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Autore: Inathia Len    17/10/2014    9 recensioni
E se la storia della Bella e la Bestia non fosse come ve l'hanno sempre raccontata? E se i protagonisti fossero altri?
Leggete di John, che sacrificò se stesso per salvare la sorella Harry, ma finì col trovare l'amore.
Leggete di Sherlock, del principe senza cuore che la fata Irene trasformò in una Bestia orrenda e che riuscì a redimersi grazie all'amore.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Remember me. Remember this. Rember now.





-Non sei così pessimo- commentò John, il volto sprofondato nel petto di Sherlock e ciondolando a ritmo di musica. -Perché sai ballare?- chiese, confuso.

Sherlock rise piano, sentendosi a casa tra le braccia di John.

-Sono un principe, non ricordi?-

-Ah, già. Difficile ricordarlo che sotto quel pelo c'è una persona. A volte mi sembri un gigantesco peluche- sghignazzò John, ridendo alla sua stessa battuta. -Peluche- ripeté- giocherellano con il codino di Sherlock. -Peluche...-

-Sì, ho afferrato il concetto- rise sommessamente Sherlock. -Anche se è un po' degradante sentirsi chiamare così.-

-Aiuta se ti dico che sono ubriaco?-

Sherlock rise di più, poi John poggiò i piedi traballanti sulle zampe dell'altro, ridendo sotto i baffi.

-Che stai facendo?-

-Non mi reggo più in piedi. E poi, non sono tutto questo gran ballerino. Ora sarai la mia carrozza-peluche-ballerina.-

Sherlock scosse la testa, ma non si tirò indietro.

E così ripresero a volteggiare per la sala, ripresero a ballare. Anche se, a essere onesti, John si limitò a tenere stretto a sé Sherlock, mentre l'altro ballava per entrambi.

-Sai che io non sono etero?- se ne uscì a un certo punto John. Sherlock rimase un attimo confuso, dato che ormai credeva che John si fosse addormentato. E poi, non era una frase che si sentiva tutti i giorni...

-Come, scusa?-

-Io sono gay, non sono etero- biascicò John, stringendosi ancora di più a Sherlock.

-John, sei ubriaco...-

-Vero anche questo- ammise lui, arricciando il naso.

Poi si alzò in punta di piedi e appoggiò le sue labbra su quelle dell'altro.

Sherlock si staccò gentilmente, smise di ballare e si limitò a guardarlo negli occhi.

-John, che diavolo stai facendo?-

-È la mia fermata?- ridacchiò John, rimettendo i piedi per terra. -Quanto le devo, messere? Come dice? È gratis perché sono bellissimo?-

-John, John!- lo riprese l'altro, poggiandogli le mani sulle spalle e incatenando i loro sguardi.

-Oh, ciao. Ci sei anche tu?-

Sherlock si impose di rimanere serio, ma un piccolo sorriso si increspò lo stesso sul suo viso.

-Buona sera- salutò a sua volta, reggendogli il gioco.

-A te non gira la testa? Forse dovremmo fermarci...-

-Già fatto.-

-Ooh, capisco... No, in realtà no. Perché continua a girare tutto?-

Sherlock non disse nulla, limitandosi a lasciare che John si poggiasse sulla sua spalla e lo sostenne mentre si dirigevano verso il terrazzo.

Era una bella serata, mancava poco alla luna piena e le stelle splendevano placide. Sherlock fece sdraiare John, che nel frattempo si era addormentato, su una delle panchine di pietra, fece portare un bicchiere d'acqua per quando si sarebbe svegliato e poi si poggiò alla ringhiera, a guardare il panorama. Anche se i suoi occhi continuavano a spostarsi verso John. Ora riposava tranquillo, aveva bevuto decisamente abbastanza per quella sera, ma era stato divertente vederlo perdere il controllo in quella maniera. Sorrise a fior di labbra ripensando alle immense cavolate che avevano detto quella sera, ma non si pentiva di nessuna. Erano anni che non si divertiva così... E anche John sembrava risplendere di una luce nuova. E non era merito dell'alcol.

"È merito tuo" disse una vocina nella sua testa e il sorriso si allargò.

John, alle sue spalle, mugugnò qualcosa nel sonno, poi si raggomitolò su sé stesso. Aveva freddo, comprese Sherlock, e allora si tolse la sua giacca blu e la poggiò sul ragazzo. Era ridicolmente grande e faceva a pugni con il completo d'oro e marrone che lui indossava, ma John smise di tremare e Sherlock si sentì realizzato come poche volte nella sua vita.

-Sherl...- biascicò John, stringendo la giaccia. -Sherlock?-

-Sono qui- disse quello, facendosi vicino, ma parlando piano quasi John fosse di cristallo.

-Che è successo?- borbottò l'altro, tirandosi su piano, ma non accennando a lasciare la giaccia. Anzi, se la infilò proprio. -Gesù... Mi sono addormentato?- chiese, bevendo dal bicchiere che Sherlock gli porgeva. -Che schifo che sono... Decidiamo di fare festa e io mi addormento...-

-Oh, hai bevuto abbastanza...-

-Non farmelo fare mai più- lo interruppe John. -Non so mai che combino quando sono brillo. L'ultima volta che mi sono ubriacato, la mattina dopo mi sono svegliato in un fienile, con i capelli tagliati per metà e un'oca accanto. E con oca, non intendo una ragazza bella ma stupida. Un'oca vera!-

Sherlock trattenne un sorriso, mentre John cercava di mettersi in piedi, appoggiandosi all'altro.

-Di solito me lo faccio raccontare, quello che ho combinato...- aggiunge John, raggiungendo la ringhiera, Sherlock sempre accanto a lui.

-Te lo fai raccontare?- chiese confuso Sherlock.

-Sì, di solito non mi ricordo nulla. E sai, vorrei saperlo come sono finito in un fienile con i capelli mezzi rapati e un'oca che mi dorme di fianco. Così, per farsi due risate- specificò John.

-Non ricordi nulla- ripeté Sherlock, come incantato. -Nulla...-

-A quanto pare dico anche cose senza senso- aggiunse l'altro, ma la risata che seguì era più forzata delle altre. Forse non era così smemorato come voleva far credere... -Perché, che ho detto?- chiese, con voce stridula.

-Uhm... niente- rispose vago Sherlock, passandosi distrattamente una zampa sulle labbra.

-Che ho fatto?- ripeté John, allontanandosi un poco. -Mi sono messo a cantare sul tavolo?- aggiunse, il tono di uno che aveva bisogno di risposte rassicuranti.

-Sì, proprio così...- mormorò Sherlock, guardandolo triste.

John tirò un sospiro di sollievo mentre l'altro lo imitava.

-Be', almeno non ci sono andati di mezzo poveri animali, questa volta.-

-Già. Non riesco a trattenere la gioia, credimi.-

Rimasero in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri.

Sherlock, per la prima volta nella sua vita, non sapeva davvero cosa fare. Anzi, a essere onesti, era da quando aveva conosciuto davvero John che ogni giorno non sapeva cosa fare. Perché lui sapeva mandarlo in confusione come nessuno prima di quel momento. Persino la fata che lo aveva reso quello che era diventato non lo aveva sorpreso più di tanto. Cioè, sul momento si era preso un bel colpo, ma poi la trasformazione era diventata parte di lui e lo aveva reso quello che era. E poi, ora, sapeva di esserselo meritato.

Ma John... John era tutta un'altra storia.

John era la risata inaspettata, era il sopracciglio alzato che lo rimproverava senza una parola, era lo sguardo serio e deciso che gli parlava del suo futuro, era il coraggioso giovane che si era offerto in sacrificio per sua sorella.

E lo amava.

Quel bacio, dato al momento sbagliato, glielo aveva confermato. Il fatto che desiderasse che quel bacio non fosse l'ultimo, che John fosse tutto quello che desiderava in quel momento. Ma non sapeva cosa fare. John era ubriaco, quando aveva detto quelle cose, quando lo aveva baciato. Cosa avrebbe dovuto fare? Dirglielo? Rischiare di perderlo per sempre? Lo aveva visto come lo aveva guardato poco prima, come gli aveva parlato, come se fosse stato davvero terrorizzato dal non avere controllo delle proprie azioni. E Sherlock lo comprendeva, più di chiunque altro. Aveva passato una vita a credersi padrone del mondo, aveva sempre tutto e tutti ai suoi piedi... e proprio ora, in quella che sarebbe stata la decisione della sua vita, non sapeva cosa fare.

Si voltò piano verso John e ne studiò la fisionomia, anche se era certo che sarebbe stato in grado di disegnarlo ad occhi chiusi. Il ragazzo guardava l'orizzonte, una leggera brezza che gli scuoteva i capelli. Aveva ancora addosso la giacca che lui gli aveva dato prima e ci affondava dentro, ma la cosa sembrava confortarlo, anziché metterlo in imbarazzo. Sherlock ne osservò gli occhi grandi e blu come la notte che li circondava, la linea decisa e dolce allo stesso tempo della bocca, quella bocca che voleva più di ogni altra cosa baciare e baciare... John si accorse che lo stava fissando e ricambiò lo sguardo, leggermente confuso.

-Ehi, tutto bene?-

Chi avrebbe mai potuto amare una bestia? si ricordò Sherlock.

-Bene, sì- rispose. -Hai freddo?-

John si strinse nella giacca scura e scosse la testa.

-Ho questa, no?-

-Giusto- si diede dello stupido Sherlock. In fondo, quello che davvero voleva era sentire era la voce di John, vedere i suoi occhi illuminarsi... poco gli importava l'argomento della conversazione. -Sei stanco, vuoi che rientriamo?-

-Ho detto che sto bene- rise John. -Ho anche dormito... scusa ancora per prima- aggiunse, distogliendo lo sguardo per una frazione di secondo. Ma bastò a Sherlock per morire e rinascere quando gli occhi di John rincontrarono i suoi. Non lo amava.

Sherlock si passò una zampa sul volto e sospirò piano. Forse la sua era una causa persa. Sapeva che lo erano quando avevano cominciato a conoscerlo, ma poi aveva cambiato idea... solo per ritrovarsi deluso. Ma non era colpa di John, non si poteva scegliere chi amare. E forse c'era una bella ragazza che lo aspettava al villaggio...

-Hai presente quello che mi hai detto prima, a cena?- chiese, richiamando l'attenzione di John su di sé.

Quello lo guardò interrogativo.

-Riguardo al sentirti come prigioniero, delle volte...-

-Senti, non ero del tutto lucido- lo interruppe l'altro. -Non possiamo semplicemente dimenticare la serata?-

NO! ruggì Sherlock dentro di sé, ma si limitò ad annuire.

-Ma questa cosa mi è rimasta piuttosto impressa. Io non voglio che ti senti così, voglio che consideri questa come una seconda casa...-

-Seconda?- fece John, non capendo.

-Sì, seconda.-

-Ma io credevo...-

-Per l'eternità, vero?- chiese Sherlock, con un sorriso triste. -Ho capito che vorrei che tu stessi qui perché lo vuoi, e non per uno stupido accordo. Quello che hai fatto quella notte è stato molto coraggioso, ma io non avevo alcun diritto di chiedertelo.-

John spalancò gli occhi, sorpreso, poi cominciò a ridere come impazzito e a saltellare.

-Aspetta, sei serio?- domandò poi, mal interpretando lo sguardo di pietra di Sherlock. -Perché se stai scherzando sappi che te la farò pagare! Non so bene quando e come, ma troverò il modo.-

E mentre John andava avanti a parlare di piani e vendette, Sherlock chiuse gli occhi. Ce l'aveva già davanti la vendette di cui parlava John: era la felicità del giovane nel sapere che era libero. Ci aveva visto giusto, non lo amava. Forse erano amici, forse c'era qualcosa di più di indefinibile, oppure John aveva finto tutto quel tempo, nella speranza che quell'atteggiamento così aperto e disponibile gli fruttasse qualcosa. Ma Sherlock cercava disperatamente di evitare di pensare a quell'ipotesi. John era suo amico, almeno a quello poteva credere.

-Con questo puoi vedere casa tua proprio ora- aggiunse Sherlock, porgendogli lo Specchio Magico. -E' uno strumento che mi ha lasciato la fata che mi ha reso così, ma tu puoi usarlo per controllare come stanno i tuoi cari...-

John prese con delicatezza lo Specchio e ne scrutò la superficie liscia e le decorazioni sul manico.

-È bellissimo...- mormorò. -E cosa devo fare esattamente?-

-Devi dire il nome di chi vuoi vedere- spiegò, mettendosi alle sue spalle, curioso di vedere chi avrebbe cercato per primo. -Così non mi dimenticherai- aggiunse.

-Stai scherzando? Come potrei dimenticarti? Guarda che faccio un salto a casa, poi sono qua di nuovo. Non ti libererai di me così facilmente- rise John.

Sherlock provò almeno a sorridere, ma tutto sapeva troppo di addio per lui. C'era qualcosa, come una specie di sesto senso, che gli diceva che qualcosa di terribile sarebbe successo se John avesse lasciato il castello.

-Harriet Watson- pronunciò John, scandendo bene la voce e Sherlock si concesse di esultare un attimo. Se cercava per prima la sorella, forse non c'era nessuno che lo aspettava a casa, oltre lei, nessuna ragazza. Forse, se fosse riuscito a convincere quella Harriet, si sarebbero potuti trasferire lì al castello... forse non era tutto perduto.

Ma sentì John trasalire e si concentrò sull'immagine che si era formata sullo schermo. La ragazza, coperta a mala pena da un mantello, arrancava a fatica nel bosco, gridando disperata il nome del fratello. E, ogni grido, era accompagnato da colpi di tosse terribili e da brividi. Stava male, molto, ma non demordeva.

Sherlock vide molto di John in lei.

-Questa cosa sta succedendo adesso?- chiese il ragazzo, con voce tremante. -Harry è davvero mezza morta chissà dove nel bosco?- specificò, girandosi verso Sherlock, l'orrore negli occhi.

-Lo Specchio mostra la persona che...- cominciò, ma John lo gelò con lo sguardo.

-Sherlock, o sì o no, non è difficile. Mia sorella sta per morire?-

-Sì. È nel bosco da qualche parte...-

-Devo andare, devo trovarla- mormorò John, interrompendolo e perdendo tutta la spavalderia di poco prima. Era di nuovo un ragazzo terrorizzato. Harry era tutto quello che gli restava della sua famiglia, non avrebbe permesso che le fosse successo nulla di male, non senza lottare con le unghie e con i denti.

E Sherlock lo amava anche per quello. Anche se quell'amore lo stava distruggendo.

-Prendi lo Specchio con te, ti potrebbe servire- fu l'unica cosa che disse ad alta voce e lo sguardo di ringraziamento che gli lanciò John gli bastò.

In un attimo, era già rientrato e chiedeva ai servitori dove avessero messo il suo cavallo.

Non passò che mezzo minuto e Sherlock lo vide, dalla terrazza, sparire nel buio del bosco, il mantello che ondeggiava al vento, lo Specchio che spuntava dalla borsa a tracolla.

-Padrone... non capisco- disse Lestrade, che lo aveva raggiunto sulla terrazza, seguito da Mycroft.

-Perché l'ho fatto andare via?- chiese Sherlock, un mezzo sorriso triste sul volto.

-Perché lo ama- rispose per lui Mycroft. -E perché amare significa mettere i bisogni dell'altro davanti ai propri.-










Inathia's nook:

aggiornamento anticipato, questa settimana :) siete o no contente?
In realtà volevo rendervi felici prima di darvi una (credo) brutta notizia. Non sono più sicura se scriverò o meno un seguito. La trama sarebbe già pronta, prologo e parte del primo capitolo anche, ma più si va avanti, più l'univerisità si farà impegnativa e prima o poi dovrò seriamente cominciare a studiare. E poi ho un'altra long di Harry Potter da concludere... e non vorrei promettervi qualcosa che poi non sarei in grado di mantenere. Oppure aggiornare ogni morte di papa.

Passando invece a noti più lievi, che ne pensate del capitolo? Ve lo avevo detto che ci sarebbero state delle noti dolenti... Se, da una parte, il John ubriaco bacia Sherlock e finalmente si dichiara, dall'altra dice di non ricordarsi nulla. Vedremo quanta verità c'è in queste parole. 
E... niente, Sherlock è la dolcezza fatta uomo... pardon, bestia. L'ho amato in questo capitolo, anche se mi sento un po' in colpa per lui.
Stay tuned, come al solito, per il seguito ;) 

  
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