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Autore: imnotadirectioner    18/10/2014    0 recensioni
- all I need's a whisper in a world that only shouts.
__________
In fondo Dillon non ha mai avuto nulla, quindi non è che gli rimanga molto da perdere.
[...]
E poi è arrivata Gemma e Dillon la vuole, dannazione. La vuole come non ha mai voluto nient’altro.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sabato sera il Moo Moo è pieno di gente e Thomas è in ritardo. Dillon ha pure smesso di guardare il telefono, tanto lo sa che è inutile scrivergli ‘Dove cazzo sei?’ per la terza volta, la risposta sarebbe sempre la stessa di un’ora fa: ‘Ti giuro che sto arrivando’.
La musica è un miscuglio di roba commerciale davvero scadente, il volume è troppo alto, le luci non c’entrano nulla e i drink sono annacquati, il che contribuisce ad ingrossare il gruppo di persone alla ricerca di Dillon. Lui accontenta tutti, ma la gente è troppa per gironzolare intorno a uno solo e la cosa potrebbe iniziare a dare nell’occhio. Cerca di confondersi nella massa sulla pista da ballo, fingendo di saper ballare David Guetta, e fortunatamente becca qualcuno del suo giro di amici.
Jay, Nick e Rich sono parecchio ubriachi e quindi più sopportabili agli occhi di Dillon.
“Che ci fate qui? – urla loro nelle orecchie – E’ una serata per studentelli.”
“E studentelle!” sottolinea Nick, gli strizza l’occhio e poi muove di scatto la testa a destra per spostare la frangia bionda decisamente troppo lunga.
“E tu, amico? – domanda Jay, che è talmente basso e piccoletto da doversi alzare sulla punta dei piedi per parlare all’orecchio di Dillon. Quest’ultimo gli restituisce un’occhiata eloquente e Jay si illumina – Magnifico! Avevo proprio intenzione di fare spesa comunque questa settimana... Cos’hai?”
Dieci minuti più tardi sono tutti nel bagno del locale a sniffare speed e il mondo è di nuovo un posto sfocato, colorato e molto divertente; Dillon torna sula pista da ballo molto più lanciato e passa la successiva mezz’ora a smandibolare e ad essere un completo coglione. Rich gli butta tra le braccia una mora alta quasi due metri e lui le palpa il culo: lei ci sta e Dillon ride. Ride sguaiato ché tanto la musica è alta e lo sovrasta, ché non c’è mai niente di nuovo e le ragazze si somigliano tutte, ché ora va tutto veloce e lui domani non si ricorderà nulla.

                                                                                                                   ***

Domani non si ricorda un granché ma la mora gli ha lasciato parecchi segni rossi sul collo che Dillon spera non si vedranno sotto la maglietta del lavoro. Non che gli importi se gli fanno una ramanzina, sono i sorrisini insinuanti e le domande insistenti di Lydia che non riuscirebbe a sopportare.
Quando apre gli occhi sono le 3 di pomeriggio e lui sta letteralmente a pezzi. Prende un’aspirina e si fa del caffè nero; deve berlo in un barattolo vuoto dato che tazze e bicchieri puliti sono finiti. Sospira massaggiandosi le tempie: deve pulire.
Prima sale a controllare sua madre, la trova ancora a letto, non capisce se sveglia o meno, se morta o viva, ma decide che per oggi non gli interessa. Raccoglie il vassoio con la colazione di nuovo intoccata, raccatta qualche altro bicchiere sporco e poi chiude la porta. Non gli interessa.
Lava i piatti, pulisce i fornelli, butta l’immondizia, passa la scopa; il tutto con un sottofondo di dubstep a volume massimo, ché tanto sua madre non scenderà a dirgli di abbassare e i vicini possono andare a farsi fottere per quanto lo riguarda. Poi passa al salotto, sbatte i cuscini, ritrova soldi, accendini e persino un deca di erba tra le pieghe del divano, cerca di smacchiare la moquette da una sostanza rossiccia non meglio definita e cambia l’acqua ai pesci. Non sa nemmeno perché li tiene quei dannati cosi, li ha vinti sua madre mesi fa a una pesca di beneficenza al pub, una sera che aveva deciso di alzare il culo e fare finta di essere felice. Era tornata a casa tutta allegra alle 5 di mattina, aveva svegliato Dillon per mostrargli il suo trofeo e poi era collassata sul pavimento dato che era ubriaca marcia. Lui l’aveva letteralmente trascinata al suo letto, le aveva messo una bacinella di fianco e un bicchiere d’acqua sul comodino. Poi aveva guardato i due pesci in quello stupido sacchetto trasparente e li aveva afferrati, deciso a buttarli giù per lo scarico.
Non lo fare – aveva biascicato sua madre, in un eroico tentativo di riprendersi – Li voglio tenere. Ti prego, gli ho già dato un nome. Sid e Nancy, ti piace? Eh? Me ne prenderò cura io... Lo giuro...
E invece se n’è sempre curato Dillon, ma ormai è passato talmente tanto tempo che forse ci si è affezionato davvero a Sid e Nancy, per questo gli cambia l’acqua e li rimette al loro posto nell’acquario. Gli dà da mangiare e resta a fissarli mentre boccheggiano verso la superficie.
Il telefono squilla dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni, è Thomas. Dillon non fa in tempo a rispondere che quello ha già attaccato con le scuse.
“...Amico, te lo giuro, qualsiasi cosa succeda io non voglio più saperne nulla di quella stronza...”
Dillon sospira, torna in cucina e inizia ad infilare vestiti dentro la lavatrice.
“…Una festa di merda tra l’altro, piena di fighetti…”
“Tom, Louise è una fighetta.”
“Ma che c’entra? Lei è diversa… Ok, forse è un po’ fighetta, ma avresti dovuto vedere i suoi amici… Bé comunque mi dispiace di non essermi fatto vedere ieri sera, è stata colpa di quella stronza...”
Dillon ascolta la tirata di Thomas senza aprire bocca, tanto sarebbe inutile, deve lasciarlo sfogare. Chiude lo sportello della lavatrice e afferra la confezione di detersivo: dopo anni di bucato ancora non si ricorda la quantità giusta da usare.
“… E allora ha iniziato con la paranoia del ‘i tuoi amici vengono sempre prima di me’ e che palle, amico, solo perché settimana scorsa eravamo al pub e mi sono dimenticato di richiamarla…”
La lavatrice si mette in moto con dei rumori stranissimi che Dillon è quasi sicuro non dovrebbe fare, ma in fondo quella cosa ha almeno una quindicina d’anni quindi forse è normale.
“…E insomma abbiamo passato due ore a urlare in macchina e alla fine non me l’ha nemmeno data, la stronza.”
Thomas finalmente si prende una pausa dal proprio monologo, cosa che dà a Dillon l’occasione di interromperlo.
“E’ andata bene, comunque.”
“Sì?”
“Ho incontrato Jay, Nick e Rich – spiega – Mi hanno dato una mano loro.”
“Oh, ma dai – sbotta Thomas – Rich è un rincoglionito, non saprebbe distinguere un po’ di gesso da...”
Dillon ghigna. “Lo so, ma tu non c’eri, quindi...”
“Mi dispiace, amico. La prossima volta col cazzo che sto dietro a quella psicopatica."
“Non ti preoccupare – lo rassicura Dillon stiracchiandosi – Ora devo andare a lavoro.”
“Ok. Passo da te più tardi?”
“Va bene, ma alla birra ci pensi tu.”

                                                                                                                ***

“Due pacchetti di Winston Blue, per favore.”
“Posso vedere un documento?”
“Ma dai, me l’hai già chiesto l’altra volta!”
Dillon alza lo sguardo sorpreso e fissa la ragazza che ha di fronte. Ci mette qualche secondo a ricollegare il viso ma è quasi sicuro che sia quella dell’altro giorno, quella che non la finiva più di parlare.
“Oh. Scusa, è che viene tanta gente...”
Di fianco a lei c’è un uomo sulla trentina, alto due metri e largo almeno quattro, la guarda e scoppia a ridere divertito.
“Oh, sta zitto” sibila lei.
“Ehi, non ti avrà mica dato quella specie di foglietto rosa, eh? – domanda divertito a Dillon, ignorandola – Perché quello è falso, in realtà lei ha sedici anni.”
Un attimo dopo gli arriva un pugno sulla spalla. “E piantala, Grant!”
Grant continua a ridacchiare e lei, un po’ rossa in faccia, allunga i soldi per le sigarette. Dillon sorride - e di nuovo è per davvero e non per cortesia – perché arrossire è una cosa dolce ed era un po’ che una ragazza non lo faceva in sua presenza.
La guarda andarsene insieme a quel Grant e si chiede se quei due stiano insieme. Poi si ricorda che non c’è una ragione per cui dovrebbe interessargli e torna ad annoiarsi.





Salve a tutti (?)
sì, lo so, questa roba è sempre più noiosa ma lo prometto, lo giuro, che dal prossimo capitolo le cose inizieranno a muoversi. Mi scuso e sono cosciente di aver scritto una schifezza ma ci terrei comunque a sapere cosa ne pensate. Nel frattempo ringrazio i coraggiosi che stanno sprecando tempo a leggere questa storia. Wow, non avete davvero niente da fare.
xxx
   
 
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