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Autore: ladymisteria    18/10/2014    1 recensioni
Quando il Dottore scopre ciò che River gli ha tenuto nascosto per giorni, decide di rinunciare - seppur per un breve periodo - alla sua vita fatta di viaggi in giro per l'universo. Ma ben presto si renderà conto che le avventure più grandi possono facilmente annidarsi anche all'interno del TARDIS.
Versione riveduta e corretta.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11, River Song
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Baby Time for Doctor and River'
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Il Dottore fissava, senza realmente vederli, i circuiti telepatici del TARDIS.

Aveva deciso, per la propria incolumità, di tenersi il più lontano possibile dal raggio di azione di River.

La donna, negli ultimi tempi, era stata piuttosto… instabile.

Beh, più del solito, almeno.

Il Dottore si lasciò sfuggire un sorrisetto.

In fondo, poteva ben comprendere il comportamento della donna.

Ricordava ancora come si era sentito la prima volta che era diventato padre.

Il nervosismo e l’ansia della lunga attesa, il terrore e la gioia nell’avere finalmente suo figlio tra le braccia…

Scosse il capo, risoluto.

Erano ricordi, quelli, che facevano parte – letteralmente – di una vita che oramai non gli apparteneva più.

Sarebbero rimasti per sempre lì, custoditi gelosamente nella sua memoria millenaria - a testimonianza di quanto aveva perduto.

Riviverli avrebbe significato solamente aggrapparsi disperatamente – ed insistentemente – ad un passato lontano e svanito da ormai troppo tempo.

Ora aveva un presente e un futuro che meritavano di essere vissuti fino in fondo.

Era la sua - ennesima – occasione di ricominciare da zero.

Non poteva e non doveva commettere alcun errore, o sprecarla.

Si ritrovò a chiedersi come River stesse vivendo quegli ultimi momenti.

Per lei era comunque un’esperienza completamente nuova...

Era spaventata?

Rilassata?

Di nuovo, l’uomo scosse il capo.

Che stupido, non aveva bisogno di chiederselo.

Conosceva esattamente la risposta a quella domanda.

River era agitata e impaziente come un animale costretto ad ammirare la libertà attraverso le sbarre di una gabbia.

Non era forse per quel motivo che lui si stava nascondendo?

No, la domanda che lo assillava era un’altra…

Per quale motivo, improvvisamente, la colpa per ogni cosa che accadeva era sua?

Il Dottore aggrottò la fronte, corrucciato.

Perché doveva sempre essere lui a fare le spese dei repentini sbalzi d’umore della moglie?

Non era per nulla giusto!

Sentì dei passi sul pavimento sopra di lui.

River doveva essere entrata nella stanza.

«Dottore?».

Appunto.

«Dottore, sei qui?» chiese River.

«Sì, sono qui sotto. Sto dando un’occhiata ai circuiti telepatici della nave» rispose, concentrandosi sui cavi.

River Song lo raggiunse qualche istante dopo.

Appariva estremamente agitata.

«Credo dovremo abbandonare la nostra tranquilla crociera in balia dei venti temporali, Dottore» mormorò.

Il Dottore scosse il capo, senza distogliere la propria attenzione da ciò che stava facendo.

«No, River. Te l’ho detto e ridetto: niente avventure e pericolose missioni di salvataggio. Dovrai pazientare ancora un po’. Fino ad ora hai resistito, no?»

«Tu non capisci. E’ assolutamente necessario. Non credo di poter resistere ancora per molto, e…».

L’uomo sbuffò.

«Anche io non penso di poterlo fare, tesoro. Lo so, lo so… Non è facile. Ma oramai è una questione di qualche giorno. Dobbiamo pazientare».

River sospirò esasperata.

«Sono seria, Dottore. Dobbiamo andare ora. Se dovessimo aspettare ancora per un altro minuto…».

Nuovamente, però, il Gallifreyano la interruppe.

«Ammiro la tua sete di viaggiare. Davvero. Spesso anche io penso che aspettare anche solo un minuto in più per ributtarmi a capofitto nell’avventura sia un inutile spreco di tempo. Però stringo i denti e…».

La donna, ormai al limite della sopportazione, afferrò il Dottore per il cravattino, facendogli finalmente distogliere gli occhi dal reticolo di fili e prese sopra di loro.

«Sto partorendo, razza di idiota!» sibilò, furente.

Il Dottore si liberò dalla stretta della moglie, sistemandosi seccato il cravattino.

«Ho capito, River. Non c’è bisogno di perdere la pazienza. Stai… Aspetta, che cosa?!».

River alzò gli occhi al cielo.

Alla fine ce l’aveva fatta!

«Ho le contrazioni; con molta probabilità sono in travaglio. Ora, per favore, possiamo muoverci e raggiungere un dannato ospedale?» domandò, esasperata.

Il Gallifreyano - impegnato da qualche secondo in un discorso fatto interamente di “Come?”, “Adesso?” e “Cosa?” – parve riscuotersi.

«Un ospedale? Vuoi farlo in un ospedale? Perché mai, scusa? Sono un dottore!» esclamò, confuso.

River provò a ridere.

«Oh, no… Non ci pensare nemmeno. Tu non farai nascere questo bambino. Dovessi personalmente mandarti al tappeto con un pugno pur di impedirtelo» replicò.

Il Dottore si mordicchiò le unghie, riflettendo rapidamente.

«Okay, okay… Un ospedale. Vediamo, un ospedale… Che ne dici di uno terrestre?» propose.

«E come li spiegheremmo i due cuori?» rispose River, pratica.

L’uomo si passò una mano tra i capelli.

Non lo stava di certo aiutando!

«Hai ragione. Niente ospedali terresti. Che ne dici delle Sorelle dello Sisma Infinito? Non ci hanno mai deluso, in fondo… Sì! Sì, è una buona idea. Andremo là e poi… Beh, poi aspetteremo» disse, correndo alla consolle.

«Permettimi di correggerti, Dolcezza. Tu aspetterai. Io dovrò fare ben altro…» mormorò River, raggiungendolo a fatica.

Il TARDIS sobbalzò violentemente, costringendola ad aggrapparsi alla prima cosa che le aveva vicino, pur di non cadere.

«Anche se con la tua guida mi stai decisamente facilitando le cose» continuò, sofferente.

Il TARDIS atterrò con un tonfo sordo.

Poi, senza dare a River il tempo di criticare nuovamente la sua abilità come pilota, il Dottore la prese per mano, trascinandola fuori dalle porte.

«Salve, io sono il Dottore. Lei è River Song. Desiderava tanto andare in un ospedale per far nascere un bambino e così… Eccoci qui!» esclamò allegramente, in direzione di una delle tante infermiere accorse sul luogo del loro atterraggio.

La donna lo fissò per un istante, basita.

Poi la sua attenzione fu attratta da River, che sembrava riuscire a stare in piedi solo grazie all’ausilio del TARDIS.

«Oh, povera cara!» esclamò, afferrando la sedia a rotelle più vicina.

«La prego, lasci che l’aiuti. Vedremo di trovarle subito un letto e di prepararla a dovere alla nascita di suo figlio. Venga» continuò, facendo sedere River e affrettandosi lungo il corridoio.

Il Dottore trotterellò immediatamente dietro di loro.

Sembrava in preda ad un’euforia incontenibile.

«Dottore…» sussurrò River, gli occhi chiari spalancati.

«Ho paura» ammise.

Il Gallifreyano le strinse la mano, rassicurante.

«Non devi; andrà tutto bene. Tra poco sarà tutto finito, e potrai ammirare tutta l’incredibile bellezza che sono certo caratterizzerà nostra figlia. Certo, - aggiunse – prima dovrai affrontare un dolore lancinante e indescrivibile. Probabilmente il più grande ed intenso che tu abbia mai provato. O almeno, questo è quello che si dice. E probabilmente ad un certo punto desidererai soffrire a causa di qualsiasi tortura, piuttosto che continuare a provare un dolore simile. Ma poi tutto passerà, e tu sarai la felicissima madre di un’adorabile bambina!» esclamò, antusiasta.

River fissò il Dottore, sotto shock.

«Dottore…»

«Sì, tesoro?»

«Ti odio».
 

   
 
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