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Autore: Lory221B    18/10/2014    1 recensioni
John, giovane mutante, è costretto dai suoi genitori ad andare alla scuola di Charles Xavier dove incontra un insolito ragazzo che gli cambierà la vita. Intanto qualcuno trama nell'ombra.
Johnlock
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Mary Cap. 3 - Fidati di me


John arrivò di corsa in infermeria. Non aspettava altro che poter usare il suo potere, poter dimostrare a tutti che non era un mostro, che i suoi vicini si erano sbagliati, che i suoi genitori non l'avevano capito. Voleva che qualcuno lo guardasse come una persona normale che poteva fare del bene.

La sua mente ritornò a quell'episodio di qualche mese prima. Sarah, la sua ragazza nonché vicina di casa, si stava arrampicando sulla grande quercia che aveva in giardino. John l'aveva vista da oltre la staccionata di casa e stava per raggiungerla allegro quando Harry lo aveva chiamato in casa. Di malavoglia era rientrato per sentire quale fosse l'urgente problema  della sorella ma improvvisamente aveva sentito un urlo provenire dal giardino dei vicini. John si era girato di scatto e si era messo a correre in direzione dell'urlo. Quello che vide poi lo pietrificò:  Sarah era a terra priva di sensi. Doveva essere scivolata mentre si stava arrampicando e aveva sbattuto violentemente la testa contro un sasso. La madre era corsa fuori appena aveva sentito la figlia urlare mentre il padre era rimasto in casa per chiamare l'ambulanza.
John aveva guardato la sua splendida ragazza a terra e non ci aveva pensato due volte prima di tendere la mano e provare a curarla con il suo potere. Quando la madre di Sarah, in ginocchio vicino alla figlia, aveva capito quello che stava succedendo e cosa John voleva fare lo aveva scansato violentemente - Allora è vero quello che si dice di te! Non toccare la mia bambina, mostro!-

- Io posso aiutarla, si fidi di me la prego - l'aveva implorata John,  tentando di concentrarsi nuovamente su Sarah.
- Vattene! - aveva gridato il padre di Sarah che era corso in giardino richiamato dalle grida della moglie. John lo aveva guardato supplichevole, iniziando a spiegare che era in grado di curarla e che poteva davvero aiutarla.
Il padre di Sarah lo aveva preso per un braccio trascinandolo verso casa di John, dove tutta la famiglia era accorsa a guardare immobile la scena - Vattene e non avvicinarti mai più a mia figlia!!! - aveva gridato ancora più forte tra i singhiozzi della moglie.
John voleva replicare ma era stato trattenuto dai suoi genitori - Basta John, hai già fatto troppi danni - 
Per John era stato come se lo avessero trafitto, solo Harry gli aveva fatto un abbozzo di sorriso e una carezza sulla spalla.
Era rimasto fermo in giardino a guardare l'ambulanza che portava via la sua ragazza e ogni speranza di una vita normale. Voleva solo aiutarla, perché non lo avevano capito? perché non si erano fidati di lui?
I genitori di John avevano smesso progressivamente di parlargli nei giorni seguenti; gli avevano detto di non fare mai sfoggio dei suoi poteri in presenza di estranei.
Non era quello che aveva fatto, non aveva fatto sfoggio di niente, voleva solo salvare Sarah! Ma nessuno gli aveva dato retta. Sarah venne dimessa un mese dopo e le venne proibito di rivolgere la parola a John. Non riuscì nemmeno a salutarlo quando fu caricato in auto alla volta della nuova scuola per giovani dotati.

Quando John entrò nell'infermeria vi trovò una ragazza bionda, distesa su un lettino, con la gamba ingessata. John si avvicinò con cautela, non voleva spaventarla né svegliarla di soprassalto. "E' proprio carina" pensò tra se guardandola.
- Sei venuto qui per fissare la ragazza con la gamba rotta? - esclamò lei che evidentemente non stava dormendo.
- Scusami, io non volevo..mi chiamo John -
- Mary - si tirò piano su la ragazza sorridendo incoraggiante.

Sherlock aveva guardato perplesso John uscire di corsa dalla camera. Aveva qualche limite nel capire i sentimenti degli altri e non riusciva a classificare la reazione di John. Era andato dalla ragazza perché gli piace salvare le fanciulle in pericolo? perché gli piaceva fare sfoggio dei  suoi poteri? o semplicemente perché voleva aiutare gli altri?
Sherlock propendeva per l'ultima ipotesi e una parte di lui, una molto nascosta, sperava non fosse la prima opzione. Incuriosito dalla situazione e dalla possibilità di parlare con la ragazza per chiederle l'esatta dinamica dell'incidente decise di seguire John, rendendosi invisibile.

Quando Sherlock arrivò in infermeria John stava chiacchierando con Mary. Anzi, come ebbe modo di osservare Sherlock, si stava comportando come quei ragazzi stupidi che cercano di sembrare simpatici e brillanti per fare colpo sulle ragazze. E dallo sguardo languido di Mary sembrava ci stesse riuscendo.
Sherlock trovò alquanto fastidioso il loro comportamento, in particolare quello di John, al punto che quando vide la mano di lui avvicinarsi "pericolosamente" alla mano di lei  finì per sbattere contro uno dei mobili dell'infermeria, con l'inaspettato esito che il biondo si voltò di scatto spostando la sua mano dalle dita di Mary.
- Sherlock? - chiese prudentemente John.

Il moro riapparve cercando di mantenere un'espressione gelida - Avevo pensato di seguirti per vedere se potevo fare qualche domanda a Mary - disse tutto ad un fiato, ricacciando in gola frasi come "per evitare che facessi il cascamorto con lei".

John lo squadrò sorridendo - Bè signor detective la prossima volta dovresti evitare di sbattere contro gli armadi, ti sei procurato un taglio in testa - disse il biondo indicandogli una ferita sulla fronte, appena nascosta da una ciocca di capelli.
- Vieni qui, ci penso io - gli disse John, con un tono divertito e dolce al tempo stesso.
Sherlock esitò un attimo, non si era mai fidato di nessuno e di certo non aveva mai fatto volutamente da cavia agli esperimenti di qualche giovane mutante ancora inesperto nell'uso dei suoi poteri, soprattutto dal momento che la ferita si trovava così vicina al suo prezioso cervello.
- Fidati di me Sherlock - quasi supplicò John, avvicinandosi lentamente.
Sherlock deglutì appena quando il biondo si posizionò a meno di mezzo metro da lui. La prossimità gli aveva sempre dato fastidio ma con John la cosa sembrava essere diversa, solo non capiva perché improvvisamente le sue mani avevano iniziato a sudare. Il biondo alzò la mano destra sopra la fronte di Sherlock mentre con la sinistra gli spostò la ciocca di capelli che copriva la ferita, sfiorandolo dolcemente. Sherlock trattenne il fiato quando sentì una sorta di calore sulla fronte. Per tutto il tempo tenne gli occhi a terra, incapace di guardare John negli occhi, tranne per un attimo, quando lo sguardo di ghiaccio del moro incontrò i profondi occhi blu del biondo.

- Scusate, ci sarei anch'io -  esclamò Mary infastidita, seduta sul lettino intenta a fissarli.
Sherlock e John si ripresero come da uno stato di trance e Sherlock guardò Mary di traverso.
- Mi avevi detto che potevi curarmi la gamba e sto ancora aspettando - continuò lei.
John sembrava stranito ma ritornò da Mary, pronto a rietterle a posto la frattura.
- Non mi sembravi così convinta fino a qualche minuto fa - le disse John.
- Non ti avevo ancora visto all'opera - ammiccò lei.

Sherlock decise di interropere quello scambio di sorrisi facendosi serio.
- Cos'è successo nella stanza del pericolo? - chiese ponendo fine alla ritrovata alchimia tra Mary e John.
- Scusa? - rispose Mary.
- Nessuno di noi ragazzi si ferisce gravemente nella stanza del pericolo, mi spieghi cosa è successo? -
- Niente di ché - fece lei leggera - un'esplosione vicino a me, sono caduta ed ecco la frattura -

Una sola parola ruotava in testa di Sherlock: "bugiarda". Ma non fece in tempo ad approfondire perché il professor Lestrade entrò nell'infemeria. Si fermò un momento a guardare lo strano trio. Non era abituato a vedere Sherlock Holmes con altri compagni di scuola.
- Cosa ci fate qui?- 
- Niente, volevamo salutare Mary - affermò sbrigativo Sherlock, provocando  in Lestrade un' alzata perplessa di sopracciglio.
- Posso aiutarla con il mio potere, posso guarirla! - Intervenne John.
- Nessuno studente può usare i suoi poteri sugli altri ragazzi, soprattutto se ci sono di mezzo fratture Watson - Gli rispose pratico il professore - forza tornate nella vostra camera e non disturbate più la signorina Morstan, per nessun motivo - sottolineò Lestrade girandosi verso Sherlock.
John e Sherlock si scambiarono un'occhiata e si diressero fuori dalla stanza. Sherlock ignorò totalmente Mary mentre John la salutò calorosamente.

Arrivati nella loro camera Sherlock si mise disteso sul letto a riflettere; perché Mary aveva mentito? chi poteva aver modificato le impostazioni della stanza del pericolo? e perché John sembrava attratto da lei? no quest'ultimo pensiero non c'entrava.
- Tutto bene? - fece John interrompendo il filo dei suoi pensieri.

Sherlock rimase ancora un po' in silenzio, giusto per riflettere su quale era la cosa più appropriata da dire. - Credo che Mary nasconda qualcosa - affermò incolore.
- Non credo - rispose veloce John - comunque che potere ha? -
- Assorbe i metalli e li trasforma in proiettili che spara dalle mani - rispose Sherlock senza guardare il biondo. 
- Meglio non farla arrabbiare allora - rise John.
Sherlock gli lanciò un'occhiata infastidita che John non riuscì a vedere, impegnato a indossare il pigiama.
- Quella cosa che hai fatto prima, per me - disse Sherlock fissando il pavimento - Bè, ecco,  grazie - affermò quasi perplesso che quelle parole fossero uscite dalla sua bocca.
John gli sorrise allegro - Figurati, se posso essere utile...e grazie di esserti fidato di me -
Sherlock si girò a guardarlo soppensando quello che aveva detto. Si era fidato di John, questo fatto doveva essere catalogato da qualche parte nel suo mind palace. Perchè lo aveva fatto?

Sherlock si fermò a riflettere: non aveva mai avuto amici, erano sempre stati lui, il suo cane Barbarossa e il suo insopportabile fratello Microft, anche lui mutante con il fastidiosissimo potere della vista a raggi x. Cosa serviva poter diventare invisibile se tuo fratello poteva vederti in qualunque posto ti nascondevi? I loro genitori erano sempre stati incoraggianti, non si erano mai vergognati dei loro figli mutanti, anzi ne andavano orgogliosi. Se Sherlock andava nella scuola di Xavier era solo perché speravano potesse trovarsi più a suo agio. I suoi genitori erano dispiaciuti nel vederlo sempre solo e da quando Barbarossa era morto passava molto più tempo nascondo nell'invisibilità, come se il suo potere potesse fungere da corazza per proteggerlo dal resto del mondo.

- John, presumiamo che tu abbia ragione e che Mary dica la verità. No succede mai, la stanza del pericolo è progettata per non essere a rischio, sono simulazioni con il computer. Lei non è semplicemente caduta e si è fatta un taglietto, si è rotta la gamba. Dobbiamo parlare con gli altri che erano nella stanza con lei-  esclamò Sherlock uscendo dal suo mind palace.
- Chi sono? - fece John sbadigliando.
- Molly Hooper, Sebastian Moran e Ciclope -
- Dobbiamo "interrogare" anche un professore quindi? - rise John
- E' una cosa seria se qualcuno vuole fare del male agli altri John -
John sembrò colpito dall'ultima frase del moro - Ok ti aiuterò - 
Sherlock sperò davvero che fosse perché voleva aiutare Lui ed evitare altri incidenti e non perché qualcuno aveva attentato in particolare alla vita di Mary.

Angolo autrice
Sto aggiornando spesso perché ho qualche giorno di pausa, poi non penso di riuscire prima del prossimo week-end.
Come sempre grazie a tutti!!!
   
 
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