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Autore: imnotadirectioner    14/10/2014    0 recensioni
- all I need's a whisper in a world that only shouts.
__________
In fondo Dillon non ha mai avuto nulla, quindi non è che gli rimanga molto da perdere.
[...]
E poi è arrivata Gemma e Dillon la vuole, dannazione. La vuole come non ha mai voluto nient’altro.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Thomas Ward dovrebbe lavorare ma in realtà si è appena preso la quarta pausa sigaretta nel giro di due ore. Non c’è molto da fare stamattina da Shoe Zone e comunque lui non ha voglia di stare lì, ieri sera si è preso una sbronza colossale e ne sta risentendo parecchio. Appoggia i palmi freddi delle mani sugli occhi, cercando un po’ di sollievo dal mal di testa che lo martella da quando si è alzato.
Il telefono prende a vibrargli in tasca: è Dillon.
“Ehi.”
“Ehi, amico, credevo fossi al lavoro.”
“Pausa sigaretta – risponde Thomas, passandosi il telefono all’altro orecchio e appoggiando la schiena contro il muro alle sue spalle – E tu perché mi hai chiamato se pensavi che stessi lavorando?”
Dillon ridacchia. “Non prendermi per il culo, tu fai solo finta di darti da fare là dentro.”
Touchè – scrolla le spalle Thomas – Come va?”
“Splendidamente, tu?”
“Una meraviglia.”
“Senti, che fai sabato sera?”
Thomas schiaccia il mozzicone di sigaretta per terra. “Louise ha una festa di compleanno, vuole che l’accompagni.”
“Oh e dai, amico! – sbuffa Dillon – Mary è in città insieme ai suoi amici più grandi e speravo che tu mi aiutassi a farli divertire.”
Thomas sorride divertito, era un po’ che il suo amico non usava Il Codice. L’hanno inventato più di sei anni fa, ‘Mary’ sta per marijuana e ‘amici più grandi’ è il sottinteso per ‘droga più pesante’. Quanto al ‘farli divertire’ si intende ‘aiutami a venderla’.
“Non lo so, Louise è sempre nervosa ultimamente, non mi va di farla incazzare ancora di più.”
“Dai, non  puoi lasciarmi nella merda – ribatte Dillon – Offro io.”
‘Offro io’ significava sia avere una parte del ricavato, sia che Thomas avrebbe potuto andare a casa di Dillon a fine serata e fumare a scrocco quanto gli pareva.
Il ragazzo ci pensa su e poi: “E va bene, cerco di liberarmi il prima possibile e ti raggiungo. Dov’è che avevi intenzione di andare?”
“Al Moo Moo - risponde soddisfatto l’altro – Vedrai che ci sarà da divertirsi, è una serata studentesca.”
Thomas annuisce, sa che questo vuol dire grandi vendite tra i ragazzini del college, compresa qualche scena esilarante dell’idiota di turno che nel tentativo di strafare finirà a vomitare l’anima fuori dal locale – se non peggio -.
“D’accordo, andata.”
“Ora ti lascio, attacco il turno.”
“Sì, sarà meglio che anch’io vada a fare finta di lavorare.”

Dillon riattacca con un mezzo sorriso. Certe volte sente che forse la vita è un po’ meglio se può dividersi una canna con Thomas.
“Buongiorno – lo saluta Lydia con un gran sorriso – Tutto bene?”
Lydia è una delle colleghe di Dillon, ha 57 anni, i capelli tinti di un rosso acceso e anche se a volte è petulante e troppo impicciona è l’unica che lì dentro lo guarda davvero negli occhi.
Lui le risponde con un sorriso non altrettanto grande ma sicuramente sincero e “C’è una cliente alla cassa” lo informa, facendo cenno con la testa all’altro capo del negozio.
Dillon annuisce sbuffando e raggiunge la propria postazione. Controlla che la cassa sia in funzione e poi alza lo sguardo sulla ragazza di fronte a lui.
“Prego.”
Lei non risponde, indossa delle cuffie nere della Sony davvero enormi e non pare averlo sentito, troppo occupata a fissare le sigarette dietro il bancone per prestargli attenzione.
“Scusa!” dice lui un po’ più forte e finalmente la ragazza si riscuote, levandosi frettolosamente le cuffie.
“Oddio, perdonami – parla con accento straniero,  si copre la bocca con una mano – Avevo la musica e non ho sentito...”
“Prendi solo quelli?” la interrompe Dillon, perché non gliene potrebbe fregare di meno e oggi non ha voglia di stare a sentire le chiacchiere inutili della gente.
La ragazza scatta subito e deposita sul bancone una confezione di Twix, una tavoletta di cioccolato bianco e due pacchi di assorbenti. “Sì, cioè no, vorrei anche due pacchetti di Winston Blue.”
“Ce l’hai il documento?”
“Eh?”
Dillon inspira mentalmente e ripete, più educato. “Posso chiederti un documento d’identità?”
Lei lo guarda stranita ancora per mezzo secondo e poi scoppia a ridere.
“Scusa – dice, mentre fruga nella borsa – Mi avevano avvertito che sarebbe successo, ma non pensavo... E’ la prima volta che compro sigarette qui in Inghilterra, e... Che poi è stranissimo comprarle in un supermercato...”
Dillon chiude gli occhi invocando la propria pazienza e finalmente lei ripesca da una tasca la carta d’identità. Non è inglese – ovviamente – è una roba enorme, rosa, e lui non ha idea di dove guardare per cercare la data di nascita.
“E’ qui, vedi? – gli viene in aiuto lei, sporgendosi in avanti e arrivando ad una distanza ravvicinata che a Dillon infastidisce molto; non gli piace che la gente gli stia addosso. – Visto? Ho ventidue anni, pensavo di dimostrarli e invece... Tu quanti anni mi davi?”
Lui le restituisce il documento e risponde senza pensare. “Sedici.”
“Che cosa?” esclama scandalizzata e Dillon si è pentito di aver aperto bocca.
“Scusa – le dice, sforzandosi di essere carino nella speranza che lei si levi dalle palle il prima possibile – Se abbiamo anche il minimo dubbio siamo obbligati a chiedere il documento. Prendilo come un complimento, sembri più giovane” aggiunge alla fine, sfoderando addirittura un tentativo (penoso) di sorriso smagliante.
Lei non sembra affatto convinta, borbotta qualcosa di incomprensibile mentre lui le imbusta la spesa.
“Sono 19.76 £”
"Ok, aspetta” e tutta concentrata si mette a spulciare monetine nel portafoglio. Dopo aver scambiato una moneta da 10 pence per una da 20 e dopo aver chiesto ad alta voce perché diavolo quella da 10 sia più grande di quella da 20, riesce finalmente a consegnare 19 sterline e 80 pence nella mano aperta di Dillon. Lui le passa il resto e la osserva perplesso mentre studia interessata le monete nuove nella propria mano.
“Bé, grazie e scusa…”
“E di che cosa?”
“Mi sono appena trasferita e mi devo ancora abituare quindi sono un po’ un disastro con i soldi…”
“Non ti preoccupare  - la rassicura Dillon – Ce la farai.”
Lei gli sorride e lui sorride di rimando, poi si volta ed esce, augurandogli buona giornata.
Dillon resta a guardare il vuoto per un po’ e non si accorge di avere ancora un sorriso - un sorriso vero, non per cortesia - che indugia sulle labbra. Pensa che quella ragazza era buffa e per un attimo si chiede da dove sia sbucata.
Poi sospira tornando alla realtà e infila le mani nelle tasche. È ora di una pausa sigaretta.





Salve a tutti (?)
forse sembra un storia noiosa e forse lo è davvero, non so più cosa pensare. So che la sto scrivendo e non riesco a non postarla. Se volete crocefiggermi fate pure.
xxx
   
 
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