Crossover
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Autore: Bookmaker    11/10/2014    3 recensioni
– Lo so, – disse improvvisamente, anticipando una notizia che sapeva gli sarebbe stata riferita di lì a breve. – Il ragazzo laggiù si è svegliato, ed è appena entrato nella fase di sintesi, giusto?
– Il ragazzo? Di che cosa stai parlando?
Si girò con una certa sorpresa scoprendo di non essere solo, nel mare lunare macchiato di un sangue troppo antico per essere ricordato: un altro essere lo stava fissando.
Non era certamente umano: sembrava un gatto col pelo bianchissimo, con grandi ciuffi che sbucavano dalle orecchie e un anello sospeso attorno ad ognuno di essi.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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II
Primo movimento: Ambassadrice d’ire
 
– Contatto confermato, diagramma d’onda blu. Non ci sono dubbi: è un Angelo.
– Roger. Procedo all’ingaggio.
­– All green, zero-due. Rimozione delle sicure.
La macchina umanoide multifunzione Evangelion zero-due si sganciò dalla fusoliera dell’aereo di trasporto, cominciando la sua caduta verso un grande lago costeggiato da una strada montana. Nel mezzo dello specchio d’acqua si ergeva un essere gigantesco, simile ad una gru con due esili gambe che oscillavano puntellandosi sulla superficie del lago.
L’intero corpo della creatura sembrava composto da elementi geometrici semplici, tanto sottili da apparire monodimensionali. Tra i sostegni del mostro c’era una grande sfera nera appesa ad un robusto stelo. In alto, invece, ben visibile sopra la parte centrale, una lunga torretta sosteneva una testa simile ad una maschera di carnevale, con un’asta rossastra che girava a piccoli scatti facendo perno su di essa. All’interno di un piccolo rombo, sotto quella specie di testa, c’era una sfera rossa e dall’aspetto torbido.
Asuka Shikinami Langley, pilota dell’Eva zero-due, analizzò l’intera struttura dell’Angelo nei primi tre secondi di caduta libera, quando ancora il suo bersaglio non si era nemmeno accorto di lei. “È proprio un Angelo stupido,” pensò con un ghigno. “Crede davvero che mi faccia ingannare così facilmente?”
Non appena il suo cervello formulò il comando, l’enorme macchina da lei pilotata imbracciò il fucile in dotazione, prendendo la mira e facendo fuoco con precisione chirurgica sulla sfera rossa. L’oggetto esplose in una piccola pioggia di liquido organico rosso, e la piccola torretta superiore collassò sotto il suo stesso peso.
Subito dopo, però, l’essere cambiò radicalmente la propria struttura: la sfera inferiore risalì verso l’alto come un pendolo, e i segmenti neri che costituivano il corpo si riassemblarono in una nuova conformazione. La grande sfera si rivelò a sua volta rossa, e l’essere sembrò finalmente aver notato la presenza dello zero-due.
“Un’esca,” sogghignò Asuka, i capelli che ondeggiavano nell’LCL che riempiva l’abitacolo. “Come previsto.”
Dal corpo dell’Angelo si dipartirono decine di appendici nere e appuntite, che si diressero a gran velocità contro l’Evangelion. Asuka fu presa alla sprovvista da quell’attacco, e il primo colpo le fece perdere la presa sulla sua arma. I successivi, però, non andarono a segno: la ragazza riuscì a evitarli tutti, volteggiando nell’aria con una leggerezza impensabile per quell’enorme macchina.
“Devo recuperarlo!” pensò a denti stretti, seguendo la caduta del fucile rimasto poco lontano da lei. Le braccia dell’Evangelion si allargarono in modo da rallentare la caduta, e finalmente il fucile fu a portata di mano. Asuka si portò di nuovo in posizione di fuoco, pronta a dare il colpo di grazia all’Angelo.
“Sei mio!”
Sparò una serie di dardi in rapida successione, costringendo il nemico a manifestare il proprio scudo, l’A.T. Field, a pochi metri dal nucleo. I proiettili si infissero l’uno sull’altro, conficcandosi in quello scudo di luce cangiante. Alcuni viticci prodotti dalla creatura cercarono di trafiggere l’Evangelion, ma ancora una volta Asuka li evitò con un’elegante manovra evasiva.
“Guardatemi,” pensò. Sul suo volto si era dipinta una smorfia carica di bramosia, mentre i suoi occhi scrutavano impazientemente il suolo sotto di lei. “Coraggio, guardatemi adesso!”
L’Evangelion fece una capriola su se stesso, lanciandosi poi in un calcio contro il nucleo dell’Angelo. Era questione di secondi, ormai, e persino l’Angelo non sembrava più intenzionato ad opporre resistenza.
Poi la vide.
Una ragazza.
Aveva all’incirca la sua età, a giudicare dall’aspetto, ma c’era in lei qualcosa di strano che Asuka non riuscì a valutare completamente. La cosa più rilevante, però, era che quella ragazza era seduta sul nucleo del settimo Angelo.
Asuka chiuse gli occhi pensando di aver visto male, ma quando li riaprì la misteriosa ragazza era ancora lì, immobile. Anzi, ora anche lei la stava fissando.
Si guardarono reciprocamente solo per un istante, ma ad Asuka sembrò un tempo molto più lungo. Poi, senza fare una piega, la ragazza spiccò un balzo e fece comparire dal nulla una specie di enorme lancia. La fece roteare sopra di sé, per poi abbatterla sul nucleo della creatura crepandolo in profondità.
Asuka arrivò un momento più tardi, perforando agilmente l’A.T. Field grazie ai dardi sparati poco prima e distruggendo senza sforzo il nucleo già danneggiato.
L’atterraggio non fu dei migliori: lo zero-due si schiantò pesantemente su un grande spiazzo vicino alla strada, e fu costretto ad appoggiarsi sulle braccia per non cadere. A bordo, Asuka era pazza di rabbia.
– Chi cazzo sei? – urlò attraverso gli altoparlanti dell’Eva facendo alzare in piedi la macchina. – Fatti vedere!
– Ehi, ma sei scema? Io sono qui.
Asuka sollevò lo sguardo, scoprendo che la ragazza di prima la stava squadrando con sufficienza attraverso la superficie dell’abitacolo. Era in piedi sopra di lei e stava sgranocchiando una mela a grandi morsi, i lunghi capelli rosso porpora legati con un fiocco nero dietro la testa in una grande coda. Indossava un abito rosso bordeaux senza maniche, con una corta gonna rosa e un paio di stivali rossi. Non riusciva a capire come avesse fatto ad arrivarle sulla testa: anche nella posizione carponi che aveva dovuto assumere, la testa dell’Evangelion si trovava ad almeno venti metri dal suolo. – Chi sei? – ripeté Asuka. – Cosa ci fai, qui?
– Che domande… – sbuffò l’altra. – Ammazzo Streghe, no?
Asuka la fissò con un’espressione interrogativa e sospettosa stampata sul volto. – Streghe? Di cosa diavolo parli?
– Lo stavi facendo anche tu, no? – disse la ragazza addentando il frutto. – Quel grosso affare ti stava attaccando.
– Ma cosa… Ascoltami bene, non so chi o cosa tu sia, ma se ti stai prendendo gioco di me io…
– Asuka!
Una voce familiare, anche se non particolarmente piacevole da sentire, richiamò il pilota dell’unità zero-due. Asuka volse lo sguardo a terra, dove vide una Renault Alpine blu parcheggiata in malo modo ai piedi dell’Eva. Una giovane donna dai lunghi capelli corvini, tanto neri da apparire venati da riflessi viola, si stava sbracciando in vicinanza della macchina. – Asuka, mi senti? Sono Misato, Misato Katsuragi!
La ragazza fissò Misato con un’espressione infastidita. – Misato! Mi spieghi cosa sta succedendo? Chi è questa teppista?
– Ehi, modera la parole, – la redarguì la ragazza bussando vigorosamente sulla testa dell’Evangelion. A giudicare dal rumore prodotto dalla bussata, era più forte di quanto sembrasse. – Io sto solo facendo il mio lavoro.
– È tutto a posto, Asuka, – la rassicurò Misato. – Ti spiegherò ogni cosa quando avremo messo a posto l’Evangelion…
Mentre la donna finiva di parlare, il tempo di operatività dell’Eva si esaurì. La batteria interna era ormai scarica e la macchina si irrigidì inarcando leggermente la schiena. Dal suo interno si levò un urlò furioso, ben udibile anche se non più supportato dagli altoparlanti.
***
– Maggiore Katsuragi a rapporto, signore.
– Ho sentito di quanto è accaduto con il settimo Angelo.
– Me ne assumo la piena responsabilità. Non sapevo dell’arrivo dell’unità zero-due, e non ho pensato al contenimento del Terzo Soggetto. Inoltre, come lei sa, il pilota dell’unità zero-uno era con me e non ha potuto raggiungere l’Evangelion.
– L’ultimo punto è anche colpa mia. Per il resto, la Second Child e il Terzo Soggetto Deviante avrebbero dovuto incontrarsi comunque. Per il futuro, tuttavia, la invito a mantenere un maggiore controllo sui piloti.
– Sissignore.
La comunicazione con il comandante Ikari si interruppe, e solo allora Misato poté tirare un profondo sospiro. La sua testa era ancora al suo posto, e questo era un esito insperato. Si abbandonò pesantemente sulla poltrona, le gambe accavallate in maniera ben poco decorosa per un’ufficiale della Nerv. Diede un’occhiata distratta all’ufficio spoglio in cui era stata allestita quella specie di sala comunicazioni, provando un po’ di malinconia davanti a quel luogo così trascurato.
In effetti, la base Nerv in cui si trovavano in quel momento non era pensata per la presenza di personale operativo. Si trattava di un hangar, fondamentalmente, e perciò ospitava quasi solo operai e tecnici. In quel caso, era stato provvidenziale che una struttura del genere si trovasse così vicina al punto in cui l’Eva zero-due si era arrestato. Già così erano state necessarie più di due ore per spostare la gigantesca macchina, fare anche un chilometro di più sarebbe stato a dir poco complicato.
“Ritsuko mi farà una bella lavata di testa,” pensò Misato con un brivido. L’ufficiale scientifico e direttore del progetto E Ritsuko Akagi era la sua migliore amica da quasi quattordici anni, ormai, ma le faceva quasi più paura del comandante Ikari.
Nel frattempo, dalla stanza attigua continuavano a provenire le urla di rabbia di Asuka. “Mi sa che dovrò fare l’adulta,” sbuffò Misato sollevando un sopracciglio e alzandosi malvolentieri in piedi. Si sistemò il tubino nero sulle gambe, quindi aprì la porta e raggiunse il grande passaggio all’aperto lungo il quale stava transitando l’unità zero-due.
Non vide subito Asuka, ma Shinji la stava aspettando a pochi metri dall’ufficio. Il pilota dell’unità zero-uno, il Third Child, era seduto per terra, la schiena appoggiata ad un pilastro di cemento armato. Nelle orecchie aveva gli auricolari del suo solito lettore musicale, e si stava abbracciando le ginocchia. Nei suoi occhi c’era uno sguardo vuoto, tanto da far pensare che il ragazzo non si trovasse realmente in quel luogo, insieme a lei.
Misato gli si avvicinò con passo deciso, determinata a riscuoterlo da quello stato di torpore, ma alla fine si limitò a toccargli la spalla con la punta delle dita. Shinji sollevò la testa, e quando vide la sua tutrice si tolse le cuffie con un gesto stereotipato.
– Signorina Misato… – la salutò. Accanto a lui, l’enorme sagoma dell’Eva zero-due stava scomparendo progressivamente nell’hangar coperto. – Shikinami e Sakura stanno ancora litigando.
– Sì, – sospirò la donna. – Le sentivo dall’altra stanza. Dove sono?
Shinji indicò dietro di sé, girando la testa oltre il pilastro. – Di là.
– Vado a vedere se riesco a farle ragionare. Tu vieni con me?
Il ragazzo sembrò un po’ indeciso, ma dopo l’esitazione iniziale annuì e si alzò lentamente. Guardandolo attentamente, Misato ebbe l’impressione che sul suo volto si fosse disegnata una strana smorfia. Tuttavia, preferì non farci caso.
Insieme si diressero verso il nuovo campo di battaglia.
Asuka aveva ancora indosso la plug suit che usava per pilotare l’Evangelion, rossa fiammante come i suoi capelli. Faceva piuttosto caldo, e quell’abbigliamento non doveva essere particolarmente comodo; ciononostante, la ragazza sembrava troppo presa dal litigio per farci caso.
L’altra ragazza, invece, si era cambiata d’abito. Ora indossava una maglietta nera, una felpa verde e dei pantaloncini cortissimi di jeans, e aveva l’ombelico scoperto. Stava con le braccia incrociate, appoggiata alla parete in una posa a dir poco provocante, e fissava con aria annoiata un’Asuka sempre più furiosa. Fra i denti teneva un sottile stecchino ricoperto di cioccolato, facendolo dondolare oziosamente su e giù.
– Ma mi stai ascoltando, almeno? – esclamò Asuka sporgendosi su di lei con fare minaccioso. – Che diavolo ci facevi nella mia zona operativa?
– Zona operativa? – rise l’altra. – Ma dai… se mi avessi detto che stavamo giocando alla guerra, avrei portato almeno una pistola giocattolo!
– Questo non è un gioco! – gridò il pilota. La sua voce era feroce, incattivita dal quel commento sarcastico. I suoi occhi azzurri erano spalancati, ma le pupille erano ristrette per l’immensa furia che la pervadeva. Fuori di sé, afferrò la ragazza per il collo della felpa e la strattonò facendole cadere il bastoncino dalla bocca. – E ora, per l’ultima volta, dimmi chi sei!
Il bastoncino colpì il suolo, spezzandosi con uno schiocco e rotolando sotto il piede del pilota dello zero-due. Un tenue bagliore rosso scaturì dalla tasca della felpa, riflettendosi negli occhi di Asuka e distraendola per un attimo. Quando tornò a concentrarsi sull’avversaria, sentì una presa ferrea serrarsi sulla sua gola. Il vestito della ragazza era cambiato di nuovo, tornando ad essere quello di prima, e Asuka era stata sollevata in aria e sbattuta contro un grande container di lamiera.
– Cosa c’è? – ringhiò Asuka con un ghigno arrogante. – Non ti piace il mio atteggiamento?
– Non fraintendere, bambina-soldato, – disse la ragazza con voce monotona. Le sue mani si strinsero ulteriormente intorno alla gola di Asuka, togliendole il respiro. – È solo che non si butta il cibo. Fallo di nuovo, e io ti ammazzo.
– Kyoko!
Misato strattonò violentemente la ragazza, costringendola a mollare la presa su Asuka. Il pilota dello zero-due si accasciò con la schiena contro il container respirando affannosamente, il viso ancora livido. Shinji si avvicinò a lei per aiutarla, ma fu allontanato con una manata.
– Lasciami stare! – abbaiò Asuka rimettendosi in piedi. Era ancora incerta sulle gambe, ma ostentava la sua forza e non distoglieva lo sguardo dalla rivale. – Ce la faccio da sola.
– Ma si può sapere che vi prende? – esclamò Misato con severità. La ragazza dietro di lei aveva ripreso l’abbigliamento casual, e ora osservava la scena, apparentemente divertita. – Avete appena abbattuto un Angelo, e l’avete fatto insieme! I compagni di squadra non si saltano al collo in questo modo.
– Io non sono la sua compagna di squadra! – mugghiò Asuka stringendo i pugni. – E nessuno ha chiesto il suo intervento! Inoltre, qualcuno mi vuole spiegare perché un civile si trovava nell’area di un’operazione militare che coinvolgeva materiale top secret?
– Su questo hai ragione, – sospirò Misato. – Avrei dovuto dirtelo prima. Asuka, lei è il Terzo Soggetto Deviante, Kyoko Sakura. Kyoko, – aggiunse poi rivolta alla ragazza in jeans, – lei è Asuka Shikinami Langley, il pilota dell’unità zero-due. È appena arrivata dalla sede tedesca della Nerv.
Shinji si era già portato a distanza di sicurezza dalla conversazione, in modo da evitare di essere coinvolto, ma il maggiore Katsuragi lo agguantò per una spalla e lo strinse a sé con un sorriso smagliante. – E lui è il Third Child, Shinji Ikari. È lui che pilota lo zero-uno…
– Soggetto Deviante? – la interruppe Asuka. – Che cosa dovrebbe significare?
– Significa che non provengo da questo mondo, bambina-soldato, – replicò Kyoko con aria di sfida. La ragazza estrasse da chissà dove un nuovo pacchetto di biscotti, tirandone un altro fuori dalla scatola direttamente con i denti. – Inoltre sono una maga, con i poteri magici e tutto il resto. Quindi ti renderai conto che io e il concetto di “top secret” andiamo a braccetto.
– Perché nessuno mi ha avvisato?
– Era complicato da spiegare al telefono, – si giustificò Misato. – Io stessa, inoltre, non ho capito molto di questa faccenda. Ti so solo dire che quello che ha detto Kyoko è vero.
– Insomma, adesso dobbiamo occuparci anche di voi! – ringhiò il pilota rivolta alla maga.
Kyoko si limitò a sorridere in maniera provocante. – Non scaldarti, bellina. Io e te stiamo dalla stessa parte, anche se a vedere te non si direbbe.
– Kyoko dice la verità, Asuka, – disse Misato. – Lei e gli altri Soggetti Devianti vogliono solo tornare nel loro mondo.
– E far fuori le Streghe, – la corresse Kyoko.
– E quest’altra storia cosa vorrebbe dire? – chiese Asuka, più esasperata che mai. – È da prima che farnetichi di Streghe! Qualcuno mi vorrebbe spiegare cosa sta succedendo?
– Posso provarci io.
Una nuova voce fece voltare tutto il gruppo. Kyoko fu l’ultima a girarsi, sapendo già chi si sarebbe trovata davanti. Misato sembrò molto sollevata mentre salutava la ragazza bionda appena arrivata al settore di transito. – Ciao, Mami, che piacere vederti!
– Buongiorno a tutti, e scusatemi per il ritardo, – salutò gentilmente la nuova arrivata, portandosi le mani intrecciate davanti alle gambe e accennando un cortese inchino col capo. Indossava una semplice uniforme da liceale, con grandi fermagli a forma di fiore che fissavano in posizione due grandi codini a ricciolo. La sua era una dolcezza di altri tempi, che per qualche motivo fece arrossire timidamente Shinji. Kyoko si limitò a ricambiare il saluto con un cenno della mano, mentre Asuka sembrò sul punto di esplodere. Misato se ne accorse, e subito intervenne per evitare che accadesse l’irreparabile.
– Asuka, questa è il Secondo Soggetto Deviante, Mami Tomoe. Mami, ti prego, spiega ad Asuka quello che voleva sapere.
– Certamente, – sorrise Mami. Dopodiché si rivolse ad Asuka porgendole una mano. – So che la signorina Misato l’ha già detto, ma io sono Mami Tomoe. Piacere di conoscerti.
Il pilota in rosso continuò a guardare Mami negli occhi, rifiutandosi di ricambiare la cortesia. – Asuka Shikinami Langley, – mormorò minacciosamente, scandendo ogni singola sillaba.
Mami rimase abbastanza sorpresa da quel comportamento, ma Misato le fece intendere con un gesto eloquente che non era il caso di tentare la strada dei convenevoli. – Ad ogni modo, – disse la maga ritraendo la mano, – noi maghe siamo semplici ragazze, come…
Mami stava per dire “come te”, ma Misato replicò lo stesso gesto di prima riuscendo a interromperla per miracolo. – … siamo semplici ragazze che hanno stipulato un patto con un alieno di nome Kyuubey. A quanto ci ha detto il comandante Ikari, dopo aver scoperto che ci trovavamo in questo mondo, la Nerv ha chiesto la collaborazione di Kyuubey nella lotta contro le creature che chiamate Angeli. Kyuubey ha contattato noi, e ora stiamo lavorando insieme ai piloti di Evangelion per sconfiggere gli Angeli. In cambio, noi abbiamo chiesto aiuto per tornare nel nostro mondo e per sconfiggere le Streghe, entità malvage che sono arrivate in questo mondo insieme a noi.
– Adesso capisci, Asuka? – chiese Misato. – Ecco perché Kyoko ha attaccato il settimo Angelo.
– In realtà, – borbottò Kyoko portandosi le mani dietro la testa e appoggiandosi nuovamente alla colonna, – io pensavo che quell’affare a forma di pendolo gigante fosse una Strega. Era più grande del solito, ma lo stile era più o meno lo stesso. D’altronde, questo è il primo che vediamo dal vivo.
Asuka non disse niente. Fece un passo in avanti, scostando rudemente Mami e rivolgendo un’occhiata iraconda a Kyoko, quindi uscì dall’installazione. Non degnò Shinji nemmeno di uno sguardo.
Mami guardò Misato con un’espressione spaesata dipinta sul volto. – Ho… ho per caso detto qualcosa che non va?
Il maggiore Katsuragi si limitò a sospirare, rimproverando per l’ennesima volta se stessa per non aver organizzato un incontro preliminare fra i Children e i Soggetti Devianti. Ormai, però, era tardi.
– No, Mami, – disse infine. – Tu non hai fatto nulla di male.
– Ma che problemi ha, quella? – chiese seccamente Kyoko. Sembrava un’affermazione, più che una domanda.
– Non farci caso, – la calmò Misato. – Non vedo Asuka da un bel po’, ma da quando la conosco è sempre stata molto orgogliosa. Tu le hai sottratto il palcoscenico, e lei si è sentita insultata. Tutto qui.
– Povero Shin-chan! – esclamò Kyoko avvicinandosi al ragazzo e mettendogli un braccio intorno al collo con un sorrisetto. – Quella scema ti ha trattato proprio male, eh? E dire che volevi solo essere gentile…
Shinji assunse un colorito rosso acceso, e nella sua testa comparve nitidamente l’immagine di lui che sprofondava nel pavimento. Poi, il ragazzo si accorse che Mami si era avvicinata a lui, e il suo colore divenne indescrivibile.
– Non essere così dura con lei, Sakura, – disse la maga con un sorriso. – Sono sicura che Shikinami è solo un po’ timida. Sono sicura che si aprirà, una volta che ci saremo conosciute meglio.
– Tu sei sempre troppo buona, – rise Kyoko. Misato le rivolse uno sguardo severo ma paziente, e la ragazza le rispose con un linguaccia scherzosa e un occhiolino.
Senza Shikinami in giro, si respirava un’aria ben diversa: era tutto più calmo, e anche Shinji sembrava meno rigido rispetto a pochi minuti prima. La fisicità ingombrante di Kyoko gli dava ancora un po’ di disagio, ma cominciava a farci l’abitudine. Strano a dirsi, la sensazione della sua pelle sulla propria era… piacevole.
– Andiamo, adesso, – li incitò Misato. – Non voglio che Asuka mi scassini la macchina.
***
– … non voglio che Asuka mi scassini la macchina.
Una sonora risata risuonò al di là della porta. Asuka strinse i pugni fino a sbiancarsi le nocche, mordendosi le labbra e fissando il pavimento ai suoi piedi con una rabbia folle che le montava nel petto.
“Maledetti… Chi vi credete di essere?”
I passi degli altri si avvicinarono, e lei scappò via. Corse alla macchina di Misato, la mente tormentata da pensieri furiosi.
Chi diavolo erano quelle due? Perché erano lì, e perché nessuno diceva niente? E poi, quel moccioso era davvero il pilota dello zero-uno? Il fenomeno che aveva ottenuto il quaranta percento di sincronia con l’Evangelion alla sua prima uscita, e senza plug suit? Che stronzate! Era chiaro come il sole che quell’inetto non sarebbe mai riuscito a far partire l’Eva, figuriamoci pilotarlo.
Aprì la porta che dava sul parcheggio della struttura con una spallata, sbattendola dietro di sé con tanta forza da far tremare le pareti.
“Gli farò vedere io.”
Si avvicinò alla Renault di Misato, le mani serrate lungo i fianchi. Avrebbe voluto spaccare i finestrini a pugni, sventrare il serbatoio a mani nude e far esplodere quel rottame in mille pezzi.
“Gli dimostrerò chi è la migliore.”
***
Dal tetto dell’hangar si aveva una splendida visuale, non c’è che dire. Kyuubey era rimasto accoccolato lassù per tutto il tempo, fissando placidamente la scena con i suoi occhi rossi come rubini.
– Asuka Shikinami Langley… – sussurrò pensieroso. – Certo che sei un bel tipo. Credo proprio che ti terrò d’occhio.
Mami, Kyoko e la donna e il ragazzo che le accompagnavano arrivarono a loro volta nel parcheggio deserto, avvicinandosi ad Asuka chiacchierando tra loro. La ragazza li ignorò completamente, muovendosi verso la portiera del posto del passeggero.
– Allora, Shin-chan, – esclamò allegramente Kyoko prendendo il ragazzo a braccetto e avvicinando il proprio volto alla sua guancia. – Ti va di stare in mezzo fra me e Mami?
– Ehm… io…
Kyoko lo guardò con aria languida, per poi scoppiare a ridere fragorosamente. – Ma come siamo nervosi! Non mordiamo mica, sai?
Mami stava in silenzio, a fianco della donna, e guardava la scena con un sorriso condiscendente. Il pilota dello zero-due gettò una rapida occhiata sul gruppo cercando di non far trapelare il suo stato d’animo, ma Kyuubey sapeva cosa c’era nel suo cuore: rabbia.
Una rabbia incontenibile, da spaccare il mondo in due. Qualcosa che affondava con radici profonde dentro quella ragazza, in un passato troppo brutto per poter essere ricordato, aveva plasmato la sua mente avvolgendola con stretti lacci in un gomitolo di filo spinato. In fondo a quell’anima tormentata, però, schiacciata in un angolo e affogata dai filamenti di mille lampadine esauste, c’era un’emozione molto diversa: la paura.
– Sei una ragazza molto interessante, Asuka, – mormorò l’alieno, la coda che si muoveva lentamente dietro di lui. Poi si alzò sulle quattro zampe, cercando con lo sguardo molto più lontano di quanto si potesse pensare. – Per ora ho un altro impegno… ma penso che presto potresti avere anche tu l’opportunità di firmare un contratto con me.
***
Le portiere si chiusero sulle risate di Kyoko. Asuka fu l’ultima ad entrare, aspettando fino all’ultimo secondo per accertarsi che tutti sapessero che lei stava entrando. Poco prima di chiudere il suo sportello, però, la ragazza si sporse leggermente dal finestrino. La macchina partì subito, e lei decise che non aveva visto niente. “Ci mancavano solo le allucinazioni,” pensò appoggiando il gomito sulla portiera e fissando fuori dalla macchina con aria distratta. “Che giornata di merda.”
***
L’angolo dell’autore:
L’avventura continua, o per meglio dire comincia qui. L’arrivo di Asuka ha portato (quasi) tutti i pezzi sulla scacchiera, e adesso tutti gli equilibri che io e voi conosciamo bene stanno per cambiare. Restate sintonizzati, perché molto presto le cose si faranno incandescenti.
 
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