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Autore: mok_A    14/10/2008    3 recensioni
la persona che ora vediamo zompettare allegramente sul palco o per strada, è sempre stata così felice?
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: miyavi
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Avevo ancora quella sensazione, sapevo che non c’era solo la luna ad ascoltarmi, ma non appena lo pensai, mi sentì stupido, ancora una volta, un illuso

Avevo ancora quella sensazione, sapevo che non c’era solo la luna ad ascoltarmi, ma non appena lo pensai, mi sentì stupido, ancora una volta, un illuso. Mi alzai, era quasi arrivato il momento delle premiazioni, tirai un sospiro, e impugnando la mia chitarra mi recai in mezzo alla folla. Il mio manager stava imprecando tutti gli dei, per il mio comportamento, ma volevo godermi la mia libertà, e non mi interessava quello che pensava lui. mentre osservavo tutte quelle belle ragazzine vestite bene, allegre e sorridenti che frivole chiacchieravano fra di loro, notai una ragazza, vestita in nero, forse l’unica, i lunghi capelli neri le coprivano parte del viso, ma subito capì che era diversa dalle altre. Se ne stava con la schiena contro un albero, e una sigaretta alla bocca, in lontananza guardava la scena. mi andai a sedere al posto che mi era stato assegnato, stava iniziando la cerimonia. Ma c’era una cosa che mi tormentava, ed era sapere che facesse quella ragazza, perché stava li da sola, la distanza mi impediva di guardarle gli occhi, ma ogni tanto avevo bisogno di vedere, tra la folla, la sua figura.

 

Era strano, ma la mia mente si era completamente svuotata, l’avevo  sentito suonare, e questo poteva significare solo due cose, o quella canzone era abbastanza famosa, ed io non la conoscevo, oppure il mio vicino era alla cerimonia. Mi stavo estraniando da tutto, in quell’istante la mia mente era rivolta a quella melodia, e a quelle parole. Appoggiata ad un muro, guardavo a distanza la cerimonia, tutti si erano zittiti, in silenzio ascoltavano le parole del preside, si stava avvicinando il momento in cui avrebbe aperto la busta e annunciato il vincitore del concorso, ed io iniziavo a rendermi sempre più assente dalle sue parole. Ero entrata in un mondo composto da me, quella melodia, e lui. Quando ad un certo punto mi sentii osservata, tornai alla realtà, e mi resi conto che non era solo la mia impressione, così sentì il preside ripetere il mio nome al microfono. Avevo vinto il concorso, la mia tela era risultata la migliore, tutti mi applaudirono, Hitoshi, Fujio, Arata e Kenjiro addirittura si alzarono in piedi, e con loro iniziarono a farlo tutti, mi guardavano ed applaudivano, dopodichè mi invitarono a salire sul palco, ero estasiata, non ci potevo credere, ed il massimo che riuscivo a fare era sorridere.

Mostrarono a tutti la mia tela, e poi mi diedero il premio, da sopra al palco, guardavo il pubblico, e con uno sguardo imbarazzato provavo ad immaginare quel mio vicino, che mi osservava ed insieme a tutti applaudiva per me. Del mio palazzo non conoscevo nessuno, e quindi non avevo indizi, ritirai il premio, e scesi dal palco, andandomi a sedere di fianco ad alcuni ospiti importanti. Mentre mi accomodavo, facendo attenzione a non rovinare il vestito,

notai che qualcuno in particolare, non molto distante da me, mi stava osservando, quella stessa persona si diresse sul palco, insieme ad una chitarra.

Si mise al centro del palco, e solo dopo che spensero tutte le luci, iniziò a picchiare la chitarra le lunghe dita, fu in quel momento che nel buio, notai tre lettere sulle lunghe dita affusolate. Da qualche parte le avevo già viste, ma non riuscivo a capire dove, al bar vedevo sempre tanta gente, ma ero sicura che mai nessuno,  che avevo servito, avesse così tanti tatuaggi sulle dita. Un faro

faceva luce su di lui. Dei lineamenti del viso leggeri, disegnati quasi, e un paio di occhi dolci, che io in qualche modo sapevo di aver già visto. Il primo brano che suonò lo conoscevo, era un brano che da poco girava per radio, lui picchiava quella chitarra con entusiasmo, e con una grande forza portava la sua musica nel cortile.

Suonò alcuni pezzi che non avevo mai sentito prima, ma la cosa che mi colpì, fu vedere il suo entusiasmo, era davvero invidiabile.

La gente sembrava apprezzare la sua musica, ma i cattivi commenti sul suo abbigliamento, da parte dei vicini, non sfuggirono al mio udito. Ci fu un attimo di buio e di silenzio, e poi, sempre nel buio, iniziai a sentire quelle note, non era un sogno, le stava davvero suonando lui. Stentavo a crederci, quel musicista non era solo il padrone di quella melodia, ma era anche il mio vicino di casa. In me cresceva la voglia di conoscerlo. Aspettai la fine della festa, quando tutti erano in procinto di andare via, e lui invece sistemava con cura il suo strumento.

Torturavo le dita, facendole schioccare una ad una, e mentre lo guardavo di spalle avanzando piccoli passi, pensavo a cosa gli avrei detto.

 

 

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Salve, prima di tutto mi dovrei scusare con i miei pochi lettori, che non avranno dormito la notte, non saranno riusciti a dare esami, e magari mentre erano in situazioni piacevoli si sono distratte pensando a quando cavolo avrei continuato…*coff coff ehm ehm* ok la smetto di dire cretinate…è breve ma presto continuerò. Baci.

 

  
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