Crossover
Segui la storia  |       
Autore: Bookmaker    18/10/2014    3 recensioni
– Lo so, – disse improvvisamente, anticipando una notizia che sapeva gli sarebbe stata riferita di lì a breve. – Il ragazzo laggiù si è svegliato, ed è appena entrato nella fase di sintesi, giusto?
– Il ragazzo? Di che cosa stai parlando?
Si girò con una certa sorpresa scoprendo di non essere solo, nel mare lunare macchiato di un sangue troppo antico per essere ricordato: un altro essere lo stava fissando.
Non era certamente umano: sembrava un gatto col pelo bianchissimo, con grandi ciuffi che sbucavano dalle orecchie e un anello sospeso attorno ad ognuno di essi.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
III
Secondo movimento: La belle dame sans merci
 
– Base militare Betlehem a velivolo sconosciuto, attenzione: state sorvolando uno spazio aereo interdetto. Allontanatevi subito, o sarete abbattuti.
– Negativo, Betlehem. Disponiamo di un’autorizzazione speciale fornitaci dall’IPEA. Il nostro codice identificativo è Shepherd due-tre.
– Attendete.

– Shepherd due-tre, il vostro identificativo è stato convalidato. Tre aerei da caccia MIG vi scorteranno fino al vostro ingresso nello spazio aereo giapponese mantenendosi a distanza di sicurezza. Buona fortuna.
– Ricevuto, Betlehem. Passo e chiudo.
***
Un professore vecchio e con un’ampia stempiatura aveva detto ad Asuka di aspettare fuori dall’aula, ma la ragazza cominciava a stufarsi. Era da quasi dieci minuti che la facevano aspettare, e il suo videogioco aveva smesso di intrattenerla già da cinque.
Adesso, priva di ogni distrazione, aveva tutto il tempo di accorgersi degli sguardi curiosi delle ragazze che passavano nel corridoio. Sembravano sorprese di vederla, forse per via dei tratti occidentali che aveva ereditato del padre, o forse a causa dell’aria truce con cui rispondeva alle loro occhiate. Anche i ragazzi la fissavano passandole davanti, ma i loro sguardi lasciavano trapelare un altro tipo di curiosità.
“Mocciosi inutili,” pensò Asuka dopo il passaggio dell’ennesima coppia di studenti parlottanti. “Lasciatemi in pace.”
Dalla classe continuava a provenire la voce del professore. Non era chiaro se stesse ancora facendo l’appello, se stesse dando delle comunicazioni alla classe o se si fosse completamente dimenticato dell’esistenza di Asuka, cominciando la lezione senza nemmeno farla entrare.
Una lacrima si fece dolorosamente strada fino agli occhi della ragazza, ma Asuka riuscì a trattenerla e a ricacciarla in profondità. La sua espressione si fece più dura, feroce.
– Ehi, guarda là…
Due ragazzi di qualche anno più grandi stavano camminando a qualche metro da lei. Uno dei due, uno spilungone biondo ossigenato e con un ridicolo taglio di capelli, stava bisbigliando qualcosa nell’orecchio dell’altro, che invece era grasso e tarchiato e portava una specie di parrucchino rigonfio in testa. Parlava a voce bassa, ma non abbastanza per non farsi sentire da Asuka.
– Che ne pensi?
– Whoa… – fece l’altro, un verso da cavernicolo. – Che bocce!
– È proprio una bella sventola, eh?
– Non sembra di qui…
– Chissà, magari ha bisogno di qualcuno che le faccia vedere la città!
I due scoppiarono a ridere sghignazzando come iene. Asuka digrignò i denti. Dalla porta accanto a lei continuava a venire la monotona e stupida voce del professore, intento a farneticare chissà che cosa. Aveva tempo.
– Ehi, voi due!
I due teppisti si voltarono con stupore verso di lei, fissandola con espressione idiota. Lei ricambiò i loro sguardi, con un’aria sospesa fra il ribrezzo e la provocazione. Il tizio più alto si guardò intorno, come se non riuscisse a capacitarsi di essere stato chiamato in causa da quella ragazza.
– Dici a noi?
– Che domanda idiota… – ringhiò Asuka. – Stavate dicendo di essere interessati a mostrarmi la città, no? Perché non cominciamo da questa scuola?
Il ragazzo grasso guardò il suo compare con gli occhi sbarrati, e l’altro lo imitò. Poi tornarono all’unisono a guardare Asuka, e il lungo si schiarì la voce con aria di superiorità. – Ah… ma certo! Ehm… da dove ti piacerebbe iniziare?
– Avevo pensato ai bagni delle ragazze.
Nell’istante in cui Asuka finì di parlare, il ragazzo grasso prese a respirare affannosamente. Quello più alto deglutì con forza rischiando di strozzarsi, ma si riprese in fretta. – O… okay! Volentieri. I bagni sono da questa parte.
***
– … e per finire, ricordo a tutta la classe che la prossima settimana si terrà un compito di storia sul programma svolto finora.
Un sonoro lamento corale si alzò da quasi tutti i banchi della classe, ma il professore sembrò non rendersene conto. Si sistemò i grandi occhiali sul naso, dopodiché prese il registro portandoselo a pochi centimetri dal volto e cercando di leggervi qualcosa. – Bene, pare che ci sia una nuova studentessa. Si è appena trasferita dalla Germania.
A quelle parole, le orecchie di Shinji si drizzarono per la tensione. Il ragazzo era stato abbastanza apatico per buona parte delle comunicazioni infinite del professore, scambiando solo qualche chiacchiera di straforo con i suoi amici Kensuke e Touji, ma adesso quel trasferimento minacciava di portare nuvole temporalesche nella sua routine.
“Magari è solo una coincidenza,” si sforzò di pensare. “Shikinami non è certo l’unica ragazza tedesca al mondo…”
– Horaki, – chiese l’anziano rivolgendosi alla capoclasse, – per favore, vai a chiamarla. Le ho detto di aspettare qui fuori.
Hikari Horaki scattò in piedi con la precisione di un marine, esclamando un vigoroso “Sì!” e dirigendosi a passo svelto verso la porta. La aprì e si sporse sul corridoio, ma non vide nessuno.
– Professore, è sicuro di averla avvertita?
– Oh, cielo, spero di sì… – mormorò l’uomo raggiungendo la capoclasse e sporgendosi a sua volta. – Dove potrà essere?
– Eccomi!
Una voce squillante e solare, seguita da un lieve scalpiccio, segnalò l’avvicinarsi della nuova compagna. – Scusate, dovevo andare al bagno e mi sono persa.
– Non fa niente, – la tranquillizzò il professore. – È colpa mia, ti ho fatto aspettare per un bel po’.
L’uomo rientrò in classe e si posizionò appena a destra della grande lavagna di ardesia, indicando la porta con un braccio. – Prego.
Asuka entrò con un’andatura spensierata, uno sguardo determinato dipinto sul volto. Si fermò davanti alla lavagna, afferrò un gessetto e in pochi secondi scrisse il suo nome completo sulla lavagna, in perfetti caratteri occidentali.
– Il mio nome è Asuka Shikinami Langley, – esclamò con un largo sorriso. – Piacere di conoscervi.
Un tonfo proveniente dal fondo dell’aula richiamò l’attenzione di tutta la classe sull’occupante dell’ultimo banco della seconda fila a partire dalla finestra. Era una ragazza dai lunghi capelli rossi, e si era addormentata profondamente al punto di crollare con la testa sul piano ingombro di quaderni.
Anche Asuka fissò la ragazza, e la riconobbe quasi subito.
Guardandola in volto, si sarebbe vista solo la sua espressione indispettita e superiore, ma un osservatore più attento, com’era Shinji in quel momento, si sarebbe accorto della sottile piega che aveva storto il suo sopracciglio sinistro per una frazione di secondo.
– Tu!
Kyoko russò rumorosamente, riscuotendosi dal mondo dei sogni e scoprendo di avere gli occhi della classe puntati addosso. Il professore, naturalmente, aveva cominciato a snocciolare informazioni su Asuka e su ciò che avrebbe dovuto studiare per portarsi al passo con il resto della classe.
Si guardò intorno, e seguì lo sguardo attonito di Shinji fino a che Asuka non entrò nel suo campo visivo. Le sue pupille si dilatarono, e la maga si alzò dal proprio posto poggiando entrambe le mani sul banco.
– Che ci fai, qui? – esclamò, ma Asuka la rimbeccò subito puntandole un dito contro.
– Dovrei fartela io, questa domanda! Che ci fai nella mia scuola?
– La tua scuola? – le fece il verso Kyoko. – Vorrai dire la nostra.
Asuka digrignò i denti, al che la sua rivale fece un sorrisetto sornione. – Ci siamo trasferite qui non appena siamo arrivate.
***
Shinji passò le ore successive a cercare di capire come avesse fatto la capoclasse a convincere Asuka a sedersi. Dopodiché suonò la campanella dell’intervallo, e Shikinami si lanciò oltre la porta spintonando un ragazzo alto e con la carnagione scura, Touji Suzuhara.
– Ma che maleducata! – esclamò lui, sistemandosi con aria infastidita la tuta da ginnastica. Shinji lo stava a sentire con un mezzo sorriso sul volto, leggermente divertito da quella reazione così esasperata. – Si crede superiore a tutto e a tutti.
– Touji ha ragione, – intervenne Kensuke Aida, il migliore amico di Suzuhara. – Però, è innegabile che Shikinami sia una ragazza fenomenale.
Shinji sospirò a lungo. Era vero, Asuka Shikinami Langley era una ragazza straordinaria. In base a quanto gli aveva detto la signorina Misato, il pilota dello zero-due era un asso dell’aviazione tedesca, con eccezionali abilità tattiche e di combattimento. Laureatasi brillantemente a meno di quattordici anni, si era iscritta al liceo di Shinji solo per formalità.
– Ah, Shinji, non so se compiangerti o invidiarti! – disse Touji dando al ragazzo una sonora pacca sulla schiena. – Da oggi dovrai convivere con quella vipera, ma certo che quella ragazza è parecchio sexy!
– In realtà, – lo corresse Shinji, – non è venuta da noi.
Kensuke e Touji si scambiarono uno sguardo perplesso. Shinji sembrava perso nella contemplazione della porta. – Che vuoi dire? – gli chiesero, quasi all’unisono.
– Ieri sera, a casa della signorina Misato sono arrivati diversi camion carichi di vestiti e roba varia, – spiegò il ragazzo. – Abbiamo impiegato più di due ore per sistemare tutto nell’appartamento, ma Shikinami non è mai arrivata. Adesso, la mia camera è completamente piena di scatoloni da trasloco.
Touji grugnì sonoramente. – Scommetto che non vorrà abbassarsi a vivere con gente qualunque. Si certo avrà preteso di essere sistemata in un superattico di lusso.
Ci fu una pausa. La conversazione si era esaurita, e i tre ragazzi andarono ognuno per conto proprio. Shinji, però, rivolse un’altra occhiata al corridoio.
“Chissà dov’è andata…”
– Shin-chan!
Kyoko si gettò sulle spalle di Shinji, pungendogli il collo con la punta di uno dei suoi soliti stecchini al cioccolato. – Andiamo, che cos’è quel muso lungo?
– N… niente, Sakura… – balbettò Shinji. La sensazione del seno di Kyoko sulla sua schiena lo mandava in confusione. – Mi stavo solo chiedendo dove fosse andata Shikinami.
– Ah, lasciala perdere! – lo rimproverò la maga, lasciandolo andare ma afferrando subito la sua mano. – E poi ti ho già detto che puoi chiamarmi Kyoko!
Era chiaro che la ragazza lo stesse solo prendendo in giro, ma Shinji si sentì comunque in profondo imbarazzo. Kyoko se ne accorse, e mollò la presa con un sorriso. – Le altre hanno già raggiunto Mami nel corridoio. Tu vieni con me?
Shinji distolse lo sguardo timidamente, rivolgendolo verso una ragazza seduta a fianco della finestra, che fissava con aria assorta il cielo sereno. Kyoko seguì quello sguardo, e quando vide il caschetto di capelli azzurri della ragazza sfoderò un sorriso sornione. – Ho capito, – sghignazzò, facendo diventare paonazzo il povero Shinji. – Ti lascio un po’ di intimità…
La maga spezzò con decisione lo stecchino che teneva fra i denti, divorandolo con un unico movimento della sua portentosa mandibola. Dopodiché diede una vigorosa pacca sulle spalle a Shinji, guardandolo con la coda dell’occhio e uscendo a sua volta nel corridoio.
Il ragazzo aspettò finché non fu uscita dall’aula, poi afferrò dal proprio posto un oggetto avvolto in un fazzoletto di lino e si incamminò verso il banco della ragazza con i capelli azzurri. – Buongiorno, Ayanami.
Rei Ayanami, First Child e pilota dell’unità Evangelion zero-zero, si voltò placidamente verso di lui, fissandolo con i suoi grandi occhi rossi. La pelle diafana della ragazza era resa ancora più candida dai raggi del sole che la illuminavano. – Buongiorno, Ikari.
Shinji le sorrise impacciatamente, porgendole il pacchetto con entrambe le mani. – Tieni, – disse sforzandosi di sorridere in maniera naturale. – È per te.
Rei smise di essere inespressiva per qualche istante, e una lieve sorpresa si dipinse sul suo volto. Prese con gentilezza il regalo di Shinji e la appoggiò delicatamente sul suo banco. Sciolse il nodo che manteneva ripiegato il fazzoletto e guardò con perplessità il contenitore metallico contenuto al suo interno.
– È un cestino del pranzo, – disse Shinji. – Ho visto che non ne porti mai uno, e ho pensato…
Il ragazzo non terminò la frase, incerto sul significato della reazione di Rei. L’aveva offesa? O forse l’aveva messa in imbarazzo?
La ragazza aprì piano il suo bento, studiandone il contenuto sovrappensiero. Shinji aveva sistemato una generosa quantità di riso sulla sinistra, affiancandola con dei piccoli tocchetti di verdure grigliate e un uovo sodo. – L’hai fatto tu?
Shinji annuì. – La signorina Misato non cucina, quindi per il pranzo devo arrangiarmi da solo. Non sapevo cosa ti piacesse, così ho cucinato qualcosa di semplice. Se preferisci, domani potrei aggiungere anche della carne.
– No, – disse Rei, senza smettere di fissare il pranzo preparatole dal ragazzo. – Va bene così. Io non mangio carne.
Shinji tirò un sospiro di sollievo, ma subito dopo si lasciò prendere nuovamente dall’imbarazzo. – Beh… allora… io me ne vado.
Fece per voltarsi, mordendosi le labbra per non essere riuscito a trovare delle parole migliori.
– Ikari.
La voce di Ayanami lo richiamò. La ragazza lo stava guardando con un lieve sorriso. – Grazie.
Il colore di Shinji virò rapidamente verso il rosso, e il ragazzo sorrise a sua volta, colmo di stupore e di inaspettata felicità.
***
L’acqua aveva inondato il pavimento, ma Asuka entrò ugualmente nel bagno delle ragazze a passo deciso. Le sue scarpe si sarebbero bagnate, ma non le importava. Si diresse verso il grande specchio che copriva la parete con i lavandini, aprì con veemenza un rubinetto e si bagnò le mani con l’acqua gelida, per poi gettarsela sul volto strofinandosi le guance.
“Mi hanno messo nella sua classe!”
La ragazza digrignò i denti premendosi le mani sugli occhi, ripensando ancora una volta allo sguardo odioso di Sakura. Ma chi si credeva di essere, quella lì?
– Aiutaci…
Un mugolio sommesso fuoriuscì da una delle porticine laterali. Asuka allontanò le mani dal volto, guardando in tralice il riflesso della porta nello specchio. – State zitti, voi due, – disse lapidaria. – Non vi è bastata, la lezione?
Ci fu un leggero scalpiccio, come se qualcuno si stesse muovendo nell’acqua riversatasi dal W.C., poi una mano maschile si sporse al di sotto della porta. Le nocche erano diventate livide dopo essere state schiacciate violentemente fra la tavoletta del water e il suo orlo di ceramica. – Ti… prego…
Asuka continuò a fissare lo specchio, affondando lo sguardo nei suoi stessi occhi. C’era qualcosa di strano che si agitava in lei, una rabbia che non aveva mai sentito, data dalla somma degli eventi delle ultime ore, dal pesantissimo jet lag e da una tremenda sensazione di oppressione che le aveva stretto il petto in una morsa.
“State zitti,” pensò serrando le mani sul bordo del lavandino. L’acqua continuava a defluire dal rubinetto, accumulandosi e producendo minuscoli maelstrom nella bacinella. Stava cominciando ad essere molta, ma Asuka non tolse il tappo e lasciò che il suo livello crescesse.
La sensazione di schiacciamento aumentò di intensità, invadendole il cranio. Alzando lo sguardo, la ragazza ebbe l’impressione di vedere il fantasma di se stessa, una bambola inespressiva e con grandi occhi azzurri e vuoti come il cielo di quella giornata orribile.
– Ti prego… aiutaci…
Asuka staccò le mani dal lavello, girandosi verso la porta del bagno. Si avvicinò senza dire una parola alla mano ancora protesa, producendo un rumore lieve e cadenzato. – Grazie… – ansimò il ragazzo. – Grazie, grazie…
Un urlo piagnucoloso prese il posto di quelle parole. La Second schiacciò con violenza le dita del ragazzo sotto la sua scarpa, ruotando il piede facendo perno sul tallone. Il suo volto era quasi completamente privo di espressione, lei stessa non si capacitava di quanto stava facendo. Sapeva solo che le stava piacendo.
– Hai capito, adesso? – ringhiò. – Tu e il tuo amico siete escrementi, quello è il vostro posto!
La porta d’ingresso si aprì. Un chiacchiericcio allegro filtrò nel bagno, costituito da risate oziose e discorsi inconcludenti. – Io vado un attimo in bagno, – esclamò una voce femminile, rivolta a qualcuno all’esterno. – Torno subito…
La ragazza si interruppe non appena vide Asuka. La Second si girò verso di lei, squadrandola con uno sguardo gelido. – Che c’è? – domandò. – Hai qualche problema?
– N… no… – balbettò la nuova arrivata con timore. Poi, però, il suo sguardo si posò sulla mano che sporgeva da sotto la porta. – Che cosa sta succedendo? – esclamò.
– Niente che ti riguardi, – sibilò Asuka.
La ragazza indietreggiò a piccoli passi, quasi incespicando. Era insopportabile, troppo zuccherosa, con dei ridicoli capelli rosa acconciati in due corti codini da sottili fiocchi rossi. I suoi occhi erano desolatamente stupidi, e anche solo guardarla tacere accresceva la rabbia di Asuka. – E adesso fila via.
La nuova arrivata non se ne andò. Fece un timido passo in avanti, diretta verso la porta bloccata da Asuka poche ore prima. Sembrava che stesse lottando disperatamente contro la paura. – Cosa c’è, là dentro?
– A… aiuto!
Il pianto del teppista fu messo a tacere con un ulteriore pestone, e la ragazzina si coprì la bocca con le mani per lo spavento. Urlò: – Che cosa stai facendo?
La Second cominciava ad infuriarsi anche contro di lei. – Niente! E adesso, sparisci di qui!
Una seconda mano, più in carne della prima, sfiorò la caviglia di Asuka, facendole fare un balzo verso i lavandini e permettendo al primo ragazzo di ritrarre il braccio.
Asuka strinse i denti fino a farsi male. – Maledetti! Come osate toccarmi?
Presa da un furore incontrollabile, la ragazza afferrò la maniglia della porta e la strattonò con violenza, fino a farla staccare dal legno. Solo allora ricordò di aver chiuso a chiave, e cominciò a frugarsi confusamente in tasca. Sembrava fuori dal suo stesso controllo.
La ragazza con i capelli rosa le si rivolse in tono supplichevole: – Ti prego, fermati!
– Sta zitta! – mugghiò Asuka estraendo dalla tasca la chiave che aveva sottratto poco prima dal banco del bidello e infilandola a forza nella serratura. – A te penserò dopo!
La chiave girò con uno scatto, e Asuka tirò a sé la porta.
Si aspettava di vedere i due ragazzi riversi al suolo, ancora sofferenti per via delle botte che aveva dato loro. Si aspettava di vedere la tazza del water traboccante di acqua, come quando vi aveva affondato le teste di quei due bastardi. Tuttavia, non vide niente di tutto ciò.
– Ma cosa…
La voce di Asuka si trasformò in un’eco lontana, e il pilota dell’Evangelion zero-due sparì davanti agli occhi atterriti della ragazzina con i capelli rosa. – No!
– Madoka! Che succede?
Una ragazza con i capelli azzurri, appena più scuri rispetto a quelli di Rei Ayanami, entrò di corsa nel bagno nell’udire l’urlo dell’amica. Quando si guardò intorno, però, non vide nulla di strano, a parte l’acqua che defluiva copiosamente da un rubinetto lasciato aperto da qualcuno. Un lamento richiamò la sua attenzione verso una porta aperta, ma Madoka la fermò trattenendola per una manica. – Sayaka, aspetta! C’è qualcosa di strano, là davanti!
Sayaka Miki si voltò verso l’amica con aria interrogativa. Madoka era molto agitata.
– Una ragazza… ha aperto la porta ed è sparita!
Sayaka tornò a guardare con attenzione la porta da cui proveniva quel pianto singhiozzante. Era aperta. – È meglio chiamare Mami e Kyoko, – disse con aria pensosa. – Temo che si tratti di una Strega.
***
L’angolo dell’autore:
Salve a tutti, e ben ritrovati nella fucina degli orrori! Se fino a questo momento avevamo visto solo il “lato tenero” dei Children e delle Puellae Magi, d’ora in poi le cose cambieranno radicalmente.
Immagino che vi siate già accorti che alcuni particolari, per il momento non troppo rilevanti, sono stati alterati. In futuro, però, ci saranno stravolgimenti di tutt’altro calibro.
Continuate a seguirmi, dunque, e recensite! La vostra opinione è importante, e ogni consiglio sarà accolto con entusiasmo.
Alla prossima!
 
Bookmaker
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Bookmaker