Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: _Alien_    18/10/2014    7 recensioni
[Spoiler di tutto TID e TMI, compresi possibili spoiler di COHF]
Sono passati sette anni dalla fine della Guerra Oscura e gli Shadowhunters newyorkesi sono in fibrillazione per il matrimonio fra Alec e Magnus. Per questo lieto evento, vengono invitati anche Tessa Gray e Jem Carstairs, che possono finalmente conoscere una nuova storia di Lightwood, Herondale e Fairchild. Ma qualcosa è destinato a turbare l'equilibrio dell'Istituto: i confini spazio-temporali si stanno lentamente incrinando e Alec, Isabelle, Jace e Clary si ritroveranno inspiegabilmente catapultati nella Londra vittoriana. Riusciranno a tornare indietro, nel presente?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Londra, 1879
- Fossi in te, non mi metterei in piedi così presto. Sei stato ferito da un Vermithrall, Alec! Devi riposarti come si deve! – cercò di farlo desistere Jace, ma il parabatai era irremovibile. Appoggiandosi al biondo, Alec si alzò in piedi. Nel complesso si sentiva bene, anche se percepiva ancora un lieve bruciore nelle porzioni di pelle corrose dal Vermithrall.
- Dai, Jace, sto bene. E poi abbiamo delle faccende da sbrigare, non voglio passare tutto il tempo a letto.
- Ok, ok, se lo dici tu… - scosse la testa l’altro.
- Lo dico io. – ribatté con decisione il moro. Quell’atteggiamento di Jace lo infastidiva. Stava bene, per davvero. Almeno fisicamente.
- D’accordo, non ti arrabbiare. – alzò le mani Jace, sorpreso dalla reazione di Alec.
- Sono tranquillissimo.
- Sicuro? – inarcò un sopracciglio l’Herondale.
- Certo. – annuì il Lightwood, poi sospirò affranto - Voglio sono tornare a casa.
- Ma cosa è successo tra te e Magnus?
- Abbiamo parlato. Per l’Angelo, Jace. È stato così… non so come spiegarlo. Lui non mi conosce. Non mi conosce. Invece io lo conosco… - la voce si abbassò drasticamente – Io lo amo. E fa così male. – si morse il labbro con violenza, tanto da sentire il sapore del sangue. Ogni volta che vedeva Magnus, avrebbe voluto abbracciarlo, baciarlo, sposarlo seduta stante e non lasciarlo mai più. Ma poi ricordava a se stesso che quello davanti a lui non era il Magnus che aveva salvato dall’Edom, perché non esisteva ancora. Ma l’aspetto era sempre quello. Lui era sempre stupendo, con quella pelle caramello e gli occhi da gatto, quel fascino così esotico e misterioso, quell’intelligenza ed eloquenza acute che riuscivano a farlo ridere e stare bene… gemette sconsolato. Jace gli posò una mano sulla spalla, scuotendolo appena per fargli forza.
- Coraggio, Alec. Forse io e Izzy abbiamo trovato qualcosa. – anche se era da troppo tempo che trovavano qualcosa che poi non era nulla.
- Ok… - Alec si trascinò in corridoio, seguendo riluttante il parabatai.  Entrambi erano ignari  del loro ascoltatore, i cui occhi da gatto scintillavano di stupore.
 
Idris, 2014
- Lewin! Lewin, giuro che appena esco di qui ti uccido con le mie stesse mani! Apri questa dannata porta.
- Mi chiamo Lewis, signor Lightwood.
- Me ne ricorderò quando ti farò imprigionare nella Città Silente!
- Non imprigionerai proprio nessuno. – Simon sospirò di sollievo quando udì la voce di Maryse – Robert, comportati da persona responsabile, almeno per una volta. Magnus Bane è la nostra unica speranza…
- Magnus Bane è un ciarlatano che ha corrotto nostro figlio. E tu glielo hai lasciato fare!
- Magnus Bane ha reso felice Alec, è questo ciò che conta. A me non interessa se nostro figlio vuole stare con un uomo o con una donna, voglio solo che stia bene.
- Non è questo il punto, Maryse. Avrei preferito di gran lunga che Alec si innamorasse di uno Shadowhunter come lui, non di un Figlio di Lilith!
- Non puoi pretendere questo, Robert. Non si decide chi amare. Lo si fa e basta. Dovresti saperlo meglio di me.
Simon non avrebbe voluto assistere a quella conversazione, ne percepiva l’intimità. Non poteva vedere la reazione di Robert a quelle parole, ma vide gli occhi chiari di Maryse velarsi leggermente. In quella donna rivedeva Isabelle, madre e figlia erano molto simili, anche se Izzy certe volte aveva l’impulsività del padre. Izzy… dove sei?
- Maryse! Simon!
I due Cacciatori videro Magnus e Tessa affrettarsi nella loro direzione.
- Il demone dei Portali è Rhefur, vero? – chiese conferma Tessa.
- Sì, e ne potremmo parlare in modo più approfondito, se solo mi lasciaste uscire! – sbottò Robert, colpendo la porto con un pugno.
- Prima devi promettere che non denuncerai Magnus. – gli rispose Maryse.
- Non c’è tempo per questo. – li interruppe concitato lo stregone – Rhefur è già venuto qui, sulla Terra, nel 1879. Ha provato a reclamare Tessa, l’ha persino maledetta, ma con il mio aiuto è riuscita a scacciarlo indietro. Stranamente ho un ricordo molto vago di questa storia…
- Anch’io. Ricordo nitidamente soltanto l’incantesimo, non quello che successe dopo… immagino succeda questo, quando si vive troppo a lungo. – concordò Tessa, la voce velata di malinconia.
- Il punto, comunque, è che ho capito come stanno le cose…
- Finalmente. – sbuffò Robert.
- Non possiamo riportare indietro nessuno finché Rhefur controllerà i Portali. Bisogna eliminarlo. Soltanto allora potremo pensare ad Alec e agli altri. – spiegò Magnus – Ho già elaborato un piano.
- E sarebbe? – chiese curiosa Maryse.
- Io e Tessa evocheremo il demone e lo scacceremo una volta per tutte. In quel momento, l’equilibrio dei Portali dovrebbe ristabilirsi autonomamente e i nostri dispersi tornerebbero automaticamente indietro. Se anche così non fosse, sarebbe molto più facile rintracciarli e portarli a casa.
- Chi ci assicura che questo non sarà l’ennesimo piano fallimentare? – grugnì Robert. Maryse stava per rispondere, ma Magnus la precedette.
- Se dovessi fallire, mi autodenuncerò al Conclave e potrai arrestarmi. Io non opporrò nessuna resistenza, anche se preferirei la morte piuttosto che una vita immortale senza Alexander. Ma immagino sarà una punizione più che adeguata per averlo perso. – poi si rivolse a Simon – Avanti, liberalo.
- Ma…? – provò a protestare l’altro, ma l’occhiata che lo stregone gli lanciò non lasciò spazio ad ambiguità. Così non gli restò altro da fare se non cancellare la Runa di Sbarramento. Robert spalancò la porta e gonfiò il  petto, aumentando considerevolmente la sua altezza. Magnus riusciva perfettamente a guardarlo negli occhi, erano sullo stesso livello, e gli porse la mano, per una volta priva di gioielli. l’Inquisitore la fissò con apprensione, come se temesse una qualche ritorsione da parte dell’altro. Ma poi si decise a stringerla, suggellando il patto. Fu in quel momento che una vocina interruppe il momento quasi solenne, facendo perdere un battito al cuore di Tessa.
- Mamma?
- William!?
- Mamma! – il bambino corse da lei velocissimo, per quanto gli consentissero le sue esili gambe. Tessa si chinò e lo abbracciò stretto, prendendolo in braccio. Mamma e figlio restarono così, abbracciati, mentre Maryse li guardava commossa, sola con i suoi ricordi. Perché non avrebbe mai dimenticato i tempi in cui leggeva le favole con il suo primogenito, suo figlio adottivo si appendeva alle travi facendo le linguacce, la sua unica figlia femmina se ne stava buona mentre lei le pettinava i capelli e il piccolo di famiglia aveva compiuto i primi passi. Max. Il bambino che non sarebbe mai cresciuto. Trattenne a stento un singhiozzo. Il suo piccolino avrebbe avuto sedici anni. Scosse la testa, scacciando via quei pensieri. Nessuno avrebbe potuto riportare indietro il suo bambino. Per questo dava tanta fiducia a Magnus: aveva visto gli occhi dello stregone illuminarsi ogni volta che Alec entrava nella stanza o anche solo veniva menzionato nel discorso. Per amor suo, trascorreva molto tempo anche con Jace e Izzy, e aveva visto crescere Clary. Sapeva che avrebbe fatto di tutto per aiutarli. E sperava ci riuscisse.
 
Nonostante quel ciondolo non si abbinasse per niente alla sua carnagione, Magnus lo portava sempre con sé, tra le dita o appeso al collo. Il giorno dopo avrebbe evocato assieme a Tessa il demone e aveva bisogno di tutta l’energia possibile, ma prima voleva vedere Alec. Strinse il ciondolo più forte che poté e serrò gli occhi. Ciò che vide poi, non riuscì mai a elaborarlo razionalmente, perché era una scena troppo assurda.
 
Londra, 1879
- Niente nemmeno qui. – Isabelle chiuse il libraccio davanti a sé, sbuffando. Era l’ennesimo volume della Sezione Ombra che consultava, eppure nessuno di loro era riuscito a trovare qualcosa di utile. Alec aveva deciso di ispezionare ancora la biblioteca, mentre lei e Jace lavoravano con i libri in camera. In quei tomi c’era di tutto, ogni argomento mai trattato, ma evidentemente i viaggi nel tempo non erano stati molto frequenti… Un tonfo la fece sobbalzare. Uscì dalla sua stanza e si affacciò con uno scatto nel corridoio. Il rumore proveniva dalla stanza di Jace. Corse verso la porta e la aprì con una spallata. Aveva lasciato la frusta e il pugnale in camera, ma avrebbe saputo difendersi anche a mani nude. Jace aveva il braccio interamente fuori dalla finestra, le schegge di vetro che gli entravano nella pelle.
- JACE! – strillò Isabelle – Ma allora quello di rompere le finestre è un vizio!
- Quello di rompere le finestre per Clary è un vizio. – borbottò lui, sibilando per il dolore. Ritrasse la mano sanguinante e se la premette al busto, macchiando la camiciaa di liquido denso e scarlatto.
- Ti prego, fammi un iratze. Non voglio guarire alla maniera mondana.
- Prima devo toglierti le schegge dalla mano… ma perché l’hai fatto? – gli prese la mano ferita lei, togliendosi la forcina dai capelli e usandola per togliere il vetro dalla pelle, con un leggero sussulto del ragazzo ogni volta che le schegge abbandonavano la carne.
- Clary. Non so dove sia. Non è nel presente, non è nemmeno qui, nel passato… dove è finita? Come ho potuto lasciarla andare così? – gemette lui.
- Per l’Angelo, mi sembri Magnus in quest’ultimo periodo. È quello che si colpevolizza di più per la scomparsa di Alec. Il punto è che la disperazione non risolve nulla, Jace. Sono sicura che la troveremo… ecco, ora posso farti l’iratze.
Tracciata la runa, Isabelle rimediò delle bende e fasciò la mano del fratello, poi gli strinse la spalla con forza.
- Vado a cercare Alec. Tu, nel frattempo, calmati. Ne parleremo tutti insieme.
 
- Alec Lightwood?
Il giovane era chino sull’ennesimo volume incomprensibile, quando Magnus catturò la sua attenzione. Sollevò la testa e incontrò gli occhi verde-dorati dell’altro. Deglutì e sfilò gli occhiali da lettura gentilmente offerti da Herny Branwell.
- Sì?
- Io e te ci incontreremo mai, nel futuro?
In circostanze diverse, non avrebbe mai posto direttamente quella domanda, ma la conversazione che aveva origliato in precedenza non gli aveva lasciato alternative. Le guance di Alec si imporporarono nel giro di quindici secondi mentre annuiva. Magnus inarcò un sopracciglio.
- Mmm… e in quali circostanze, se posso chiedere?
- Ad una festa.
- Oh… e dimmi: tra me e te ci sarà mai qualcosa?
- Scusami, Magnus, ma non posso parlarne.
- Tu mi ami?
Alec boccheggiò. Non aveva idea di cosa rispondere. Da un lato avrebbe voluto dirgli la verità, ma sapeva anche che, così facendo, avrebbe rischiato di compromettere l’equilibrio spazio-temporale. Non sono cose che impari a scuola, ma diciamo che, se hai un cervello funzionante, fai due più due.
- Io non…
- L’ho capito subito, che tu eri diverso dagli altri. Solo che non ho ancora capito in che modo. – Magnus cominciò a camminare verso Alec, gli occhi che scintillavano di una strana luce maliziosa. Alec percepiva il suo corpo reagire, ma era ancora padrone di se stesso. Quello non era il suo Magnus, quindi, se fosse successo qualcosa, lo avrebbe in qualche modo tradito. E lui non l’avrebbe mai fatto.
- Non puoi ancora capirlo. Deve passare del tempo. Tutto questo è sbagliato! – ad ogni passo di Magnus, Alec indietreggiava. Si sentiva in trappola, ma non aveva nessun nascondiglio dove rifugiarsi. Doveva affrontarlo.
- Avanti, Alexander. C’è qualcuno che ti aspetta, nel futuro? Sono io?
- No, non sei tu. Te l’ho detto, certe cose non ti sono ancora successe, io non sono nemmeno nato! E nemmeno i miei genitori, i miei nonni… non è ancora il momento!
- Bhe, peccato. Perché io ti voglio adesso. – la schiena di Alec sbatté contro il muro, alla sua destra c’era la finestra, alla sua sinistra una libreria. Era in trappola. Magnus gli si parò davanti, posando le braccia ai lati della sua testa.
- Lasciami stare. – protestò Alec, cercando di scrollarsi lo stregone di dosso, ma l’altro era irremovibile. Avvicinò il viso al suo, verde-oro nell’azzurro.
- Voglio solo provare una cosa… voglio capire… - le loro labbra si incontrarono. E Alec lo spinse via.
- NO! NON POSSO! NON SONO COME MIO PADRE! NON TRADIRÒ IL MIO FIDANZATO! IO AMO LUI, NON TE! – prese un respiro profondo e riprese con più calma – Ti amerò, un giorno. Ma non adesso.
- Bene. – sibilò Magnus – Allora spero riuscirai a tornare indietro. Ma lo farai senza il mio aiuto. Rifiutare me, Magnus Bane! Ecco perché sei così diverso: sei più idiota di quanto pensassi!
Uscì a passo di marcia, lasciandosi dietro uno Shadowhunter sconvolto, nonché futuro marito.

Somewhere in time, we don't know where we are...
Prima dei ringraziamenti vorrei chiarire una cosa. In questo capitolo potreste notare l'OOCismo (neologismo!) di Magnus. Vi chiedo di lasciarmelo passare, almeno per stavolta, perchè è funzionale al prossimo capitolo. Detto questo, ringrazio tutti quelli che leggono, seguono e recensiscono come Marty060201, Amy_demigod e Chesy.
A sabato prossimo!
_Alien_
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: _Alien_