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Autore: Mel_mel98    17/10/2014    3 recensioni
Dal primo capitolo:
[“Dormi bene, mi raccomando...”- sussurro mentre sto per uscire.
“Beck!”- la sento dire.
“Sì?”- faccio affacciandomi alla porta- “Dimmi tutto”
“Raccontagli... raccontagli di noi due.”- parla senza guardarmi in faccia, ha già gli occhi chiusi.
“Tranquilla... ci penso io, sono abbastanza bravo nel raccontare le storie.”]
Ogni sera, un racconto diverso.
Per conoscere ogni segreto di questa stupenda coppia, ormai trio.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beck Oliver, Jade West
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tell me something you like'
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Paura
parte 2

Non sapeva neppure come c’era arrivato, eppure si trovava davanti alla porta della casa di Jade.
Aveva una faccia sconvolta, inutile dirlo. Non tentava neanche di nasconderlo.
“Che ci facciamo qui, Jade?”- sussurrò.
“Affrontiamo il problema.”- rispose semplicemente lei.
Lui alzò lo sguardo dalla serratura del portone e guardò la sua ragazza.
“Devi essere impazzita del tutto”- sentenziò.
Lei sospirò infastidita.
“Pensala come ti pare. Te l’avevo detto che non ti sarebbe piaciuta questa idea, no?”
“Jade questa è follia. Non puoi entrare là dentro”- disse stringendole la mano.
“Sì che posso, è casa mia.”- continuò lei indifferente.
“Non stai dicendo sul serio. Non vuoi davvero entrare, non ci credo.”
“Bene, sta’ a vedere.”- infilò la chiave nella serratura e con un rapido gesto la girò.
E la porta si aprì, senza far rumore.
Beck ebbe un momento di cedimento.
Lo stava facendo per davvero. Non stava scherzando. Jade aveva intenzione davvero di andare da suo padre e di dirgli tutto di persona. Se non vado io da lui, verrà lui da noi. E sarà peggio, credimi gli aveva detto mentre erano in macchina pochi minuti prima.
“Se tu vai, vengo con te”- disse dopo qualche attimo, dopo aver ripreso un minimo di lucidità.
“Assolutamente no”- fece di rimando Jade, mettendo un piede sulla soglia- “Tu mi servi qui.”
“Ma sei fuori?! Mentre tu affronti quell’uomo io dovrei stare qui ad aspettare? Ma cosa stai dicendo!?”- esclamò scandalizzato il ragazzo, afferrandola per un braccio.
Jade, ancora una volta, prese un bel respiro e rispose: “Sì, il piano è questo. Io dentro e tu fuori. Qualche obiezione?”
Lo sguardo di Beck si fece vuoto. Perché? Che cosa aveva in mente?
“Adesso lasciami, per favore”- finì poi, sforzandosi.
“No che non ti lascio. Non te lo permetterò.”- riuscì solo a dire l’altro.
Lei alzò gli occhi al cielo.
Convincerlo che sarebbe andato tutto bene era più difficile del previsto.
Ma non è facile convincere qualcuno ad avere fede in qualcosa in cui neanche tu più credi.
Già, lei era pessimista per natura e pensare che ce l’avrebbe fatta, che sarebbe uscita fuori da quella casa tutta intera le risultava difficile.
Ma non c’era altra soluzione, in quel momento.
“Fidati di me, Beck. Andrà… tutto bene. Non faccio niente di strano. Ricambio solo un favore.”
Si avvicinò a lui e lo baciò. Fece scivolare nella sua mano le chiavi e gli sussurrò nell’orecchio “Io mi fido di te. Aspetta solo il momento giusto.”
Detto questo sparì lasciando chiudere la porta dietro di sé.
 
 
Il momento giusto. Il momento giusto?!
Qual era il momento giusto? Come faceva a saperlo?
Beck sentiva il cuore scoppiargli nel petto, come se volesse sfondare la cassa toracica.
Si sedette, respirando a fatica.
Nella sua mente le parole della sua ragazza vorticavano confusamente. E lui non riusciva più a rielaborarle per formare frasi decenti.
Non aveva assolutamente senso quello che Jade aveva appena fatto.
Era entrata dentro, aveva chiuso la porta. Ma gli aveva lasciato le chiavi per entrare.
Che cosa aveva in mente? Perché non gli aveva chiaramente spiegato tutto prima?
Ricambio solo un favore.
Si immobilizzò. Quelle parole, adesso comprese, lo attraversarno e lo uccisero.
Jade lo stava proteggendo.
Finalmente tutto per Beck parve più chiaro.
Il ragazzo strinse forte le chiavi nella mano.
Si rese conto di far parte del piano B, quello di riserva, quello che si usa quando le cose vanno male.
Adesso capiva.
Sarebbe dovuto entrare solo e soltanto se la situazione fosse degenerata.
Aprì la persiana della finestra del soggiorno, che dava sul giardino.
E intanto continuava a premere la punta delle chiavi nel palmo, come per ricordarsi che quella era la realtà e non un sogno. Che lui era vivo, e che poteva ancora fare qualcosa.
Con l’orecchio poggiato sul vetro freddo, riparato dalla tenda, stette ad ascoltare le grida di Jade e di suo padre per minuti che gli parvero infiniti.
Ogni frase era un pugno allo stomaco, una tortura.
Poi, uno schiaffo. E poi un altro. E un altro ancora. Sapeva che avrebbe rivisto quell’ombra in molti dei suoi futuri incubi.
Sentì Jade urlare. E a quel punto le emozioni furono incontrollabili.
Cercò il telefono nella tasca della giacca e chiamò la polizia. Forse questo Jade non lo avrebbe apprezzato, ma non se la sentiva proprio di farla passare liscia a quel bastardo ancora una volta.
Accecato dalla rabbia e dalla paura, e per nulla rincuorato dall’ “Arriviamo subito” della polizia, aveva aperto la porta e si era fiondato in salotto.
Appena in tempo per vedere la sua ragazza accasciarsi a terra, spinta da quello che ai suoi occhi era ormai un essere immondo.
“Che le hai fatto?!”- gridò, furibondo, con le lacrime agli occhi.
“Quello che si meritava”- si sentì rispondere, e un nuovo moto di odio lo attraversò.
Beck si passò una mano sul viso.
Non capiva, con riusciva a comprendere come un padre potesse fare del male alla propria figlia.
Quando lo vide avvicinarsi a lei il cuore gli saltò in gola.
“Non la toccare!”- gridò afferrandolo per la camicia.
L’uomo lo guardò con disprezzo. “Pensi di avere qualche potere su di lei solo perché te la sei portata a letto?”- disse.
Beck rimase in silenzio.
“Beh, caro il mio bell’imbusto, questa è mia figlia. MIA figlia, capito? E io con mia figlia ci faccio quello che voglio.”
Quello che voglio.
Non poteva permetterglielo. Jade sarà stata pure sua figlia, ma era anche la sua ragazza, una delle persone più importanti nella sua vita. Era la madre di suo figlio.
Beck strinse le presa, indeciso sul da farsi.
Avrebbe tanto voluto mollargli un pugno in piena faccia.
Ma sentì un rumore al di fuori della porta, e capì che non era certo il momento adatto.
 
“No”- disse serio alla fine- “Non più. Mai più potrai farle del male.”
“E tu come lo sai? Se proprio ci tieni, posso farla pagare anche a te…”- chiese l’uomo avvicinandosi ancora di più al ragazzo, che poté chiaramente avvertire l’odore di alcol misto a fumo proveniente dalla sua bocca.
“Le hai provocato abbastanza dolore, la pagherai cara, promesso.”- continuò lasciando la camicia e indicando con un cenno della testa la finestra.
Quello si diresse là e spalancò la tenda, per trovare davanti ai suoi occhi una volante della polizia.
Entrarono gli agenti che lo presero e lo portarono fuori.
E da quel momento non fu più un problema di Beck.
Ma i pensieri erano solo all’inizio.
La sua ragazza era ancora distesa sul pavimento. Si precipitò su di lei e notò che era in preda a degli spasmi terribili.
 
Lo sentiva.
Prima era appena percettibile. Quasi una carezza.
Poi in poco tempo si era fatto prepotente, forte, sempre più forte.
Arrivava dal basso ventre e piano piano raggiungeva ogni parte del suo corpo.
No, non ci voleva credere.
Non adesso, ti prego. pensò. Non era pronta.
Poteva fare finta di essere coraggiosa, imperturbabile, ma davanti a quel dolore niente resisteva.
La razionalità, la calma, la sua solita freddezza. Nulla riusciva a fermarlo.
 
“J…Jade…”- fece Beck, scioccato.
Lei gli afferrò il braccio e lo strinse con tutte le sue forze. Voltò la testa verso di lui.
“Beck, chiama un’ambulanza”- riuscì solo a dire, prima di ricadere a terra.
Il ragazzo esiguì immediatamente e dopo qualche minuto due paramedici irruppero nella stanza.
“Che succede ragazzo?”- chiese uno.
Ma come poteva lui riuscire a rispondere?
Bloccato dalla paura, era come intrappolato in una realtà che lui non avrebbe mai voluto.
Sull’orlo di una crisi di nervi.
“Sono… alla 37° settimana di gravidanza… ah!”- sentì Jade dire a fatica.
I due paramedici si scambiarono sguardi veloci.
“Sembri sofferente, potrebbe anche essere iniziato il travaglio. Ti portiamo subito in ospedale, tranquilla, faremo presto e andrà tutto bene”
A sentire quelle parole cominciò a piangere.
Perché non era affatto vero. Niente andava bene nella sua vita. C’era sempre l’intoppo, sempre qualche problema.
“Mi dispiace…”- sibilò. Un po’ a Beck, a cui continuava a stringere il braccio, un po’ al piccolo che aveva in pancia e che di sicuro in quel momento stava soffrendo per colpa sua.
 
La misero sopra ad una barella, e le sembrò di rivivere le scene posteriori all’incidente di qualche mese prima.
L’ambulanza partì a tutta velocità.
“C…come sta lui?”- chiese ad uno dei due paramedici riferendosi a Beck, che avevano fatto sedere in fondo al mezzo.
“È solo sotto shock per l’accaduto. Sta bene, deve solo metabolizzare l’idea che il momento di diventare padre è già arrivato.”- disse con un bel sorriso.
“Perché quel momento arriverà, non è vero?”
 
“Certo”- rispose allora Beck, come risvegliatosi dal suo sogno.
Anche se era fuori di sé e a malapena riusciva a contenere le emozioni, doveva farsi forza e restare lucido per lei.
Capiva quanto avesse bisogno di lui in quel momento.
Jade non chiedeva mai conferme, rassicurazioni, in genere se le procurava da sola.
“Arriverà presto, Jade. Più presto del previsto, ma a noi sta bene lo stesso.”- disse con voce più chiara mettendosi vicino a lei.
La vide sorridere nel sentire la sua presenza al suo fianco.
Si presero ancora una volta per mano, e si prepararono a vivere quella terrificante quanto emozionante avventura.
“Beck…”
“Sì?”
“Sei stato bravo. Lo… lo sapevo che potevo fidarmi di te”- disse stringendo gli occhi all’arrivo di una contrazione.
Lui la guardò teneramente: “Grazie… Ce la faremo, vedrai. Anche io mi fido di te”
 
Arrivati all’ospedale, si rese conto di come fossero messe realmente le cose.
Sotto la luce dei neon vide che il colorito di Jade era troppo somigliante a quello di un lenzuolo.
E quando, dopo un’altra ora di contrazioni, si era lasciata sopraffare dalle emozioni, a Beck gli si era davvero sbriciolato il cuore.
L’aveva vista piangere, disperata, sfiancata dal dolore e dalla tensione.
A nulla serviva rassicurarla. “Beck, io non ce la faccio”- continuava a ripetere, con un filo di voce.
E se diceva in quel modo, c’era un motivo valido.
 
“Jade? Che succede Jade!”- esclamò ad un certo punto il ragazzo.
“Ha perso i sensi”- rispose un medico, accorso al suo grido.
Beck rimase pietrificato, continuanado imperterrito a stringerle la mano.
“Dobbiamo far nascere questo bambino ora”- disse ad un’infermiera- “Preparate la sala, presto!”
Le loro dita si sciolsero, rimase seduto nella stanza mentre i dottori la portavano via di corsa.
Aveva tutto un sapore di già visto, come se fosse già accaduto.
“Jade”- continuò a ripetere, rimasto ormai solo.
Finché, dopo circa dieci minuti, una donna lo riportò sulla Terra.
“La tua ragazza ha ripreso conoscenza, i medici stanno per iniziare il cesareo. Se te la senti, puoi assistere, dato che lei è sveglia.”
Rimase qualche secondo a fissare l’infermiera, prima di rispondere.
Se la sentiva? Non ne era poi così sicuro.
Ma una cosa era certa. Non avrebbe lasciato Jade sola ad affrontare la situazione ancora una volta.
 
“È così che è andata.
Un crescendo di emozioni sempre più forti, finché non ti ho visto per la prima volta.
Saranno stati cinque secondi.
Eppure da quel momento, ho sentito solo tanta gioia dentro di me”
 

 
 
Angolo dell’autrice
Per la gioia di chiunque non aspettasse altro che il momento del parto… Eccoci qua!
Ancora un capitolo e questo pargoletto vedrà la luce del sole (in realtà era già nato nel primo capitolo…)! Comunque, tutto questo per dirvi che adesso ci siamo, siamo davvero ad un passo dalla fine. Che emozione!
C’è da chiedersi di questo passo quando riuscirò a trovare il tempo per pubblicare, e soprattutto scrivere, ma cerchiamo di non pensarci… ;)
Spero, come sempre, che il capitolo vi sia piaciuto, ringrazio tutti coloro che hanno recensito e mi hanno sostenuta fino ad adesso. Grazie davvero! <3
Detto questo… a presto!
Mel
   
 
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