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Autore: Principessa Purosangue    18/10/2014    4 recensioni
Dimenticatevi del Geass ma solo di quello: lasciate tutti gli intrighi, i tradimenti, i dolori, i ricordi, le gioie. Aggiungetevi gli orgogli, i pregiudizi e gli status sociali. Il nome di una famiglia è la cosa più importante fra i nobili, in particolare se appartieni alla famiglia reale: in confronto l'amore non è niente.
Lei è una ragazza dal passato intriso di sangue, lui un Principe in lotta con le sue stesse etichette. Due mondi così contrapposti eppure complementari.
Sarà amore? Sarà passione? Sarà che la vuole solo usare?
Che le danze abbiano inizio!
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: C.C., Lelouch Lamperouge, Shirley Fenette, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Lo so che sembra un miracolo ma sì... SONO TORNATAAA! :D E stavolta sono tornata per restare! ^.- Nell’ultimo anno nella mi vita ci sono stati dei cambiamenti improvvisi che mi hanno portato a mettere (a malincuore) in secondo piano le fan fiction che tuttavia non ho mai smesso di portare avanti là dove l’immaginazione non ha limiti e gli scenari sono si succedono uno dopo l’altro senza sosta: nella mia testolina buffa. :3 Molti degli episodi futuri non sono già stati scritti bensì sono stati tracciati e abbozzati, per questo posso dirvi di non temere più una futura discontinuità. Non posso tuttavia promettervi aggiornamenti settimanali, mensili sì, magari se riesco anche due al mese ma non posso assicurarvi nulla, uno al mese però è una promessa che intendo mantenere! :] Beh niente, che dire? Spero continuerete a seguire questa fan fiction e che andando avanti amiate ancora di più la storia, cercherò di mantenere il più possibile i personaggi IC, ciò nonostante è possibile che vi siano delle occasioni in cui i personaggi siano un po’ - ma mai eccessivamente - diversi rispetto a come li abbiamo visti nell’anime, questo non perché io ami distruggere i personaggi – affatto, perché pure quelli che non mi piacciono cerco di mantenerli il più veri possibile – bensì per una semplice questione di adattamento alla situazione: ci siamo abituati a vedere una Shirley molto fragile e insicura, tratti che per esempio sono rimasti, tuttavia essendo che in questa storia lei non è più solo una semplice compagna di scuola di Lelouch ma ne è la promessa sposa, mi sono permessa di vedere oltre al suo personaggio e immaginare come e quanto il suo personaggio si sarebbe potuto spingere, quanto avrebbe potuto osare se nella storia originale avesse avuto l’importanza che diversamente qui le ho dato. Un altro punto importante che mi sento di segnalare - e poi giuro che vi lascio in pace, è la relazione fra C.C. e Nunnally: nell’anime purtroppo le hanno fatte interagire poco, cosa che a me è particolarmente dispiaciuta anche perché secondo me non è stato un caso che l’anime si sia concluso con lo stesso origami rosa che la nostra adorata streghetta compose in compagnia della sorellina dell’Imperatore Sanguinario, esprimendo con esso un desiderio più grande della sua iniziale volontà di morire, desiderio (o forse sarebbe il caso di parlare di sentimento?) che condivideva con la più piccola delle principesse di Britannia. In questa mia storia ho voluto riempire quel vuoto che ha lasciato l’anime che tuttavia ci ha fatto intendere che fra le due fosse nata una buona chimica, più di quanta Nunnally abbia mai avuto con qualsiasi altra amica di Lelouch essendo tale affinità superata solo dalla sua vicinanza con Sayoko. Finita questa lunga introduzione (lo so che vi annoiate a leggerla ma per me è importante! ç^ç), spero di cuore che questo nuovo episodio vi piaccia e se avete piacere di lasciami commenti, siano essi positivi, negativi o neutri, avrò cura di leggerli, imparare dai miei errori e rispondere ad ognuno di voi. (: Ringrazio di cuore AliceBaskerville, Bradamantee, Eris_Elly, Pizeta e nye per essersi fermati a recensire la mia fan fiction, voi ragazzi siete le cinque maggiori ragioni che mi hanno spinta a continuare questa storia ad ogni costo, perciò grazie davvero! Ora bando alla ciance e godetevi il terzo capitolo di Masquerade!

Prinny
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Masquerade

- Capitolo tre -

(Not) Interested

 

 

 

Il labirinto della Regina di cuori non era nulla in confronto all'Ashford Academy. Più la presidentessa le mostrava le diverse attività presenti nell'istituto, più C.C. si convinceva che nessuna di quelle si addicesse alla sua personalità e per una ragione abbastanza semplice quanto rilevante: la strada da fare e le zone da ricordare erano fin troppe. La giovane d'altronde aveva sempre brillato per la sua assenza: non si era mai preoccupata di piacere alla gente né tanto meno aveva mai elemosinato compagnia poiché da sola si era sempre sentita più a suo agio, ragion per la quale, nonostante la sua giovane età, C.C. non aveva amici. Al pensiero sbarrò lievemente gli occhi, correggendosi: un "amico" in realtà lo aveva o almeno, lo aveva avuto. Qualcuno con cui condividere un pomeriggio in silenzio senza la pretesa di voler infrangere il suo sacro momento di beatitudine, qualcuno disposto ad assecondare la sua insaziabile voglia di pizza a qualsiasi ora del giorno e della notte, qualcuno a cui piaceva proprio per la sua solitudine e che come lei preferiva isolarsi. "Spero tu stia bene e sia capace di perdonarmi..." pensò fra se e se, ignorando del tutto la biondina che da ormai quarantacinque minuti le camminava allegramente a fianco e che non aveva ancora smesso di parlare, per un momento addirittura pensò di chiederle da dove tirasse fuori tanto ossigeno o se non facesse uso di qualche sostanza illecita ma abbandonò il pensiero all’idea che probabilmente la compagna avrebbe iniziato un nuovo monologo infinito. Fingendosi interessata al discorso che non aveva nemmeno cominciato a sentire, C.C. ne studiò il viso, i movimenti, la gioia con cui trattava anche i temi più noiosi. Era il suo esatto opposto: la presidentessa era una ragazza vivace nei cui occhi color mare erano dipinti la speranza ed il desiderio di vivere ogni giorno non come se fosse l'ultimo, bensì come se ogni giorno fosse un giorno di festa. Milly era un sole: un sole che emanava calore ed i cui raggi giungevano ad ogni essere umano sulla faccia della terra, pronto a ricordagli che era nuovamente giunto il momento di lottare. Spostò i suoi occhi dal viso della ragazza verso il lungo corridoio che stavano percorrendo e, sentendola ridere, confermò le sue impressioni: sì, Milly era decisamente il sole.

Ma era il sole che si levava alto in un tardo pomeriggio invernale, incapace di donare calore.

C.C., che era stata così tante volte ferita e derisa dalla vita, comprese subito che quella di Milly non era altro che un'opera teatrale montata su un fastoso palcoscenico che la giovane sosteneva appena sulle sue esili spalle, un’immagine più penosa che gioiosa: la vedeva sorreggere da sola quel palco talmente pesante che ormai la teneva piegata in due e nel mentre cantava un inno alla vita che ripeteva a memoria senza più alcuna emozione, un finto sorriso ne decorava le labbra ormai screpolate dall’eterna smorfia immutabile. Non c'era nulla da festeggiare, nulla da omaggiare e C.C. l'aveva capito subito: l'atteggiamento della ragazza non era nient'altro che uno scudo per difendere i suoi amici e se stessa dalla decadenza del mondo e del genere umano, era suo il compito di farli sperare anche nelle più disperate delle situazioni, si era auto-imposta una carica molto pesante che tuttavia non avrebbe potuto reggere a vita. Nei suoi occhi azzurri cielo lei aveva letto la sua maturità velata, aveva intravisto un'adulta che giocava a far la bambina per non dover affrontare i colpi della vita. E più Milly mostrava la sua euforia, più il suo cuore piangeva, cercando di darsi forza anche quando non ne aveva più. C.C. l'ascoltava senza realmente udirla, annuendo di tanto in tanto, non prestando alcuna attenzione alle sue parole, chiedendosi se non fosse più pesante trasportare una simile croce piuttosto che accettare la nuda verità ad occhio asciutto.

- Ed infine, la sede del consiglio studentesco! - C.C. realizzò solo in quel momento di essere ritornata all'edificio centrale, lo stesso dove si tenevano le lezioni, il che risultò ai suoi occhi un'offerta allettante: nessuna strada da imparare, nessuna fatica da fare.

- Credo che saresti un ottimo acquisto per il consiglio! Inoltre mi sembra di aver capito che nessuno dei club visitati abbia attirato particolarmente la tua attenzione... - Aprì la porta e la invitò ad entrare. - E poi molti di loro li conosci già!

- Presidentessa! Volevo chieder... Ehi, ciao! - Un giovane dagli occhi smeraldo si avvicinò alle ragazze, porgendo loro un sorriso genuino come la sua anima. C.C. lo indentificò subito come il compagno di banco del viziato "papà-guarda-come-sono-alternativo" incontrato sulla terrazza; a differenza di quest'ultimo però il giovane sembrava un ragazzo dall'animo puro, seppur fosse evidente che nascondesse qualcosa dietro quel sorriso d'angelo: se c'era qualcosa che la vita si era occupata di insegnarle, era che proprio dietro i volti più innocenti si nascondevano i peggiori demoni.

 

« Perché tutti i mostri sono umani.»

 

- Non dirmi, la presidentessa sta forse cercando di persuaderti ad entrare nel consiglio studentesco? - La ragazza in questione rise, abbracciando l'amico e sfoggiando il suo solito sorriso da stregatto.

- E' così evidente? - C.C., del tutto indifferente alla loro interazione, guardò la stanza distrattamente, pensando che forse fra tutti i club quello fosse il più indicato alla sua personalità. Essendo l'Ashford Academy un istituto privato, molto del "lavoro sporco" si trasformava in gioco da bambini: ricavare fondi di certo non era un compito complicato, bastava domandare agli alunni di sborsare dei soldi promettendo loro qualcosa di mai visto prima e questi non si sarebbero fatti a problemi a chiedere a mamma e papà; per quanto riguardava l'organizzazione degli eventi scolastici, il consiglio si occupava semplicemente della parte teorica di essi, non prendevano quasi mai fisicamente parte alle decorazioni o alle preparazioni; durante la maggior parte dell'anno si occupavano per lo più di gestire le problematiche esistenti fra alunni e insegnati che tuttavia erano rare a sentirsi. C.C. sorrise: guadagnare un alto numero di crediti non facendo nulla per tutto l'anno? Mi piace.

- Ah, ecco cosa mi ero dimenticata di dirti! Prendi! - Si ritrovò fra le mani un piccolo dépliant sui cui erano stampati diversi loghi che iniziò a scorrere velocemente con lo sguardo. - Essendo dei membri del consiglio abbiamo dei convegni in più rispetto agli altri studenti. Per esempio abbiamo dei favolosi sconti da McDonald's, KFC, Pizza Hut e... - La tipica espressione indifferente di C.C. fu rapidamente sostituita da un'espressione felicemente sorpresa: s'immaginò a navigare in un mare di pizza, Cheese-kun al suo fianco a sua volta affiancato dal resto della famiglia Cheese che avrebbe finalmente potuto acquistare con i nuovi punti che presto – molto presto, avrebbe ottenuto.

- Quando inizio? - Milly e Suzaku si scambiarono uno sguardo d'intesa e sorrisero alla giovane, felici non solo di averla convinta ad entrare ma di aver scoperto qualcosa in più riguardo alla misteriosa nuova arrivata. Sentendo la porta aprirsi i ragazzi si voltarono, riconoscendo subito i corti capelli rossicci.

- Oh. – Kallen, spiacevolmente sorpresa dall'incontrare la nuova arrivata nella stanza del consiglio studentesco, cercò di assumere l'espressione più indifferente possibile mentre la sua testa elaborava mille ragioni per spiegare la presenza della giovane nel club, volendo appositamente evitare quell'unica che era la sola e vera possibile ma che al contempo era anche la più fastidiosa. Per qualche ragione la nuova arrivata non gli provocava alcuna simpatia: quei lunghi capelli verdi, quegli occhi dorati, la pelle color perla, quei tratti così rari da trovare nel mondo eppure così belli... Ma, sopra ogni cosa, quella sua personalità: le scivolava tutto addosso, quasi come se fosse bagnata in olio, una personalità ben differente dalla sua fortemente istintiva e sensibile.

- Kallen! Arrivi al momento giusto! - Cercò di mantenersi il più indifferente possibile ma sapeva bene che vedere Milly esultare in quel modo poteva significare solo una cosa: - C.C. è appena entrata a far parte del consiglio studentesco! - Strinse piano i pugni e per un istante nei suoi occhi trapelarono i suoi veri pensieri, pensieri che non sfuggirono allo sguardo attento di C.C. né tanto meno a quelli di Suzaku. Resasi conto dell'errore commesso, la giapponese abbozzò un sorriso e le porse la mano.

- Benvenuta. Spero ti troverai bene con noi. - C.C., che dal canto suo non aveva alcun interesse a fare amicizia con la giovane, considerò l'idea di diversi con la ragazza: era da tanto che non sfidava qualcuno all'ultimo sangue e la sua rivale, anche se ancora stentasse a comprendere in cosa fossero rivali, sembrava essere la persona giusta che la potesse far divertire. Decise quindi di stare al suo gioco: sfoggiando il suo miglior malizioso sorriso, le strinse la mano con tale decisione che Kallen soprassalì e, incontrandone lo sguardo, comprese a pieno il messaggio che le aveva trasmesso: "Accetto la sfida".

- Presidentessa! - Suzaku si appoggiò al tavolo con Arthur fra le braccia, cercando di coccolarlo ma venendo prontamente morso per l'ennesima volta: prima o poi avrebbe capito perché quel gatto lo odiasse e al contempo lo amasse così tanto. - Non credi sia il caso di convocare una riunione ufficiale? Per presentare il nuovo membro!

- Mi hai tolto le parole di bocca! - L'ereditiera Ashford si avvicinò al microfono e ordinò (poiché nonostante l'avesse chiesto gentilmente, in realtà esso ebbe la forza di un ordine) ai mancanti membri di presentarsi il prima possibile nella sede, pena una “punizione personalizzata” che accentuò aggiungendo alla frase una risata sadica.

- Era proprio necessario minacciarli? - Milly ridacchiò, sedendosi sul tavolo e accavallando le gambe. C.C. alzò mentalmente un sopracciglio: era convinta che la bionda fosse una masochista convinta; allora da dove saltava fuori questo lato sadico? A quanto pare non si smetteva proprio mai d’imparare.

- Che senso ha essere la presidentessa del consiglio studentesco se non posso torturare un po' i miei amici? - Il "Milly-Method", come amava definirlo lei, ebbe un ottimo ma soprattutto rapido risultato: se arrivarono così velocemente per amore al dovere o per mera paura della punizione che sarebbe stata loro altresì inferta, rimase un segreto dei singoli membri che non si fecero attendere. La prima a sopraggiungere fu una giovanissima ragazza dai lunghissimi capelli castani chiari con due evidenti mancanze fisiche, giunse infatti su una carrozzina trainata da una giovane donna di origini chiaramente giapponesi.

- Ciao a tutti! - La voce così soave della giovane soprese C.C. la quale si interessò subito alla ragazza: non era come le altre persone meno fortunate che aveva conosciuto. Questa ragazza, nonostante i due gravi handicap da cui era afflitta, emanava una luce e una serenità che C.C. non ricordava mai aver sentito prima. O forse sì, ma così tanto tempo addietro che la sua mente si rifiutava di ricordare.

 

« Un tale tepore nel cuore... »

 

Continuò ad osservare la ragazza che lentamente si face avanti, un tenero e generoso sorriso disegnato sul volto. Capì subito che non avesse un'indole vittimista, tutt'altro: a dispetto di ciò che potesse sembrare a prima vista, era una guerriera. Un brivido le percorse veloce la schiena, cercando di allontanare da se quella sensazione.

- Nunnally! - Suzaku si avvicinò alla carrozzina e intrecciò le sue mani con quelle dell'amica. - Hai sentito che è arrivata una nuova ragazza nella nostra classe? - Nunnally annuì, sorridente e piacevolmente felice di poter fare nuove amicizie.

- Sì, mi è stato anche riferito che ha gli occhi di un bellissimo color oro. - Il giapponese fece segno alla ragazza in questione di avvicinarsi.

- Conoscila tu stessa... - Sciogliendo il loro intreccio avvicinò le mani delle ragazze e si allontanò, quasi non volesse rompere quell'intimità che si era venuta a creare fra loro. Le mani di Nunnally presto furono sul viso di C.C., delicate, provocando nella giovane un sincero sorriso che i lunghi capelli nascosero alla vista degli altri presenti.

- Piacere di conoscerti Nunnally. Io sono C.C. - La più giovane delle due sorrise, tornando a sfiorarle le mani.

- Il piacere è tutto mio C.C.! - Per la prima volta C.C. sentì il desiderio di voler piacere a quella piccola persona così indifesa eppure così forte. Ciò che la ragazza non sapeva era che anche la giovane, a sua volta, era desiderosa di intraprendere un'amicizia con lei: non aveva percepito in lei infatti la solita ipocrita gentilezza che le veniva riservata a causa della sua cecità e incapacità di camminare. Anzi, c’era qualcosa di più profondo: poté infatti sentire come il cuore della misteriosa ragazza, tormentato e devastato dalla presenza di un uragano che, imperterrito continuava a devastarne i sentimenti, avesse momentaneamente trovato la pace. Sorrise, pensando a quanto la nuova arrivata avesse in comune col suo adorato fratello. "Sono certa che andranno d'accordo!"

Poco dopo le venne presentata anche Sayoko ed in seguito la snella Shirley, che arrivò insieme a Nina e a Rivalz.

- Tu devi essere la nuova arrivata! - Shirley strinse la mano di C.C. con euforia benché fosse molto distratta, di fatti non guardò nemmeno la ragazza, troppo occupata a guardare ogni angolo della stanza, quasi fosse alla ricerca di qualcuno. La nuotatrice rispecchiava la tipica ragazza della sua età: seguace della moda, sognatrice ad occhi aperti ed attenta all'aspetto esteriore, ben diversa da Kallen, la quale aveva un aspetto più sportivo. Ciò nonostante non le sembrò una persona cattiva, solo una ragazzina viziata che non le avrebbe causato problemi finché non si fosse intromessa nelle sue questioni. La salutò quindi priva di alcuna ostilità: nemmeno in un universo alternativo lei e quella giovane avrebbero mai potuto condividere interessi in comune. La vide continuare a guardarsi intorno, questa volta contando le persone presenti.

- Adesso arriva Shirley, tranquilla! - La rassicurò Rivaltz, provando un po' di pietà per l'amico che sarebbe arrivato da lì a poco. La Fenette era sicuramente una bella ragazza, forse anche la più bella della scuola, ed era inoltre un ottimo partito, tutto ciò oltre ad essere la ragazza più popolare della scuola. Nonostante ciò, tutta la sua bellezza e popolarità mal si conciliavano con la possessività e lo spirito da stalker psicopatica che la caratterizzavano. La nuotatrice sospirò delusa ma ben presto un enorme sorriso le illuminò il volto: la porta si aprì lentamente, mostrando al di là di essa un giovane dai capelli scuri entrare piano, quasi si facesse attendere apposta. Chiuse la porta senza degnare nessuno di uno sguardo e quando finalmente alzò gli occhi verso i suoi amici, alzò un sopracciglio, visibilmente infastidito.

- E tu che diavolo ci fai qui? - La giovane in questione lo guardò annoiata e spostò il suo sguardo altrove, chiedendosi se fosse il suo giorno fortunato: era la vita a mandarglieli, o era forse lei ad attirare i guai? Nunnally si avvicinò al moro la cui espressione cambiò immediatamente, sorprendendo la nuova arrivata che, nascosta dietro la sua solita maschera d'indifferenza, si chiese che strano potere avesse quella ragazza sul giovane pseudo-ribelle.

- Nunnally. - La salutò in un sussurro e ne toccò piano le mani, quasi fosse un oggetto prezioso che temesse di rompere.

- Fratellone, hai già avuto occasione di conoscere C.C.? - Come fece a non spalancare gli occhi e a mantenere la sua solita espressione, non lo seppe nemmeno lei. Quel ragazzo così arrogante... Fratello di quella che probabilmente era la bontà e innocenza in persona? Dove, come ed in cosa avevano sbagliato i genitori di quei due?! O magari Lelouch era un figlio nato in provetta, prodotto di un laboratorio, l’idea già era più plausibile. Non poté evitare di notare però una certa somiglianza, in particolare era evidente la loro parentela negli occhi e nei tratti delicati del viso. Certo che a Madre Natura piace proprio scherzare pensò, vedendoli interagire.

- Sì, frequenta la mia stessa sezione. - Accarezzò piano il capo della sorella prima di alzarsi e sfidare nuovamente C.C. con gli occhi. - Dunque? - Il tono, che fino a qualche istante prima era stato premuroso e pieno d'amore, tornò freddo e distaccato, persino la sua postura e il suo sguardo cambiarono, quasi vi fossero due Lelouch dentro un unico corpo. - Che cosa ci...

- Amore mio! - Prima che potesse anche solo reagire le braccia di Shirley lo avvolsero, stritolandolo e rubandogli un rapido bacio sulle labbra. - Oh, come mi sei mancato! Si può sapere dove sei stato tutto il giorno?

- S-Sh-Shirley... - Il moro cercò di scrollarsela di dosso, spingendola via ma la presa della fidanzata era ferrea, proprio come la sua volontà; peccato che invece l’amore per se stessa non fosse altrettanto forte. - Mi fai male Shirley, piantala! - Urlò ormai esasperato il moro, scuotendo con tale forza il braccio che tutti temettero per un momento che avrebbe colpito la fidanzata. La giovane quindi allentò la presa e si accontentò di rimanere attaccata al suo braccio destro, il viso arrossato mentre abbozzava un sorriso per nascondere la vergogna, cercando quasi di ingannare tutti - e più di chiunque altro se stessa, facendo credere che andasse tutto bene.

- Suvvia Lelouch, non è il caso di infastidirsi per così poco... - Rivalz cercò di far calmare l'amico, conscio tuttavia come gli altri che l'unico modo per calmare l'umore del principino era allontanarlo dalla Fenette. Lelouch guardò Shirley profondamente infastidito, quasi schifato, chiedendosi come potesse amarlo così tanto e amarsi così poco da lasciarsi umiliare così. D'altronde il suo amore era innegabile, persino lui stesso, per quanto l’idea gli facesse rivoltare lo stomaco, era consapevole che l’amore di Shirley era amore vero: non era interessata al titolo, ai soldi o ai privilegi che derivavano dall'essere la fidanzata di un Principe di Britannia. Era interessata solo ed unicamente a lui e forse, in una realtà completamente alternativa, in un mondo ideale, Lelouch si sarebbe potuto innamorare di una ragazza del genere. Ma il loro era un mondo corrotto, un mondo sporco, un mondo inumano. E lei, seppur di buoni sentimenti, era una ragazzina viziata, una stalker psicopatica ed insicura. Non bastava essere cresciuti insieme? Non bastava vivere a pochi metri – o ettari, ma ciò era del tutto irrilevante, era comunque la sua vicina di casa - di distanza? Non bastava condividere gli stessi amici? Non bastava essere in classe insieme? No, per lei non era mai abbastanza: dovevano frequentare lo stesso club e doveva essere presente ovunque lui andasse per affermare e confermare di essere la sua fidanzata. Fra tutti i suoi difetti, probabilmente era quello l'atteggiamento di lei che più detestava. Senza alcuna pietà scosse nuovamente il braccio, liberandosi completamente dalla sua presa, totalmente indifferente agli sguardi accusatori degli amici mentre a Shirley non rimase altro che trattenne le lacrime e rimanere in piedi al suo fianco, cercando di nascondere gli occhi sotto la folta frangetta arancione. C.C. notò come gli amici della coppia si tenessero al margine, evitando di guardarli e cercando di cambiare rapidamente l'argomento; era evidente che fra loro ci fosse uno strano legame: Lelouch, da quel poco che aveva potuto osservarlo, era il tipo di ragazzo che si vantava delle proprie conquiste e Shirley era una ragazza molto carina. Ciò nonostante, il giovane non sembrava solo infastidito della sua presenza, bensì... Sembrava serbare del rancore verso la - fidanzata? Amante? Al suo tocco egli infatti rabbrividiva, come se gli provocasse un forte ribrezzo.

- Bene! - Milly catturò la loro attenzione, decisa a cambiare la pesante aria che si era venuta a respirare. - Ora che siete tutti presenti, vi spiegherò la ragione per la quale vi ho convocato! - Si avvicinò a C.C. che condusse al centro del gruppo. - Date il benvenuto al nuovo membro del consiglio studentesco: C.C.!

- Un'altra ragazza, evviva! Che bella notizia! Benvenuta!

- Benvenuta fra noi, C.C.!

- Spero ti troverai bene qui con noi! Sai, noi in realtà siamo come una piccola famiglia. - Le spiegò Nunnally avvicinandosi al nuovo membro del consiglio, seguita dagli altri tranne che da Shirley la quale rimase muta al di fianco Lelouch e Lelouch stesso, il quale si mise le mani in tasca e si avviò verso l’uscita.

- Se avete finito, io me ne vado.

- Lelouch! - La voce del suo migliore amico lo fermò, tuttavia scelse di non voltarsi: non era giornata per sopportare gli sguardi accusatori di tutti, più tardi avrebbe avuto a che fare con l'espressione risentita della sua adorata sorellina e come punizione era più che sufficiente. - Non è il caso che tu sia scortese. Rimani qui con noi, stiamo festeggiando una cosa carina!

- Non mi interessa.

- Fratellone, rimani per favore! C.C. è appena arrivata e non ha nessuno, voi siete in classe insieme, magari potreste diventare ottimi amici e...

- Non preoccupatevi. - Li interruppe il nuovo membro del consigli studentesco. - La sua presenza non è indispensabile. - Shirley alzò il viso e guardò la ragazza dai lunghi capelli verdi, l'espressione un misto fra lo shock e lo stupore ma fu la risata del ragazzo, ancora di spalle, ad attirare l’attenzione di tutti.

- Attenta ragazzina. - L’avvertì, appoggiando una mano sulla maniglia e infilando l'altra in tasca, assicurando la presa sul pacchetto di sigarette. - Stai giocando col fuoco.

- E' una minaccia? - Chiese con un tono sufficientemente divertito da far voltare il ragazzo: seppur continuasse a mantenere quell'aria fra l'annoiata e l'indifferente, un malizioso sorriso ora ne decorava il volto, provocando in Lelouch la voglia di scommettere di più.

- Io lo chiamerei un gentile avvertimento. - C.C. si appoggiò al tavolo e, guardandolo dritto negli occhi, ghignò divertita.

- Non mi faresti paura nemmeno se fossi il figlio dell'Imperatore di Britannia. - Non capì che cosa sbagliò - aveva pronunciato male qualche parola? O l’Imperatore era forse un tabù per i pochi giapponesi presenti nell’aula? - a dir la verità non seppe nemmeno se sbagliò ma di una cosa era certa: per tutti i presenti C.C. divenne improvvisamente un alieno proveniente da Marte o da chissà quale altra lontana - lontanissima avrebbe azzardato visti gli sguardi - galassia. Più si ripeteva la frase in testa e più non capiva; erano forse davvero tutti spaventati da quella brutta copia fallita di un teppistello? Il moretto ghignò divertito ma prima che potesse parlare Shirley intervenne, rubandogli la gloria.

- Uhm... - Si schiarì la gola, attirando l'attenzione della nuova compagna. - Lui è il figlio dell'Imperatore: Lelouch vi Britannia. - Indicò successivamente la sorella che sforzò un sorriso, evidentemente intimorita dal probabile cambiamento che l'atteggiamento di C.C. avrebbe subito non appena le fosse stato rivelato il suo titolo. - E Nunnally è l'ultima figlia dell'Imperatore Charles e l'Imperatrice Marianne: Nunnally vi Britannia. - Finì solenne, con un tono quasi fiero: sebbene non ne facesse ancora legalmente parte, Shirley si sentiva già parte della famiglia reale e non solo per il fatto di essere la fidanzata ufficiale del Principe, ma soprattutto per tutte le volte che lo stesso Imperatore si era occupato di sottolineare la relazione fra la Fenette ed il suo erede più ribelle. La ragazza infatti non era stupida: sapeva bene che il favore dell'Imperatore non fosse dovuto al fatto che lei gli piacesse in particolar modo. Non che non gli piacesse, giacché in realtà era molto stimata e rispettata da quest’ultimo, ma nei suoi sogni di bambina lei avrebbe voluto dei suoceri che non si fermassero alla semplice accettazione e al rispetto reciproco, lei avrebbe voluto dei suoceri che le volessero sinceramente bene poiché era colei che donava la maggior felicità al loro adorato figlio. Sapeva bene però che ciò non sarebbe mai stato possibile: Lelouch amava solo se stesso e Nunnally. Distinto era l'amore che provava invece per la sua dolce madre, l'Imperatrice Marianne, Euphemia e Suzaku; un amore indubbiamente forte ma non abbastanza dal farlo tirare indietro dall'ucciderli se, per una qualche improbabile strana circostanza quanto impossibile, fossero divenuti nemici e ostacolassero un suo piano di grande rilevanza. Shirley sapeva bene che per poter guadagnarsi il cuore di Lelouch ci voleva tempo, così com'era cosciente che se l'avesse costretto a una relazione come si deve, sarebbe stato come rinchiuderlo in una seconda prigione. Non voleva essere come l'Imperatore, non voleva farsi odiare da Lelouch, lei voleva farsi amare spontaneamente: era per questo che lo lasciava libero di fare, era per questo che si mordeva la lingua ogni qual volta che lo vedeva accendere una sigaretta, era per questo che, dovunque fossero, cercava sempre di essere tra le prime ad andarsene, per non doverlo vedere mentre davanti ai suoi stessi occhi il suo adorato Principe abbordava ogni ragazza disponibile e come, senza nemmeno un briciolo di vergogna, si nascondesse poi con loro in un qualche angolo remoto per soddisfare i suoi desideri carnali. Ed ogni volta piangeva, piangeva fino a che gli occhi non le bruciavano a tal punto che tenerti aperti o chiusi le provocava indistinguibilmente dolore. Piangeva e cercava di farsi forza, autoconvincendosi che quella tortura sarebbe finita presto: dopotutto lo sapeva bene, per Lelouch tutto questo era solo un gioco, un sadico gioco il cui scopo era quello distruggere l'anima della fidanzata per farla tirare indietro. Ma lei lo amava, lo amava più di quanto le parole potessero spiegare, lo amava con la forza di un uragano. E quindi avrebbe tenuto duro, avrebbe sopportato ogni umiliazione finché un giorno, stanco, avrebbe finalmente aperto gli occhi e capito che nessuno mai lo avrebbe amato come lei e in quello stesso istante l'avrebbe amata anche lui e solo allora sarebbero potuti essere felici. Forte di questa teoria, Shirley aveva così impostato la sua vita, dedicandola interamente a quel ragazzo che era per lei l'oggetto della sua felicità. E fu quell'amore malsano, quell'amore malato, quell'amore ancora non corrisposto - ma che un giorno lo sarebbe stato, che la fece continuare, mostrando un lato di se che raramente tirava fuori:

- E come tuoi Principi, li devi rispettare. - Sconcertante fu però la sorpresa che colpì la Fenette quando, incontrando gli occhi dorati della coetanea, non trovò alcun segno di resa, non di vergogna: il nulla o meglio, la sua eterna e perenne indifferenza. Era come se tale rivelazione non l'avesse toccata minimamente, come se la presenza dei figli di Britannia non fosse nulla.

- Rispetto porta rispetto. - La voce di C.C. risuonò forte nella stanza, chiarendo subito di non aver alcuna intenzione di inginocchiarsi dinnanzi a nessuno, nemmeno dinnanzi alla stessa Britannia. Suzaku non poté trattenere il sorriso che si dipinse sul volto non appena udì quelle parole: seppur forse un ragazzo legato alla tradizione, sapeva bene che certe ipocrisie non provocavano altro che il male nel mondo, fu quindi per lui inevitabile condividere a pieno la frase della giovane. Anche Kallen fu piacevolmente sorpresa da ciò che udì e, nonostante non avrebbe mai cambiato idea su di lei, pensò che forse non era così vuota come voleva mostrarsi. Ma non furono i soli: anche Sayoko si ritrovò a convenire con lei e la stessa Nunnally non poté che evitare di sentirsi sollevata: lei, che più di chiunque altro sapeva cosa significasse venir trattata diversamente solo perché era la figlia dell'Imperatore, era stanca di tanta ipocrisia. Totalmente opposti ai loro invece furono i pensieri di Nina e Shirley, le quali inorridirono giacché sentirono in tali parole la voce della rivoluzione: il rumore delle pistole e le grida dei soldati perforarono il loro cuore mentre il fumo degli esplosivi ne annebbiava la vista, e se c'era fra di loro qualcuno che avesse perduto più parenti degli altri a causa della Rivoluzione, quella era proprio la Fenette.

- Come puoi dire una cosa del genere?! - Urlò, gli occhi verdi iniettati di rabbia e dolore. C.C. spostò gli occhi su di lei per un momento per poi iniziare a giocherellare con le punte dei suoi lunghi capelli verdi.

- A quanto pare non è più una prerogativa delle bionde avere un cervello a mero scopo decorativo.

- Ma come osi..?! Hah! D'altronde cosa possiamo aspettare da una persona che non sa che cosa sia il rispet...

- E' un insulto all'intelligenza pensare che il rispetto sia solo una questione di titoli. - La interruppe C.C., lo sguardo talmente freddo che per un momento congelò Shirley sul posto. - Un uomo onesto che si spacca la schiena da mattina a sera per poter dar da mangiare ai propri figli, lavorando come un umile spazzino, merita lo stesso rispetto di un qualsiasi nobiluomo. Al contempo sono innumerevoli i nobili avari e vili che non conoscono l'umiltà e sanno solo agire nel nome del male e che di conseguenza non meritano nemmeno di vivere. - Non avendo nessuno il coraggio di ribattere, continuò. - Più sali la scala sociale e più trovi gente nata senza cuore. E fra di essi trovi ragazzini viziati come il tuo adorato fidanzatino che gioca a fare il figlio ribelle perché papino non gli permette di fare tutto quello che vuole.

- Come ti permetti di parlare così di Lelouch! - Inveì la nuotatrice, tanto arrabbiata quanto offesa. - Non lo conosci, non ti devi permettere, tu non sai niente! – Senza mai abbondare la sua solita espressione indifferente C.C. fece spallucce, annoiata dalla situazione.

- Non m'interessa conoscerlo.

- Come puoi…

- Shirley, adesso basta! - Milly le apparve improvvisamente davanti agli occhi, bloccandone la visuale, e si sentì trascinare lentamente verso un angolo della stanza. - In questo club devono regnare sovrani l'amore e la pace, perciò adesso respira con me!

- Ma Milly... - Rivalz e Nina seguirono le compagne, decisi anche loro a porre fine all'inizio della guerra che si sarebbe altresì scatenata da lì a poco.

- S-Shirley per favore, fai come ti dice Milly..

- Ma Nina...

- Niente ma! - La interruppe la presidentessa. - Su su! Inspira ed espira! Inspira.. Ed espira! - C.C. alzò mentalmente un sopracciglio e si chiese se non fosse per caso capitata in una gabbia di matti piuttosto che nella migliore scuola di Britannia. Fu subito però distratta da un'improvvisa risata che si elevò forte, attirando l'attenzione di tutti. Nunnally girò il capo nella direzione dalla quale proveniva la risata del fratello e corrugò la fronte: sapeva bene che il fratello amava recitare la parte del ragazzo senza cuore e senza morale, tuttavia per un momento temette che avesse iniziato anche a giocare la carta del folle giacché non c'era proprio niente da ridere.

- Tu sei... Strana. - Sorrise, tirando fuori da una tasca il suo a lui così caro pacchetto di sigarette – più caro di quanto non gli fosse cara la fidanzata. Shirley si morse la lingua con tale forza da non poter trattenere il gemito di dolore che fuoriuscì dalle sue labbra, ma nemmeno lei stessa ci fece caso, troppo occupata a sentire ciò avesse da dire il fidanzato.

- Mi basterebbe un gesto della mano per farti espellere da questa scuola e farti chiudere le porte di qualsiasi altra accademia esistente in Britannia. - Lo sguardo disinteressato di C.C. incontrò quello di Lelouch e la ragazza non poté fare a meno di domandarsi se gli uscisse naturale l'essere così melodrammatico o se avesse frequentato una qualche prestigiosa scuola di teatro. - Ma ciò significherebbe utilizzare l'influenza di mio padre, poiché se fossi il figlio di un comune spazzino nessuno mi darebbe ascolto. Inoltre, così come tu non desideri conoscermi né ti interessa il mio rispetto, sappi che nemmeno io ho il desiderio di conoscerti e sinceramente, non saprei cosa farmene del tuo rispetto. C'è una cosa che però m'incuriosisce. - Fece una pausa scenica alla quale C.C. dovette resistere l'urgenza di alzare gli occhi al cielo. - Posso capire che ti scivoli addosso qualsiasi cosa io possa farti, ma certamente non sei sola al mondo. O sbaglio? - La giovane capì all'istante la strategia del ragazzo e sorrise, mascherando il fuoco che si era divampato dentro di lei.

- "Non avere nulla". - Rispose. - E' un insegnamento zen: "Se incontri un Buddha, uccidilo. Se incontri un tuo antenato, uccidilo. Non avere legami, non essere schiavo di nessuno. Vivi semplicemente per la tua vita." - Lelouch alzò un sopracciglio, non certo di comprendere a pieno le sue parole.

- Stai cercando di dirmi che mi ucciderai?

- Sto cercando di dirti che ogni intelligenza ha i suoi limiti. Non sforzarti troppo. - Il principe digrignò i denti ma prima che potesse iniziare un nuovo battibecco, Suzaku gli tappò la bocca. In che momento si era avvicinato a lui? A volte era convinto che l’amico in realtà nascondesse un’identità ninja.

- Milly, fra poco ricominceranno le lezioni, che ne dici se posticipiamo i festeggiamenti a domani?

- Sì, sì! Dichiaro ufficialmente chiusa questa sessione speciale, avviatevi pure in classe! - Lelouch sentì sciogliersi la presa sulle labbra, spinse quindi via la mano dell'amico che fulminò con lo sguardo per poi avviarsi insieme agli altri fuori dalla stanza, lasciando indietro Suzaku, Milly e C.C., chiedendosi perché mai proprio il suo migliore amico provasse simpatia per quella ragazzina così arrogante, anche se poteva facilmente immaginare che fosse per i suoi ideali di uguaglianza. Quella ragazza... Possibile che fosse davvero indifferente a tutto? Che non provasse amore? Che non conoscesse il significato dei legami indissolubili? Il fatto che fosse sola non significava che in passato lo fosse sempre stata e forse si trovava proprio nel passato la chiave del vaso di Pandora che C.C. rappresentava. Giunse in classe senza nemmeno essersene accorto e, ignorando del tutto Shirley, che aveva cercato di parlare con lui da quando erano usciti dalla sala del consiglio, si sedette al proprio posto. Quella ragazza sapeva di pericolo, l’aveva intuito nel momento stesso in cui era entrata in aula quella stessa mattina, poteva chiaramente vedere nei suoi occhi dorati il riflesso del male. Lelouch dal canto suo aveva già delle belle gatte da pelare, non era interessato ad ulteriori noie, le sue erano più che sufficienti. Tuttavia… C’era qualcosa in quella ragazza, una specie di strano magnete che lo spingeva e lo attraeva verso di lei: era forse quello strano alone di mistero che sembrava incombere sulla giovane? O era forse la sua totale indifferenza al mondo? In un’altra circostanza avrebbe pensato di farla innamorare di se per poi ripudiarla ma sapeva bene che non sarebbe stata una soddisfazione. La vide sedersi al proprio posto e per un momento i loro occhi si incrociarono, entrambi studiandosi a vicenda, cercando di risolvere un puzzle che negli anni aveva perso i pezzi: ma se il puzzle che rappresentava Lelouch era di difficile composizione, quello di C.C. ricordava più un sudoku. La giovane sorrise maliziosa e tirò fuori dalla giacchetta un oggetto che il moro riconobbe subito. Si mise le mani in tasca “Dev’essermi caduto mentre tiravo fuori le sigarette” pensò e, trovando solo il pacchetto di sigarette, riconobbe l’accendino che C.C. aveva fra le mani come suo. Si voltò nuovamente ma questa volta la ragazza lo ignorò, guardando distrattamente il proprio quaderno. Il moro digrignò i denti, infastidito dall’idea di doversi rivolgere alla giovane per riavere il suo accendino – non che a casa non ne avesse altri, di migliori e di più belli, ma se c’era proprio un tratto che caratterizzava Lelouch più di qualsiasi altro, quello era proprio il suo essere sovra possessivo verso le persone che amava e verso le proprie cose e questo C.C. l’aveva intuito subito. E fu proprio per questo che, quando il ragazzo si voltò verso la lavagna, C.C. non poté trattenere il ghigno divertito che l’accompagnò per tutto il resto della lezione.

 

 

 

Che il ballo in maschera abbia inizio.

   
 
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