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Autore: Wild imagination    18/10/2014    17 recensioni
Prendete un liceo qualsiasi a Lima, Ohio. Magari il McKinley.
Adesso trasformatelo in un istituto per ragazzi con... capacità particolari.
Considerate una scuola privata gemellata (perchè no, magari la Dalton) i cui studenti sono cordialmente invitati a trascorrere un anno insieme al nostro Glee Club, che è un po' diverso dal solito.
Aggiungete delle sfide per rendere il tutto più emozionante, una convivenza forzata, e un Kurt che proprio non sopporta Blaine, ricambiato.
Un anno scolastico non vi sarà mai sembrato così interessante.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Note dell'autrice-
Sssalve, ragazzi!
Vi rubo solo quindici secondi per ringraziare le bellissime, strabilianti persone che hanno recensito lo scorso capitolo.
Scoiattolino_01, rosa_cherokee, AimeeGrimo, iBlackHole, Gleek97lovefinchel, Sslaura, Marta Mancini, Ginevra_KH, wislava, la_marty, stormer_99, gabriella_CM, _Anto, CandyKlaine
Non ci sono parole per dirvi quanto mi renda felice sapere che trovate il tempo di leggere e/o lasciarmi queste bellissime recensioni... <3
Che dire... Enjoy! ;)


I hate you, too

Kurt si alzò di scatto dalla sedia, facendola quasi ribaltare. 
"Io...io devo andare." farfugliò, incapace di dire altro. Girò i tacchi senza aspettare una risposta, e iniziò a correre lungo il corridoio, lontano dai Warblers, dall'infermeria... lontano da Blaine.
"Kurt, aspe---" provò a richiamarlo Jeff.
Wes gli poggiò una mano sulla spalla, fermandolo. "Lascialo andare, ha bisogno di tempo."
Il manipolatore non pensava a niente. Non sapeva cosa pensare. Semplicemente continuava a correre, lo scalpiccio dei suoi passi che rimbombava contro le pareti e nella sua testa, il respiro che si faceva pesante, il cuore che gli batteva frenetico nel petto.
Quasi non se ne accorse quando si ritrovò nella stanza 216, accasciato contro la porta.
Affondò il viso fra le mani, che presto si bagnarono di lacrime amare. Lacrime di rabbia, di frustrazione, di umiliazione.
Come aveva potuto lasciarlo all'oscuro di tutto? Gli aveva mentito su Halloween, su Adam, sui suoi sentimenti... 
Ero l'unico a non sapere niente di tutta questa storia; me ne stavo lì come uno stupido, a chiedermi come mai Adam fosse sparito così, nel nulla. Cercavo di capire come fosse possibile che si fosse fatto convincere con così poco a lasciarmi andare....
Ogni minuto qui dentro è stata una bugia. Lui mi ha mentito su.... troppe cose! Al diavolo se non voleva farmi soffrire, avrebbe dovuto dirmelo invece di lasciare che mi illudessi di piacere davvero a quel bastardo! Invece di lasciare che mi illudessi su tutto!
E poi lui, Adam, Sabastian... Possibile che siano stati davvero così meschini con lui? E per cosa? Solo perché  gli aveva "rubato" il ruolo di leader? Pensavo che non ci fosse nessuno crudele quanto quegli animali che mi pestavano a scuola, ma a quanto pare mi sbagliavo.
E gli incubi! Lui sa anche degli incubi... e Dio, cantava per farmi dormire!
Mi sento solo un idiota... 
Avrebbe voluto mettersi a urlare finché gli rimaneva fiato in gola, finché il groviglio indistinto che erano i suoi pensieri non si fosse dissolto.
E' stato solo un susseguirsi assurdo di malintesi, di incomprensioni, di provocazioni...
Ma lui cosa prova davvero per me?
E soprattutto, io cosa provo davvero per lui? Mi sono sentito morire quando l'ho visto su quel lettino dell'infermeria. Avrei dato qualunque cosa perché fossimo ancora in questa stanza, a litigare, a minacciarci...
Dio, sono così confuso! Non mi sono mai sentito così, prima... Com'è possibile che la mia felicità dipenda unicamente da lui? Che riesca a farmi arrossire solo guardandomi? O che mi faccia sentire contemporaneamente invincibile e indifeso quando mi tocca?
E perché sento di odiarlo e amarlo? Siamo così simili, entrambi così testardi... Ci siamo comportati come dei bambini, troppo codardi per dichiarare i nostri sentimenti, troppo coraggiosi per lasciarli andare...
perché dev'essere tutto così dannatamente complicato?
Sono stato un ingenuo a pensare che fosse solo attrazione fisica quella che provavo nei suoi confronti.
Non era il suo corpo che mi faceva impazzire... Era lui! Quello che diceva, come si muoveva, come mi parlava... Mi ha protetto così tante volte, senza che lo sapessi.
Mi sento come se non potessi vivere con lui, come se non potessi vivere senza di lui. Odio questa sensazione, non avere il controllo di me, dei miei sentimenti! Nessuno era mai riuscito a toccarmi fino a questo punto, nessuno era mai riuscito a demolire i muri attorno al mio cuore. E poi è arrivato lui, col suo mezzo sorriso, le sue occhiate, la sua testardaggine, il suo modo di 'salvarmi', ogni volta in modo diverso. E non me ne sono accorto. Sono stato così cieco...
Lo odio per questo. Senza di lui non avrei mai saputo cosa si prova a 'soffrire per amore'. A sentire il cuore che si spezza, la gelosia nel vederlo baciare un altro, l'entusiasmo nel sapere che gli piacevi anche tu, nonostante tutto. 
Dovrei odiarlo per tutte le bugie che mi ha raccontato, per i conflitti interiori che mi ha procurato, e per gli infarti che ho rischiato nel vedermelo sfilare davanti senza maglia! 
E adesso lui è lì, disteso su quel maledetto lettino d'ospedale, e io sono troppo umiliato, troppo imbarazzato per andare lì e tenergli la mano. Per dirgli che lo odio. O che lo amo. E che deve riprendersi. Deve farlo, perché qualunque cosa io provi per lui, sono sicuro che preferisco vederlo innamorato di un altro, piuttosto che non vederlo proprio. Mi sento così inutile, così frustrato. Non c'è niente che io possa fare per lui, dopo tutto quello che gli ho fatto passare, non sono neanche sicuro di piacergli più...


Fu la settimana peggiore della sua intera esistenza. 
Non mangiava quasi niente, non dormiva che poche ore a notte. E quelle poche ore erano tormentate da incubi che lo facevano svegliare di soprassalto in una stanza completamente buia e vuota. Non riusciva a mettere piede in infermeria per paura di ciò che avrebbe provato, di ciò che avrebbe sentito... Erano i suoi amici a dirgli che le condizioni di Blaine erano stabili. Ma non accennava a riprendersi.
Kurt non ce la faceva neanche a piangere; i suoi occhi erano aridi, asciutti. Si sentiva sempre più inutile, sempre più frustrato, sempre più infuriato. 
Se non mi avesse mentito, se me l'avesse detto, forse...
Si tormentava con domande inutili che lo logoravano sempre più in profondità. Era diventato l'ombra di se stesso. Gli altri membri del G.C. provavano a distrarlo, a stargli accanto, ma il suo sorriso finto spezzava loro il cuore. Passava ore rannicchiato sul letto a fissare con sguardo vacuo il posto di Blaine, sperando che si riprendesse e che tornasse da lui... E al contempo sperava solo che si riprendesse per poi uscire dalla sua vita, per smettere di farlo soffrire in quel modo.  
Il settimo giorno, però, la situazione cambiò improvvisamente.
Fu un messaggio di quattro parole.

Blaine si è svegliato.

E Kurt si sentì come se un gran peso si fosse dissolto nel suo petto, come se il mondo avesse ricominciato a girare per il verso giusto, come se cielo e terra avessero ripreso il proprio posto.
Si alzò dal letto, felice come non lo era mai stato, pronto a correre da lui e dirgli...
Dirgli cosa? Non posso andare da lui... Non dopo quello che mi hanno confessato, dopo tutte le bugie che mi ha raccontato. Come posso guardarlo in faccia sapendo che lo amo, che lo odio, che lo bacerei e che lo strangolerei contemporaneamente?
Non posso andare da lui. Mi sento troppo stupido, troppo umiliato per farlo.
Dio, ma quanto vorrei rivedere i suoi occhi, il suo sorriso, anche solo per un istante... Quanto sono patetico...
Si passò una mano fra i capelli, frustrato. Non ce la faceva. Poteva solo aspettare che lo dimettessero e tornasse in camera. Poi avrebbe deciso come affrontare la situazione. 


"Voi avete fatto... cosa!?" urlò Blaine. Se ne pentì subito, quando una fitta lancinante gli attraversò la testa, e fu costretto a stendersi di nuovo.
"Su, B., non ti agitare..." tentò Jeff, cercando un punto per poterlo accarezzare con fare consolatorio. 
"Non ti agitare?! NON TI AGITARE?!" ripeté il riccio, fuori di testa. "Come faccio a non agitarmi?
Siete andati dal ragazzo che a-- mi piace, e gli avete detto... COSA GLI AVETE DETTO, esattamente?"
"Beh, niente di così fondamentale, ecco..." borbottò Nick, grattandosi la nuca. "Giusto qualche informazione per farlo stare meglio..."
Anderson inspirò ed espirò profondamente, tentando di calmarsi. "Ho bisogno di sentirmi dire che non gli avete detto di Adam, Halloween, Single Ladies, ninnananne e... ghiaccioli".
I tre Warblers si guardarono, imbarazzati. "Devono essere queste parole esatte?"
Il riccio affondò il viso nel cuscino, mugolando. Voglio morire...
"Posso chiedervi come vi è venuto in mente di fare una cosa del genere?" gemette, la voce attutita dalla federa.
"Oh, insomma" proruppe Wes. "Tu non l'hai visto, va bene? Era distrutto... Non faceva altro che piangere, e disperarsi... E la notte che è stato qui accanto a te non ha dormito che per qualche ora..."
Blaine riemerse dalle coperte, con sguardo luccicante. "Ha dormito qui accanto a me? Si stava preoccupando per me?"
"Santa Pace, B. A volte mi sembri un po' tardo..." commentò Jeff, guadagnandosi un'occhiata offesa.
"... e poi questa storia andava avanti da troppo tempo. Mi dispiace, ma ci sembrava giusto prendere la situazione in mano." concluse saggiamente l'orientale.
Anderson sospirò. Ormai il danno è fatto... "E lui..." aveva quasi paura a chiederlo. "lui come ha reagito?"
I tre Warblers si guardarono di nuovo, titubanti.
"Così male?" 
Oddio, adesso mi odierà. Come ho potuto essere così stupido? Avrei dovuto dirglielo prima...
"Mi dispiace, Blaine, ma noi non lo vediamo da una settimana, ormai."
"Abbiamo parlato con Rachel, e dice che esce solo per andare a lezione. E che è uno straccio."
"Io gli ho inviato un messaggio per dirgli che ti sei svegliato, ma..."
Ma non è venuto a trovarmi. E non verrà. "Mi dimettono fra qualche giorno..." sussurrò, più a se stesso. "Non so come farò a tornare in camera."  



Kurt era in piedi davanti alla finestra, con la fronte appoggiata al vetro alla ricerca di freddo sollievo, quando sentì il rumore delle chiavi inserite nella toppa. Si irrigidì, e il suo cuore cessò di battere, ma non osò girarsi. 
Sapeva che Blaine era appena entrato nella stanza, il tremore delle proprie mani glielo provò, e con esso l'intenso profumo di nocciola che gli aveva appena colpito le narici. 
"Kurt" sussurrò il riccio, muovendo appena le labbra. 
I suoi buoni propositi crollarono quando lo sentì pronunciare il suo nome per la prima volta. Era stato appena un sospiro, eppure lui l'aveva sentito rimbombare nelle orecchie come se glielo avesse urlato. 
Un intenso brivido gli risalì lungo la spina dorsale, e senza che se ne accorgesse si ritrovò ad affogare in quegli occhi color ambra. 
Ed eccolo lì, fermo a qualche metro da lui. Più bello che mai. Gli occhi del castano accarezzarono il suo profilo, i suoi riccioli scuri, la mascella pronunciata e coperta da un sottile strato di barba, e si fermarono sulle sue labbra morbide.
Ti amo. Ti odio. Lasciami andare.
Gli era mancato da impazzire. Per questo lo odiava.
"Io... capisco cosa provi." continuò Blaine, mormorando, incapace di sostenere il suo sguardo.
"Non è vero." si sentì dire Kurt. "Non è vero." ripeté, a voce più alta. Percepiva l'agitazione, l'irritazione, la paura, la preoccupazione repressa nella propria voce. 
L'altro alzò gli occhi, sorpreso.
 "Non puoi sapere come mi sento. Non puoi sapere quanto io mi senta umiliato, tradito, offeso... Come potresti? Mi hai mentito! Per mesi interi... Ogni tua parola è stata una bugia!" si stava arrabbiando sempre di più.
"No, Kurt, ti sbagli..." tentò di interromperlo il riccio, avvicinandosi di un passo.
"No, sei tu che ti sbagli!" ormai stava urlando. "Cosa ti ha fatto pensare che mi servisse la tua compassione? Che dovessi essere protetto?"
"Beh, scusa se ho pensato di aiutarti! Evidentemente sei troppo orgoglioso per dimostrare di avere dei sentimenti!" adesso anche il Warbler aveva alzato la voce.
"Io sarei quello orgoglioso?" ripeté Kurt, incredulo. "Tu sei presuntuoso!"
"Sei testardo..!"
"Insopportabile...!"
"Acido...!"
"Pieno di te...!"
Ormai stavano entrambi gridando a pieni polmoni, avvicinandosi sempre di più.
"Provocatorio...!"
"Egocentrico...!"
"Represso...!"
"Irritante...!"
Erano a poco più di due metri di distanza, con le vene sulle tempie che pulsavano per la furia.
"Maniacale...!"
"Incorreggibile...!"
"Complessato...!"
"Insostenibile...!"
"Vanitoso...!"
"IO TI ODIO!"
"MAI QUANTO TI ODIO IO!"
Si ritrovarono coi visi a pochi millimetri di distanza, e Kurt poteva sentire il fiato caldo e agitato di Blaine accarezzargli le guance. C'era elettricità nell'aria. Rimasero fermi così, senza osare muovere un muscolo, ansimanti. I loro occhi erano incatenati, fuoco e ghiaccio che si sfidavano, si rincorrevano, si fondevano. Il castano poteva sentire il proprio cuore rimbombargli nelle orecchie come un tamburo, mentre una forza invincibile lo trascinava verso il corpo dell'altro. Il suo sguardo scivolò sulle sue labbra rosse e morbide, e un brivido piacevole gli avvolse le membra...
Oh, al diavolo!
Si lanciò letteralmente sulla sua bocca, le mani che ghermivano la sua mascella e il torace incollato al suo. Le loro labbra si unirono immediatamente, muovendosi in sincrono, scivolando fameliche le une sulle altre. 
Kurt sentì il sangue ribollirgli nelle vene e le guance imporporarsi. L'unica cosa a cui riusciva a pensare era che le sue labbra erano morbide proprio come se le era sempre immaginate. Non importava che fosse il suo primo bacio, che non sapesse come muoversi, che non sapesse cosa fare... La sua bocca voleva. Inspirò profondamente, tentando di far arrivare ossigeno al cervello e ricollegare almeno una sinapsi. Fece scivolare la punta della lingua sul labbro inferiore del riccio, così caldo e soffice... Gustò il sapore di nocciola e miele di cui, fino a quel momento, aveva solo sentito il profumo. La sua pelle iniziò a bruciare dove le mani dell'altro lo sfioravano e...
Oddio, sono appena saltato addosso al mio compagno di stanza!
Si staccò da lui all'improvviso, spalancando gli occhi, con le guance in fiamme.
Andò in iperventilazione, senza riuscire a guardarlo in faccia.
"Io... mi dispiace, non avrei... ti sono saltato addosso, e---" iniziò a farneticare, con lo sguardo puntato a terra.
"Oh, sta' zitto Kurt!" sbottò Blaine, afferrandolo per un braccio e attirandolo a sé con un lieve strattone. "Io non avevo ancora finito di baciarti." gli soffiò a due centimetri dall'orecchio. 
Il castano stava per ribattere, col cuore in gola e le ginocchia tremanti, ma si ritrovò la bocca occupata. Il riccio gli strinse saldamente le mani sui fianchi, continuando a baciarlo con passione e iniziando a farlo indietreggiare; si fermò solo quando la schiena dell'altro sbatté contro il muro con un tonfo sordo. 
Kurt si ritrovò premuto fra la parete e il corpo caldo dell'altro ragazzo, ma non sembrava volersi lamentare della situazione. Incrociò le braccia dietro al collo di Blaine, iniziando a far passare i suoi riccioli fra le dita; sorrise nel bacio quando dalla gola del Warbler risalì un gemito roco.
Le mani di Anderson iniziarono a scendere lungo la sua schiena, delicate e bollenti, e Hummel si ritrovò ancora più schiacciato contro il suo torace. I palmi del moro scorsero fino al retro delle sue cosce, e con una spinta riuscì a fargli intrecciare le gambe dietro la propria schiena; Kurt, avvalendosi della posizione appena assunta, allontanò le labbra dalla sua bocca, e iniziò a lasciare una striscia di baci umidi lungo la sua mascella. 
Si separarono dopo qualche istante, ansimanti, le fronti appoggiate una contro l'altra.
Il castano non era in grado di formulare un pensiero coerente, con il respiro del moro che gli accarezzava la bocca semi-dischiusa e i suoi occhi ardenti che lo fissavano intensamente. Si affrettò a slacciare le gambe dalla sua vita, avvampando di imbarazzo, incapace di distogliere lo sguardo dalle sue labbra rosse e gonfie a causa di...
Beh, quello che abbiamo fatto fino ad un momento fa. Il mio primo bacio è stato... WOW
Non posso credere di essergli saltato addosso in quel modo... Non so cosa mi sia preso.

Weeeeeeee are the champions, my friends! Di' che non ne è valsa la pena.
Cazzo, se ne è valsa la pena.
"E così mi odi, eh..." esordì Blaine dopo qualche secondo, con un sorriso sghembo.
"Mai quanto mi odi tu" ribatté Kurt con lo stesso tono, alitando a due millimetri dalle sue labbra; con immensa soddisfazione lo vide rabbrividire. "Quindi..." continuò dopo qualche istante, titubante. "Immagino che questo significhi che tu... che io..."
"Sono pazzo di te" mormorò il Warbler con dolcezza, strofinando il naso contro il suo. 
Kurt si sentì come se avesse appena infilato il dito nella presa della corrente, e il suo cuore perse qualche battito, per poi iniziare a correre all'impazzata. "E tu?"
Abbassò lo sguardo, imbarazzato. "Mi piaci. Tanto. Troppo." farfugliò, con gli occhi puntati sulla moquette.
"Definisci 'piacere' " lo provocò Blaine, giocherellando con le sue dita.
L'altro sbuffò, sempre più paonazzo. "Non dormo, e se dormo ti sogno. Mi sento... male. Come se avessi qualcosa nello stomaco che svolazza. Ogni volta che mi guardi il cervello mi cola dalle orecchie e quando sorridi il mio cuore si ferma. Contento?"
Ok, detto così sembro solo una tredicenne con una semplice cotta...
Sul volto del riccio si dipinse un sorriso emozionato, e i suoi occhi color ambra si illuminarono come le luci di un albero di Natale. "Direi che è un buon inizio..." Kurt gli rivolse uno sguardo truce.
Improvvisamente Blaine si fece serio, e i suoi occhi si adombrarono. "Mi dispiace di aver fatto quello che ho fatto... Soprattutto con Adam. Hai ragione tu, non avevo il diritto di decidere cosa fosse meglio per te, avrei dovuto dirtelo. Lo so che adesso ce l'hai con me, ma voglio che tu sappia che volevo solo evitare che soffrissi inutilmente per un idiota del genere e che...  non ti merita. Anche se, beh, lui ti piaceva..." disse tutto d'un fiato, con le sopracciglia aggrottate. 
Lo sguardo di Kurt si addolcì. La sua rabbia era sparita non appena le loro labbra si erano toccate. Portò le dita sulla mascella del riccio, e fece in modo che lo guardasse negli occhi. "Prima di tutto, non ce l'ho con te. Davvero" lo rassicurò con sincerità. "Anche se avresti dovuto dirmelo. Capisco perché non lo hai fatto, soprattutto dopo quello che è successo... cinque minuti fa. Ammetto di essermi sentito umiliato e tradito, ma ti ho urlato addosso solo perché avevo paura di... di quello che provo per te. In secondo luogo... Adam non mi è mai piaciuto, Blaine."
Era la prima volta che pronunciava il suo nome ad alta voce, e sentì un lieve brivido scendergli lungo la spina dorsale.
Gli occhi del Warbler si spalancarono per la sorpresa. "Non... non ti è mai piaciuto?" ripeté, con un filo di voce. L'altro scosse la testa, incapace di nascondere un sorrisetto. "No. Mi piaceva il modo in cui mi faceva sentire, ma non provavo niente quando stavo con lui. Non è come..." si schiarì la voce. "Non è come quando sto con te."
"L'ho già detto che sono pazzo di te, vero?" chiese Blaine retoricamente dopo qualche istante, schioccandogli un bacio all'angolo della bocca.
Kurt arrossì, sorridendo con aria...
No, puoi dirlo. Ho proprio un'aria ebete.
"E adesso?" domandò, guardandolo negli occhi.
"Adesso... Abbiamo alcune cose di cui parlare."


Blaine allacciò le dita alle sue, trascinandolo dolcemente sul letto e sedendosi a gambe incrociate di fronte a lui, senza perdere il contatto visivo.
Kurt sentì il cuore iniziare a pompare più velocemente guardando le loro mani intrecciate sulle coperte.
Era una strana e nuova sensazione percepire il calore della sua pelle, la delicatezza del suo tocco... Era come essere protetti, come essere a casa.
"Quindi..." esordì il moro dopo qualche istante, leggermente in imbarazzo. "I ragazzi ti hanno raccontato... ehm... tutto."
"Già..." farfugliò l'altro, avvampando. 
Non riusciva proprio a perdonarsi la pessima figura che aveva fatto la notte di Halloween.
Dio, vorrei seppellirmi... Single Ladies? Ma come mi è venuto in mente?
"Io.. volevo ringraziarti, sai... per gli incubi. Insomma, io ti stavo trattando malissimo e tu mi hai aiutato lo stesso. E so che non me lo meritavo, e sono stato davvero un bastardo, ma... Grazie. Davvero. Non so da quanto tempo non dormivo così."
Blaine lo fissò intensamente, con una strana luce nello sguardo. Sembrava indeciso se fargli o no una domanda particolarmente importante.
Kurt sapeva esattamente quale fosse il grande punto interrogativo, e si irrigidì istintivamente. Non era pronto a raccontargli di Karofsky, delle granitate, delle offese....
Lo so che mi ha già visto piangere. Parecchie volte. E mi fido di lui, so che ci tiene a me, ma...
Qualcosa in quegli occhi di ghiaccio fece desistere il Warbler, che sospirò impercettibilmente.
Portò una mano al suo viso, accarezzandogli le labbra rosee col pollice. Il castano sentì la pelle andare a fuoco, e socchiuse automaticamente la bocca, inspirando violentemente.
Mi farà sempre questo effetto, o prima o poi inizierò a comportarmi come una persona sana di mente?
"Canterò per te ogni notte, se sarà necessario. Convocherò Jeff, Nick e Wes e ci esibiremo a cappella in pigiama, se ti aiuterà. Non voglio che tu soffra." Il moro lo disse con tanta convinzione, con tanta forza, che i suoi occhi ambrati brillavano. Asciugò la lacrima solitaria che era scesa sulla guancia nivea di Kurt. "Mai più."
Io ti amo. Ti amo. Cos'ho fatto per meritarmi un ragazzo come te? Non avevo capito niente di te. Non avevo capito niente di me. 
Il castano gli gettò improvvisamente le braccia al collo, stringendolo forte e affondando il viso fra i suoi capelli. Si beò per lunghi minuti del contatto delle sue mani calde sulla schiena, del suo tocco forte e gentile, del profumo familiare e rassicurante dei suoi ricci che gli accarezzavano le gote. 
"Siamo stati due stupidi, non è vero?" chiese ridacchiando fra le lacrime, una volta trovato il coraggio di staccarsi da lui.
 "Assolutamente" gli rispose Anderson con un mezzo sorriso. "Tu... tu quando hai capito che ti piacevo?"
Kurt riflettè un istante, tentando di non arrossire. "Non saprei dire con precisione... Forse mi sei sempre piaciuto. Fin dall'inizio ho avuto l'impressione di essere attratto da te; mi intrigavi. Non capivo come riuscissi a farmi perdere la pazienza con due parole..." gli scoccò una finta occhiataccia. "Mi confondevi. Quando pensavo di averti capito, facevi qualcosa che mi destabilizzava; come aiutarmi a salvare Rachel, invitarmi a ballare la sera di San Valentino, sfilarmi davanti mezzo nudo." A quel punto non potè proprio evitarsi di avvampare, avvertendo una familiare sfarfallio allo stomaco. "A proposito" si interruppe, piccato. "Mi spieghi perché l'hai fatto?!"
Un luccichio malizioso illuminò lo sguardo di Blaine. "Immagino per lo stesso motivo per cui tu..." si schiarì rumorosamente la gola, guardandolo da sotto le lunghe ciglia. "tu ti sei messo a leccare un ghiacciolo davanti a me."
"Te lo sei meritato" borbottò il castano, incrociando le braccia al petto.
Ancora non so come io abbia fatto a portare a termine la S.G.T.S...
"Sei stato diabolico." mugolò il Warbler, mentre le sue guance si coloravano di rosso. "Mi stava venendo un infarto."
"Vogliamo parlare di quando hai cantato 'Teenage Dream' ?" replicò Hummel. "continuavi a lanciarmi quelle... dannate occhiate maliziose!" 
"Ma se durante 'Born this way' non hai fatto altro che muovere i fianchi a destra e a sinistra! Per non parlare di 'Single Ladies'..."
Kurt non gli permise di finire la frase, affondando il viso fra le mani. "Non me ne parlare, ti prego. Vorrei solo seppellirmi: ero ubriaco, e dev'essere stata una scena pietosa." gemette, diventando color peperone.
" 'Pietosa' non è proprio l'aggettivo che userei per descriverla..." commentò Blaine, squadrandolo con occhi ardenti. L'altro ragazzo alzò la testa con aria sorpresa, avvampando quando notò il suo sguardo. Un brivido gli attraversò la spina dorsale, mentre i suoi occhi scivolavano sulle sue labbra. Erano diventate come una droga.
 " 'Sexy' forse ci si avvicina di più. 'Dannatamente eccitante' è ancora meglio."
Io dan
natamente eccitante? Pff...
"Andiamo, Blaine" ridacchiò il castano, agitando freneticamente la mano. "Non c'è bisogno di essere così carini. Lo so che io e la sensualità siamo nati su due universi opposti."
Il riccio sembrava sconvolto. "Come?"
"Massì... Io mi ci devo impegnare, non mi viene naturale come succede a te. Tu sei... tu sei... così tutto il tempo." Indicò la sua magnifica figura seduta a gambe incrociate sul letto. "Da quando ti svegli la mattina con i ricci arruffati a quando ti addormenti la sera con le palpebre pesanti mi viene voglia di... saltarti addosso; anche Rachel avrebbe voluto farlo. Essere affascinante e carismatico fa parte di te." gesticolava febbrilmente, tentando di spiegarsi. "Io, invece... L'hai detto tu stesso... Sono insicuro, freddo, acido. Proprio non capisco come possa piace---"
Il Warbler lo zittì posandogli l'indice sulle labbra. "Non ho mai sentito tante cavolate tutte in una volta. E conosco Jeff e Nick da tre anni." gli disse, serio. "Kurt, non ti ho mentito quando ti ho detto che mi fai impazzire. Sei bellissimo. Sei perfetto. In tutto quello che fai. I tuoi occhi, il tuo viso, la tua pelle, la tua voce, il tuo profumo, il modo in cui ti muovi... Non mi sono mai sentito in questo modo. Tu mi fai sentire come se stessi vivendo un sogno adolescenziale, il modo in cui mi sento... non riesco nemmeno a dormire!"
Il castano boccheggiò, ma l'altro non gli permise di interromperlo. "Quando ti ho detto che sei insicuro, acido... Non dicevo sul serio. Ero solo arrabbiato e mortificato. E' vero, all'inizio lo pensavo... Ma poi ho visto come ti comporti con tuo fratello, con i tuoi amici... Li aiuti sempre, li proteggi, anche se fai finta che ti dia fastidio. Dio, è anche questo che adoro di te: il freddo fuori, il fuoco dentro. Giuro, credo che ti troverei sexy anche con un sacco di patate addosso, invece di quei dannati jeans illegalmente aderenti con cui vai in giro. 
E questo è perché sei perfetto. E non mi stancherò mai di ripetertelo. Kurt Hummel, sei il ragazzo più perfetto di questo dann---"
Fu più o meno a quel punto che Kurt non resistette più, e si fiondò letteralmente sulle sue labbra, stringendogli il viso fra le mani. Lo fece con tale impeto che Blaine si sbilanciò all'indietro con gli occhi spalancati, ritrovandosi schiacciato fra il suo corpo snello e il materasso. Non attese oltre per rispondere al bacio, iniziando ad accarezzargli i fianchi da sotto la maglietta. Il castano fremette a quel contatto, facendo scivolare la lingua nella sua bocca e solleticandogli il palato; le sue mani sgusciarono delicatamente sotto la sua camicia, iniziando a disegnare cerchi immaginari sul suo stomaco. Quando i polpastrelli freddi sfiorarono le ossa sporgenti del suo bacino, il moro rabbrividì, e fu costretto a separare le loro bocche, in cerca d'aria.
"Lo vedi come mi riduci?" sussurrò ansimante all'orecchio dell'altro ragazzo, con la voce roca e le pupille dilatate. Il cuore di Kurt perse un battito quando il suo tono uscì di due ottave più basso del normale, e questo istante di incertezza bastò perché Blaine si rimettesse a sedere con un colpo di reni, trascinandolo con sé e prendendolo alla sprovvista. Le sue mani calde si strinsero con ancora più decisione sui sui fianchi, e le sue labbra soffici si avvicinarono al suo viso, cominciando a lasciare una striscia di baci umidi lungo la sua mascella, scendendo lentamente lungo la sua gola, sfiorando il suo pomo d'Adamo. Kurt deglutì, col cuore che sbatteva nel suo petto come se si fosse inceppato, incapace di fare niente se non intrecciare febbrilmente i suoi capelli ricci attorno alle dita e sollevare la testa per lasciargli più spazio possibile. Il Warbler si fermò sulla sua clavicola, e inspirò profondamente quell'inebriante profumo di vaniglia, socchiudendo appena le palpebre. 
"Sei perfetto" sussurrò a pochi centimetri dalla sua pelle nivea. Le sue labbra scesero ancora un po', delicate come una piuma, e lasciarono un dolce bacio all'altezza del cuore.
Kurt avvertì un improvviso e piacevole calore invadergli il petto, e sentì l'improvviso bisogno di annegare nei suoi occhi ambrati. Gli sollevò il viso con l'indice, facendo in modo che i loro sguardi limpidi si incontrassero. "Ti cerco da una vita" gli sussurrò, con voce spezzata dall'emozione.
Il sorriso che gli rivolse Blaine poteva illuminare New York. La luce nei suoi occhi, il battito accelerato del suo cuore, valevano ogni granitata, ogni offesa, ogni umiliazione, ogni battuta sarcastica, ogni scherzo. Niente aveva più importanza. Niente che non fossero loro due, su quel letto, in quel momento. 
"Quindi adesso stiamo insieme?" chiese il castano dopo qualche secondo, arrossendo visibilmente. 
"Beh, spero di sì" gli rispose Anderson con un sorriso sghembo, strofinando il naso contro il suo. "Perché giuro, che tu lo voglia o no, prenderò a pugni qualunque altro Adam-dei-miei-stivali che proverà ad allontanarti da me."
"Sei per caso geloso?" chiese Kurt, con un largo sorriso compiaciuto. Si sentiva felice come mai prima di allora. Stava letteralmente levitando a qualche metro da terra.  "Perché sei adorabile..."
"Può darsi..." ribattè il moro, incapace di contrastare il sorriso che gli squarciava il viso. "A te non dispiace se frequento Chandler, vero?"
Gli occhi dell'altro ragazzo si congelarono, mentre l'aria attorno a loro si faceva più fredda. "Non provocarmi. Ti assicuro che se lo vedo ancora a meno di centocinquanta metri da te, vi farò passare il quarto d'ora peggiore della vostra esistenza. Sono stato chiaro, Anderson?" sibilò, minaccioso.
"Trasparente, Hummel" rispose Blaine, non cambiando espressione. "E, tra parentesi, anche tu sei adorabile quando sei geloso." Gli accarezzò il volto con le dita. "Non credere di poterti liberare così facilmente di me, dopo quello che abbiamo passato..."
I pensieri di Kurt volarono alla settimana in cui il suo ragazzo (brivido lungo la spina dorsale) era stato ricoverato in infermeria, e il suo sguardo si incupì. "Blaine, promettimi che non rischierai di nuovo la vita. Promettimi che non mi lascerai. Ho bisogno di te." sussurrò con la voce spezzata, fissando il copriletto. Era vero. Aveva bisogno di lui. Aveva bisogno di lui come l'acqua, come l'aria.
Una mano calda gli sollevò con delicatezza il mento, facendo incontrare i loro occhi. "Te lo prometto, Kurt. Non ti dirò mai addio." gli assicurò, con tutta la fermezza di cui disponeva. 
Avvicinò i loro visi, unendo le loro labbra in un bacio dolce, lento, che sapeva di 'per sempre'.


 
  
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