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Autore: MellowMas    17/10/2014    2 recensioni
Brittany ha iniziato da poco il suo nuovo lavoro - guardia di sicurezza presso il casello del parcheggio di una prestigiosa azienda- quando gli occhi scuri di una misteriosa brunetta incontrano i suoi.
AU/ Storia Tradotta.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Brittany ricevette la tanto attesa chiamata di Puck un sabato mattina.
“Come sta, signorina?” Puck pronunciò ogni parola in uno sfacciato accento inglese e la bionda non riuscì a trattenere le risate.
“Io sto bene, furetto” si schiarì la voce “E tu? Come procede il viaggio verso l’università degli accenti sbagliati??” Questa volta fu Noah a ridere, gli era mancata l’ironia della sua amica.
“Non c’è male, B.” Disse quando la sua risata si attenuò. Quando riprese a parlare lo fece con voce profonda e con un’estrema serietà. “Scusami se non ti ho chiamata prima. Qua è un delirio.”
“Lo so Puck, guidare per ore è estenuante.” Brittany  intervenne prima che potesse andare avanti. La bionda era abituata a ricevere poche chiamata dall’amico, specialmente se lavorava in paesi tanto lontani. Ma non ci potevano fare nulla, prendere o lasciare.
Rimasero in silenzio per qualche attimo, prima di riprendere la conversazione.
“Noah, mi stavo chiedendo..” Brittany si fermò per mettere in riga le parole confuse e comporre una domanda più o meno cortese. Beh, quantomeno presentabile. “Come hai conosciuto Ryder, esattamente?”
Niente di troppo complicato. Forse aveva caricato quel ‘esattamente’ di troppa enfasi, ma ormai era andata.
Il ragazzo rimase muto per una manciata di secondi, poi rispose con un’altra domanda. “Perché me lo chiedi?”
Brittany sbuffò, non le restava che mirare dritto al centro dell’argomento. “è vero che il suo ragazzo è imparentato con te?” Sperò di non averlo detto con un tono troppo accusatore.
Sapeva di essersi spinta un po’ oltre con quella domanda, e l “oh” di stupore che provenne dall’altro lato della cornetta ne era una prova sufficiente.  Brittany conosceva Puck molto bene, era consapevole che il ragazzone non si sarebbe mai spinto a contattare un parente per una qualsiasi cosa, figuriamoci per chiedere un lavoro.
“Mi dispiace non avertelo detto prima, B.” Sembrò davvero pentito di non averlo fatto. “Te l’ha detto Ryder?” Domandò, senza darle tempo per rispondere. “Non importa, comunque è un parente da parte di mia madre. È un tipetto apposto, figlio della zia Deena, ogni tanto con loro parlo ancora.”
“..Hai dovuto..” Brittany cominciò la domanda, temendo che per procurarle quel lavoro Puck avesse dovuto indebitarsi in qualche modo con il cugino. Non si sa mai di cos’è capace un Puckerman.
“No, no Brit.” Tagliò il discorso, prevedendo il resto della frase. “Non ti preoccupare, ti ho detto che è un tipo a posto. E poi ho solo dovuto dare a Ryder il tuo curriculum, niente di più.”
“Ok, grazie Puck.” Annuì sebbene dall’altro lato Puck non la potesse vedere. Era felice di sapere che non era stata fonte di danni per il ragazzo.
“è stato un piacere.” Commentò Noah, mettendo troppa enfasi nell’ultima parola.
“Ugh.” Brittany fece una smorfia di disgusto. “Trovi sempre un modo per rovinare tutto, cazzone.”
Rise  genuinamente per la propria battuta e Brittany restò in ascolto di quel suono. Quando riprese a parlare stava ancora ridendo per metà. “E come va con le ragazze?”
“Non ci sono ragazze Puck.” Rispose la bionda in tono seccato.
“Allora, come va con la ragazza?” Provò a domandare nuovamente. Era evidente che fosse quello per cui aveva chiamato, sembrava talmente curioso che..
“Ho il suo numero!” Buttò fuori tutto d’un fiato e Puck l’immagino zampettare per casa come un bambino la mattina di Natale. Non si ricordava di averla mai sentita tanto felice.
“Bella mossa, coccinella!” alzò il pugno in aria, esultante. Davvero, quella ragazza si meritava un po’ di serenità. “Quindi quando uscite??”
Ci fu un silenzio.
Puck si portò una mano sulla fronte, sapendo già cosa volesse dire.
“Non.. non ne abbiamo ancora parlato.” Mormorò imbarazzata la bionda, confermando i sospetti dell’amico.
“Ma ci siamo scambiate molti messaggi negli ultimi giorni.” Provò a difendersi Brittany, cadendo poi nei pensieri che la cullavano fino a Santana. Si era messa a fissare il vuoto, ripensando al buongiorno che le aveva mandato la mora quella mattina, sapendo che non si sarebbero viste.
Santana sembrava essere davvero dolce, poneva a Brittany domande abbastanza meditate e non si faceva problemi a rispondere a quelle che la bionda le poneva, domande decisamente più leggere, quali ad esempio quale fosse il suo colore preferito. (Blu. Aveva detto blu.)
“E allora perché non le hai chiesto un appuntamento??”  Brittany fu  tirata fuori dai suoi pensieri, ma impiegò troppo tempo a riprendersi perché prima che potesse dire qualcosa Puck aggiunse un “Brittany..” di sconforto. La ragazza si preparò ad una lezione di vita sulle donne.
“Ascolta, è un bene che parliate.” La bionda scosse la testa, sorpresa. Lo stava dicendo davvero? “ Però dovresti chiederle di uscire con te.”
Brittany  mandò in tilt il proprio cervello domandandosi  più volte di aver sentito bene. Magari era successo qualcosa a Puck durante il viaggio.. forse gli alieni lo avevano rapito e reso più maturo?
“Voglio chiederglielo. Magari.. lunedì.” Almeno, ci avrebbe provato.
“Brava ragazza.” Si complimentò con lei, felice che la sua amica si fosse decisa a portare quella relazione ad un livello superiore.
“Quando torni, furetto?” Cambiò argomento prima che Noah potesse provare a convincerla di chiedere a Santana un appuntamento per telefono il giorno stesso. Non che non volesse vederla,  ma non si sarebbe mai riuscita a preparare e.. voleva chiederglielo di persona. Doveva.
“Oh, fammi controllare.” Sentì lo sfregare di fogli, poi la voce riprese. “Dovrei essere in Francia fino a martedì, poi Londra..” altro sfregare di fogli.
“Puck! Non sei ancora in Inghilterra e già fingi un accento britannico?” Brittany non riuscì a tenere per sé quella risata.
“Dovrei essere a casa entro venerdì.” Concluse quando la risata della bionda si placò.
“Ma è.. lontanissimo.” Puck immaginò il broncio sul viso di Brittany e sorrise, intenerito.
“Ti chiamerò più spesso. E prometto che quando tornerò andremo a ballare. Sperando che la tua ragazza si possa unire a noi..”
Brittany voleva ribattere smontando quell’affermazione, ma ci sperava lei stessa. Magari se lunedì avesse detto sì nel fine settimana sarebbero potute andare in discoteca.
Poi si ricordò di non sapere niente nemmeno sulla sessualità di Santana. Magari per la brunetta lei era solo un’amica e nulla di più.. Però quel flirt andava avanti da un po’ e non si era mai lamentata.. ne sembrava quasi felice. Quindi, perché no?
Non era più una semplice cotta. Brittany provava dei veri sentimenti per la mora. Strano per due che si conoscono da meno di tre settimane. Non poteva farci niente, mica poteva impedire al suo cuore di battere per l’altra.
_____________________________________
Lunedì mattina. Lo stomaco di Brittany quasi faceva le capriole. Lo aveva promesso a Puck, le avrebbe chiesto un appuntamento.
Aveva passato l’intero weekend a domandarsi quale fosse il modo migliore per farlo. Poi si ricordò dell’amico di Santana, quello dell’auto, e per un attimo si scoraggiò. In seguito si disse che ci avrebbe provato lo stesso, Santana ne valeva la pena. Doveva solo prepararsi ad ogni possibile reazione..
Dopo una preparazione tanto lunga non si aspettava di poter essere nervosa, invece lo era eccome.
Siccome era un normale lunedì avrebbe visto la mora solo alla sera, e forse era un bene. Almeno così poteva ripianificare un’ultima volta la strategia.
Le inviò il buongiorno, come al solito, e non poté fare a meno di sorridere alla sua risposta.

“ Buongiorno, Britt-Britt ;-)”

Amava quel soprannome, era di sicuro il suo preferito.
Stava ancora fissando il telefono quando questo vibrò di nuovo. Era un altro messaggio da parte di Santana che la informava che non sarebbe andata a lavoro quel giorno. La mora non spiegò molto, disse solo che aveva un meeting da un’altra parte che avrebbe occupato l’intera mattinata.
Nonostante il disappunto Brittany fu felice – grata- di avere il numero di Santana. Se non l’avesse saputo si sarebbe preoccupata, domandandosi se questa non si fosse ammalata ancora.


Era già pomeriggio e Brittany non poteva fare a meno di annoiarsi, non aveva neanche la speranza di poter vedere Santana. Stava giochicchiando svogliatamente con la penna quando Ryder la chiamò tramite la radiolina.
“Abbiamo bisogno di te quassù, Pierce.”
Brittany afferrò la radiolina sulla sua spalla rispondendo prontamente. “Arrivo subito.”
Quando arrivò alla reception Ryder la stava aspettando assieme a Quinn.
Ryder le disse che la voleva a controllare il quinto piano per tutto il giorno, occasionalmente avrebbe dovuto fare un giro per i piani inferiori. Le disse inoltre che il suo turno sarebbe durato leggermente di più, specialmente perché avrebbe dovuto chiudere a fine giornata i piani superiori dal momento in cui la guardai addetta a quei lavori si era data malata.
“Vedrai, andrà tutto alla grande Brit.” Quinn la rassicurò, accompagnandola in ascensore. La bionda più bassa era estremamente gentile, ma sentirsi dire ‘Brit’ le faceva pensare ulteriormente a Santana.
Al ding dell’ascensore, giunto al terzo piano, si congedò dall’altra.
Erano passati solo tre giorni e Santana le mancava incredibilmente.. era una causa persa.
Incontrò Dave al quinto piano, dove Ryder diede loro le ultime istruzioni.
Dopo aver parlato per un po’ con la guardia notò di avere molto in comune con lui, non solo il fattore gay.
“Quindi vuoi entrare nella polizia?” chiese lui con genuino interesse.
“Sì, ho sempre voluto far parte dell’esercito*” rispose lei, ricordando i sogni di una piccola Brittany bambina.
“Che figata.” Annuì con un sorrisetto sul viso. “Stavo pensando anche io di fare domanda.”
“Dai, davvero?” Chiese Brittany, come ammaliata.
“Ho lavorato qui come guardia per un po’ di anni, ma non credo sia la mia vocazione.”  Si grattò la nuca con evidente imbarazzo e Brittany non poté fare a meno di pensare che per un ragazzone tanto grosso fosse strano essere tanto timido.
“E’ grandioso, magari un giorno lavoreremo assieme di nuovo!” La bionda gli sorrise caldamente, pensando che sarebbe stato davvero carino avere già un amico quando sarebbe giunto il momento di lavorare in una vera caserma.
“Ugh, ora  devo andare. Alla prossima!” Il ragazzo si congedò sventolando la mano in sua direzione, sparendo poi dentro all’ascensore.

Eccetto quella piccola vicenda, la sua giornata fu incredibilmente noiosa. Non accadde nulla di nulla.
L’unica nota positiva era che, contrariamente a quanto si aspettava, era riuscita ad arrivare a casa un po’ prima.
Non aveva neanche ancora messo piede nel suo appartamento quando il telefono suonò.
Uno dei suoi sorrisi migliori si fece largo sul suo viso non appena notò il nome sul cellulare.
“Hey, Britt.” Una voce stanca e femminile la salutò dall’altra cornetta.
“San!” Brittany non si sforzò neanche di trattenere l’entusiasmo, la mora non avrebbe potuto farle una sorpresa migliore.
Dimenticandosi della propria fame si sdraiò sul divano, più interessata a sentire la voce della latina piuttosto che a prepararsi cena.
Le raccontò della sua giornata e di Dave.
Santana non sembrò essere molto d’accordo con la sua nuova amicizia, ma forse era solo l’immaginazione di Brittany.
“..E quindi è venuto fuori che abbiamo praticamente gli stessi gusti musicali!E poi è carino.” Dichiarò la bionda con voce distratta.
“Oh. Mi fa piacere.”
Prima che Brittany potesse proferire un’altra parola su quanto tutti  quel giorno fossero stati carini Santana trovò qualcos’altro da dire.
 “Ti piace il libro?”
“Oh, sì. E’ più bello del film.” Brittany aveva iniziato la lettura non appena ricevette il primissimo messaggio di Santana.
Si era accorta che, per quanto le potesse ricordare una giovane versione di sé stessa, la protagonista era molto simile a Santana.
“Mi fa piacere.” La sua voce sembrò calda e vellutata, Brittany chiuse gli occhi a quel suono.
Dopo un attimo di esitazione le chiese della sua giornata e fu entusiasta di constatare che Santana  moriva dalla voglia di raccontarle tutto.
Disse di aver avuto il meeting più noioso della storia e Brittany l’immagino a sbuffare e girare gli occhi al cielo, finendo con l’insultare chiunque avesse da ridire sul programma che lei o il suo team stavano creando.
“Alla fine sono andata a casa a terminare il lavoro. Sennò avrei ucciso qualcuno.” Sospirò al telefono.
“Immagino di vederti domani, giusto BritBrit?” Domandò, lasciando scappare un sonoro sbadiglio.
Non poteva incolparla, Brittany era provata come lei dalla giornata.
“Sicuro! Buonanotte San.”
____________________________________________
Era tardi.
In una normale giornata lavorativa a quest’ora sarebbe già stata a casa. Invece eccola lì, alle sette e mezza di sera, a fare  giri di ronda sul sesto piano.
Scrisse un messaggio a Santana, avvisandola che non si sarebbero viste quel giorno perché Ryder  l’aveva trasferita dal parcheggio ai piani.
Non aveva ancora risposto..
Era sola, Karosky era uscito poco prima. Le sue ultime parole erano state “stai lontana dall’ottavo piano, la gente dice che sia infestato da fantasmi.” Brittany non capì se stesse scherzando o meno e non fu un caso che la  ronda all’ottavo piano fu la più rapida.
Era arrivata al tredicesimo piano, sembrava silenzioso come tutti gli altri. Perciò tirò fuori la piccola torcia che aveva nella cintura e controllò che non ci fosse nessuno.
Quando svoltò l’angolo alla fine del salone principale notò una piccola luce ancora accesa, proprio nell’ultimo ufficio.
La porta era semi aperta, perciò si avvicinò con cautela.
Posò una mano sulla pistola riposta nella cintura, estraendola con cautela. Probabilmente era solo un impiegato, ma non si può mai essere tranquilli.
Quando timidamente entrò nell’ufficio ogni preoccupazione se ne andò.
Erano sole. Non c’era più neanche il palazzo, rimanevano solo Brittany e la persona a pochi passi da lei.
Erano lei, la ragazza e il suo enorme sorriso che, per quanto si sforzasse di reprimere, stava illuminando l’intera stanza.
Santana.
Era stupenda anche quando borbottava accigliata contro il computer.
Per Brittany era meraviglioso poterla vedere al di fuori di quel parcheggio. Significava così tanto.. magari l’avrebbe rivista presto in una situazione simile.. magari al loro primo appuntamento?
Nei secondi successivi Brittany fece un rumore di cui non si accorse, poiché la mora distolse lo sguardo dallo schermo per rivolgerlo alla bionda.
Sul volto di Santana si susseguirono diverse facce, causate da diverse emozioni, e Brittany reagì ad ognuna di esse.
Primo, sorpresa. Brittany poteva capirla.
Poi Santana sorrise per un momento, Brittany sentì il petto scaldarsi.
Quando Brittany mosse un passo verso l’altra, il sorriso sulle labbra della mora svanì.
Brittany non riusciva a capire perché l’altra fosse tanto “irritata”, quando era in macchina sembrava tanto sicura di sé.
Poi gli occhi blu di Brittany si accorsero della sedia di Santana.
O meglio, della sedia a rotelle di Santana.
Si bloccò in un attimo, venendo assalita da domande di ogni genere.
Stava bene? Si era fatta male? Era una situazione permanente? Era una cosa recente?
Deglutì rumorosamente, il solo pensiero che Santana si fosse fatta male le faceva venire da piangere.
Quando alzò gli occhi verso Santana  trovò una nuova espressione, ma non riusciva a riconoscerla. Era una specie di tela bianca, non traspariva nessuna emozione.
Lì più che mai Santana era un mistero.
“Vattene.” La sua voce colpì come un pugno le orecchie di Brittany.
“Uhm..” Brittany non riusciva a mettere delle parole assieme e Santana non gliene diede il tempo.
“FUORI!”
Brittany inciampò sui propri piedi, indietreggiando. C’era sicuramente della rabbia nella voce di Santana, rabbia mista a qualcosa che non riusciva a definire.
Sentì un bruciore in gola e gli occhi farsi più pesanti, carichi di lacrime.
Santana le piaceva davvero, perché si stava comportando così?
Non riuscì neanche a spiegarle che stava solo facendo il suo lavoro..
Quando si voltò per scappare fuori le lacrime le stavano già rigando le guance. 



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Scusate il ritardo, la scuola mi distrugge. Mi sono presa la libertà di tradurre parte della nota che l'autrice originale ha lasciato alla fine di questo capitolo perché voglio rivolgere a voi lo stesso messaggio :
Non aggiungerò altro. Voglio conoscere l'opinione che tutti quanti voi avete riguardo questo capitolo (e la storia in generale)
Spero che siate ancora con me per questa ff che è solo all'inizio.
Ringrazio chiunque segua la storia.



Alla prossima!
  
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