomo di cui si era innamorata.

"E come hai fatto a scoprirlo? Cioé, da chi lo hai saputo?" chiese di rimando, balzando in piedi e prendendo sottobraccio l'amica per trascinarla in un angolo della classe vicino all'ingresso dell'aula, in modo da non essere sentite dai suoi pettegoli compagni che parlottavano a bassa voce per carpire qualche frammento della loro conversazione.

"I miei genitori e i tuoi si stanno mettendo d'accordo per il regalo da fargli... Mamma mi ha detto che è nato il sette novembre. Compie trentott'anni" le rivelò, accigliandosi di colpo.

Lidia conosceva ormai bene quello sguardo pensieroso.

"Stai pensando alla nostra differenza d'età, non è vero?" indagò, gli occhi azzurri che la scrutavano con interesse.

"Non posso fare a meno di pensare che potrebbe essere perfino tuo padre, Lì. Anche a vent'anni si può diventare genitori. E lui ha vent'anni più di te. Chi non lo scambierebbe per tuo padre se voi poteste frequentarvi senza essere obbligati a mantenere la vostra relazione segreta?"

"Ivan dimostra molti anni in meno della sua reale età. Ha un bel corpo giovane e tonico e si mantiene in forma praticando jogging e frequentando una palestra. Inoltre si veste bene e i suoi capelli non sono nemmeno lontanamente tendenti al grigio o al bianco come quelli di mio padre, che dimostra un decennio in più di quanto in realtà non abbia. Non sembra un quarantenne; pare più vicino ai trenta che ai quarant'anni" replicò Lidia, cominciando a sentirsi scocciata da quel discorso che Céline continuava a ripeterle ogni volta che cadevano nell'argomento.

"Questo però non toglie nulla al fatto che la sua età biologica sia di trentotto anni."

"Lo so, ma che ci posso fare? Io sono innamorata di lui e non mi lascerò certo condizionare da una così piccola sottigliezza. E' vero, ho la metà dei suoi anni, ma che cosa importa se io e lui stiamo bene insieme?"

Ora Lidia si era immalinconita, sospirando pesantemente mentre pensava al fatto che invece, da molte persone, quella differenza d'età sarebbe stata vista come un enorme scoglio, come una barriera insormontabile. Specialmente se si trattava del divario tra una ventenne e un quarantenne. Certe cose la sua famiglia e molti amici e conoscenti non le avrebbero accettate così presto. O forse addirittura mai.

"Sai che non intendo giudicarti, in fondo la scelta è tua. Comunque, ti consiglio di stare attenta a Ivan, perché potrebbe anche deluderti." Céline assunse un'espressione tormentata, esprimendo così il proprio cruccio.

"Tranquilla, Céline, Lilì sa guardarsi le spalle da sola" le interruppe Enrico, unendosi alla conversazione tra le due.

Le interlocutrici sobbalzarono lievemente per la sorpresa, levando entrambe un sopracciglio con aria interrogativa e confusa.

"Sta arrivando la De Luca, perciò sono venuto ad avvertirvi" chiarì subito il ragazzo, levando le mani verso l'alto come a volersi discolpare di qualcosa.

"Ok, allora me ne torno in classe" decise Céline subito dopo, schioccando un rapido bacio sulla guancia della castana e poi su quella del biondo e dirigendosi verso l'uscita della classe.

Sulla soglia della porta la mora si bloccò, assumendo di colpo l'intenso colore di un papavero mentre abbassava lo sguardo per evitare le vivaci iridi castano chiaro di Heydar Lotfollahi, che, stranamente in ritardo quella mattina, proprio in quel momento faceva il suo ingresso a passo svelto nell'aula, rischiando quasi di scontrarsi con la ragazza. Il giovane iraniano le rivolse un breve sorriso di scusa, poi, salutandola con un cenno della mano, si fece cavallerescamente da parte per lasciarla passare, attendendo che la sua figura sottile e minuta avesse oltrepassato la soglia dell'ingresso per poter entrare in classe.

A quell'inconsueta reazione Enrico e Lidia aggrottarono le sopracciglia, guardandosi poi negli occhi con uno sguardo di intesa.

"Qui gatta ci cova" mormorò Lidia, sogghignando appena mentre si fiondava insieme al biondo a prendere posto ai propri banchi per evitare una possibile ramanzina da parte del professoressa di lingua e letteratura italiana, la quale comparve alla porta della quinta un nanosecondo più tardi.

Gemendo disperata, la ragazza fece cadere pesantemente la testa sulle proprie braccia conserte sopra il ripiano del tavolo, pregando qualsiasi entità superiore esistente, se qualcosa di superiore e ultraterreno esisteva davvero - lei non ci credeva in Dio -, di far volare quell'unica ora di letteratura italiana che l'attendeva con il suo carico di noia, previdibilità e obbligata attenzione.

Il mio unico desiderio è dormire!, protestò la sua vocina interiore gridando il proprio disappunto, senza tuttavia lasciarlo esternare.

Altrimenti chissà quale sarebbe stata la truce ed atroce reazione di quella fascista della De Luca, che in quanto a stronzaggine faceva competizione al nazista Marzi.


 

***


 

A ricreazione il numeroso gruppo cui appartenevano anche Lidia, Enrico e Céline si riunì al piano dei distributori di snacks, raggruppandosi intorno ad uno dei termosifoni accesi che riscaldavano gli ampi corridoi dell'antico palazzo trecentesco che ospitava l'Istituto Paritario "P. Calamandrei". Con una certa sorpresa da parte di tutti, anche Heydar e Valentina Conti, una studentessa della quinta scientifico amica di Antonio, Celia ed Alessandra, si erano uniti alla variegata comitiva. Era già da un po' che si aggiungevano al già nutrito capannello di ragazzi, ma ultimamente Heydar e Valentina non si erano uniti con la stessa frequenza di prima, avendo ciascuno già una propria cerchia di amicizie. Perciò la loro presenza stupì un po' tutti i giovani.

Lidia osservò con stupore che Céline era assai distratta e indirizzava almeno metà dei suoi sguardi all'iraniano, il quale se ne stava un po' discosto dagli altri a parlare con Federico, l'unico del gruppo con cui fosse veramente a suo agio.

"Che c'è, Céli? Qualche ragazzo ti ha appena rubato la lingua? Sei muta come un pesce" le sussurrò all'orecchio, facendola sussultare per lo spavento.

La bruna si voltò di scatto verso l'amica, fulminandola con lo sguardo.

"Non so di cosa tu stia parlando" replicò piccata.

"Io invece credo proprio di sì."

"Dovrei?"

"Ma certo" rispose la sua amica, cingendole le spalle con un braccio. "Comunque, devo dire che non hai per niente cattivo gusto. Il leoncino è proprio messo bene, fisicamente, e in più è anche così intelligente e gentile! Sì, hai davvero scelto bene, questa volta" osservò, guadagnandosi un'occhiata spiazzata da parte di Céline.

"Il leoncino? E chi cazzo sarebbe, scusa?"

La castana si abbassò, sussurrando all'orecchio della sua migliore amica.

"Se traduci il nome Heydar dal persiano, significa leone" le spiegò, ammiccando.

La mora, appena udì il nome del ragazzo, assunse istantaneamente la colorazione di un estintore, negli occhi scuri e scintillanti un'espressione imbarazzata e meravigliata.

"Come sei riuscita a capirlo?"

Lidia rise brevemente, ricambiando il suo sguardo sorpreso con un'occhiata intenerita.

"Ti conosco da quando ancora ce la facevamo nei pannolini, Céline... Credi davvero che non sappia che cosa ti passa per la zucca vuota dopo quasi diciotto anni di sincera e profonda amicizia?"

"Quanto parli bene con le tue espressioni raffinate" borbottò Céline, facendola scoppiare a ridere. "Comunque, facciamoci un giro, per favore. Ho bisogno di parlarti di questa cosa. Sono scombussolata" la pregò la mora.

Il trillo della campanella tuttavia infranse le sue speranze, notificando agli studenti che dovevano rientrare nelle classi per riprendere le lezioni restanti. Con un pesante sospiro rassegnato, Céline salutò Lidia, lanciando un'ultima occhiata a Heydar prima di svoltare l'angolo, dirigendosi quindi nella propria aula insieme agli altri suoi compagni di classe.

Lidia si affiancò allo studente iraniano, parlandoci tranquillamente mentre loro due, insieme ad Eliana, Federico, Alexandra, Aurelia ed Enrico risalivano il secondo piano dell'edificio, diretti verso la propria classe.

"La tua amica è simpatica, sai?" mormorò Heydar ad un certo punto della conversazione. "Di solito è così allegra e spigliata... oggi però mi pareva sottotono. Spero che non le sia successo qualcosa di brutto."

"Ti riferisci a Celia?"

"Sì. La tua amica con i capelli scuri."

"Esatto, proprio lei." Lidia sospirò, gettando un'occhiata al corridoio per vedere se il Prof. Diarena, il loro anziano insegnante di scienze che quel giorno sostituiva Castellucci, stava arrivando, poi entrò nell'aula, la cui porta le era stata cavallerescamente spalancata dal suo interlocutore. "Non le è capitato nulla di male, assolutamente. E' solo un po' giù di morale, tutto qui."

"Ah, ok." Heydar rimase per qualche istante in silenzio, poi aggiunse una frase. "Il fatto è che il suo buonumore si nota, perché è contagioso e coinvolge tutto il gruppo, tuttavia oggi mi pareva così malinconica..."

"Si tratta di un momento così così per lei. Si è lasciata qualche mese fa col suo ragazzo e ha avuto un po' di problemi a casa" fu la risposta studiata e per metà ingannevole della castana, che gli fece casualmente presente che Céline era libera da legami.

Perché, effettivamente, la sua amica era ancora un po' scossa da quella rottura con l'ex, ma non così tanto come Heydar poteva credere. Il suo sentimento d'amore per Diego si era bruciato definitivamente, giacendo come ceneri fredde in fondo al suo cuore ormai quasi indifferente all'ex-ragazzo.

"Oh, mi dispiace" disse senza molta convinzione il ragazzo, raddrizzandosi di scatto a quelle parole inattese.

Lidia vide brillare un impertinente luccichìo di timida intraprendenza nel fondo dei suoi caldi occhi ambrati.

"Ora è il caso di ritornare ai nostri posti, Heydar, altrimenti Diarena potrebbe anche arrabbiarsi se non ci trova già seduti. E' tranquillo, bonario e fin troppo concessivo come professore, ma non si sa mai" puntualizzò la castana con un risolino, accomodandosi poi al proprio posto in seconda fila e incitando il compagno di classe a fare altrettanto.

Seduta accanto a lei, Aurelia, che era entrata alla seconda ora e aveva recuperato in extrimis il posto di banco accanto a Lidia momentaneamente sottrattole da Enrico nella prima parte della mattinata, la osservò con gli occhi sgranati per la confusione e lo stupore.

"Lilli, ma... ma fra te e lui c'è del tenero, per caso?" chiese, sbattendo le lunghe ciglia ramate mentre accennava con un indice all'iraniano.

"Ehm, no. No. Davvero, non c'è proprio nulla. Perché me lo chiedi?" replicò Lidia esterrefatta.

"Per curiosità. Sai che c'è? Mi sembrate molto... molto più vicini, almeno oggi. Quasi intimi, oserei dire. Nel senso che parlottavate fra di voi e anche a bassa voce, non che eravate in atteggiamenti equivoci" si affrettò a chiarire la ragazza, passandosi una mano nella fluida chioma rossa raccolta in una coda alta.

"No, tranquilla... già mi bastano due ragazzi a rompermi le scatole, ci manca soltanto il terzo!" aggiunse la castana ridendo forte, guadagnandosi un'ulteriore occhiata incuriosita da parte della compagna di banco.

"Perché pensi che Heydar non potrebbe venirti dietro?"

"Perché... be', credo di non essere il suo tipo."

"Lui ti piace."

"No! Assolutamente no. E' un ragazzo carino, intelligente, gentile... insomma, è a posto, ma non è proprio il mio tipo. E poi te l'ho già detto, me ne bastano due di ragazzi a rompermi le scatole. Ci mancherebbe soltanto che Heydar si metta di mezzo e allora sarei proprio io ad essere a posto."

"E chi sarebbero questi due ragazzi?" l'interrogò Aurelia, dandole di gomito con un sorriso d'intesa dipinto sulle sottili labbra rosa pallido.

Lidia decise di accontentare la sua curiosità, nascondendo ovviamente la relazione con Ivan. Le disse soltanto una piccola mezza bugia.

"Si tratta di Gianluca, quella sottospecie di pseudo maniaco amico di Antonio..."

"Lui sì che è un gran figo! Beata te, Lì, sei corteggiata da un ragazzo così bello e affascinante! E tu lo respingi addirittura? Ma sei fuori come un balcone!" la interruppe Aurelia con un certo malcelato disappunto trapelante dalla voce squillante ed allegra.

"Se vuoi te lo cedo volentieri, io non so proprio che farmene" la tranquillizzò l'amica con una smorfia disgustata disegnata in volto.

"E l'altro chi è?" insistette la sua compagna di banco, dondolandosi sulla sedia già traballante, com'era sua abitudine fare quando era impaziente di sapere qualcosa.

"Si tratta di Roberto, il mio ex. Si è lasciato con la sua nuova fidanzata, la ragazza per cui io l'avevo mollato, e adesso è da un mese che, ogni tanto, mi contatta in chat per cercare di convincermi a ritornare con lui. Ma io non voglio. Mi ha tradita, e io non sono certamente così deficiente da rimettermici insieme! E poi non sono più invaghita di lui. Dopo che l'ho lasciato, l'ho dimenticato in fretta, per cui ciò che provavo nei suoi confronti sicuramente non era amore. Non potrei mai tornare con lui. Commetterei l'errore più grande della mia vita. Deve capire che deve starmi lontano."

"Roberto si è fatto vivo?!" esclamò Aurelia esterrefatta.

La sua voce si levò di un'ottava e risuonò abbastanza elevata da attirare l'attenzione di Enrico, il quale era seduto di banco in terza fila dietro alle due amiche.

"Il Mollusco si è fatto vivo? E quando?" s'intromise lui.

La parola mollusco causò un moto di ribrezzo in Aurelia, che si sentiva male anche solamente a guardarlo, un frutto di mare, detestando fino alla nausea il pesce e tutti i prodotti di derivazione marina. Una smorfia schifata distorse i suoi lineamenti delicati. Invece Lidia si voltò verso di lui.

"Che schifo i molluschi, io li odio!" esordì Aurelia con voce stridula e disgustata.

Il Prof. Diarena, entrato circa due minuti prima, lanciò, da dietro le spesse lenti degli occhiali, uno sguardo di rimprovero alla colonna centrale dei banchi, incapace di comprendere da dove provenisse quel chiacchiericcio molesto. Si soffermò per un momento sul volto di Lidia, una delle sue alunne migliori, che era voltato verso Enrico e Aurelia, e sospirò, sperando che la liceale non fosse distratta e che seguisse la sua spiegazione.

I ragazzi della quinta sapevano già che non avrebbero avuto il prof. di filosofia per quel martedì ed era stato detto loro di portare il tomo di chimica. Quindi Diarena aprì il libro alla pagina 379, intimando alla classe di fare altrettanto.

Tutti gli alunni obbedirono, compresi i tre distratti, quindi il docente chinò il capo sul volume di scienze, lasciandoli perdere per cominciare a spiegare.

La compagna di banco di Aurelia allora sospirò scoraggiata, lanciandole un'occhiata della serie tu-non-sai-ragionare-in-modo-normale. Quindi rispose ad Enrico, che la scrutava con vivo interesse.

"Sì, Enri, Roberto si è fatto sentire. Ha detto che vuole tornare con me, che si è pentito di avermi tradita e che vuole farsi perdonare" mormorò.

"Ma lui non ha ancora recepito il messaggio con quel suo cervelletto idiota? Deve starti lontano, quell'idiota di Molly (da Mollusco)!" sbottò a voce bassa il biondo, accigliato.

"Già è tanto se possiamo dire che un cervello ce l'ha. Senza cervello è difficile comprendere qualcosa" lo schernì la castana, facendo scoppiare a ridere il suo migliore amico e anche Aurelia. "Comunque, lui mi sta sul cazzo e mai e poi mai sarei così ingenua e stupida da decidere di dargli una seconda chance e ritornare con lui. Non potrei perdonarlo mai. Mi ha tradita per sei mesi. Mi ha ferita, mi ha fatta soffrire. Mi ha delusa, mi ha umiliata. E io non perdono chi mi tratta come un giocattolo da gettare via alla prima occasione. Questo lui lo sa. Quando prendo una decisione importante, sono irremovibile. E lui non si merita per nulla al mondo un'altra possibilità, perciò mi può implorare quanto gli pare, ma io non mi rimetterò con lui!"

Aurelia ascoltò quelle frasi con molta attenzione e, una volta accertatasi dell'intenzione dell'amica, tirò un profondo sospiro di sollievo.

"Per fortuna" si lasciò scappare di bocca.

Sentendo quelle due parole Lidia si accigliò. Perché Aurelia aveva tanto a cuore quella faccenda? Cosa le poteva importare di Roberto?

"Perché dici così, Aury?"

Aurelia stava per eludere la domanda, non sapendo che scusa inventarsi per evitare di dover confessare il vero motivo di quella rilassatezza.

"Per nulla, tranquilla. Era... un'osservazione, tutto qui. Anzi, è... è meglio per te. Hai deciso di non rimetterti con uno stronzo, e tante ragazze al posto tuo non avrebbero tutta questa determinazione" riuscì a balbettare alla fine.

Lidia decise che non valeva la pena indagare sul vero significato di quelle parole, perché essenzialmente non le importava graanché, poi, con un'alzata di spalle, si voltò con un sospiro esausto a prestare finalmente attenzione al Prof. Diarena.


 

***


 

Quel pomeriggio Lidia propose a Céline di uscire insieme, solo loro due, in modo da permetterle di parlare e di confidarsi circa i suoi sentimenti per Heydar mentre la castana cercava il regalo perfetto per Ivan ed escogitava un metodo infallibile per consegnarglielo più puntualmente possibile senza che nessuno li scoprisse insieme.

Si ritrovarono davanti all'entrata del centro commerciale non lontano dalla casa di Lidia alle quattro in punto.

"Hey, ci fermiamo da qualche parte prima di entrare nel centro? Ho voglia di mangiare qualcosa, in questi giorni ho sempre appetito" furono le prime parole che Céline rivolse all'amica non appena la vide.

"Che, per caso sei incinta e hai le voglie?" la prese sarcasticamente in giro l'amica, scoppiando a ridere fragorosamente.

Céline ignorò la battuta e le corse incontro, trascinandola quindi a viva forza in un locale non poco distante, un delizioso bar in cui servivano una squisita cioccolata calda e dolci calorici ma buonissimi, molto popolari nell'intero quartiere. Le due amiche si fecero servire un té e una cioccolata calda e due fette di torta al cioccolato guarnite con panna e cocco, che Lidia guardò con un certo imbarazzo.

"Questa torta sarà una bomba di calorie" commentò mentre assaggiava il primo pezzettino con una certa ritrosia.

"Se non vuoi mangiarla posso sempre farlo io per te" le ricordò Céline ridacchiando sarcasticamente.

"No, no, sta' pure ferma, me la finisco da sola!" l'avvertì con tono fintamente minaccioso la castana. "Per la verità, sono un po' restia a mangiarla perché tra marzo ed aprile ho anche una gara di corsa... E' da tanto che non mi alleno per bene, ma con questo freddo temo di non riuscirci. E io non sono iscritta ad una palestra, né tantomeno ho i macchinari per potermi allenare a casa. E non posso prendere troppo peso, altrimenti addio gare!"

"Scusa, ma non potresti chiedere a tua madre di iscriverti ad una palestra? Almeno ti puoi allenare per questa stramaledetta competizione senza doverti imporre sempre dei limiti in quanto a cibo. Già non mangi molto, vuoi per caso rasentare l'anoressia come Enrico, che ormai ci ha fatto la fissa con la magrezza?" le chiese Céline, ingoiando una grossa porzione della fetta.

Si sporcò le labbra di panna e cioccolata, impiastricciandosi il volto in modo così buffo che Lidia scoppiò a ridere, incapace di contenersi di fronte a quella comicissima faccia stupita dell'amica.

"Cielo, Celia, ma tu mangi sempre così?! Sei tutta sporca!" riuscì a dire alla bruna tra le forti risate che le scuotevano il petto, impedendole di parlare scorrevolmente.

L'amica, per tutta risposta, la guardò di rimando biecamente.

"Tu sei sempre gentile e cortese, eh?"

"Scusami, non ci posso far nulla!"

"Ok, ok, ma adesso torniamo alla questione più importante di tutte: la mangi o no quella fottutissima fetta di torta al cioccolato?" s'impose con decisione Céline, pulendosi il viso con un fazzoletto di carta mentre un sorriso divertito aleggiava sulle sue labbra carnose.

Quella domanda e quel tono di voce così serio e solenne provocarono nuovamente l'ilarità di Lidia, alla quale si unì la sua migliore amica con una gaia risata.

"Sì, me la mangio" la ammansì alla fine la castana, sospirando e continuando ad assaporare quella deliziosa porzione di dolce.

"Comunque, a proposito della palestra... non conosci nessuno che ne frequenta una? Almeno ti puoi anche far accompagnare."

A quelle parole Lidia s'illuminò.

"Ivan ne frequenta una!"

Céline quasi balzò in piedi a quella rivelazione, contenta per l'amica. Perché, se i suoi genitori fossero stati d'accordo a farla iscrivere, lei avrebbe potuto frequentare anche l'infermiere.

"Devi assolutamente chiedere a tua madre il permesso, almeno vi potete vedere!"

"Intanto devo prendere almeno sei alla prossima verifica di fisica, dato che non posso permettermi di rischiare per l'ennesima volta il debito. Quest'anno abbiamo gli esami, cazzo! Mi premierà sicuramente se riporto a casa almeno una sufficienza e mi permetterà di frequentare la palestra, magari pagandomi lei stessa l'iscrizione. Ci tiene tanto a che io studi... Poi, per il resto, credo che da lei il permesso mi sarà accordato molto facilmente: mamma si fida di Ivan. Ti ricordi che a Breuil-Cervinia mi mandava a correre con lui la mattina presto?"

Nonostante le parole incoraggianti, Lidia sospirò, sentendosi in qualche modo ostacolata.

"Che c'è che non va, allora?" le chiese la sua migliore amica, osservandola con preoccupazione e impazienza.

"Il problema è mio padre. Credo che lui sospetti qualcosa. Ti avevo parlato del fatto che ultimamente io e Ivan ci vedevamo abbastanza spesso durante la settimana perché mia madre ci aveva proposto degli incontri per garantire ad Emma la presenza di una persona amica di cui lei si fida? Ebbene, mio padre ha fatto una scenata a mia madre, qualche sera fa... dice che secondo lui quegli incontri non servono a nulla, che Emma non sarà meno infelice solamente perché io le sto accanto. Ha chiesto a mia madre di smetterla. E a me di non andarci più. Me lo ha ordinato, anzi. Me lo ha comandato con un tono che non ammetteva repliche. E mi ha guardata così male che credo sospetti che ci sia qualcosa fra me e Ivan... Ho paura, Céline. Ho paura che i miei genitori scoprano tutto, che Ivan perda la custodia di Emma, che io non possa più vederlo. Ho paura" le spiegò la ragazza con un singhiozzo sull'ultima sillaba pronunciata, imponendosi poi una maschera di compassatezza e serietà.

"Oh, Lì... mi dispiace tanto" le mormorò solidale l'amica di una vita, allungando una mano sopra al tavolino per stringere la sua, in modo da farle sentire tutto il proprio dispiacere e il proprio sostegno.

"Io credo di riuscire a spuntarla, ma mio padre potrebbe anche impedirmelo" terminò Lidia, sospirando tristemente. "Tuttavia insisterò fino a che non me lo concederà. Non cederò al suo dissenso. Io non posso permettermi di perdere quest'occasione per vedere Ivan regolarmente. Già mi è difficile incontrarlo adesso, in questi frangenti. Più avanti potrebbe diventare ancor più complicato."

Nelle iridi azzurre e placide della ragazza Céline lesse una granitica determinazione e un'ostinata, irriducibile tenacia.

"Sta' tranquilla, Lì. Io sono sicura che Domenico non farà tante storie. Però non insistere troppo, perché potresti dare conferma ai suoi sospetti, qualora ipotizzasse effettivamente qualcosa."

"Fidati, sospetta" la convinse l'amica.

"Comunque non demordere; un modo per uscire da questa situazione spinosa lo troverete."

"Lo spero."

"E trova il momento adatto per chiederglielo. Magari non subito, così almeno non si insospettisce troppo riguardo a te ed Ivan. Aspetta il periodo natalizio e fatti regalare l'iscrizione. E parla di Ivan come accompagnatore solamente quando sarai certa del suo consenso. E, per una buona volta, abbassa un po' la cresta e cerca di allearti abbastanza fortemente con tua madre ed Eva per farti sostenere in questa iniziativa, altrimenti non andrai da nessuna parte!"


 

***


 

"Quindi tu senti di provare da qualche settimana una certa attrazione per Heydar."

"Sì... cioé, è carino, sembra gentile ed è così brillante, così intelligente e schietto... mi piace molto" confessò Céline alla sua migliore amica.

Le due erano insieme in un negozio di elettronica. Lidia stava guardando tra i vari articoli esposti in cerca di un I-pod o di un mp3 per Ivan, avendo deciso di regalargliene uno con inserite le sue canzoni preferite. Era certa che non ne avesse uno, perché, durante tutte le volte che erano andati a correre insieme o lo aveva incontrato casualmente la mattina a fare jogging da solo, non gliene aveva mai visto uno, mentre lei ne possedeva uno proprio e lo usava abbastanza spesso.

"Credo che sia il regalo perfetto per lui" aveva asserito poco prima, risolvendo il dilemma che la tormentava da quella mattina.

E quindi si erano dirette in un negozio di elettronica, alla ricerca di un lettore musicale per l'infermiere.

"Sai, non potevi fare scelta migliore. Lui è un ragazzo fin troppo leale. Ingenuo, forse, ma proprio fantastico. Un po' come Ivan. E poi è responsabile, sincero, affidabile... e la sua ex-ragazza, una compagna di classe di Eva, con cui è stato fidanzato per quasi nove mesi, lo descrive come un giovane anche abbastanza romantico, senza essere smielato, però. Per te è il tipo giusto" commentò Lidia con un sorriso.

La ragazza decise che aveva guardato abbastanza modelli e, avendo già scelto quale comprare, si diresse alla cassa e si fece dare la scatola contenente cuffie, caricabatterie e un I-pod nero metallizzato di ultima generazione, con una grande memoria. Pagò un prezzo abbastanza caro, ma era soddisfatta del regalo.

Non se lo fece impacchettare perché a lei piaceva preparare da sola le confezioni dei propri doni. E poi doveva inserire le canzoni preferite di Ivan al suo interno, perciò le serviva una scatola da poter aprire facilmente, non un pacco regalo già confezionato da rovinare aprendolo successivamente.

"A Ivan piacerà, secondo te?" chiese la ragazza, ancora un po' incerta, con un'espressione corrucciata e preoccupata dipinta in volto.

"E sta' un po' calma, Lì" la incitò la sua amica, dandole un buffetto sulla guancia. "Credo che il regalo gli piacerà anche solo perché lo hai toccato tu con la mano" aggiunse scherzosamente, scoppiando a ridere insieme alla castana.

Le due tornarono a casa a piedi, percorrendo le fredde vie illuminate dai lampioni e spazzate da un gelido vento che sapeva di foglie morte, di un inverno alle porte, di un novembre ormai prossimo, nonostante ancora ottobre non si fosse definitivamente consumato nei suoi colori autunnali e nelle tinte decise e sempre più cupe della tavolozza pittorica di un tramonto d'ottobre.

Una volta che furono davanti a casa di Céline, la mora si voltò verso l'amica, abbracciandola con trasporto.

"Grazie per questo pomeriggio, Lì. Volevo confidarmi da tanto con te circa i miei sentimenti. Sono molto confusa. Non so che fare. Devo provarci, secondo te?"

"Se pensi che ne valga la pena esporti, allora sì. Comunque la decisione è solo tua. Pensaci bene, perché sarai tu quella che si dovrà fare avanti, se dovessi decidere di provarci con lui."

"Io non so come la potrebbe prendere." Céline era molto preoccupata e incerta.

Lidia le sorrise per incoraggiarla, dandole una pacca sulla spalla.

"Comunque, fammi dire che stamattina ha notato che tu non eri allegra come al solito. Mi ha detto che la tua allegria si nota, perché è contagiosa. Ti ha fatto un bel complimento, insomma! E, se proprio devo dirlo, fammi aggiungere che non tutti si accorgono di queste piccole cose. Solo chi potrebbe provare interesse per una persona noterebbe questi dettagli, anche se insignificanti. Quindi credo che tu non gli dispiaccia per niente" la consolò.

"Tu dici? Bah, speriamo. Io comunque ci penso su. Poi, se ne troverò il coraggio, lo inviterò ad uscire."

"Oppure puoi sempre spingerlo con l'astuzia a farti invitare da lui, no? Comunque, buona serata, Céline. Ci vediamo domani a scuola" si congedò Lidia, abbracciandola e stampandole un bacio a stampo sulla guancia intirizzita dal freddo.

"Ciao, Lì" sussurrò l'amica, ricambiando la stretta e l'affetto della sua best friend, per poi entrare nel cancello del condominio e rientrare a casa.

Lidia rimase ad attendere che la figura dell'amica sparisse oltre il pesante portone in legno di quercia dell'ingresso del palazzo prima di avviarsi verso casa. Dopo dieci gelidi minuti di strada la giovane rientrò nella propria abitazione, correndo subito in camera per rifinire il regalo per Ivan, approfittando dell'assenza della madre invadente, del padre indagatore e della sorella curiosa per terminare il tutto e nascondere frettolosamente in un posto sicuro e al riparo dall'impertinenza dei suoi familiari l'I-pod, una volta che ebbe chiuso la scatola che lo conteneva in una busta di carta blu decorata con motivi orientaleggianti che richiamavano alcuni bizzarri ghirigori di una vecchia maglietta della madre chiusa in soffitta. Quindi sigillò poi con una coccarda lucida color rosso vermiglio, osservando il pacchetto, soddisfatta. Tolse tutte le pile di magliette e pullover piegati da sopra il ripiano dentro il guardaroba su cui erano state sistemate, nascondendo il regalo in fondo per poi nasconderlo rimettendo tutto in ordine perfetto. Infine chiuse le ante, tirando un sospiro di sollievo.

Quindi Lidia, dopo un attimo di indecisione, inserì il penultimo CD di Serj Tankian che aveva acquistato, ossia 'Harakiri', nello stereo e, con il volume basso, si rilassò gettandosi sul letto e ascoltando tutte le tracce del disco. Per un attimo pensò di cambiare CD e di inserire quello delle composizioni orchestrali di Serj, 'Orca Symphony No. 1', ma poi si disse che le ci voleva musica un po' più movimentata e continuò ad ascoltare 'Harakiri'.

Si gongolò nella soddisfazione di un pomeriggio trascorso serenamente e nella certezza di aver scelto il regalo perfetto per Ivan.

Con il pensiero dell'uomo di cui era innamorata che le riempiva la mente e il cuore, la ragazza si assopì, cullata dalle tristi note sconvolgenti di 'Occupied Tears' e dalla voce soverchiante e magnetica di Serj Tankian, il cantante per cui provava una sorta di immensa, infinita venerazione.


 


 

°Ciao, Lidia! Come va?

°°Bene, grazie, Chris. E tu come stai?

°°°Non tanto bene. Vorrei solo dormire...

°°°°Ah, ti capisco! Anche io vorrei dormire


 

***




N.d.A.
Salve a tutti e buon venerdì mattina! :D
Eccomi qua col nuovo capitolo. perbacco, sono arrivata a venti capitoli... mai successo xD
Comunque, questo capitolo annuncia un evento che si avvicina... e accadrà anche una bella cosa nel prossimo. Ma non mi lascio scappare nulla, nemmeno dietro coercizione :P
Bon, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ivan non compare in questo capitolo, ma il personaggio principale della storia è Lidia ed è naturale che anche il protagonista maschile (un po' meno protagonista della ragazza) ogni tanto scompaia. Ma il bell'infermiere farà un'ampia comparsa nel prossimo aggiornamento, quindi spero che qualcuno non sia rimasto un po' deluso. Sempre che ci sia qualcuno non deluso dalla storia, ovviamente xD
Be', termino qua con le mie cavolate assurde, ma prima vorrei ringraziare all'infinito Lachiaretta e controcorrente che hanno recensito il capitolo scorso *-*
Perdonate eventuali errori di battitura o distrazione, ma non ho potuto ricontrollare il capitolo... maledetto ripasso di fisica mattutino >_<''
Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto... e che ne pensate della vicenda di Céline? In fondo, pure lei è un personaggio importante, essendo amica della protagonista, perciò deve avere pure lei delle comparse importanti u.u
Ora sparisco davvero, tranquilli... ma recensite, eh :)
Alla prossima settimana! E grazie a chi ha letto il capitolo o segue la storia!


Flame

  
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