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Autore: MikiBarakat96    18/10/2014    1 recensioni
Dal quarto capitolo
La mia fronte gli andò a sbattere giusto sul mento, provocando dolore sia a me che a lui.
"Aho!", esclamammo entrambi all’unisono, toccandoci le parti lese.
Alzai gli occhi, pronta a scusarmi con il poveretto che avevo urtato, quando gli occhi celesti del biondo… Luke, incrociarono i miei e rimasi letteralmente a bocca aperta, non riuscendo più a pensare a qualcosa da dire.
"Ehi, tu sei quella che era seduta nella front row!", esclamò.
Wow, aveva una bella memoria.
"G-già", risposi sentendo le guance andarmi in fiamme sotto il suo sguardo. "Quella vicino al moro un po’ brillo", aggiunsi.
Ridacchiò, e per tutta risposta sentì il cuore accelerare i suoi battiti. "Non ho mai visto qualcuno così coinvolto in una mia esibizione", disse continuando a sorridere.
______
Dal tredicesimo capitolo
"La solitudine è brutta, Jen, Michael è spaventato dal pensiero di poter tornare ad essere da solo, senza nessun amico, e questa paura lo fa essere geloso e lo spinge ad odiare tutto ciò che potrebbe portarti via da lui".
"Come Luke", annuii.
"Nuovi amici vogliono dire che quelli vecchi potrebbero essere lasciati da parte".
Niente dura per sempre.
Pensai tristemente.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando la campanella della fine dell’ultima ora, suonò, mi diressi verso l’entrata della scuola, dove avrei incontrato gli altri per salutarli, mentre io e April saremmo andate di nuovo negli spogliatoi della palestra, ma questa volta per cambiarci per l’allenamento delle cheerleader.
Trovai Luke ad aspettarmi vicino al mio armadietto.
Sentii il cuore esplodermi, quando lo vidi lì, appoggiato con la schiena all’armadietto, le mani nelle tasche dei jeans attillati e strappati sulle ginocchia, i capelli leggermente spettinati, forse per la sua mania di toccarseli durante le lezioni, soprattutto quando doveva cercare di capire qualcosa di difficile, e lo sguardo che si spostava da uno studente all’altro, in cerca di me.
Era una pazzia dirlo, ma mi era mancato un sacco.
Quando mi scorse tra la folla di studenti, sul suo viso si aprì un sorriso. Entrambi percorremmo lo spazio che ci separava, incontrandoci più o meno a metà… anche se lui aveva percorso più spazio, date le sue gambe lunghe.
Mi baciò le labbra. << Ciao >>, mi disse, con un tono che rispecchiava perfettamente la mia stessa euforia.
I suoi occhi brillavano, e mi fissavano come se fossi stata la cosa più bella al mondo.
<< Com’è andata la giornata? >>, gli domandai mordendomi le labbra per il desiderio ardente che avevo di baciarlo; dovevo contenermi, non potevo passare tutto il tempo che avevo a disposizione con lui solo a baciarlo.
<< Bene, ma non vedevo l’ora di vederti, non facevo altro che pensare a te >>, mi cinse la vita con entrambe le mani, stringendomi al suo corpo.
Appoggiai la fronte al suo petto, all’altezza del pettorale destro, e inspirai a fondo il suo profumo, che era davvero buono. << Non dirlo a me, mi sembrava che le ore non passassero mai >>.
La mano destra di Luke si staccò dalla mia schiena, e andò ad accarezzarmi la testa. << È terribile pensare che ci aspettano altri otto mesi di queste mattine d’agonia >>.
Mi staccai dal suo petto, ed alzai il viso verso il suo, mentre la sua mano passava dai miei capelli alla guancia. Mi alzai sulle punte dei piedi per fare in modo che le mie labbra raggiungessero le sue. Per aiutarmi a mantenere l’equilibrio, il braccio sinistro di Luke, ancora intorno al mio fianco, strinse forte il mio corpo e lo fece totalmente aderire al suo.
<< Però ne varrà la pena >>, sussurrò staccando per un attimo le labbra dalle mie, sorridendo.
Le nostre labbra si toccarono lentamente, e poi si schiusero all’unisono, facendo incontrare le nostre lingue, calde e umide.
Fu un bel modo di finire la giornata di scuola, mi fece dimenticare tutta la stanchezza che mi sentivo addosso, e mi fece venir voglia di andare con Luke a casa, magari nella mia o nella sua camera da letto.
Questi pensieri sono davvero impuri.
Mi rimproverò una voce dentro di me.
Si, i miei pensieri su quello che io e Luke avremmo potuto fare se ci fossimo trovati in un altro posto, non erano proprio molto casti, ma io avevo una voglia di lui che mi bruciava ferocemente. Forse ero diventata una sesso dipendente… no, ero solo innamorata.
Quando le nostre labbra si separarono per riprendere fiato, ne approfittai per leccargli lentamente e delicatamente, il piercing.
Sorrise, reprimendo una risata, e per tutta risposta al mio gesto, mi diede una botta alla lingua con la sua, facendomi ridere.
Dio se era bello quando sorrideva.
<< Ci vediamo più tardi? >>, gli chiesi posando completamente i piedi per terra, pensando che quel giorno anche gli allenamenti delle cheerleader sarebbero stati un’agonia a causa della lontananza di Luke.
<< In realtà… volevo che tu facessi una cosa >>. Rinfilò le mani nelle tasche dei jeans.
<< Cosa? >>, chiesi curiosa.
Il suo sorriso si fece meno ampio, e un po’ più triste, e per un attimo i suoi occhi si posarono sul pavimento, per poi tornare a fissare i miei. << Vai a trovare Michael >>.
La sua richiesta mi spiazzò completamente. Luke voleva che io andassi da Michael?! Non che mi dispiacesse, affatto, anzi, volevo andare a trovare Michael, soprattutto visto che sembrava abbastanza triste, ma il fatto che mi sconvolgeva, era che proprio Luke mi stesse chiedendo di andare da Michael! Nonostante il mio migliore amico lo odiasse e a me non avrebbe mai detto “vai da Luke invece di stare con me”, ci avrei scommesso un braccio.
Prima che potessi chiedergli come mai quella richiesta, lui mi anticipò. << Oggi a mensa l’ho visto abbastanza giù di morale, e… non so il motivo per cui lui sia triste, ma sospetto che sia a causa di noi due che ora stiamo insieme, forse ha paura che ora tu passerai tutto il tempo con me e lo dimenticherai, ed io non voglio che questo accada, perché lo so quanto è importante per te, e vorrei davvero guadagnarmi la sua fiducia e la sua simpatia… >>, fece una pausa, visto che aveva parlato quasi senza respirare. << Ti ho già impedito di vederlo ieri… anche se senza volerlo, quindi oggi vai da lui, penso lo farà stare meglio >.
Michael era pazzo ad odiare Luke, come poteva odiarlo se lui teneva alla loro amicizia così tanto?! Mi sentivo così fortunata e così felice ad aver trovato un ragazzo come Luke, uno che avesse capito il ruolo di Michael nella mia vita e che per questo non mi avrebbe costretto ad abbandonarlo o a scegliere con chi stare.
Scossi la testa sorridendo. << Sei il ragazzo migliore che mi potesse capitare, lo sai?! >>.
Mi strinsi al suo petto e lo abbracciai forte.
Mi baciò la testa. << Tengo solo tanto a te >>. Affondò le dita nei miei capelli. << E anche ai miei nuovi amici, ma in maniera più riduttiva rispetto all’amore che provo per te >>.
Ora che Luke aveva nominato la parola amore, mi resi conto che né io né lui ci eravamo ancora detti le famose due paroline che tutte le coppie che si amavano davvero, si dicevano.
Forse era troppo presto, forse Luke non si sentiva ancora pronto per dirmelo; avrei aspettato, nonostante io mi sentissi già pronta, ciò che provavo per lui era così profondo che non avevo dubbi che fosse amore.
Risi per quello che aveva detto, e sciolsi l’abbraccio. << Allora ci vediamo direttamente domani? >>.
Sospirò. << Purtroppo si, ma ci sentiamo per messaggi quando finisci gli allenamenti >>.
Annuii a malincuore. << Va bene >>.
Mi prese le mani tra le sue, e mi baciò la fronte. << Fai la brava e non fare a capelli con le altre cheerleader >>.
Sorrisi. << Tranquillo, sono abbastanza buone… o almeno… lo sono tutte tranne Christal, quella ragazza è un’arpia, ed è anche parecchio severa >>.
<< Ma tu sei brava, non avrà nulla di cui lamentarsi >>.
Luke non sapeva che non avevo paura per me, ma per April, che quel giorno era davvero a pezzi, e chissà se avrebbe sopportato le pressioni di Christal, che ora capivo, perché durante i precedenti allenamenti correggesse sempre April; all’inizio avevo pensato lo facesse perché era la più brava, ed era nella squadra una sorta di asso nella manica, quindi volevano che fosse perfetta… e invece voleva solo umiliarla…
che zoccola!
 
La prima partita di football dell’anno si avvicinava, e quindi questo voleva dire molto lavoro per noi cheerleader, che dovevamo imparare cori e coreografie che avremmo mostrato al pubblico della partita prima dell’inizio e durante l’intervallo, visto che la nostra scuola giocava in casa.
L’allenatrice voleva che dessimo la carica ai giocatori, quindi la prima coreografia era una sequenza infinita di salti, ruote, diagonali di tumbling e prese, che però avrebbero eseguito le cheerleader più ansiane, che non si fidavano affatto di noi novelline per quel genere di cose.
L’allenamento era solo iniziato da una mezz’ora, ma io avevo già il fiatone per tutte quelle diagonali di tumbling che non facevano altro che farmi ripetere per perfezionarle; sembrava che all’audizione quei salti mi fossero usciti davvero solo per l’adrenalina, perché ogni volta che li rifacevo, me ne uscivano pochi e scadenti, ma la coach mi disse che l’importante era che ne riuscissi a fare qualcuno, almeno per la partita, poi per le competizioni avremmo dovuto lavorarci sopra.
<< Possiamo contare sul fatto che il giorno della partita avrai abbastanza adrenalina da riuscire a farne di più >>, disse la coach, più a sé stessa che a me.
<< Speriamo >>, dissi dopo aver fatto un bel respiro che rallentasse il battito accelerato del mio cuore.
Per fortuna, dopo aver finito di provare le diagonali, le cheerleader vecchie si concentrarono sul provare le prese; una di queste consistevano nell’alzare una del gruppo –Shai-, e reggerla da un solo piede, mentre lei sollevava la gamba e se la teneva con la mano. A me veniva male allo stomaco solo a vedere quella presa, un passo falso e Shai si sarebbe ritrovata a terra con un paio di ossa rotte.
Le altre che eseguirono furono anche peggiori di quella, ma nessuno cadde o si fece male, anzi, alcune di noi scoppiarono anche in qualche applauso, perché era davvero impressionante come le sette cheerleader riuscissero a sollevarsi tra di loro senza problemi; erano più forti di quello che sembrava.
<< Presto imparerete a farlo anche voi >>, ci comunicò la coach, con un sorriso che doveva essere incoraggiante, ma mi fece solo paura.
<< Jennifer sarebbe perfetta per essere sollevata >>, disse Charlotte.
Sgr anai gli occhi, mentre quelli di tutti si posavano su di me, tra cui quelli della coach che annuì. << Si, infatti ci stavo pensando prima >>, disse. << Jennifer e Beth sarebbero perfette per essere lanciate, sono entrambe magre, leggere, Jennifer è anche minuta >>.
Oddio, volevano uccidermi.
Sorrisi incerta, lanciando uno sguardo a Beth, che però non provava il mio stesso terrore al pensiero di essere lanciata in aria e poi essere ripresa.
Riprendemmo con l’allenamento; Shai ci mostrò i passi della coreografia varie volte, e noi li imparammo piano piano, prendendoci tutto il tempo, nonostante questo irritasse Christal, che ci osservava come un lupo avrebbe fatto con le sue prede, girandoci attorno.
Quando l’avemmo imparata, Shai e Christal ci chiesero di rifare la coreografia senza di loro, così che avessero potuto vedere se c’era qualcosa che non andava, e chi sarebbe stato davanti.
La canzone era un remix delle canzoni di Pitbull e Enrique Iglesias, e nonostante l’accoppiata, era davvero orecchiabile, e ti trasmetteva un’energia davvero niente male.
Mi ricordai la maggior parte dei passi della coreografia, me ne persi solo qualcuno verso la fine, ma per fortuna ero nella fila più indietro, quindi mi fu facile sbirciare i passi dalle altre ragazze e seguirle, ricordando mano a mano i passi che dovevano esserci in quel punto della canzone.
Ripetemmo la coreografia varie volte, per memorizzarla bene, e solo ad un certo punto, mi accorsi che April, che stava nella fila prima di me, qualche posto più a lato, non riusciva a stare dietro ai passi, e non faceva altro che sbagliare, cosa che non era decisamente da lei.
Dai April, concentrati.
Pensai mentre automaticamente continuavo a ballare, senza però essere concentrata su quello che stavo davvero facendo.
Continuai ad osservare April, pregando che si concentrasse, perché se avesse continuato così, Christal non si sarebbe fatta sfuggire l’occasione due volte, e quel giorno April non avrebbe potuto affrontarla con la stessa forza di sempre.
Per un po’ andò tutto bene, la coach si avvicinò ad April e le chiese se ci fosse qualcosa che non andava, le rispose scuotendo la testa, e cercò di concentrarsi di più, riuscendo ad eseguire bene la metà della coreografia; nel momento in cui la coach si prese una pausa e Christal ci fece ripetere per l’ennesima volta la coreografia, la vice capo cheerleader iniziò a pressare April in un modo che mi irritò i nervi, rendendo i miei passi più potenti, più decisi e pieni di rabbia.
<< Andiamo April, stiamo ripetendo questa coreografia da mezz’ora, possibile che tu non l’abbia ancora imparata?! >>.
<< Metti più forza in quei movimenti! >>.
<< Sei fuori tempo! >>.
<< Concentrati cavolo! >>.
<< Sei davvero pessima! >>.
<< Facevi così schifo anche nella tua vecchia scuola?! >>.
<< Alza quelle gambe, per l’amor del cielo! >>.
<< Ti dai una svegliata?! >>.
Il mio limite di sopportazione era superato, e il vedere gli occhi lucidi di April mi fece andare fuori di testa.
<< Okay, è abbastanza! >>, dissi a Christal quando la musica finì.
Christal mi guardò come se si stesse domandando perché diavolo avessi parlato. << Non direi, visto che continua ancora a ballare malissimo >>.
Mi avvicinai a lei, fermandomi al fianco di April, che di nascosto cercava di asciugarsi le lacrime. << Ma non vedi che non sta bene?! >>.
Christal sorrise e appoggiò le mani sui fianchi. << Non mi interessa, può anche essere successa la cosa più brutta del mondo, ma quando venite qui, voglio che siate concentrate solo su quello che state facendo >>, disse rivolgendosi anche a tutte le altre.
<< Forse uno ci riuscirebbe se non avesse qualcuno che lo rimprovera per ogni cosa sbagliata che fa >>, ribattei.
Sbuffò. << Stavo solo cercando di spronarla! >>.
<< La stavi aggredendo! >>.
<< Per farle dare una svegliata e farle capire che qui vogliamo persone che mettano da parte i loro problemi personali e diano il massimo per questo sport >>.
<< No, tu volevi solo metterla in imbarazzo >>, la accusai, con la voglia di continuare quella frase, ma il poco buon senso che non era stato soffocato dalla rabbia, mi disse che era meglio non far arrabbiare Christal.
Christal scoppiò a ridere, ma prima che potesse dire qualcosa, April parlò. << Ha ragione Jen, devo lasciar perdere i miei problemi personali e concentrarmi solo sulla coreografia >>.
Le sue parole mi scioccarono, perché non mi sarei aspettata che avrebbe dato ragione a Christal.
Christal annuì soddisfatta. << E lo stesso dovresti fare tu Jennifer, non mi farei nessun problema a strizzare un po’ anche te >>.
Cos’era, una minaccia?!
La vice capo cheerleader tornò in prima fila e dichiarò che avevamo qualche minuto di pausa.
<< Che stronza >>, sussurrai.
<< Ha ragione >>, mi ribadì April.
La guardai incredula.
<< Nel cheerleading, ma anche in tutti gli altri sport, funziona così, bisogna tenere da parte i propri problemi per riuscire a dare il massimo >>, disse annuendo varie volte. << Sono stata una sciocca a farmi condizionare dai miei pensieri negativi, avrei dovuto concentrarmi solo sulla coreografia… è stato un mio sbaglio, non di Christal, lei voleva solo aiutarmi >>.
Sbuffai. << Se quello lo chiami voler aiutare >>, alzai gli occhi al cielo.
April mi sorrise e mi strinse una spalla. << Grazie, comunque, per essere intervenuta… sei sempre troppo dolce >>.
<< Ti voglio bene, e non sopporto che qualcuno ti tratti in quel modo, non era giusto, anche se dovevi concentrarti solo sulla coreografia! Poteva dirtelo con modi più cortesi >>.
<< Le cheerleader non conoscono modi gentili, sono competitive ed esigenti >>.
<< Io non lo sono >>, ribattei.
Mi sorrise, e fu il primo sorriso determinato e un po’ inquietante che le vidi da quella mattina. << Lo saresti, se volessi diventare capo cheerleader >>.
Colsi la palla al palzo e le chiesi: << Tu vuoi diventare capo cheerleader? >>.
Il suo sorriso si ampliò, ma divenne sempre più inquietante. << Lo sono già >>.
Quella risposta non aveva alcun senso, che voleva dire che “lo era già?”, non era vero, Shai era la capo cheerleader!
April non aggiunse più nulla, ed io decisi di non chiederle niente, perché preferivo non sapere.
Il mondo delle cheerleader non era decisamente fatto per me, ma finché mi ci trovavo bene, ci sarei rimasta.
 
Quando all’uscita di scuola, avevo accompagnato Luke alla macchina di Calum –che lo aveva riaccompagnato a casa-, e poi ero andata a salutare Ashton, lui mi aveva detto che Michael era uscito da scuola subito dopo l’ora di pranzo, senza dire nulla né a lui né a Calum, e che dopo non si era fatto più sentire; quell’informazione mi aveva fatto preoccupare abbastanza da convincermi che andarlo a trovare sarebbe stata la cosa migliore.
April mi accompagnò a casa di Michael alla fine delle prove, dopo esserci fatte una veloce doccia; sembrava star meglio, la sgridata di Christal l’aveva tirata su, anche se non riuscivo a capire in che modo, e per tutto il viaggio chiacchierò allegramente come era solita fare, facendomi domande su cosa fosse successo il giorno prima con Luke e su dove fossero finiti i fiori che mi aveva portato a scuola –Ashton li aveva portati a casa, perché  non mi sembrava il caso di portarli con me a casa di Michael-.
Quando arrivammo davanti a casa Clifford, mi sembrò strano che la macchina non fosse parcheggiata lì davanti, e mi iniziai a chiedere se Michael non fosse uscito.
Salutai comunque April, e mi diressi alla porta blu scuro della casa. Suonai varie volte a vuoto, prima di decretare che non c’era nessuno e prendere il cellulare per chiamare Michael.
Proprio nel momento in cui stavo per premere il tasto verde per far partire la chiamata, sentì il rumore del motore di una macchina, e mi girai.
Michael mi stava guardando perplesso da dentro l’abitacolo.
Gli sorrisi, e lui ricambiò dopo un po’, finendo di parcheggiare la macchina, proprio in prossimità delle scale del portico della casa, sul quale c’ero io.
<< Jen! >>, esclamò scendendo dall’auto e venendomi incontro, mentre scendevo le scale del portico per raggiungerlo. << Che cosa fai qui? >>, mi chiese.
<< Ti devo una cena, ricordi?! Magari possiamo andare a cena insieme >, gli proposi.
Non sembrava stesse male fisicamente… a parte per un grosso cerotto sulla sua guancia.
Arricciò il naso, chiudendo per un attimo gli occhi. << Non stasera purtroppo, è il compleanno di mamma e devo cucinare la cena… e anche la torta… e tu lo sai quanto sono negato con la cucina! >>, sbuffò.
Che idiota che ero stata! Era il tredici ottobre, e mi ero completamente dimenticata che quello era il giorno del compleanno della mamma di Mike.
Addio al piano di Luke di farmi passare un po’ di tempo con Michael.
<< Oh… ho scelto una pessima serata, allora >>.
<< Si, per andare a cena fuori, ma se vuoi puoi restare comunque a cena, a mamma farà piacere avere qualcuno in più, renderà la cena per il suo compleanno più speciale rispetto alle altre sere >>, mi sorrise.
Un sorriso spontaneo mi si aprì sul viso. << Certo! Mi piacerebbe tanto >>.
<< Bene, almeno mi aiuterai a cucinare >>, disse, sembrando sollevato.
Lo guardai sospettosa. << Sei un approfittatore Michael Clifford >>.
Ridacchiò. << Mi considererei di più un ragazzo fortunato >>, ribatté.
<< Certo, ad avere un’amica che sa cucinare! >>.
<< Proprio così >>, mi sorrise dolcemente.
Sembrava stesse bene anche interiormente, non era più triste come quella mattina, e questo riuscì a tranquillizzare il mio cuore.
<< Dove sei andato? >>, gli chiesi, indicandogli con un cenno la macchina.
Rimase per un momento impalato a guardare la macchina, con la bocca aperta, come se non sapesse come rispondere, poi riportò lo sguardo verso di me e mi sorrise un po’ nervosamente. << Ehm… a fare la spesa >>.
Lo conoscevo troppo bene, e mi sembrava mi stesse dicendo una bugia, ma quando si avvicinò al porta bagagli e lo aprì, vidi che effettivamente aveva fatto la spesa. Allora perché era sembrato incerto, mentre me lo diceva?
<< Mamma e papà sono andati a trovare dei nostri parenti in centro, mi hanno lasciato la macchina >>, mi informò mentre prendeva due delle buste di plastica piene di roba e si iniziava ad incamminare verso la casa; lo imitai.
<< E loro come sono andati in centro? >>.
<< Li sono venuti a prendere >>.
Faticò a far girare la chiave nella toppa della porta, vista la busta pesante in mano, ma alla fine riuscì a far scattare la serratura, ed aprì la porta con la schiena.
<< Ashton mi ha detto che sei uscito prima da scuola >>, gli dissi, mentre lo seguivo in cucina: una stanza rettangolare, abbastanza grande, tutta con i mobili sul marrone scuro, tranne per il tavolo da pranzo e le sedie, che erano di color marrone chiaro.
Posammo le buste sul tavolo, e Michael fece per riuscire per andare a chiudere la macchina. << Si, stavo poco bene >>, mi rispose brevemente prima di uscire dalla stanza.
Il tempo di posare la borsa su una delle quattro sedie, e iniziare a tirar fuori dalle buste i vari alimenti, che Michael fu di ritorno.
<< Quel cerotto enorme ha qualcosa a che fare con il fatto che sei stato male? >>.
Michael si toccò la guancia coperta dal cerotto quadrato, color carne, che gli lasciava scoperta giusto la parte più bassa della guancia e quella più vicino al naso e alla bocca. << No, questo è solo la prova della mia incapacità in cucina >>.
<< Che ti sei fatto? >>.
<< Mi sono tagliato mentre cercavo di tagliare le verdure >>, scosse la testa, cacciando dal frigo le citate verdure, che ancora dovevano essere tagliate completamente.
<< Sei un pericolo pubblico Mike >>.
<< Sono un pericolo per me stesso >>, mi corresse.
Sorrisi. << Meno male che sono venuta, allora  >>.
Michael posò le verdure su un ripiano della cucina e da un cassetto tirò fuori un coltello abbastanza grande e affilato da tagliare qualsiasi cosa. << A te il compito di affettare >>, disse.
Annuii, pensando che fosse la cosa migliore.
<< Io mi occupo della carne >>, continuò frugando dentro le buste della spesa per prendere la carne appena comprata e per mettere il resto della roba a posto.
Mi legai i capelli ancora leggermente sudati a causa dell’allenamento e mi tolsi lo spolverino color verde acqua, per evitare di sporcarlo.
<< Se vuoi puoi indossare il grembiule, non vorrei mai che ti si sporcassero i vestiti >>, mi prese in giro, guardandomi divertito.
<< Non sono una snob >>, affermai, ma afferrai comunque il grembiule appeso ad un gancetto vicino alla porta della cucina; mi piacevano i miei nuovi pantaloni grigi attillati, e non mi andava di sporcarmeli.
<< Ti vesti troppo elegante >>, ribattè mentre metteva a posto due cartoni di latte.
<< Era questo lo scopo del mio cambio di look >>, gli feci notare.
<< Metterti i tacchi per andare a scuola? >>, domandò perplesso.
Mi guardai gli stivaletti ai piedi, mentre mi lavavo le mani, pronta per iniziare a tagliare. << Non sono tacchi, sono solo stivaletti… con un po’ di tacco, ma è praticamente attaccato alla scarpa, e poi è basso! >>.
<< Sarà >>, si strinse nelle spalle tornando verso il tavolo per afferrare la scatola dei cereali e i pacchi di biscotti per metterli al loro posto. << Visto che ormai Luke lo hai conquistato non dovresti… tornare al tuo solito modo di vestirti? Non era quello l’obiettivo da raggiungere con il cambio di look? >>.
<< Si, ma il secondo obiettivo era quello di essere più femminile, e sentirmi meglio con me stessa, e questi vestiti mi fanno sentire bene… non più tanto maschiaccio >>.
<< Non eri un maschiaccio... eri solo una a cui piaceva vestirsi comoda >>.
Alzai le spalle. << Ora non mi piace più >>, ammisi semplicemente, pensando a come, nonostante ora il mio guardaroba prevedesse più maglie attillate e più colori di prima, non mi dispiaceva affatto aver cambiato modo di vestirmi, anzi, davvero mi aveva dato più fiducia, mi faceva sentire più bella.
Iniziai ad affettare le verdure, e Michael, dopo aver finito di mettere a posto, mi affiancò, visto che lui doveva lavorare ai fornelli, che si trovavano vicino al ripiano dove io stavo tagliuzzando, prestando la massima attenzione a quello che stavo facendo, sperando di non tagliarmi un dito.
<< Come sono andati gli allenamenti? >>, mi chiese.
<< Bene, stiamo preparando le coreografie per la partita di venerdì prossimo >>, lo informai.
<< La prima esaltante partita dell’anno >>, commentò con sarcasmo.
<< Verrai a vederla? >>, gli chiesi, ricordando di quando nel giardino di casa sua mi aveva assicurato che sarebbe stato alle partite per fare il tifo per me… chissà se lui se lo ricordava.
Si girò ed incontrò i miei occhi, che lo stavano già fissando attendendo la sua risposta. << Normalmente non ci andrei, anche perché spero con tutto il cuore che la nostra squadra perda, ma quest’anno è diverso, e non posso perdermi la prima esibizione della mia migliore amica >>, mi sorrise solo a quel punto.
Il mio sorriso si ampliò per l’emozione. << Sarà divertente vederti per la prima volta su quegli spalti >>.
<< Penso che mi addormenterò durante la partita >>, commentò.
<< Anche io mi addormenterei, se non dovessi saltellare e urlare per tutto il tempo >>.
<< Quasi quasi vengo con te >>.
<< Luke vorrebbe fare la mascotte, potreste farlo insieme, secondo me sareste una bella coppia >>, dissi, tagliando un pezzo di carota e mettendomelo in bocca, con lo stomaco che iniziava a borbottare per la fame post allenamenti.
Rise, ma fu una risata falsa e nervosa. << Si, certo >>.
Sospirai alzando gli occhi al cielo.
<< E non mangiare la cena! >>, mi rimproverò lanciandomi un’occhiataccia.
Lo guardai accigliata. << Per un pezzo di carota! >>.
Sorrise, soddisfatto della mia reazione, perché era proprio quella che voleva ottenere. << Scherzavo, puoi mangiare quello che ti pare, anche perché mi sa ho preso roba da mangiare per almeno sette persone >>.
<< In cucina sei una frana in tutto Mikey, sul serio >>, risi, approfittando del fatto che mi avesse dato il permesso, per prendere un altro pezzo di carota, questa volta più grande e più lungo, così che lo potessi sgranocchiare. << Nessuna donna ti vorrà mai, se non sai cucinare >>.
Sbuffò mentre accendeva il fuoco sotto la padella per far cuocere la carne. << Io so cucinare >>, ribattè con aria offesa. << Sono solo un po’ sbadato >>.
<< Allora vedi di non far bruciare la carne >>.
Mi mostrò la lingua, e io gli mostrai la mia di rimando, poi scoppiammo a ridere all’unisono.
Mi piaceva vederlo sorridere, mi rassicurava, e penso che il fatto che tra noi continuasse ad essere tutto come sempre, rassicurasse anche lui. Non era il caso di tirare fuori l’argomento Luke e approfondire il perché del suo malumore di quella mattina, sapevo che avrebbe solo peggiorato le cose, ed io volevo solo passare una serata tranquilla e allegra con il mio migliore amico, festeggiando la madre.
Michael mise il coperchio sulla padella, e poi prese dal tavolo la busta delle patate, che iniziò a sbucciare.
<< Durante le prove però è successa una cosa >>, dissi.
<< Cosa? >>, mi chiese curioso, mentre si avvicinava il cestino della spazzatura alla sedia dove si era seduto per stare più comodo.
<< April oggi non era molto di buon umore, e quindi non era molto concentrata durante l’allenamento, e ha sbagliato un sacco di volte la coreografia, e Christal, che di solito già la corregge nonostante faccia sempre tutto alla perfezione… >>.
<< Un minuto! >>, mi fermò.
Lo guardai interrogativa.
<< Chi è Christal? >>, mi chiese trattenendo a stento un sorriso divertito.
<< La vice capo cheerleader, quella con i capelli neri e le punte bionde che era con Shai al tavolo durante le audizioni >>, gli spiegai.
Mike annuì. << Ah si, l’ho individuata >>.
<< Be’… lei ha iniziato ad aggredire April, dicendole che era una frana, iniziandole ad urlare addosso insulti… e April non diceva nulla, perché era già triste per conto suo… e quindi sono intervenuta >>.
<< Chissà perché quest’ultima cosa me l’aspettavo >>, lo sentì dire, ma continuai comunque a raccontare. << Le ho detto che non avrebbe dovuto attaccarla così, che aveva già i suoi problemi, e lei mi ha risposto che i problemi vanno lasciati da parte quando si fanno le prove >>, dissi, riassumendo le parole di Christal imitando un tono da oca, che lei non aveva, ma che le sarebbe stato molto bene. << E April le ha pure dato ragione! >>.
<< In effetti questa è una regola per riuscire in tutti gli sport >>.
Lo fulminai con lo sguardo, e lui mi mostrò i palmi delle mani, nel gesto di arresa. << Ma non doveva comunque essere un’arpia nei confronti di April >>.
<< La vogliono solo demolire perché sanno che è brava e ne sono gelose >>, dissi con rabbia.
<< Perché parli al plurale? >>.
Sospirai. << Perché alla festa Shai mi ha detto che le cheerleader in realtà odiano April, la trovano troppo arrogante, ma io penso siano solo gelose >>.
<< Ma April è davvero arrogante se pensa di poter diventare capo cheerleader >>, mi fece notare Michael.
<< No, io direi che è più… consapevole di essere brava, e simpatica, quindi sa di poter arrivare ad ottenere quello che vuole >>, ribattei, poi mi ricordai delle parole che mi aveva detto e aggiunsi: << Anche se mi ha detto che lei è già la capo cheerleader >>.
<< E questo secondo te non è l’atteggiamento di una ragazza arrogante? >>.
<< Non lo so… >>, posai il coltello e mi girai completamente verso il mio migliore amico, con le mani aggrappate al ripiano della cucina. << Lei è mia amica, e con me lei è così buona… come può essere arrogante una persona che con me non lo è mai?! >>.
<< Tu sei diversa, non sei una delle sue avversarie, quindi non ha motivi per essere contro di te >>.
Parlare di tutto quello mi faceva girare la testa, e mi faceva venire un milione di dubbi su chi diavolo fosse davvero April, e se non fosse mia amica solo così, per finzione, per non stare da sola.
Sospirai. << Smettiamola di parlare di questo, hai ragione tu, è meglio se continuò ad allenarmi  e divertirmi senza far caso a questa competizione, anche perché a me non importa di diventare capo cheerleader, a me importa solo che April non venga trattata male… anche se forse se lo merita… ma io non riesco ad odiarla, è comunque una mia amica >>, dissi quasi in tono disperato.
<< A lei non serve il tuo aiuto Jen, fidati se ti dico che secondo me se la sa cavare anche da sola >>.
<< Ma oggi era proprio a terra >>.
<< Che le è successo? >>.
Non sapevo se dirglielo, dopotutto April non lo aveva detto a nessuno, nemmeno a Luke, quindi probabilmente non avrebbe voluto che io lo dicessi a Michael, e a me non andava di dirglielo solo perché era il mio migliore amico, volevo mantenere il segreto di April.
<< Problemi alla festa, ma non ti posso raccontare nulla di più >>, gli rivolsi un sorriso di scuse.
Lui scosse la testa per dirmi di non preoccuparmi. << Quella festa non ha creato nient’altro che problemi… solo tu ne sei uscita vittoriosa >>.
<< Io non direi, visto che sono venuta a sapere più cose quella sera che in tutta la settimana >>, dissi. << E poi ho salvato sia te che Luke, e quella è stato davvero una faticata >>.
Rise. << I supereroi non smettono mai di lavorare >>.
Mi unì alla sua risata, poi riflettei sulle sue parole. << Anche Ashton ne è uscito vittorioso, ha passato una serata da Dio, secondo me… e anche tu, non mi sembra sia andata così male, a parte per i giocatori di football >>.
Si strinse nelle spalle. << Quello basta a rendermi una delle vittime della serata >>, disse con tono triste.
<< E Calum? >>, gli chiesi. << Sai che cosa gli è successo? >>.
Michael mi rivolse uno sguardo dispiaciuto, dal quale capì che non poteva dirmi nulla, come Ashton. Non sarei mai riuscita a scoprire cosa diavolo fosse successo al mio amico.
Alzai gli occhi al cielo e tornai alle verdure, che ormai avevo finito di tagliare e dovevo solo metterle in un piatto.
<< Ti può consolare il fatto che l’ho sentito prima, e sembra stia meglio >>, mi informò.
<< È successo qualcosa di grave? >>.
<< No, non così tanto grave, ma Calum… è un romanticone >>.
<< E questo che vorrebbe dire? >>, mi girai di nuovo a guardarlo, ma lui scosse la testa, segno che non mi avrebbe detto una parole di più. << Si è innamorato di una ragazza che lo ha respinto? >>, provai comunque a chiedergli, pensando che dovevo saperlo anche per April, per capire se ci fossero ancora speranze per lei e Calum.
Michael mi guardò supplichevole. << Jen non farmi domande, ti prego, perché io sarei tentato di dirti tutto, ma proprio come tu non puoi parlarmi di cosa è successo ad April, io non posso parlarti di cosa è successo a Calum >>.
<< Ma Calum è anche mio amico! Tu non sei così intimo con April! >>, protestai.
<< È una questione abbastanza delicata che voleva condividere solo con noi maschi >>, si strinse nelle spalle.
Sbuffai. << Quando mai il fatto che fossi femmina vi ha mai impedito di dirmi le cose, con me fate anche apprezzamenti sulle altre ragazze! Senza filtri, dicendo anche oscenità! >>.
<< Parla per loro, io non ho mai fatto apprezzamenti! >>, esclamò Michael stizzito.
<< Non è questo il punto >>, dissi scansando con un gesto della mano le sue parole. 
<< Siamo cresciuti Jen, siamo maschi, e ci sono cose di cui possiamo parlare solo tra maschi >>.
Mi venne un’idea su quale potesse essere quell’argomento solo per maschi, ma preferì non chiedere, forse era davvero meglio non sapere.
<< Okay, mi arrendo, non voglio sapere nulla, aspetterò che Calum me lo dica… se vorrà farlo >>.
<< Penso di si, gli ci vorrà solo del tempo per riprendersi >>, cercò di rassicurarmi.
Quando Michael finì di sbucciare le patate, le inizio a tagliare in piccoli cubetti e a metterle su una placca da forno, ricoperta dalla carta da forno. Controllò la cottura della carne varie volte, mentre io iniziavo a preparare gli ingredienti della torta: panna e fragole, la preferita della signora Clifford.
Quando gli ingredienti erano tutti di fronte a me sul tavolo, mi accorsi che mi ci voleva una ciotola dove unirli e frullarli insieme, così mi avvicinai verso uno degli armadietti appesi al muro, sopra i fornelli, dove sapevo che l’avrei trovata, ma purtroppo erano troppo alti perché io potessi riuscire ad afferrare qualcosa all’interno, così Michael venne in mio soccorso, ed afferrò la ciotola dai bordi alti e bianca, che avevo visto usare alla madre qualche volta negli anni precedenti, i giorni del compleanno del marito e dello stesso Michael.
Per prendere la ciotola, Michael si dovette allungare, e questo movimento lo fece gemere di dolore, cosa che mi preoccupò. << Tutto bene? >>, gli chiesi, mentre mi porgeva la ciotola, con le labbra ancora piegate in una smorfia.
<< Si >>, mi rivolse un sorriso. << Sono solo… dolori muscolari… sto iniziando a fare pesi e… gli addominali >>.
<< Cosa? >>, gli chiesi ridacchiando.
Michael Clifford, il mio migliore amico, quel pigrone che durante le ore di educazione fisica fingeva sempre di stare male… si era messo a fare i pesi? E gli addominali?!
Si strinse nelle spalle. << Voglio mettere su altri muscoli >>, fu la sua spiegazione a quel suo atteggiamento stranissimo.
<< Ma tu sei il ragazzo più pigro che io conosca! Se ti avessi chiesto di metterti a fare pesi non lo avresti mai fatto! >>, obiettai.
<< Sto crescendo >>.
Gli risi in faccia. << Si, come no, non me la dai affatto a bere Michael >>.
Alzò gli occhi al cielo. << Pazienza, pensa quello che vuoi >>, disse tornando a tagliare le patate.
Rimasi a guardarlo, pensando che non mi stava dicendo tutta la verità, e il fatto che avesse lasciato cadere il discorso ne era la prova.
Tornai al tavolo e iniziai a rompere le uova nella ciotola, aggiungendoci poi l’essenza di vaniglia e lo zucchero; prima di iniziare ad amalgamare il tutto con lo sbattitore a fruste, mi venne un improvviso lampo di genio, e mi girai nuovamente verso Michael. << Non è che lo stai facendo per Beth? >>.
Michael si bloccò per un attimo, poi si girò a guardarmi con dipinta in volto l’espressione più confusa che gli avessi mai visto. << Che cosa?! >>.
<< Stai facendo pesi e addominali per Beth? Per essere più attraente ai suoi occhi? >>.
Michael continuò a guardarmi in quel modo, anzi, forse, anche molto peggio, come se lo avessi quasi offeso.
<< Woooo! Frena con la fantasia Jen, io non ho nessun motivo per rendermi attraente agli occhi di Beth! >>, disse quasi con divertimento.
<< Non ti piace? >>, gli domandai.
Corrugò la fronte. << No! E non mi sembra di aver dato prova del contrario >>.
<< Ma lei è una bellissima ragazza, e sembra interessata a te >>, dissi, sperando che magari il saperlo lo avrebbe spinto a provarci con lei.
Sembrò stupito. << Sul serio? >>.
<< Già, a mensa non faceva altro che chiedermi di te >>, sorrisi.
<< Oh! >>, fece, sembrando contento. << È una bella sensazione sapere di piacere a qualcuno >>, annuì tra sé. << Ma a me lei non interessa! Sarà bella ed è stata carina a venirmi a parlare visto che non lo fa mai nessuno, ma non è il mio tipo, e in più parla davvero tanto! >>.
<< Non dirlo a me! >>.
<< Quindi levati quell’idea dalla testa, io non mi faccio bello per nessuna, lo faccio solo per me stesso >>, concluse, serio, puntandomi un dito contro a modi minaccia.
<< Va bene, come vuoi tu >>, sospirai prima di tornare a lavorare alla torta.
Frullai i tre ingredienti insieme, poi presi la farina, ed iniziai a versarla sulla bilancia, controllando che arrivasse al peso giusto; ero così concentrata a fissare i numeri che comparivano nel quadrante della bilancia elettronica, che nel momento in cui il cellulare mi vibrò nella tasca di dietro del pantalone, sobbalzai dallo spavento e versai più farina di quella che serviva, alzando una nuvola bianca che mi fece starnutire.
<< Cavolo >>, dissi, constatando che avevo versato quasi metà della farina contenuta nella confezione da un kilo.
Michael mi affiancò e guardò la montagna di farina alzando un sopracciglio. << Be’… ora sappiamo che non sono l’unica frana in cucina >>, disse, con un sorriso soddisfatto.
Lo guardai storto. << È stata solo una svista! >>, esclamai posando la confezione della farina sul tavolo e tornando a fissare anche io la montagna bianca davanti a me. << Che me ne faccio con duecento chili di farina in più?! Dovrei rimetterla dentro? >>, gli chiesi.
Michael annuì varie volte. << Si >>, disse. << Oppure possiamo usarla così… >>, continuò, e prima che me ne potessi rendere conto, prese un po’ di farina dal mucchietto, e me la lanciò sul viso.
Chiusi gli occhi di scatto per evitare che la farina mi finisse negli occhi, e invece aprì dalla bocca, dalla quale mi feci scappare un verso di sorpresa.
Michael scoppiò a ridere.
Piano piano aprì gli occhi, e mi guardai il naso: era ricoperto di farina, come sospettavo anche la maggior parte della mia faccia.
Guardai Michael nel modo più assassino che mi riuscì, e lui continuò a ridere, piegandosi anche in due, come se la cosa fosse davvero così divertente.
<< Ti fa tanto ridere Michael?! >>, gli chiesi in tono acido posando le mani sui fianchi.
Lui annuì, con il busto ancora scosso dalle risate.
Gli sorrisi malignamente allungando una mano per prendere una manciata di farina. << Vediamo se ti fa divertire ancora >>.
Gli occhi chiari di Michael si spalancarono, e lui iniziò a correre per la cucina, contando sul fatto che io lo avrei seguito; girò intorno al tavolo per arrivare vicino alla bilancia e prendere a sua volta altra farina.
Fu una lotta all’ultimo grammo di farina, ci rincorremmo a perdifiato per tutta la cucina, spingendoci, ridendo, prendendoci in giro a vicenda, e lanciandoci praticamente tutta la maggior parte della farina che avevo versato sulla bilancia, sporcando sia noi, che il pavimento, che i mobili. Avevamo combinato un vero disastro, ma ci stavamo divertendo come fossimo stati due ragazzini, e niente è meglio della sensazione di serenità e benessere che ti danno i momenti in cui sei con le persone giuste e ti diverti, anche se risulti stupido o infantile, ti diverti e basta, e ti sembra che la tua vita non possa andare meglio di così, perché in quel momento sei talmente tanto felice, che le cose brutte spariscono dalla tua mente, e ti senti libero.
Io mi sentivo così, mentre riempivo la faccia di Michael di farina, facendolo diventare più pallido di quello che già era, e mentre urlavo impaurita come una scema, nel momento in cui lui mi inseguiva per restituirmi il favore.
Il momento finì quando la farina sparsa per terra divenne talmente tanta da rendere il pavimento scivoloso, e Michael finì con il sedere per terra, prendendo una bella botta, che, per fortuna, non gli causò nulla di grave.
Corsi da lui non appena lo vidi a terra, preoccupata, ma nel momento in cui lo vidi ridere, la preoccupazione se ne andò via, e risi anche io con lui, sedendomi a terra con la schiena appoggiata ad una delle gambe del tavolo da pranzo.
<< Abbiamo sprecato quasi tutta la farina >>, gli dissi, pensando che avevamo davvero un bel problema, perché la poca farina rimasta nella confezione non sarebbe bastata a fare la torta.
Michael si mise seduto, e si passò le mani tra i capelli, scuotendo via tutta la farina che c’era sopra. << Non ti preoccupare, da qualche parte c’è un’altra confezione già aperta >>, mi informò.
<< E allora perché ne hai comprata un’altra? >>, gli domandai perplessa.
<< Perché avevo paura che quella non bastasse >>.
<< Ora speriamo che basti, se no dovrai andare di nuovo al supermercato >>.
<< Io? >>, chiese indicandosi. << Perché io? >>.
<< Perché sei stato tu ad iniziare! >>, gli risposi con un’occhiataccia.
Sorrise, e le sue labbra erano bianche quasi quanto i denti. << Si, è vero, sarebbe una degna punizione >>.
Ci rialzammo, e ci mettemmo subito alla ricerca dell’altro pacco di farina, che trovammo nella parte più nascosta di un cassetto, e che per fortuna, conteneva abbastanza farina da permetterci di fare la torta.
Visto che Michael aveva finito la sua parte di cose da cucinare, lui iniziò a pulire, mentre io mescolavo gli ingredienti della torta, poi la mettevo in forno, tagliavo le fragole e poi montavo la panna. Finì lui di decorare la torta, mentre io mi dedicavo un po’ ai compiti, che non potevo non fare, nonostante mi sentissi stanchissima e l’ultima cosa che avrei voluto fare in quel momento era studiare.
Finiti i compiti, finì di pulire i residui di farina rimasti in cucina, che Michael non aveva ancora pulito.
La torta venne fuori abbastanza bene, ed io e Michael, ad opera finita, la guardammo sentendoci soddisfatti del nostro lavoro.
<< Se vuoi puoi farti una doccia per darti una ripulita >>, mi disse Mike quando la cucina fu di nuovo linda e pulita, e noi eravamo sulla soglia della porta –per non sporcare di nuovo la stanza con il nostro passaggio- ancora pieni di farina da capo a piedi.
<< Penso sia una buona idea, non penso che a tua madre farebbe piacere sapere che abbiamo ridotto la sua cucina ad un ammasso di farina >>, accettai.
Michael annuì, e insieme salimmo le scale fino ad arrivare alla sua camera, dove lui, dopo avermi preso dal bagno un asciugamano grande che potevo usare come accappatoio, sparì nell’altro bagno presente sul piano, che era per la maggior parte usato dai suoi genitori.
Inutile dire che, visto che entrambi stavamo usando l’acqua per farci la doccia, fu una lotta continua per chi doveva avere l’acqua calda; alla fine, stanca di girare la manovella dell’acqua in continuazione, la bloccai sull’acqua fredda, e trattenni il respiro, facendo del mio meglio per non pensare a quanto ghiacciata fosse l’acqua, al contrario del mio corpo.
Michael me l’avrebbe pagata.
L’unico lato positivo della doccia, fu che mi fece passare la stanchezza, e mi rinvigorì.
Uscita dalla doccia, mi avvolsi nell’asciugamano e strizzai i capelli nel lavandino, chiedendomi che cosa avrebbe pensato la mamma di Mike nel vedermi con i capelli bagnati. Aprì tutti gli armadietti presenti nel bagno, alla ricerca di un phon, ma non lo trovai.
Sospirai, pensando che avrei dovuto chiedere a Michael dove si trovasse; proprio nel momento in cui stavo per aprire la porta e mettermi a strillare il nome del mio migliore amico, il mio cellulare si illuminò, e mi ricordai improvvisamente di quando aveva vibrato prima, mentre ero in cucina.
Luke mi aveva inviato due messaggi; il primo diceva che gli mancavo, il secondo mi chiedeva cosa stessi facendo.
Iniziamo bene Jen, siete fidanzati da neanche 24 ore e già ignori i suoi messaggi, ma brava!
Scossi la testa cercando di far stare zitta quella voce fastidiosa, e feci per rispondere al messaggio, ma mi bloccai. Non potevo dirgli quello che davvero stavo facendo, perché ero nel bagno della casa di Michael, nuda, e mi ero appena fatta una doccia… sarebbe suonato decisamente poco rassicurante a Luke, e non ero sicura che avrebbe capito che per me e Michael era normale vederci anche mezzi nudi o fare la doccia l’uno a casa dell’altra; non avrebbe visto neanche di buon occhio il fatto che per noi era anche normale dormire insieme… abbracciati.
Ora capivo il perché del timore di Michael: ora che c’era Luke, le abitudini, i gesti che avevano sempre fatto parte del nostro rapporto, della nostra amicizia, dovevano cambiare… non per me, ma per Luke.
 
Aiuto Mike con la cena per il compleanno della mamma…
si, era il suo compleanno
e me lo ero totalmente dimenticata!
Resto a cena qui :).
 
E quindi sei anche una cuoca? :)
 
Certo :)!
Magari una sera ti cucino qualcosa
 
Sicuro, non vedo l’ora ;) <3
 
Io non vedo l’ora di rivederti <3
 
Anche io piccola <3
 
Come scusa?!
Piccola?!
Rilessi il messaggio varie volte, mordendomi con sempre più forza il labbro inferiore, mentre sentivo il cuore riempirsi di felicità.
Mi aveva chiamata piccola!
Era. Così. Dannatamente. Dolce.
 
Ma dobbiamo aspettare domani :(.
Ti lascio alla tua cucina, ci sentiamo dopo magari,
quando hai tempo chiamami :*
 
Okay, ti chiamo dopo :* <3
 
Posai il telefono sul ripiano di fronte allo specchio, su quel c’era anche il lavandino, e aprì la porta.
Pensavo che Michael sarebbe stato ancora nel bagno, e quindi ero pronta a parlare abbastanza ad alta voce; avevo i polmoni piedi d’aria e la bocca mezza aperta, quando aprì la porta, e ciò che mi ritrovai davanti non era per niente quello che mi aspettavo, ovvero una camera vuota.
Michael mi dava le spalle, per fortuna, perché se non fosse stato così avrei visto qualcosa di più intimo del suo sedere.
Sgranai gli occhi e spalancai la bocca, completamente presa di soppiatto dalla situazione. Le parole che pensavo di dover urlare, mi morirono in gola, e così anche l’imprecazione che stavo pensando in quel momento, mentre i miei occhi scivolavano sulla pelle candida di Michael, che non si era accorto di nulla, anzi, si stava infilando con molta calma i boxer, senza la preoccupazione di doversi coprire subito, sicuro che io fossi ancora nel bagno.
Chiusi di fretta la porta, senza farla sbattere, prima che Michael si potesse rendere conto di quello che era appena successo, di quello che avevo appena visto di lui!
Okay, il sedere non era una parte del corpo importante –o particolarmente intima- dopotutto, avevo visto anche quello di Calum, quello di Luke, e quello di alcune ragazze negli spogliatoi, quindi non c’era nulla di male nell’aver visto il sedere del mio migliore amico, il sedere lo si poteva mostrare, gli attori lo facevano sempre vedere nei film.
Allora perché mi sentivo così in imbarazzo?
Chiusi gli occhi, feci un bel respiro e scossi la testa, cercando di scrollarmi di dosso tutto l’imbarazzo.
Non farne un dramma Jen, fa come se non fosse successo nulla.
Mi dissi, prima di riaprire la porta, questa volta chiamando Mike prima di affacciarmi.
<< Sono qui Jen, dimmi >>, lo sentì rispondere.
Mi affacciai con la testa oltre la porta, sbirciando la sua figura, che era sempre in piedi di fronte a me, ma questa volta con indosso una maglia pulita e i boxer, grazie al cielo!
<< Non riesco a trovare il phon >>, dissi.
<< Te lo vado a prendere, è nell’altro bagno >>, disse, prima di sparire dalla mia visuale, per ricomparire pochi minuti dopo, con in mano un asciugacapelli bianco.
<< Grazie >>, gli sorrisi, prima richiudere la porta del bagno e iniziare ad asciugarmi i capelli, almeno quel tanto che avrebbe permesso ai genitori di Michael di non notare il fatto che me li fossi lavati, perché nonostante mi conoscessero, sapevo che non avrebbero apprezzato molto il pensiero di me in casa da sola con loro figlio, a farmi una doccia; mi volevano bene, lo sapevo, e non pensavano che io e Michael potessimo essere qualcosa di più di dei semplici amici, ma non gli sarebbe piaciuta comunque la cosa.
Quando ebbi finito, mi rivestì e ritornai in camera di Michael, dove lui era steso sul suo letto a pancia in giù, con il telefono tra le mani.
In quel momento la porta d’ingresso sbatté, ed entrambi ci girammo a guardare la porta della camera.
<< Mike! Siamo tornati! >>.
La voce della mamma di Mike riecheggiò per tutta la casa.
<< Giusto in tempo per la cena >>, disse Michael, dopo aver guardato l’ora sul telefono.
<< Speriamo di aver fatto un buon lavor o>>, dissi aspettandolo vicino alla porta per scendere insieme.
Mi sorrise. << Sicuramente si >>.
I genitori di Michael erano ancora nel salotto, a posare sul divano blu alcuni pacchi colorati, che mi sapevano tanto di regali; sembravano più pesanti di quello che apparivano.
<< Mamma, papà, con noi c’è un’ospite, spero non vi dispiaccia se l’ho invitata a cena con noi >>, li informò il mio migliore amico, nel momento in cui arrivammo sulla porta del salotto.
I signori Clifford, per un attimo, mi sembrarono perplessi, forse non riuscendo ad immaginare chi fosse l’ospite, ma poi mi videro, e nonostante dall’ultima volta che mi avevano visto avevo cambiato colore di capelli, mi riconobbero al volo, e mi rivolsero dei sorrisi grandissimi.
<< Jennifer! >>, esclamò Karen, allargando le braccia, per abbracciarmi.
Mi avvicinai a passo svelto a lei, e mi feci abbracciare, riprovando la piacevole sensazione di essere abbracciata da una persona adulta che mi voleva bene e per la quale ero come una figlia; mi mancavano gli zii più di quanto immaginavo.
<< Karen, tantissimi auguri >>, le augurai.
<< Grazie cara, è davvero fantastico che tu sia qui, non ti vedevamo da tantissimo tempo! >>, mi disse mentre scioglievamo l’abbraccio.
Karen aveva i capelli biondi, del colore naturale di Michael, ed aveva gli occhi tra il verde e il grigio, simili a quelli del figlio, solo che gli occhi di Michael erano davvero di un colore particolare, che non si poteva ben definire, mentre quelli di Karen si vedeva proprio che erano verdi con alcune macchie grigie.
<< Lo so, ma i miei pomeriggi quest’anno sono davvero affollati >>, dissi realmente dispiaciuta di non esserli andata a trovare.
<< Mmm… dovrai raccontarmi tutto >>.
Annuii. << Abbiamo una cena intera per parlare dei miei impegni >>, le sorrisi, prima di salutare con una stretta di mano il signor Clifford/Simon, con il quale non ci eravamo mai scambiati gesti d’affetto, semplicemente perché era il padre di Michael e non era un mio vero parente, e il solo abbracciarlo mi avrebbe imbarazzata, cosa che invece non avveniva con Karen, che era talmente buona con me, si interessava sempre a quello che facevo e si preoccupava per me quando mi ammalavo o quando Michael le diceva che ero un po’ giù.
<< È davvero bello rivederti Jennifer, ci mancavi in questa casa >>, mi disse Simon rivolgendomi un sorriso gentile, che risultò esattamente come quello di Michael, visto che dal naso in giù, lui e il figlio erano due gocce d’acqua.
<< Mike, ti sei dato da fare mentre eravamo fuori? >>, gli chiese il padre, iniziandosi già a dirigere verso la cucina.
<< Si, papà, Jen mi ha dato una mano >>, lo informò Mike.
Vidi il padre sospirare sollevato, e mi venne da ridere, ma cercai di trattenermi.
<< Non ti avrà mica costretta?! >>, mi chiese Karen guardando sospettosa il figlio, che la guardò perplesso, come a chiederle perché pensasse una cosa del genere.
Scossi la testa ridacchiando. << No, ho voluto aiutarlo io, ed è stato divertente, per nulla faticoso, e Mike ha fatto proprio un bel lavoro nel decorare la torta >>, le raccontai.
Mike sorrise soddisfatto. << Quando la vedrai ti ricrederai sul mio talento culinario >>, la avvisò.
<< Quando mi farai ricredere anche sulla tua capacità di tenere in mano un coltello? >>, gli domandò la mamma scuotendo la testa mentre osservava il cerotto sulla sua guancia.
Mike alzò gli occhi al cielo. << È stato solo un incidente! >>, esclamò esasperato, probabilmente perché lo aveva già ripetuto alla madre più e più volte.
<< Intanto non ti farò prendere più un coltello in mano in vita tua, potresti essere pericoloso >>.
Gli occhi del mio migliore amico tornarono di nuovo ad alzarsi verso l’alto, e sbuffò.
Karen spostò lo sguardo su di me. << Che ne pensi dei suoi nuovi capelli? Sono da pagliaccio, vero? >>.
Michael mi guardò esasperato, sperando che non gliela dessi vinta.
<< In realtà a me piacciono, è un bel colore, non è tra i più normali, ma gli sta bene >>, disse.
<< Gli starebbe meglio il suo colore naturale >>, ribatté Karen scoccando un’occhiataccia a Mike, per poi tornare a guardare me. << Tu invece hai una tinta di un colore normale >>, osservò.
<< Già, mi ero scocciata di tutti quei colori >>, mi strinsi nelle spalle, pensando che in realtà il motivo per cui lo aveva fatto era che con i capelli colorati mi sentivo troppo… strana, cosa che non avrei potuto dire a Karen, perché se no Michael mi avrebbe strozzata, e lei avrebbe continuato a non accettare le tinte del figlio.
<< Hai fatto bene >>, annuì Karen sorridendomi dolcemente.
La mamma di Michael mi mostrò i regali che le avevano fatto i parenti, sedute sul divano, mentre Michael era di sopra a cercare il regalo da darle, e il signor Clifford era impegnato ad apparecchiare il tavolo da pranzo, ma non quello in cucina, bensì quello nel salotto dalla moquette pelosa blu.
Michael aveva regalato alla mamma un profumo, una cornice con la foto di loro tre abbastanza recente –lo riuscì a capire dal colore dei capelli di Michael- e poi le suonò tanti auguri a te con la chitarra a fine cena, quando Simon portò la torta in tavola, e a Karen piacque tantissimo, sia esteticamente che per il gusto, e in effetti era davvero deliziosa, io e Michael avevamo fatto davvero un  bel lavoro.
La cena andò piuttosto bene, Karen mi fece parlare per la maggior parte del tempo, della scuola e della mia decisione di diventare cheerleader; si commosse quasi quando le dissi che la mia mamma era stata una cheerleader, ma Michael la rimproverò con un “mamma” intimidatorio. Mi chiese anche se avessi un ragazzo, ed io, sperando che Michael non si incupisse, le parolai un po’ di Luke; sia Karen che Simon concordarono sul fatto che Luke sembrasse un ragazzo davvero gentile e buono, cosa che diede visibilmente sui nervi a Michael, per questo, cambiai discorso, iniziando invece a parlare di April, di Ashton, degli zii, della nonna di Ashton e del fatto che gli zii ancora non ci avevano informati sul giorno in cui sarebbero tornati a casa.
<< Spero tu ed Ashton non vi stiate approfittando di questo fatto per dare feste o per restare alzati fino a tardi >>, si raccomandò Karen guardandomi con espressione severa.
Scossi la testa. << No, no, io ed Ashton siamo due ragazzi modello, puliamo la casa ogni due giorni, andiamo a letto presto, ci cuciniamo la cena e non diamo nessuna festa >>, la rassicurai sorridendole nel modo più convincente che riuscivo a fare.
<< Bravi ragazzi >>, annuì contenta.
Karen fece domande anche a Michael riguardo la sua giornata, e lui non le disse del fatto che si fosse sentito male a scuola e che fosse tornato a casa prima.
Ad un certo punto, prima di portare in tavolo il dolce, il padre di Michael mi chiese. << Allora Jennifer, anche per te questo è l’ultimo hanno, hai deciso che cosa farai dopo la scuola? >>.
Quella domanda mi colse impreparata.
Non pensavo al mio futuro da tanto tempo, avevo smesso di dire “da grande voglio fare” dalla morte dei genitori, da quando il futuro non mi era sembrato più un qualcosa che si potesse programmare, ma una sorta di tornado che ti trascina con lui, senza che tu possa prendere decisioni.
Era strano come prima che Simon me lo chiedesse, non avessi mai pensato a quello che volevo fare dopo la scuola. Dove sarei andata? Sarei rimasta lì a Sydney? E i miei amici? E Mike, Calum, Ashton? E Luke? In quel momento mi resi conto che non avevo mai chiesto veramente a nessuno dei miei amici cosa avessero intenzione di fare dopo; certo, sapevo che aspiravano a diventare musicisti, ma nessuno di loro aveva mai parlato seriamente di voler iniziare una carriera nell’ambito della musica, quindi non sapevo che progetti avessero, e non lo avevo mai chiesto semplicemente perché il futuro non mi interessava, e perché non sarebbe mai stato come una persona lo pensava, sarebbe stato sempre una sorpresa.
In quel momento però, il rendermi conto che non avevo una strada e non avevo neanche un’idea di quello che avrei voluto fare da grande, mi mandò nel panico.
<< No >>, risposi usando un tono quasi sorpreso, che preoccupò Michael, le cui sopracciglia si aggrottarono, e gli occhi mi fissarono cercando di capire cosa ci fosse che non andava. << Non ho ancora deciso >>.
<< Hai qualche idea? >>, mi domandò Karen, questa volta, anche lei colpita dalla mia reazione.
Scossi la testa. << No… in realtà… ci devo ancora pensare… anche se… non ho una preferenza, mi piacerebbe fare qualsiasi cosa >>, ammisi, pensando che avrei potuto fare qualsiasi lavoro, magari avrei potuto anche continuare a lavorare nel negozio di Calum.
<< Be’… è una buona cosa, potrai trovare lavoro più facilmente >>, disse Karen, forze per rassicurarmi, ma ormai era troppo tardi, ero già in ansia al pensiero che non sapevo cosa diavolo ne avrei fatto della mia vita.
<< Hai comunque altri otto mesi per pensarci >>, aggiunse il padre di Michael.
Annuii, facendo un bel respiro, per sciogliere l’ansia che mi aveva bloccato lo stomaco.
<< Ma non fare come Mike, che ha deciso di prendersi un anno in più per pensarci >>, si raccomandò Karen.
Ed io la rassicurai dicendole che i miei voti erano molto buoni e che quindi non c’era pericolo che venissi rimandata.
Alla fine della cena, visto che erano ancora le nove e dieci, io e Michael ci rifugiammo in camera sua e ci sdraiammo sul suo letto –che era abbastanza grande da contenerci entrambi non stando neanche troppo vicini-, con le pance piene di torta, che avevano bisogno di distendersi per digerire bene.
Michael accese il suo portatile, se lo mise sulle gambe, e mise un po’ di musica, mentre dava un’occhiata alla sua bacheca di Facebook.
Non parlammo molto, più che altro ascoltammo la musica, e questo, più il senso di pienezza che avvertivo all’altezza dello stomaco, fecero ritornare la stanchezza e il sonno, così, decisi di rivelare a Michael i pensieri che sembravano non volermi dare pace.
<< Mike? >>.
<< Mh? >>. Si girò a guardarmi.
<< Cosa vuoi fare da grande? >>.
Sorrise con le labbra serrate, tornando a guardare per un attimo lo schermo del pc. << Se il progetto della band va in porto, farò il musicista >>, affermò. << Se invece non troviamo nessuno che voglia farci un contratto musicale, allora… potrei fare seriamente il parrucchiere, dopotutto tingere e fare acconciature è una cosa che mi riesce e che mi piace fare… oppure potrei andare a lavorare in un negozio di cd, sarebbe divertente >>.
<< Pensi di trasferirti? >>, gli chiesi ancora, un po’ timorosa di quella che sarebbe stata la sua risposta.
Sospirò. << Forse, non lo so… andare in America sarebbe una buona idea, perché potrei essere notato di più come musicista… ma poi dovrei lasciare tutto… e mi dispiacerebbe, soprattutto perché non sono sicuro che riuscirei a cavarmela da solo all’estero >>.
<< Potresti portare con te anche Ashton, Calum… e Luke, così non saresti solo e cerchereste insieme degli ingaggi per delle serate nel locali >>, ipotizzai.
<< Forse… ma comunque tu verresti con noi >>.
Lo guardai sorpresa. << Sul serio? >>.
Mi sorrise dolcemente. << Certo, non ti lascio qui a Sydney da sola, e poi ci sono università di medicina anche in America >>.
<< Università di medicina? >>, ripetei confusa.
Lui annuì. << Ti vedrei bene a fare il medico, visto il tuo istinto a proteggere sempre gli altri >>.
<< Quelli a cui voglio bene >>, sottolineai. << Non proteggerei mai uno della squadra di football >>.
<< Perché loro non sono ragazzi che se lo meritano, se invece incontrassi un ragazzo buono che ha bisogno di aiuto, tu glielo daresti, perché sei una persona altruista >>.
<< E per questo dovrei diventare un medico come mamma? Con tutto quel sangue… >>, rabbrividì.
<< Potresti diventare una semplice infermiera >>.
Alzai le spalle. << Per diventare medici ci vuole un sacco di tempo, e io non sono sicura che sia quella la mia strada >>, dissi. << E per aiutare gli altri potrei anche andare a fare volontariato, diventare psicologa >>.
<< Allora qual è la tua idea? Cosa vuoi fare da grande? >>.
Scossi la testa tristemente. << Come ho detto ai tuoi… non lo so ancora >>.
Mi diede un buffetto al braccio. << Hai tempo per pensarci, non ti angosciare ora e pensa che il volontariato, il medico o comunque qualche lavoro che abbia a che fare con il salvare o l’aiutare gli altri, potrebbero essere davvero la tua strada >>.
<< Li terrò presenti >>, dissi, pensando che da quel giorno avrei iniziato a pensare seriamente al mio futuro, e avrei valutato tutte le ipotesi possibili e immaginabili, andando a scavare a fondo nella mia mente per scoprire se ci fosse qualcosa che mi piaceva davvero fare.
Rimanemmo per qualche altro minuto in silenzio, con la musica dei Fall Out Boy che riempiva la camera, poi mi cadde l’occhio sui suoi dvd riposti ordinatamente su uno scaffale. < < E se ci vedessimo un film? >>, gli proposi.
Michael mi scossò un’occhiata. << Dipende da quale >>.
Mi alzai dal letto e mi avvicinai allo scaffale, iniziando a leggere i vari titoli stampati sulle piccole confezioni di plastica. Lessi molti titoli, prima di trovare un film interessante, che anche se era il terzo della saga, volevo rivedere.
Ritornai sul letto con il dvd in mano e guardai Michael come avrebbe fatto una bimba emozionata. Lui, a sua volta, mi guardò preoccupato, perché i nostri gusti riguardo i film erano più che opposti, infatti non potevamo mai andare al cinema insieme, perché uno dei due avrebbe finito per annoiarsi.
<< Vediamoci Eclipse! >>, esclamai mostrandogli la copertina del dvd.
Alzò gli occhi al cielo. << No! >>, fu la sua risposta secca.
<< Daiii! È bello! E poi è tra i tuoi dvd, quindi vuol dire che piace anche a te! >>, insistetti.
<< In realtà me lo ha regalato mia zia pensando che fossi un tipo a cui piacciono questi film di vampiri e storie d’amore complicate >>.
Sbuffai, poi presi il cuscino sul quale era stata poggiata la mia testa fino a quel momento, e lo sbattei contro la faccia di Michael, stando bene attenta a non colpire lo schermo del computer. << Dai Mikey! >>, lo pregai.
Quando gli tolsi il cuscino dalla faccia, lui mi lanciò un’occhiata omicida che volva dire “questa me la paghi”, e infatti cinque secondi dopo il suo cuscino mi stava colpendo ripetutamente il braccio.
Mi alzai in piedi brandendo il mio cuscino come fosse stata un’arma, e lo feci sbattere contro il petto di Michael, che ne approfittò per colpirmi anche lui una seconda volta.
Andò avanti a cuscinate, finché lui non mi diede una botta talmente forte da farmi cadere sul letto. << Ho vinto! >>, esclamò vittorioso.
Lo guardai storto. << Dai Michael, che ti costa! È anche avvincente, non è solo una banale storia d’amore! Ci sono anche i lupi mannari, i vampiri! >>.
<< Lo so, l’ho già visto! >>.
<< Allora non ti dispiacerà rivederlo >>. Gli rivolsi un sorriso a trentadue denti, sperando di convincerlo.
Alla fine si arrese e sospirò porgendomi il computer. << Okay, metti questo coso >>.
<< Evviva! >>.
Prima di dare inizio al film, ne approfittai per andare in bagno a chiamare Luke, sperando di non disturbarlo; rimanemmo al telefono per più di dieci minuti, parlando della cena, di come Michael non sembrasse stare male per il fatto che io e lui ci fossimo fidanzati, di cosa aveva fatto lui nel pomeriggio, e alla fine mi rivelò di essere un vero romantico, e mi avvisò di aspettarmi gesti romantici come quello di quella mattina, molto spesso.
Adoravo quel ragazzo ogni secondi di più, e non sarei mai riuscita a ringraziare l’universo, Dio, la vita o chiunque me lo avesse fatto incontrare, perché lui era davvero il primo ragazzo che tutte vorrebbero, ed io provavo per lui qualcosa di grande e profondo, un sentimento che mi riempiva il petto, che mi faceva battere il cuore all’impazzata e che mi riempiva di felicità.
Forse era presto, ma io sentivo di amarlo.
<< Ora che fate? >>, mi chiese Luke.
<< Ci guardiamo un film, anche se Michael non vuole vederlo, ma l’ho costretto a suon di cuscinate >>, sorrisi ripensando come fosse stato divertente.
<< Sei più violenta di quello che pensassi >>, rise, ed io chiusi gli occhi, beandomi di quel suono, e immaginando che lui fosse lì con me a stringermi a sé, a baciarmi, a far scivolare le mani sul mio corpo, a guardarmi con quei suoi occhi così perfetti, così ipnotizzanti.
<< Quindi attento a te >>, scherzai.
<< Tranquilla, mi vedrò bene dal farti arrabbiare >>.
<< Bravo il mio ragazzo >>, dissi, pensando a come suonassero bene quelle due parole. Mio ragazzo. Perché lui era solo mio, e di nessun’altra, lui aveva scelto me.
<< Allora ti lascio al film, non voglio che Michael mi uccida perché ti ho tenuta lontana da lui per più di dieci minuti >>.
<< Okay, ci vediamo domani… allora >>, dissi, pensando se aggiungere o meno quella dichiarazione che ero sicura esprimesse al meglio i miei sentimenti, ma non ero sicura che esprimesse i suoi.
<< Buona serata piccola, e non andare a dormire troppo tardi >>.
Sorrisi mordendomi ferocemente il labbro inferiore.
Ha detto piccola!
<< Tranquillo, tornerò a casa presto, anche perché se no Ashton mi uccide >>, sospirai al pensiero di come mio cugino ora mi guardasse male ogni volta che uscivo di sera, come aspettandosi che rimanessi di nuovo a dormire da qualche parte senza avvisarlo.
<< Perfetto >>, rise. << Ci vediamo domani Jen >>.
<< A domani >>, lo salutai.
Rimanemmo entrambi in silenzio, forse aspettando che uno dei due aggiungesse qualcos’altro… magari due magiche paroline.
<< Luke? >>.
<< Si? >>.
Forse non era ancora il momento giusto, forse avrei dovuto aspettare che fosse lui a dirmelo.
Sospirai silenziosamente. << Buonanotte >>.
<< Buonanotte piccola >>.
 
Quando tornai in camera, Michael fece battute idiote riguardo al perché fossi stata così tanto tempo nel bagno, e poi mi disse si spegnere le luci, per dare inizio al film.
Mi sdraiai sul letto, di nuovo accanto a lui, e il film iniziò.
Michael parlò per la maggior parte del film, commentando acidamente ogni cosa che faceva Edward Cullen.
<< Si crede tanto figo solo perché è un vampiro! >>.
<< Se fossi stato in Bella lo avrei preso a pugni >>.
<< Perché diavolo non sceglie Jacob? Sarebbe la scelta più facile per lei >>.
<< Non ti sembra un po’ idiota il fatto che non la voglia trasformare? Insomma, che gli costa… questa cosa dell’anima è una cazzata colossale! >>.
<< Secondo me non la ama veramente >>.
<< Ma se alla fine si sposano e hanno una figlia >>, ribattei.
<< Jacob la ama veramente >>.
<< Tant’è che poi ha l’imprinting con la figlia >>, lo guardai storto.
Michael ci pensò su. << Però… lui l’amava sinceramente, lo so >>.
<< E come fai a saperlo? >>.
Si strinse nelle spalle. << Provo ad immedesimarmi nei suoi panni >>.
Il modo in cui Michael commentava il film, mi fece pensare che c’era molto di più sotto le sue parole, ma ero troppo stanca per indagare a fondo, e forse guardare il film non era stata una buona idea, perché mi fece venire ancora più sonno, e infatti, quasi verso la fine del film, mi addormentai, con la testa posata sul petto di Michael, e una mano che stringeva la sua maglia.
Mentre mi addormentavo, pensai che forse, avrei dovuto staccarmi da Michael, perché io ero fidanzata, e non potevo abbracciare un altro ragazzo mentre dormivo… ma quello di fianco a me era Mike, era il mio migliore amico, e l’averlo vicino mi faceva stare bene, non poteva essere sbagliato abbracciarlo… o dormirci sopra… almeno non fin quando eravamo solo noi due nella stanza. E poi avevo bisogno di abbracciare qualcuno visto che non potevo abbracciare Luke.
Una delle ultime frasi che gli sentì pronunciare, prima di scivolare in un sonno profondo fu: << Odio Edward Cullen >>.
 
(Michael)
 
Avevo fatto benissimo a rifiutarmi di vedere quel film, perché già lo sapevo che effetto mi avrebbe fatto, già lo sapevo che avrebbe fatto scattare la mia gelosia, perché nella mia vita mi ritrovavo bloccato proprio in un triangolo amoroso come quello di Twilight, e cavolo se mi ritrovavo nel personaggio di Jacob Black!
Ero quello che rimaneva con il cuore spezzato, che aveva eccessi di rabbia, e che amava la sua migliore amica con tutto il cuore, ma doveva vederla insieme ad un altro, che lo odiava, ma che era comunque gentile con lui… anche se Luke nella realtà era molto più gentile di Edward.
Un’altra differenza era il fatto che Bella fosse innamorata di Jacob, mentre Jennifer non era innamorata di me, o, almeno, non che io sapessi.
Quel film mi metteva su i nervi, perché mi faceva pensare a come alla fine, Bella sceglie il ragazzo del quale si era innamorata, e non il suo amico, quello che c’era stato per lei nel momento di bisogno ovvero quando era depressa perché quel coglione di un vampiro se ne era andato lasciandola da sola.
Luke era proprio come Edward, un coglione… un coglione buono, ma pur sempre un coglione, che avevo paura l’avrebbe fatta soffrire e che l’avrebbe allontanata da me anche senza l’esistenza di un patto che non ci permettesse di stare nello stesso territorio.
<< Odio Edward Cullen >>, ripetei varie volte, mentre nella mente pensavo: “odio Luke Hemmings”.
Avrei potuto anche dire ad alta voce che odiavo Luke, perché Jennifer era caduta in un sonno profondo, ed io, per non svegliarla, rimasi a guardare il film, continuando a lanciare improperi contro Edward Cullen e quello che rappresentava nella mia realtà.
Perché non potevo essere io l’Edward Culen nella vita di Jen?! Perché diavolo non potevo stare con lei?! Perché non poteva scegliere me?!
Fu durante la scena della tenda, quando Jacob ed Edward parlano, che mi misi a pensare cosa avrebbe fatto Luke se Jen si fosse innamorata di me.
Luke aveva detto che sapeva, sapeva che io ero innamorato di Jennifer, ma… mi aveva difeso, e voleva continuare a tentare di diventare mio amico, quindi molto probabilmente non mi vedeva affatto come una minaccia, anzi, era sicuro che io non ce l’avrei mai fatta, se no perché non odiarmi? Perché non lasciare che i giocatori di football mi prendessero a pugni fino a farmi svenire?
Forse Hemmings era più sveglio e scaltro di quello che voleva apparire… ed era anche parecchio falso.
O magari vuole davvero solo essere tuo amico, e non gli importa che ti piaccia Jen, perché per ora lei ha scelto lui e non sembra voler cambiare idea.
Mi suggerì una voce, che, nonostante non volessi, decisi di ascoltare.
Alla fine della storia tutti sono felici, Bella rimane con Edward, e Jacob si innamora della figlia di Bella… io non mi sarei mai potuto innamorare della figlia di Jen, sarebbe stata troppo piccola! Ed era davvero una cosa depravata pensare di amare una bambina come si ama la persona di cui sei innamorato, soprattutto se non sei un suo parente.
Allora come sarebbe andata a finire la nostra storia?
Qualcosa mi diceva che la vita reale non avrebbe avuto un lieto fine, a meno che Jen non si fosse scoperta innamorata di me e avrebbe mollato Luke.
Sorrisi al solo pensiero di vedere Hemmings single.
È così che ringrazieresti il ragazzo che ti ha salvato?
Mi sentì assalire da un moto di rabbia.
Odio Luke Hemmings!
Odio Edward Cullen!
Odio tutte le persone che si frappongono tra due migliori amici innamorati!
Perché diavolo Luke aveva dovuto salvarmi?! Ora gli dovevo qualcosa, lo dovevo ripagare! Che cavolo! Odiavo il pensiero di dover essere per forza gentile con lui.
Quando il film finì, svegliai gentilmente Jen, baciandole la massa di capelli che mi trovai davanti quando abbassai il volto verso di lei. << Jen, devi andare a casa, oppure Ashton darà di matto >>, le dissi dolcemente, accarezzandole in capelli e scuotendola lievemente, finché non diede segni di essere di nuovo sveglia.
L’avrei fatta dormire con piacere da me, ma i miei erano ancora svegli e quindi si sarebbero opposti, e poi non aveva il pigiama e neanche il cambio per il giorno dopo, e visto il suo cambio di look, non sarebbe stata contenta di andare a scuola con i miei vestiti, soprattutto se poi l’avessero vista le sue care cheerleader.
Jen salutò un po’ a zombie i miei genitori, e in macchina ricadde di nuovo nel sonno; l’accompagnai fin dentro casa, non fidandomi di lasciarla andare in giro per il palazzo mezza addormentata, e la misi a letto, lasciandola vestita così com’era, togliendole solo le scarpe e lo spolverino, non volevo mi prendesse per un pervertito.
Ashton era già a dormire, e quando ci sentì entrare nella stanza, mugolò qualcosa di incomprensibile, e poi riprese a russare.
Diedi una bacio sulla fronte a Jen, e poi me ne tornai a casa, dove, solo dopo essermi chiuso a chiave nella mia camera, ed entrato nel bagno, mi tolsi quel cerotto fastidioso dalla guancia, lasciando esposto il livido tondo e violaceo che si intonava perfettamente  a quelli che mi erano spuntati sul petto e sulla pancia.
C’erano cascati tutti con la bugia del taglio che mi ero fatto, ed era un bene, perché non avevo intenzione di dire a nessuno quello che era successo, me la potevo cavare da solo, e poi quel pomeriggio, prima di essere andato a far la spesa, ero passato in una palestra, dove facevano corsi di pugilato e di autodifesa; mi ci ero iscritto, sapendo benissimo che i giocatori di football sarebbero tornati a cercarmi.
 
 Ciaooo :D
Come stateee? :) Io sono stanchissima, questa settimana a scuola è stata terribile, ho avuto compiti e interrogazioni OGNI SINGOLO GIORNO! E siamo solo ad Ottobre! Prima della fine dell'anno avrò una crisi nervosa, me lo sento già D:.
Ma vabbè, non parliamo di me, parliamo di questo capitolo :3. Ovviamente dopo due capitoli Juke, non potevo fare a meno di dedicare un intero capitolo a Jen e Mike... perchè più in là non li vedremo più tanto insieme D: (spoilero alla grande xD).
Luke è tanto carino con Michael ** ci tengo tanto a far capire che nonostante sappia di essere odiato da Michael, Luke continua a voler essere suo amico e a preoccuparsi per lui, perchè sarà un fattore importante ad un certo punto della storia u.u che non so se sia lontano o no, perchè lo devo ancora scrivere D: e... a proposito di questo, ho un po' rallentato il ritmo di scrittura dei capitoli, ma spero di non arrivare al punto in cui il capitolo che pubblico è l'ultimo che ho scritto o.o perchè poi non riuscirei mai ad aggiornare ogni sabato ><, mi ci vorrebbe di più, e questo mi dispiace D:. Farò del mio meglio, lo prometto <3  Prendetevela con la scuola e con le Fan Fiction che creano dipendenza XD  -ne sto leggendo una e non riesco a staccarmene D: arrivo al punto che mi fanno male gli occhi per quanto leggo ><... sono incorreggibile, però questa FF mi ha fatto pensare a come vi sentirete quando leggerete come continuerà la storia e come si concluderà :O-.
Scusate per la parentesi Twilight, ma alcune scene di Eclipse si adattano troppo bene a questa FF xD.
Non è stato ancora rivelato cosa sia successo a Calum u.u  tranquille, presto lo scoprirete :D Non mi ricordo se nel prossimo capitolo o tra altri due XD.

Be'... mi sembra di aver detto tutto :3

Ci vediamo la prossima settimana! :*


Un bacio,

Miki*
 
 
P.s. se recensite mi rendete tanto contenta :3
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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