Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's
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Autore: Aki_chan_97    18/10/2014    8 recensioni
Millenni fa un'antica, mostruosa creatura venne imprigionata nelle profondità della terra dal Drago Rosso Cremisi. Egli chiuse la tomba dello sconfitto con cinque sigilli, che vennero in seguito affidati a cinque diversi esseri umani. Essi divennero i custodi dei cinque frammenti di potere del drago, e grazie alla loro presenza la pace poté regnare sovrana sul mondo. Ma mai nessuno, finora, aveva tentato di ricongiungere i segni insieme. Quale minaccia è appena comparsa all'orizzonte? Il Satellite, Neo Domino e il mondo intero rischiano davvero la loro pace? Riusciranno i possessori dei cinque sigilli a scoprire cosa sta accadendo per impedire in tempo il ritorno del demone vendicatore?
(YuseixAki) !!!! DISEGNI 12, 13, 14, E 15 AGGIORNATI !!!!
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Yusei Fudo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*nello studio buio e incasinato della scrittrice – da rinominare*
 
Io: woah, scusate il ritardone gente! La sfiga è onnipresente - purtroppo per gli studenti!
 
Aki: tanto non saresti mancata a nessuno -.-“
 
Yusei: specialmente ai qui presenti…
 
Io: invece è proprio per voi che torno peggio di un raffreddore d’autunno XD
 
Aki: mai paragone fu più azzeccato e_e
 
Io: e basta Aki, ti ricordo che siete in una situazione di vita o di morte al momento, prima mi fai iniziare e prima vi salvo XD
 
Team: GRAZIE TANTE
 
Io: ghehehe u.u rapidi, amigos, vai coi ringraziamenti! Escludendo i carissimi che seguono la storia elencati al vecchio capitolo, do un abbraccione a Black_RoseWitch che mi ha dato l’onore della sua prima recensione e che mi ha pure messo la storia tra le preferite :3 gwaffie :3 *infantile* ma una lacrimuccia per BML che è scomparsa çVç e….Keily EwE
 
Crow: prego che non sia gente sadica come te…
 
io: ci sarà pur un motivo per cui mi seguono v.v ….ops, che ho detto o_o scusatemi x’D
 
Jack: urrà…
 
Io: ah, ribadisco che NON possiedo Yu Gi Oh! 5d’s né le altre serie, che appartengono al rispettivo autore o casa produttrice di anime eccetera eccetera…vedete su wikipedia il resto … dunque, eravamo rimasti ad una bestia nera e cattiva che vi ha trovati nei tunnel e che vi stava inseguendo XD vediamo che combinerete per salvarvi la pelle v.v *schiva coltellate*
 
 
 
Pov: Yusei
 
Un poderoso ruggito riecheggiò dall’incrocio davanti a noi, facendo correre un brivido sulla schiena di tutti. Qualunque cosa fosse stata a produrre quel raccapricciante suono, l’ultima cosa che poteva essere era ‘amichevole’.
 
Immediatamente, tutti cominciammo a correre nella direzione opposta, sperando vivamente che quella cosa, qualunque cosa fosse, non arrivasse a noi. Ma il rumore dei nostri passi non ci aiutava a passare inosservati.
 
Mi voltai: Aki non era veloce come noi, e in fondo al tunnel era appena comparsa una... strana creatura demoniaca, tutta nera, larga quanto il tunnel stesso –che andando avanti aveva raggiunto buone dimensioni-; si era appena fermata, scrutandoci, aprendo lentamente una grande bocca mastodontica decorata da zanne affilate... aveva degli occhi bianchi e vuoti, opprimenti, e il suo respiro si condensava come fumo. Sembrava un demonio in piena regola uscito dagli Inferi. Che razza di bestia immonda era, quella...?!
 
 
 
Non riflettei: afferrai il polso di Aki, e raddoppiai la velocità per entrambi; la creatura ruggì e avanzò con più foga, portando gli artigli a una decina di metri dalle nostre schiene. Correvamo a perdifiato, guidati dal solo istinto di salvarci la vita. Le gambe andavano da sole, e la mente non aveva tempo per distrarsi. Voltarsi, neanche per sogno. Avevo i brividi al solo pensiero di incrociare di nuovo quegli occhi bianchi e spettrali, o di avvicinarmi troppo a quelle zanne fameliche.
 
Tuttavia, sentivo Aki farsi sempre più pesante; si stava stancando, e mi preoccupava il fatto che fosse più vicina agli artigli di quella creatura, i quali latrati si erano fatti tremendamente vicini. Dannazione, non c’era via d’uscita! Che dovevamo fare?
 
“Più veloce, Aki! Non mollare!”
 
“Non ci riesco! Non ce la fac…” deglutì. Le mancava il fiato persino per completare la frase. Era sfinita.
 
Fu allora che mi resi conto che non c’era più tempo per fuggire, e che la bestia ci aveva praticamente raggiunti. E non seppi nemmeno cosa mi prese, perché in preda alla tensione strattonai Aki con ancora più forza, lanciandola letteralmente davanti a me con tutte le forze.
 
Il resto divenne molto confuso.
 
“Yusei!”
 
Mi accorsi solo del peso della zampa del mostro calare sulle mie gambe, costringendomi ad accasciarmi al suolo. Quegli artigli di ferro erano come lame di spada, robusti ed affilati. Cercai di voltarmi con il busto, ma incrociai solo un muso nero pece orribilmente contorto e squamoso, due sfilze di zanne aperte e colanti di una sostanza viscida, e… due occhi bianchi, privi di luce. Impallidii all’istante, mentre il cuore si fermò in gola.
 
Il demone fece per affondare i canini sulla mia carne, ma avevo già attivato inconsciamente i miei poteri: una manciata di colonne di ghiaccio erse immediatamente dalle rocce attorno al mostro, costringendolo a spostarsi all’indietro per non essere schiacciato contro il soffitto o le altre pareti.
 
Una volta libero, balzai immediatamente in piedi per indietreggiare a debita distanza, in preda ad una violenta scarica di panico. Mi accorsi di avere un micidiale batticuore, e che il mio respiro era molto pesante. Mi sembrava di congelare.
 
Che mi stava succedendo? Perché il mio corpo reagiva così? Cosa diavolo c’era in quegli occhi che mi aveva causato tutto questo?
 
““Yusei! Yusei, stai bene?!”
 
Era forse questa la vera paura? Che fosse questo il vero significato del terrore?
 
Non era da me lasciarmi sopraffare, o perdere il controllo delle mie emozioni, ma questa volta… Più ci ripensavo, e più quelle impressioni si rafforzavano. Perché quella visione mi aveva turbato tanto? Come potevano quegli occhi tanto bianchi essere allo stesso tempo l’abisso più oscuro che avessi mai addirittura concepito? Come antimateria, come vuoto, come pressione d’acqua, come punte di ferro contro la gola, quelle orbite sembravano capaci di soffocare le loro prede con il solo sguardo; nulla del genere aveva ragione di esistere fuori da queste gallerie, questo era poco ma sicuro.
 
Un ringhio fendette l’aria. Il demonio, infuriato, cominciò ad assaltare le colonne ghiacciate, che sotto le sue fiere zampate si spezzavano come fragili canne di legno. Cercai di regolare il respiro, distogliendo lo sguardo diretto; dovevo darmi una svegliata e ragionare lucidamente, se volevo uscirne vivo. L’immagine di quella cruda visione continuava a sconvolgere le mie idee, ma non avrei lasciato che qualcun altro interferisse con l’ordine del mio pensiero.
 
Per un attimo considerai la ritirata: se mi fossi allontanato in quell’istante, però, la corsa sarebbe ricominciata esattamente come prima, rendendo inutili tutti i nostri sforzi. No, dovevo raccogliere le energie ed abbatterlo, se volevo chiudere la questione lì. Non sapevo se i miei poteri bastassero per una tale impresa, ma non avevo altra scelta.
 
Ersi nuove, spesse lance ghiacciate che bloccassero la creatura a mo’ di gabbia, sperando di non doverla uccidere, ma quelle non erano abbastanza resistenti. Più crescevano, e più venivano instancabilmente abbattute. Per quanto mi sforzassi, non riuscivo ad inspessire il ghiaccio come volevo.
 
All’improvviso, delle fruste spinate emersero dal nulla, e si avvinghiarono con vigore agli arti e al muso della creatura; questa tentava disperatamente di liberarsene, ma le corde uncinate alla sua carne le impedivano di muoversi facilmente.
 
Mi voltai alle spalle: Aki teneva due mani aperte avanti a sé, concentrata per non distaccare lo sguardo dalla preda feroce; aveva ancora il fiatone causato dalla lunga corsa. Mi ero quasi dimenticato che fosse ancora qui: per un attimo ebbi il timore di non essermi accorto della sua voce, nel caso mi avesse gridato qualcosa.
 
“Yusei… stai bene?” domandò lei ansimante, cercando di non distrarsi.
 
“Sì, sto bene… grazie, Aki.”
 
“Figurati. Non occorre ringraziare.” mi sorrise stancamente, sincera. Annuii lievemente in risposta, grato del suo intervento.
 
Ritornai al combattimento, cercando di limitare quanto possibile i movimenti della bestia: Aki teneva ferma la creatura e io la sommergevo di ghiaccio, ma nonostante gli attacchi combinati, la bestia distruggeva continuamente il nostro operato, impedendoci di portarlo a termine ad ogni estenuante tentativo.
 
Accidenti, era davvero impossibile tenerla a bada… Come avremmo fatto a sbarazzarcene? Da dove arrivava tutta quella forza? E perché era tanto ostinata ad andarci addosso? Un animale qualunque sarebbe fuggito, al posto suo! O morto, ad ogni modo…
 
Poi, qualcos’altro attirò la mia attenzione alla mia destra: un cristallo. Ce n’era uno fiorito a pochi metri da me. Ricordavo che era riuscito a guarirmi, quindi conteneva di sicuro energia. Ma quello che mi chiedevo era se mi potesse essere d’aiuto per un’offensiva…
 
“Allontanati, Aki.”
 
“Perché? Che vuoi fare?”
 
Invece di risponderle, toccai immediatamente il cristallo con la mano destra; la luce del mio marchio crebbe ancora d’intensità, e la roccia luminosa cominciò a fischiare e crepitare come una fiammella.
 
Una lieve brezza si sollevò attorno a me. La sentii farsi strada nelle mie vene come linfa fresca. Tutto era diventato immensamente semplice, in quel momento. Fu quasi difficile credere a tutta la confusione che mi aveva attanagliato fino ad allora, tanta la linearità dei miei attuali pensieri. L’obiettivo era cristallino, e le forze a mia disposizione erano diventate improvvisamente più che sufficienti per un’esecuzione netta. Alzai il braccio, dirigendolo contro la creatura, ormai quasi totalmente libera dalle spine di Aki.
 
Fu questione di un colpo solo.
 
Un largo fascio di luce tagliò l’aria tra me e la bestia, una luce fredda, ghiaccio puro, frammentato in tanti prismi affilati che la colpirono sulla testa. Questa indietreggiò drasticamente, mentre tentava di resistere al nuovo, inaspettato attacco. La pressione del raggio spesso e bianco non cessava, e stava lentamente dilaniando la carne della bestia, che si lamentava tra un latrato e l’altro.
 
Tuttavia, ben presto mi accorsi che il costo di quell’attacco non era irrilevante: progressivamente, sentivo le mie braccia riempirsi di quell’energia, senza limite, irradiandosi come elettricità, minacciandone gravemente l’incolumità; le sentivo pronte a scoppiare, e le gambe prossime a cedere a quella micidiale pressione. Stringevo i denti per sopportare, gocce di sudore mi scivolavano sul viso, ma secondo dopo secondo, l’istinto di conservazione stava rapidamente prendendo il sopravvento.
 
Per evitare l’autodistruzione infatti, fui costretto a lasciare il cristallo, in preda ad un inaspettato stordimento. Caddi a terra senza troppe cerimonie, percependo improvvisamente la mia pelle quasi in fiamme. Era come se fosse appena esplosa una bomba nel mio corpo senza distruggere il suo contenitore. La cosa più strana era che sentivo gli oggetti esterni freddi come il marmo. Che diavolo era successo…?
 
“Yusei!”
 
Sentii un braccio sottile scivolare sotto le mie spalle, gelido in contrasto col mio improvviso calore corporeo. Questo mi rialzò leggermente, sollevando la testa dal pavimento pietroso. Non riuscivo ancora a muovermi, lo shock aveva mandato i miei sensi in tilt, compresa la capacità di ordinare al mio corpo un qualsiasi movimento. Mi occorse qualche secondo per capire di chi si trattasse. ‘Aki…?’
 
Un ululato. Un ruggito. La bestia era ancora viva. Mi sforzai di guardarla, attraverso una iride sfocata: lungo il corpo della sua figura immensa scorreva un liquido violaceo, ed aveva parti del cranio evidentemente mancanti. Eppure, si reggeva ancora in piedi. Come uno zombie: finché non veniva disintegrato, non cedeva.
 
Ma poi, accanto a noi passò una lunga fiammata rossastra che avvolse quanto rimaneva di quella bestia lamentosa, impedendole di avanzare, sfinita dal dolore.  Un altro colpo si aggiunse al primo, e così tanti a seguire, finché insieme a quel fumo grigio non si dissolse completamente anche la creatura. Non ne rimase altro che un eco sordo e lontano, e un tappeto di cenere sparso tra le rocce. Un forte odore di bruciato pervase l’aria.
 
Cadde un silenzio surreale. Il nemico era stato finalmente abbattuto. Sentivo una mano morbida accarezzarmi la testa, che era stata poggiata su una gamba liscia: sapevo a chi appartenesse.
 
“…Yusei, stai bene? Dimmi qualcosa…”
 
Questa voce… era quella di Aki. Com’era vicina… sentivo la sua mano accarezzare teneramente i miei capelli, placando man mano il mio stordimento e il mio respiro. Era rilassante, e a goderne così facendo finta di niente mi sentivo quasi in colpa.
 
Questa ragazza… sembrava quasi strano pensarlo, ma… era davvero consapevole di tutta la dolcezza che sapeva mostrare? La prima volta che mi rivolse la parola sembrò fredda e scontrosa, orgogliosa e gelida. Non che io fossi stato molto accomodante, ma… come potevo restare impassibile davanti al suo cambiamento? Non aveva niente a che fare con la persona che aveva perso le staffe dopo quello scioccante racconto, né con quella distaccata che aveva dialogato con me quei giorni. Questa Aki, quella vera, era completamente diversa.
 
Perché teneva la parte migliore di sé così nascosta? Perché preferiva oscurarla, quasi volesse negarla a se stessa? Era forse una inconscia strategia di difesa? Magari sì, magari davvero aveva passato molto più di quello che voleva dare a vedere, ma proprio per questo non riuscivo ad accettarlo. Non sopportavo l’idea che avesse sofferto così tanto, né che sarebbe stata condannata ad altrettanto: sembrava troppo fragile per sopportarlo.
 
Tuttavia, come poteva non riuscire a vedere quella luce così viva? Come poteva non permettere che quella luce tanto benefica illuminasse anche gli animi delle persone attorno a lei? Come non riusciva a capire quanto fosse pericolosamente facile innamorarsi di una persona come lei? Chiusi gli occhi, sospirando piano.
 
“Sto bene, Aki… non preoccuparti.” le sussurrai.
 
“Come non preoccuparti? Poco fa sei praticamente collassato! Come sarebbe a dire che non devo preoccuparmi?” mi rimproverò lei, senza alzare la voce. Nel suo tono si riconosceva ansia, ma anche sincera preoccupazione.
 
“Yusei, stai bene? Cos’è successo?” domandò Jack dall’alto del suo metro e novanta, giungendo in nostra direzione. Non doveva aver seguito tutta la discussione avvenuta a bassa voce, molto probabilmente, come neanche Crow, che aveva raggiunto solo ora il resto del gruppo.
 
“Non c’è da preoccuparsi, tra un secondo passerà…”
 
“Ne sei sicuro?”
 
“Certo, tra poco sarò a posto…”
 
“Cosa diavolo hai fatto prima?”
 
“Non lo so. Ho solo toccato il cristallo… l’ultima volta mi aveva guarito, ho pensato che avrebbe potuto potenziare un attacco…” cominciai, ma venni interrotto da Crow.
 
“Potenziare? Quello lo chiami potenziare? Per l’amor del cielo, quella roba era devastante! Non sei mai stato in grado di fare niente del genere!” puntualizzò, incredulo.
 
“Lo so. Ma proprio per questo non so cosa pensare…” mormorai, cercando di rialzarmi. Sentivo la testa girare, come se ondeggiasse in bilico su un precipizio, e mi impediva di mettere a fuoco decentemente cos’avessi davanti. Mi tenni un palmo premuto contro la fronte, sperando che lo stordimento passasse presto.
 
“Yusei…? Sicuro di essere a posto?” mi chiese Crow, abbassando il tono di voce.
 
“Sto bene.” tagliai corto. Il suo insistere non mi aiutava a far passare la nausea. Ma per ora, potevo riuscire a mettermi in piedi senza cadere. Mi distaccai dalle tiepide mani di Aki –che nel frattempo erano tornate alla loro normale temperatura a contatto con la mia pelle- per rimettermi in piedi, ancora un po’ instabile.
 
“A me non sembra, onestamente.” ribatté lui, acido.
 
Ero ancora incerto nei movimenti, ma non volevo dare a vedere che avessero ragione. Non potevo restare lì fermo ad aspettare in un momento pericoloso come quello solo per far passare un giramento di testa. Non con la vita di tutti a rischio. Per un attimo avevo pensato di toccare di nuovo il cristallo per riprendermi definitivamente, ma dato che era stata colpa proprio del cristallo che fossi in quelle condizioni, preferii evitare, e lasciare che lo stordimento passasse naturalmente.
 
“Non fermiamoci qui. Non sappiamo se quella creatura fosse l’unica da queste parti.”
 
Crow sbuffò, irritato dalla mia cocciutaggine.
 
“Dici che ce ne sono altre attorno?” domandò serio Jack.
 
“È alquanto probabile. Nessun animale caccia da solo, a meno che non sia stupido.” affermai amaramente. Quella era una legge che valeva per gli animali come per gli abitanti del Satellite. Era quasi ironico constatare quanto fosse facile comparare bestie e persone, certe volte. Nel frattempo aiutai Aki a rialzarsi, dato che le tremavano ancora lievemente le gambe per lo sforzo della corsa.
 
“Ce la fai, Aki?” le chiesi, serio.
 
“Purtroppo non sono molto abituata a correre… ma per ora credo di farcela.” mormorò, appoggiandosi alla mia spalla. La osservai, cercando di capire quanto il suo fisico fosse riuscito a sopportare: no, quelle gambe non erano decisamente fatte per correre. Piuttosto sembravano le gambe di una fragile bambola di porcellana, delicata e preziosa.
 
Percepivo una grande rabbia se ripensavo a quell’uomo incappucciato: non era giusto che Aki venisse trascinata in questa faccenda, costretta a subire tutto questo. Semmai mi si sarebbe presentata l’opportunità di risparmiarle anche la minima ombra di sofferenza, grande o piccola, l’avrei fatto senza pensarci due volte.
 
“Che facciamo se incontreremo qualcos’altro di pericoloso?” domandò distrattamente Crow.
 
“Di certo, non dobbiamo ricorrere ai cristalli. Sono armi a doppio taglio, quelli.” dichiarai. Anche se quella carta aveva giocato a nostro vantaggio, non potevo permettere che qualcun altro ne soffrisse le conseguenze, i rischi erano troppo grandi.
 
“Davvero? E che facciamo se non abbiamo altra scelta?”
 
All’improvviso, un lontano ruggito riecheggiò contro le pareti. Ma stavolta era più possente, forse non l’unico. Venne a tutti la pelle d’oca nello stesso istante. I guai avevano fatto presto ad arrivare…
 
“Via di qui, subito!”
 
Non fu necessario nient’altro. Il primo partì, e poi tutti a seguito nella stessa direzione, io tenendo Aki per il polso. Le rivolsi uno sguardo di sincera preoccupazione, come per chiederle ‘te la senti di correre ancora?’ e allo stesso tempo pregandola con un ‘ti prego, cerca di resistere’. Nonostante tutto, ricevetti un cenno positivo, benché stanco. Quanto avrei voluto fare qualcosa di più… l’avrei portata persino in braccio se necessario, ma a quel punto non sarei potuto essere abbastanza veloce. Non c’era modo di far cessare quella corsa. Non c’era tregua. Non c’era via di fuga. Non c’era niente che potesse aiutarci a sfuggire alla morte.
 
Ignoravo quella specie di morsa che mi indeboliva le gambe, rimasta sin da quando avevo toccato il cristallo. Più correvo, più quella sensazione opprimente si intensificava. C’era qualcosa di ben peggiore di quei demoni alla nostra meta, e una parte di me lo sapeva. Ma qualcos’altro mi spingeva a non fermarmi, di non lasciare che la paura mi consumasse, che malgrado le apparenze fossi all’altezza di questo compito. ‘Aspetta, quale compito…?’
 
Un altro boato riecheggiò alle nostre spalle; avanti a noi la strada si apriva di nuovo in altre vie, ma non ci fu il tempo per raggiungerle: un mostro tutto nero comparve di fronte al bivio, distinguibile solo grazie alle sue squame lucide, riflesse della luce dei cristalli. Ci fermammo all’istante, ma Aki cadde in ginocchio, incapace di restare in piedi.
 
“Aki!” La tenni per le braccia cercando di non perdere di vista la creatura alle mie spalle.
 
“Tranquillo Yusei… anche se non mi muovo, posso ancora usare i miei poteri… preoccupati di quello, piuttosto.” mi ammonì.
 
Mi voltai con più decisione: la bestia non aveva mosso un passo, ma continuava a studiarci famelica. Tuttavia non sembrava avere degli occhi veri e propri, il che mi fece sentire sollevato. Per un attimo pregai di aver visto male, e che laggiù in tutta quella tenebra non ci fosse proprio nulla, ma venni tradito da un ringhio molto basso.
 
“Oh no…” mormorò Aki, volta dalla parte opposta.
 
Lanciai un’occhiata alle mie spalle: un altro demone immenso giunse dalla curva appena sorpassata, molto probabilmente il vero responsabile della nostra fuga fin lì. Davanti ad essa si schierarono pronti Jack e Crow. Ma dannazione… ce n’erano due, adesso?!
 
“Uhm… uno contro due?” suggerì Crow, titubante.
 
“Per me va bene.” tagliò corto Jack, pronto a combattere. Concordai silenziosamente.
 
I marchi si accesero di luce cremisi, tutti quanti, mentre entrambe le creature balzarono all’attacco, disturbate da quelle fiamme ardenti. Aki era la più vicina a me, quindi ci saremmo occupati della bestia davanti a noi. Prima di tutto però, dovevo impedire a quella creatura di avvicinarsi a lei.
 
Mi interposi tra Aki e il demone, e non appena mossi un braccio davanti a me, nuove lance di ghiaccio crebbero davanti a me, ostacolando il percorso della bestia. Quella tentava in tutti i modi di avanzare, ma anche dove le lance riuscivano a colpirla, quella specie di corazza le impediva di ferirsi seriamente. Maledissi col pensiero quell’uomo incappucciato: se non mi avesse portato via il marchio, a quest’ora avrei avuto più possibilità di combatterla… anzi, non sarebbe cominciato tutto questo disastro, per cominciare!
 
Tuttavia, pareva che la sua stazza fosse inferiore a quella della creatura precedente. Forse c’erano speranze di cavarsela meglio stavolta, ma nulla era certo. Alle mie spalle udivo suoni di fiamme che bruciavano, e artigli che tagliavano l’aria; la battaglia procedeva senza problemi. Sui miei amici potevo sempre contare, ma adesso dovevo concentrarmi sul mio nemico.
 
Aki, da dietro di me, gli bloccò la strada intrecciandole nuove fruste alle zampe e al collo, ma la bestia fu più veloce, e riuscì ad avanzare pericolosamente con poche falcate, distruggendo a suon di testate tutti i muri rimasti davanti a lei; mi accorsi dell’effettivo rischio che correvamo con solo un millisecondo di ritardo. Il tempo si dilatò.
 
Era troppo vicina. Un attacco a lungo raggio non l’avrebbe mai fermata in tempo. Aki!
 
Agii d’istinto: avvolsi il braccio di ghiaccio, rendendolo affilato sulla punta, e mi scagliai sul cuore di quella creatura, in piena carica verso di noi. Mirai ai punti ciechi delle scaglie lucide, sperando di risolvere tutto con un colpo netto.
 
L’attacco, sorprendentemente, giunse su carne tenera. Il demone ringhiò di dolore, mentre cercai in tutti i modi di affondare la punta ghiacciata nel suo cuore. Lo spinsi all’indietro, lontano dai miei compagni, impedendogli di guadagnare terreno. Stringendo i denti, con un ultimo strattone spinsi la creatura fino a terra, estraendo la lama ghiacciata carica di quella sostanza vischiosa.
 
Indietreggiai, sorpreso. Da quando ero diventato capace di una cosa del genere?
 
Guardai il braccio congelato: la patina trasparente stava rapidamente evaporando, mangiata da quel liquido. Sangue acido? Ma che-?!
 
Spezzai la protezione lanciandola lontana, così da non farla toccare alla pelle. Qualche goccia era arrivata sul vestito bruciandone piccoli punti, ma non era giunta fino alla carne, consumandone solo la superficie.
 
“Ragazzi, non toccate il loro sangue!”
 
“Avvertire un po’ prima no, eh?!”
 
Mi voltai immediatamente, allarmato: Jack si teneva stretto l’avambraccio destro, molto probabilmente arrivato a contatto con la sostanza acida. Una striscia di fumo chiaro saliva in aria, mentre il suo viso esibiva trattenute smorfie di acuto dolore. Dannazione…
 
Mi rivolsi di nuovo alla belva di fronte a me, ora tenuta ferma dalle spine di Aki; benché ferita, si agitava come una lucertola, e costringeva Aki ad aumentare il numero di radici con sempre più frequenza. Percepii un forte risentimento nei riguardi di quelle bestie. Un moto d’ira guidò il mio gesto successivo.
 
Allungai una mano verso l’alto, e dal soffitto calò rapida una stretta stalattite di ghiaccio, affilata come una spada, che si conficcò nel collo della creatura in profondità, dove c’era carne. I versi smisero immediatamente, anche se il corpo si agitava ancora. Altre lance aguzze caddero sulle sue membra, sia sulle scaglie che sulla carne, mettendola definitivamente a tacere. Dopo una manciata di secondi, l’essere si dissolse come cenere. Questa volta, l’odore era più nauseante.
 
Sentii lo stomaco contorcersi, sia dalla puzza che dal disagio. L’idea di aver appena ucciso con le mie mani un essere vivente non mi rendeva orgoglioso, ma se l’era meritato, insieme all’altra bestiaccia alle mie spalle. Mentre quello scompariva totalmente, mi voltai in direzione di Aki: fissava il punto in cui quel demonio giaceva, molto probabilmente disturbata anche lei dalla scena. Almeno era buio, e i dettagli non erano distinguibili… l’unica luce che rischiarava l’ambiente ad intermittenza era quella delle fiamme calde di Jack.
 
Alle mie spalle feci in tempo a vedere come stava andando il loro scontro: Crow aveva appena dato il colpo di grazia alla creatura, ma riconobbi bruciature anche sulle sue braccia. Purtroppo per loro, gli attacchi fisici erano fondamentali nel loro modo di combattere, quindi era inevitabile che incappassero nei rischi. Poi, anche l’ultima bestia scomparve come polvere.
 
Sospirai sollevato tra me e me. Mi riavvicinai ai miei compagni, preoccupato per i loro danni. Jack aveva un’ustione che gli copriva anche il marchio. Lo teneva stretto con la mano, ma era evidente che facesse male. Crow aveva subìto meno danni, ma comunque da non trascurare.
 
“Dannazione se brucia…” mormorò Jack, tenendo una mano pressata sulle ferite. Crow sembrava essere dello stesso parere.
 
“È meglio se toccate i cristalli, adesso. Vi guariranno, fidatevi.”
 
“Uh? E tu come lo sai?”
 
“Ve l’avevo già detto, prima sono riusciti a guarirmi. Ma state attenti a non toccarli del colore sbagliato.”
 
Jack e Crow si fissarono a vicenda.
 
“Yusei, perché per una volta non parli più normale?” mi domandò Crow, supplicando con tono sarcastico.
 
Sospirai, spazientito. Ennesima spiegazione…
 
“I colori dei cristalli sono associati ai nostri poteri. Io posso toccarne solo di azzurri, -gesticolai indicandoli- mentre Aki solo di verdi. Di conseguenza-”
 
“-Io solo di viola e Jack di rossi, capito.” Terminò rapido Crow, guardandosi intorno. Adocchiò subito il più vicino, per poi appoggiarvi la mano. Istantaneamente, il suo marchio brillò, e il viola del prisma si accese di mille sfumature luminose.
 
“Ma che… figata! Funziona!” esclamò Crow, raggiante. Tutte le ferite si rimarginarono perfettamente, rinvigorendolo anche delle energie perse.
 
Jack, dal canto suo, lo seguì a ruota: accostatosi ad uno di quei prismi simili a rubini, non appena ne sfiorò la superficie quello si illuminò vivacemente, e come una vera fiamma cominciò ad emettere anche qualche strano fischio. Dal suo viso progressivamente più disteso si poteva dire che stesse passando anche il dolore.
 
Tuttavia, non appena posai lo sguardo sul suo braccio, mi accorsi che qualcosa non era andato per il verso giusto: il segno non si era ricomposto. Era rimasto venato dalle strisce bianche della pelle che lo spezzavano in diversi frammenti, ma non si era ricomposto come sperato.
 
“Ma cosa..?!” mormorò Jack, studiandosi il braccio.
 
“I-il tuo segno!” esclamò Crow.
 
“Non si è rigenerato…” mormorò Aki.
 
Notai che Jack strinse il pugno destro, inquieto. Senza preavviso, si voltò e lanciò una fiammata in una direzione a caso per aria, schivando la testa di Crow millimetricamente.
 
“WOAH! EHI, MI VOLEVI AMMAZZARE PER CASO?! CHE DIAVOLO T’ È PRESO?!”
 
Il fiume di offese di Crow venne palesemente ignorato da Jack, rimasto incantato ad osservare le ultime lingue di fuoco estinte rapide come lampi. Ricordavo che Jack fosse in grado di richiamare molto più fuoco di quello... che fosse accaduto qualcosa di simile a quello che era capitato a me? Che avesse perso parte dei poteri?
 
“-Mi stai ascoltando o no, razza di caprone?!” strillò Crow, stavolta tirandolo giù per i capelli.
 
“E lasciami, idiota! La situazione è seria!” gli gridò Jack, tirandogli un calcio sullo stinco per liberarsi dalla sua presa. Crow si vendicò gettandoglisi al collo e facendolo schiantare a terra.
 
“Seria un accidenti, ci potevo rimettere definitivamente le penne, stupida torcia ambulante!” protestò, mentre la zuffa dimostrava di prendere una piega sempre peggiore. ‘No, non cominciate a litigare, vi prego… sennò sono io quello costretto a farvi smettere…”
 
Come un foglio di carta, mi intromisi nel loro faccia a faccia –letteralmente- e li distanziai con un’ampia apertura di braccia.
 
“Volete piantarla o no voi due?”
 
“Ma Yusei, hai visto che ha fatto?!”
 
“Sì, l‘ho visto, ma conosci Jack, sai che non ti avrebbe mai fatto del male. Vero, Jack?”
 
“Ovvio! Volevo solo vedere se funzionavano ancora i miei poteri!” si scusò, ma Crow lo interruppe di nuovo.
 
Certo! E perché non testarli sui capelli di Crow? Tanto distano chilometri dalla sua testa!”
 
Jack stava per replicare ancora, quando udimmo un grugnito di risata soffocata alle nostre spalle.
 
Ci voltammo tutti e tre contemporaneamente: Aki rideva di gusto, com’era prevedibile che accadesse. Si teneva la bocca educatamente coperta, ma era innegabile che lo spettacolo che stavano –o peggio, stavamo- dando era molto poco dignitoso. Quando si accorse che la stavamo fissando tutti e tre, si zittì all’istante, cercando di capire se fosse lei ad avere qualcosa che non andasse o se fosse tutto il contrario. Ad ogni modo, sarei voluto sprofondare.
 
Scenata più infantile non potevamo realizzarla. Davanti a lei, praticamente un’estranea per Jack e Crow, e... Fantastico. Che figura splendida.
 
Stritolai le loro spalle con le mani a mo’ di ‘ringraziamento’, mettendoci appositamente una dose eccessiva di forza. Ignorai le loro lamentele rialzandomi in fretta. Incrociai le braccia ed abbassando lo sguardo. Mi sentivo caldo in faccia dalla vergogna. Ma… perché mi sentivo in colpa se non ero io il responsabile delle loro azioni?!
 
“Scusali. A volte capita che litighino…così.” mi scusai, a voce loro. Di nuovo, non sapevo cosa mi spingesse a farlo. Forse era la consapevolezza di essere il più maturo del trio, o l’istinto di dovermi salvare la faccia distanziandomi dai loro stupidi modi di fare.
 
“Non scusarti… al contrario, sono tentata di ringraziarvi: era tanto che non ridevo così, è stato davvero divertente.” commentò lei allegra, lasciandomi alquanto sorpreso. Non mi aspettavo quella risposta. Anzi, ora che ci pensavo era la prima volta che la sentivo ridere o parlare con tono tanto spensierato.
 
“Non so se rispondere ‘prego’ sia effettivamente adatto…” cercai di replicare, in mancanza di parole.
 
“È proprio quello che ci vorrebbe, invece.” ribatté, sincera. Solo allora sollevai gli occhi, accorgendomi che le sue guance erano diventate appena più rosee; teneva i capelli raccolti in parte dietro le orecchie, e nella sua espressione, ora più chiara, dietro la contentezza notai un’ombra di malinconia.
 
Eppure, aveva un sorriso tanto dolce… un piccolo gioiello.
 
“Sapete, è la prima volta che incontro qualcuno che dimostra legami d’amicizia tanto forti. Non credevo che al Satellite esistessero ancora persone come voi, con ideali di lealtà tanto saldi.”
 
“Anche se stiamo parlando del Satellite, le brave persone ci sono, se non ci si ferma alle apparenze.” commentò Crow, incrociando le braccia. Notai una vena d’acidità nella sua voce. I pregiudizi non piacevano neanche a me, ma avevo motivo di pensare che non fosse il caso di farlo pesare ad Aki.
 
“Parli quasi come se venissi da un altro posto… un posto migliore del Satellite.” mormorò Jack, con fare alquanto simile. Quasi mi arrabbiai per questa loro improvvisa freddezza. Però, riflettei su quella sua considerazione: quell’ipotesi filava, e molto bene. Ma era davvero possibile che Aki non provenisse dal Satellite?
 
Lei rimase in silenzio, osservandolo un po’ cupa. Non sembrava aver voglia di parlarne.
 
“Il posto da cui vengo non è migliore del Satellite. Sarà pur splendente di facciata, ma è molto più marcio dentro. Almeno il Satellite è veritiero nel suo squallore.” concluse Aki con tono sarcastico. Scambiò un’accesa occhiata con Jack, per nulla intimorita dalla sua dura espressione. In quell’istante, realizzai quanto fosse simile la loro tempra suscettibile. Pregai che Jack non la facesse arrabbiare…
 
“Ah sì? Tu vivevi nella città, dove c’è agio, lusso e ricchezza per chiunque. Perché hai lasciato Neo Domino? Cos’era che non avevi e che speravi di trovare al Satellite?” ribatté Jack, a questo punto chiaramente infastidito, e forse invidioso. Non in un modo cattivo, ma… era arrabbiato perché Aki aveva gettato alle ortiche la sua condizione di benessere alla faccia di chi non aveva avuto la sua stessa fortuna, per ritrovarsi in quella specie di fogna immensa che era il Satellite. E dovevo ammettere che il suo sentimento non aveva torto. Ma cosa poteva aver spinto Aki ad arrivare a tanto?
 
“Sarebbero affari miei, a dirla tutta.” tagliò corto altrettanto acida.
 
“Affari condivisi allora. Scommetto che c’entra questo, non è vero?” puntualizzò Jack, mettendo avanti il braccio coperto dal marchio rosso.
 
“E cosa te lo farebbe pensare?”
 
“Non sono uno sprovveduto, non è difficile fare due più due.”
 
“E anche se fosse? Scommetto che per voi è stato tutto più facile, tanto al Satellite anche se devasti mezza isola nessuno alza un dito! A Neo Domino basta una pittata su un palazzo, uno sfregio minimo ad un monumento pubblico che ti ritrovi appresso la polizia! Come se macchiare quel finto splendore fosse veramente un reato, come se non si rendessero conto della realtà del Satellite che loro hanno reso reale!”
 
“Spero che tu stia scherzando! Non hai visto quanta gente là fuori ha la faccia marchiata dalla Struttura?! Qui la polizia fa anche troppo! Girano per le strade come avvoltoi, convinti di stare dalla parte della giustizia, e invece inseguono pure donne e bambini se trovano la scusa! Anzi, quella non serve nemmeno! È il mondo che gira così, inutile lamentarsene!”
 
“La sai una cosa? Hai perfettamente ragione. Sono loro che fanno schifo, noi… noi siamo diversi, siamo meglio e peggio allo stesso tempo! Siamo degli emarginati marchiati da dei poteri sovrannaturali, ancora in attesa di riuscire a trovare un senso a tutto il casino che gli gira attorno, con il potere di vita e di morte su quella gentaglia e non ne approfittiamo nemmeno! Come se la nostra speranza di una vita normale si potesse realizzare, in qualche modo! Davvero sono l’unica che non ha mai voluto tutto questo? Davvero sono l’unica che spesso e volentieri ha desiderato una banale vita normale?!” l’ira che le venava la gola era decisamente malnascosta dal suo sarcasmo.
 
“Cosa ti fa credere di essere la sola? Chiunque qui tra i presenti voleva una vita normale!”
 
“Allora perché mi accusi di aver deciso di aver abbandonato Neo Domino, eh?! Tu che ne sai di com’è la città?! Non puoi saperne niente! Né di quella, né del mio passato!” gridò lei, imponendo un passo avanti. Teneva le braccia allargate e tese, i pugni chiusi, fremente di rabbia. Attorno a lei, tutti i cristalli verdi avevano cominciato a brillare più intensamente, in modo tenue. A quest’ora, i suoi poteri si sarebbero già dovuti manifestare…
 
“Senti tu, -“cominciò Jack, ma lo interruppi con un gesto della mano, ponendomi in mezzo a loro. Tenevo la frangia calata sugli occhi, cosicché nessuno dei due potesse leggervi la minima emozione.
 
“Basta così, Jack. Lascia perdere, è una discussione inutile.”
 
“Ma Yusei… come fai a non dire niente? Non ti fa arrabbiare tutto questo?”
 
“Anche se provassi rabbia la controllerei, non ti pare?” lo rimproverai.
 
Jack si ammutolì. Grugnì e voltò lo sguardo, incrociando le braccia. Faceva sempre così ogni volta che veniva preso in contropiede. Poi, mi rivolsi ad Aki.
 
“Ascoltami, Aki. Anche se tu venissi davvero da Neo Domino, per me non cambierebbe niente. Hai avuto le tue ragioni, e non intendo giudicarle. Ma ora sei qui, tutti noi siamo qui. A questo punto, tutto diventa irrilevante. L’unica cosa che possiamo fare è pensare ad uscire di qui, vivi. E ci riusciremo se ci aiuteremo a vicenda.”
 
“Yusei, io…” mormorò. Sembrò voler cominciare un nuovo discorso, ma le parole sembrarono fermarsi in gola. Proseguii al suo posto.
 
“Ti ho già detto che avrai tutto il mio aiuto se lo vorrai. Troveremo un modo per venir fuori da questa situazione sani e salvi, te lo prometto.” la rassicurai. I suoi occhi però si velarono di sconforto.
 
“E come? Questo posto sembra essere senza vie d’ingresso, né d’uscita! Anzi… è da quando siamo qui che percepisco un’aura oscura, malvagia, come se ci fosse una trappola tesa avanti a noi… non voglio che nessuno di voi si faccia male, non lo sopporterei.” confessò. Sulla percezione oscura, dovevo darle ragione. Ma-
 
Soprattutto tu.” mi sussurrò alla fine con un filo di voce. La fissai, preso alla sprovvista. Soprattutto tu? Ho capito bene? Cercai quella certezza nei suoi occhi, ma lei mi impedì di incrociarlo di nuovo. Forse l’aveva detto davvero… o me l’ero immaginato? No, decisamente l’avevo immaginato. Non poteva essere…
 
“Parli come se non fossimo capaci di badare a noi stessi.” borbottò Jack incrociando le braccia, offeso.
 
“Guarda che ha ragione in pieno.” replicai.
 
“Ma per favore! Al massimo ha ragione se parla di te! Vogliamo fare la conta delle volte che ti sei cacciato nei guai?”
 
“Contate pure, ma non vorrei che comparato al vostro elenco il mio risultasse troppo breve, vostra maestà.” dissi accennando ad un inchino col capo. Sollevare un po’ l’umore non avrebbe fatto male a nessuno.
 
“Fa’ silenzio, pinguino!”
 
Un nervo comparve di scatto sulla mia tempia. Di nuovo quel dannato soprannome… uno dei tanti, purtroppo… certo che Jack era bravo a riportare alla luce le vecchie storie. Specialmente ora che c’era Aki, la quale trovava il nomignolo particolarmente divertente.
 
“Ecco cosa! Sembrano le strisce gialle dei pinguini quelle!” rise lei, indicandomi la testa.
 
“Ma no, non è vero!” protestai, facendo l’offeso. Perché ce l’avevano sempre con i miei capelli?
 
“Scommetto che quelle strisce te le sei tinte apposta!”
 
“Invece no, le ho sempre avute così!”
 
“Impossibile!”
 
“Ti dico che sono naturali!”
 
“Sì, e io ho trent’anni!”
 
“Yusei non mente, le aveva sin da bambino, eheh…” intervenne Crow. Aki sembrava quasi non capire.
 
“Ma come?! È geneticamente impossibile questo!”
 
Ero sul punto di replicare ancora, quando venni interrotto da uno strano rumore in lontananza. Secondo dopo secondo, dei rantoli si distinsero sempre meglio. Poteva trattarsi di una sola cosa: altre bestie. Ma che diavolo, non facevamo a riprendere fiato che quei demoni tornavano come prima! All’improvviso, i marchi cominciarono a bruciare, più violentemente del solito. Mi piegai su me stesso trattenendo stretto l’avambraccio destro, come i miei compagni, ma sentivo chiaramente che qualcosa non andava.
 
Percepivo qualcosa di nitido, forte, nella galleria più distante. Anche ad occhi chiusi potevo sentirlo. Potevo percepire, Crow, Jack, Aki, tutti attorno a me…e qualcun altro. Chiunque fosse, era lì davanti a noi, appena dietro l’angolo. Ma chi?! Di chi è questa energia…?
 
Un grido si levò per l’aria. Una voce acuta… una voce di bambina. Sbiancai all’istante. Un volto ricomparve davanti ai miei occhi… un lontano ricordo riaffiorò in superficie.
 
Come spinto da forze invisibili, iniziai a correre verso la fonte di quella voce. I miei compagni gridavano il mio nome, ma non riuscivo più a sentirli. Quel grido… era orribilmente familiare. Più mi avvicinavo, più il dolore sul braccio si intensificava, ma non potevo distrarmi. La strada sembrava diventare più lunga ad ogni passo che facevo. I miei occhi erano fissi dinanzi a me: lampi abbaglianti rischiaravano la fine di quel tunnel. Che diavolo stava succedendo laggiù…?!
 
Voltai bruscamente l’angolo, frenando di colpo: una di quelle mostruose creature –molto simile ad un coccodrillo ritto su due zampe- teneva sotto gli artigli qualcosa, anzi, qualcuno.
 
Era una bambina. Una piccola bambina che lottava disperatamente per liberarsi da quella presa ferrea. Non avevo tempo da perdere, dovevo fare immediatamente qualcosa.
 
Armai entrambe le braccia, e mi slanciai contro quella creatura orribile, stando attento a tirarla su per prima cosa dal corpicino della piccola.
 
“Allontanati, subito!” le gridai, senza guardarla. Spinsi con tutte le forze quella creatura all’indietro, stando attento ad evitarne i morsi, riempiendone di ghiaccio il muso; dopo pochi istanti di sforzi, un’ulteriore spallata giunse in mio supporto: Jack mi si era affiancato spingendo la creatura in parallelo a me, e già potevo percepire le sue mani incandescenti.
 
“Sempre di testa tua, eh Yusei?!”
 
“Ehi, non c’era tempo per discutere!”
 
Il demonio spalancò ancora le fauci, ma terminata la spinta iniziale, mentre quello indietreggiava senza vincoli, due calci paralleli lo colpirono sul petto, costringendolo a schiantarsi violentemente all’indietro sulle rocce.
 
“Lascio quel coso a te, Jack, vedi di non farti male.”
 
“Giusto per aggiungerne un’altra all’elenco, eh?” sfotté.
 
“Non fare l’idiota, devo assicurarmi che quella bambina stia bene.” lo ammonii.
 
Feci dietro front per controllare le condizioni della piccola -Crow e Aki avevano fatto prima di me a raggiungerla-: poteva avere sì e no una decina d’anni, minuta e magra, sembrava tanto fragile così rannicchiata su se stessa… I suoi capelli erano di un curioso color turchese, che accostati alla sua pelle chiara la facevano sembrare quasi trasparente. E sul braccio destro… brillava sfolgorante una sagoma rossa, simile ad un artiglio ricurvo.
 
Non c’erano più dubbi su chi fosse. Era lei. Ecco la persona che stavamo cercando.
 
“Stai bene, piccola?” le chiese Aki inginocchiatasi davanti a lei, affettuosamente.
 
La bambina scrutò lei e poi noi altri, evidentemente timorosa. Chissà che prima impressione dovevamo farle… molto probabilmente, poco rassicurante: Jack stava combattendo contro quella creatura demoniaca a suon di fiammate, Crow gli stava gridando altre indicazioni –bastavano i suoi capelli fiamma a mettere in soggezione, ad ogni modo-, io avevo i vestiti che si tenevano insieme per miracolo e Aki… beh, era decisamente la più normale del gruppo. Ed anche la persona più indicata per rassicurarla, adesso.
 
La bambina ci studiò attentamente, ma poi… sembrò calmarsi. Ci osservò addirittura con sollievo. Non mi aspettavo una reazione del genere…
 
“Ragazzina, stai bene?” le ripetei, dato che non ci aveva dati risposta. Lei scosse la testa, stringendosi una spalla.
 
“Non mi sono fatta niente, tranquilli.” ci rassicurò. Era chiaro che invece era ferita. Forse era solo un livido, ma avrei preferito che non sentisse dolore, quando c’era la possibilità di rimediarvi.
 
“Ti sei fatta male, invece. Lascia che ti aiuti.” la esortai, abbassandomi alla sua altezza su un ginocchio.
 
“Posso farlo da sola.” rispose, portando davanti a sé la mano destra aperta. Dopo qualche secondo, una luce comparve nel suo piccolo palmo, bianca, sempre più intensa. I nostri marchi risposero tutti insieme, senza far male stavolta, mentre noi guardavamo meravigliati il piccolo globo di luce che era nato. Lei accostò la mano sulla spalla, e lentamente quel biancore si sparse verso tutto il suo corpo. ‘Poteri curativi?’
 
Dopo un’istante, la luce svanì, e l’ambiente sprofondò di nuovo nella penombra. L’aria si immobilizzò per alcuni istanti, finché la bambina non ruppe il silenzio.

“Sono contenta di avervi incontrato, alla fine.” mormorò, sollevata. ‘Incontrato?’ Ma cosa…?! Come faceva a sapere della nostra esistenza?
 
“Cosa intendi dire?” le domandai, nella speranza disperata di aggiungere tasselli al nostro impossibile puzzle.
 
“Mi ricordo di voi… Io sono Ruka, l’ultima Signer.”
 
 
 



*nello studio buio e incasinato della scrittrice –SI ACCETTANO PROPOSTE PER UN NUOVO NOME DELLA MINICHAT*
 
Io: ed ecco che compare anche la piccola Luna/Ruka :D pronta a soffrire, anche te? Ammetto che non ho voluto appositamente inserire il fratello Leo/Rua almeno per due motivi: primo) non è mai stato Signer, lo è diventato a fine serie a caso EwE non mi è piaciuta quella scelta, anche se simbolicamente aveva il suo valore e.e secondo) NON LO SOPPORTO XD non lo so, è uno stereotipo che non mi piace e.e

Jack: pensavo che odiassi me più di chiunque altro -.-“

Io: non ho detto che eri l’unico uVu

Jack: ah, mi sembrava -_-“

Io: comunque, dato che era previsto un battibecco in questo capitolo, ho chiesto in giro a mo’ di sondaggio quante belle offese potessi appuntare per voi x’D alla fine ne ho usate poche o niente, ma le ho tenute di scorta per la minichat >:D

Jack: tu scherzi, vero?

Io: nient’affatto uwu te sei stato difficile da offendere e_e bene o male erano tutti derivati di “torcia umana” e simili XD

Jack: ma quanta fantasia -______-“

Io: ma anche “testa di pigna, testa scoppiata, testa quadra, testa di limone”…

Crow: insomma, una testa .-.

 Io: tu zitto, che per te abbiamo il soprannome da jackpot EwE

Crow: D: non voglio saperlo D:

Jack: nono, adesso DOBBIAMO saperlo u_u

Io: esatto XD un applauso all’ “uomo nero” >:DDDD

Jack: PFFFFHAH_ *si tappa la bocca*

Crow: ma... D: non è giusto D: questo è sleale D:
io: e invece no x’D
 
Crow: dimmi che ce ne sono anche per Yusei, ho bisogno di una consolazione ç_ç
 
Yusei: perché dovresti consolarti così?
 
Io: perché è spassoso XD per Yusei abbiamo i soliti “granchio” e “pinguino”, poi “mr. ghiacciolo”, e… “polaretto” :’)
 
Jack e Crow: *rotolano*

Yusei: non ci credo…

Io: non ne ho chiesti per Aki, lei è salva uwu

Aki: almeno <.<”

Io: ma possiamo sempre improvvisare B]

Aki: risparmiatelo -.-“ piuttosto, chiudi il capitolo

Io: beh, effettivamente ho fretta… vabbé, rimandiamo uwu dunque,
DOMANDA IMPORTANTE: VOLETE CHE IL POV DEL PROSSIMO CAPITOLO SIA DI QUALCHE PERSONAGGIO OPPURE IN TERZA PERSONA?
Ho bisogno che mi rispondiate, perché ho in mente di proseguire da qui in poi in terza persona, sarà più agevole e.e ma so anche che si spezzerà un tantino l’atmosfera creatasi fin qui… perciò chiedo ç_ç
 
 


 
 
Ad ogni modo… HO AGGIORNATO TUTTI I DISEGNI! CE L’HO FATTA! NON DOVETE LINCIARMI! YEEEE! Ho aggiunto quelli dei capitolo 8, 9, 10 e questo corrente, che è più una rappresentazione del luogo dove si trovano i nostri amici fatta a computer e.e sarebbe bello se li andaste a vedere, basta scorrere indietro çwç comunque… ho pensato di mettere qui la scena dello sfondo perché non sapevo che momento esatto rappresentare, lo ammetto e.e anche l’immagine è poco accurata, ma non ho tempo per fare la pignola ‘sti giorni, la scuola mi sta crepando ç_ç ….però, niente facce funeree! I disegni ci sono tutti, anche il capitolo, quindi FESTAAA! XD
 E RECENSIONIIIIII XD






 
 
  
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