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Autore: KaterinaVipera    19/10/2014    0 recensioni
Rileggendo le due storie mi sono resa conto di non aver spiegato bene alcuni punti, creando, forse, delle lacune o dei punti poco chiari.
Così ho deciso di scrivere alcune one-shot per spiegare meglio la storia e tutto quello che è intercorso tra i personaggi principali delle ff ''Grazie a lei'' e ''La Gemma dell'Anima'': Cat e Loki.
Sono solo brevi capitoli che inserirò in ordine temporale e specificherò quando si ambientano.
ENJOY!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache dei Nove Regni'
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Le aveva consegnato il biglietto per il volo aereo e si era defilato senza dirle una parola né riguardante il regalo né del bacio che si erano scambiati, lasciandola confusa e con diverse domande. Rimase seduta sul tavolo della cucina, le labbra ancora un po' dischiuse dopo che erano state assaporate da quelle deliziose dell'uomo, lasciandole una sensazione nostalgica quando si era staccato da lei.
Che fosse stato solo un sogno, una illusione nata da un desiderio neonato nella sua mente? Poi guardò il foglio che aveva tra le mani, nero su bianco, tangibile e vero. No, quello non era stato un sogno, era pura verità.
Era stata baciata da uno conosciuto da poco ma sentiva che non c'era niente di sbagliato, niente di male in quello che le aveva fatto e che, anche lei, avrebbe voluto baciarlo ancora.
Corse in camera sua a prendere la borsa e si precipitò fuori di casa per andare di volata da Mary, perché c'era una cosa che le doveva assolutamente dire e non poteva aspettare.
Una volta giunta davanti all'abitazione dei due fratelli, li vide entrambi nel garage e sentì chiaramente le lamentele della bionda.

“Ciao ragazzi!” salutò Cat, fermandosi sulla soglia della porta scorrevole in acciaio, guardando Jake indaffarato a trafficare con pezzi di motore di una macchina, con indosso una paio di jeans strappati ed una canotta bianca che mostrava i muscoli tesi per il lavoro svolto.

“Ti prego, dillo tu a Jake che deve piantarla di farmi fare da sua assistente! Io non ci capisco e non ci voglio capire nulla di motori! Guarda, sono tutta sporca d'olio.” si lamentò ancora una volta mentre cercava di togliersi il nero dalle mani ben curate, senza risultati soddisfacenti.

“Dovrebbe farlo fare a te, non a me!” gettò il pezzo di carta con il quale si era pulita nel cesto dell'immondizia e si avvicinò a Cat.

“Vuole portarmi a New York. E mi ha baciata.” enumerò bisbigliando Caterina ancora stordita dall'accaduto sperando che l'amica capisse al volo. Infatti, capì benissimo.

“O MIO DIO. O MIO DIO. O. MIO. DIOOOOOOO!!” urlò, assordando Caterina anche se aveva le mani sulla bocca per lo stupore, facendo preoccupare Jake che corse subito da loro preoccupato.

“Che succede Mary?”

“Nulla, fatti gli affari tuoi. Noi usciamo, ciao.” tagliò corto sua sorella e prendendo a braccetto la sua amica, si avviarono verso il centro della città per fare una passeggiata e per poter parlare in tranquillità.

“Okay: voglio sapere tutto.” asserì mentre prendeva il resto dal cassiere di un chiostro dopo aver ordinato due mokaccini per entrambe ed averlo offerto uno alla sua amica.

“Si è arrabbiato per una cavolata, abbiamo discusso e l'ho buttato fuori di casa.” iniziò a raccontare per sommi capi il fatto. “Poi oggi si è presentato davanti alla mia scuola e mentre mi accompagnava a casa mi ha detto che aveva una sorpresa per me.” fece una pausa per bere la sua bevanda.

“Mmmmmh, si fa interessante..” squittì Mary, sempre più presa e curiosa, guardando la ragazza che le stava accanto.

“Una volta in casa mi ha baciata e dopo mi ha dato il biglietto aereo per New York.” cercò di raccontare con calma ma si sentiva dal suono della sua voce che era ancora emozionata.

“ Ti ha baciata?!” esordì, tralasciando il discorso del regalo. “Come? Dove? Quando?” Mary era già in fibrillazione, molto più di Cat, nemmeno lo avesse ricevuto lei quel bacio.

“Con la bocca, e con cosa secondo te?” domandò retorica ed un poco divertita.

“Ma era a stampo o alla francese con la lingua? È stato dolce o deciso? Ti ha afferrato per i capelli o è stato delicato?”

“Cristo, Mary, quante domande!” esclamò fintamente esasperata da quel terzo grado, ritrovandosi sommersa di domande senza saper come fare a spiegarle che era stata una cosa molto più innocente di quel che credeva lei.

“Ma io sono curiosa, devo sapere!” si giustificò la ragazza bionda, la voce bizzosa per gioco.

“E' stato poco più di un contatto, e...”

“E..?” la incoraggiò.

“E si, è stato dolce e bello. Almeno per me.” si affrettò a puntualizzare dal momento in cui non sapeva cosa passava per la testa di Loki.

Si ritrovò a sorridere ancora una volta al niente, all'asfalto su cui stavano camminando, gli occhi socchiusi e le guance le presero colore al solo pensiero delle sue labbra gelide, non accorgendosi che Mary la stava guardando meravigliata.

“Mio Dio, ti piace sul serio.” constatò grave, un accenno di sorriso che dimostrava che anche lei ne fosse felice. “Non ne sarai mica già innamorata?” domandò l'attimo dopo, un po' preoccupata.

“No, certo che no. Lo sai, non sono il tipo da elargire il mio amore al primo che capita.” si difese Caterina, la voce leggermente più dura rispetto al solito.

“Anche perché hai avuto a che fare solo con Tommaso che, in tutta sincerità è un perfetto cretino.”

“Però si, si mi piace.” ammise a bassa voce, come un segreto tutto loro e come se lo confidasse a se stessa.

“Però è strano..”borbottò tra se e se, mentre cercava di raccogliere la schiuma rimasta in fondo al bicchiere, ripensando a quel che c'era stato.

“Cos'è che è strano?”

“Nonostante avessimo camminato per tre isolati quando mi ha sfiorata era freddo, freddo come il ghiaccio.”

Mary rifletté un attimo come se stesse cercando una risposta sensata, poi parlò. “Forse è un vampiro.” disse seria, come se ci credesse davvero in quel che aveva detto.
Ci fu un attimo di silenzio dopo il quale le due ragazze iniziarono a ridere divertite mettendosi la mano davanti alla bocca per cercare di soffocare un poco le risate, mentre continuavano a camminare affiancate con il sole che ormai si accingeva a sparire dietro la linea dell'orizzonte, tingendo la terra di un caldo ed avvolgente arancione.

 

Sarebbe stato meglio usare la sua magia per recarsi in quella fastidiosa, confusionaria e puzzolente città ma non poteva e non voleva farsi scoprire da Cat, altrimenti il suo piano sarebbe andato in fumo, così come – ne era sicuro – quella specie di rapporto che aveva con la mortale. Per lui era già strano che non gli avesse domandato molto sulla sua vita, lasciandoli quel velo di riservatezza che tanto gli piaceva. La cosa che veramente lo aveva colpito di lei, era stato il fatto che si fosse fidata di lui, nonostante non sapesse chi fosse; lui che era un mostro, un ibrido rinnegato da entrambe le parti e che tra poco sarebbe diventato un pericolo, era riuscito a farsi benvolere da quella creatura che, adesso, gli stava parlando di cosa gli aspettava una volta giunti a New York e che non riusciva a starsene un attimo zitta, troppo emozionata di aver intrapreso quel viaggio con lui, da sola.

“Tu hai mai fatto una cosa del genere? Io no.” esclamò, ancora stupita del suo gesto azzardato. “Ho pure raccontato una mezza balla ai miei.” cercò di trattenere una risatina malandrina, perché si rendeva conto di aver esagerato.

Quando si rese conto dello sguardo di rimprovero che Loki le rivolse, disse “Non mi guardare così, anche tu avrai mentito qualche volta ai tuoi quando eri un ragazzo!”

Beh, in effetti, lui continuava a mentire tutt'ora, quindi non era nessuno per poterla rimproverare.
Ad un certo punto l'aereo attraversò una zona di bassa pressione abbastanza intensa che lo fece sobbalzare. Cat entrò subito nel panico, iniziando ad imprecare a mezza voce un “Oh cazzo... caz....zo.” ad ogni scossone. Strinse gli occhi, fino a farsi male, e trattenne il respiro inchiodandosi al sedile fino a che non sentì la mano destra di Loki posarsi sopra la sua che stava artigliando, senza rendersene conto, quella sinistra dell'uomo.

“La mano mi servirebbe ancora.” disse solo quando uscirono dalla zona turbolenta.

La ragazza spalancò gli occhi e quando si rese conto di stargli praticamente stritolando la mano si stacco all'istante mortificata, si, ma solo di aver stretto troppo.

“S-scusa.. non volevo.. è l'aereo che mi mette ansia.” disse in un sorriso sforzato. “Soffro di vertigini.” confessò dopo, facendo spallucce come a voler sminuire la cosa e tornando a sorridere.

Durante tutto il viaggio Loki si era ritrovato a guardarla stranito, non capendone il motivo; lo divertiva vederla gesticolare e non stare un attimo ferma, continuando a parlare, a ridere cercando di coinvolgere anche lui. Lui che era considerato un nemico ed un essere a cui era meglio non avvicinarsi.
Mentre erano in volo, infatti, aveva pensato di poter usare la ragazza per i suoi piani, usarla come lasciapassare in caso il suo piano fosse fallito o se Thor ed i suoi nuovi amici in tuta lo avessero obbligato ad usare le maniere forti. Quel pensiero, però, era scomparso alla stessa velocità con cui gli era venuto; si era reso conto, dopo aver posato le labbra su quelle della mortale, che quella sensazione ancora senza nome gli piaceva ed avrebbe trovato il modo di riviverla.
Rimaneva, però, sempre intenzionato a portare avanti il suo progetto di conquista così, una volta accompagnata Cat nella camera dell'albergo, ce l'aveva lasciata per recarsi in uno dei tanti tunnel della metropolitana abbandonati, dove si trovava il suo covo in cui scienziati ed agenti, il cui cuore era stato corrotto dal potere del Tesseract, lavoravano per lui inconsapevoli di quello che stavano compiendo.
Si aggirava tra i tavoli dove computer e schermi piatti mostravano grafici, dati e calcoli utili per far svolgere il lavoro alle persone che vi aveva assoldato. Si stava già pregustando il dolce sapore della vendetta. Vendetta contro quello che aveva considerato suo fratello, contro quello che si era dichiarato essere suo padre e, invece, si era rivelato solo il più meschino di tutti gli altri, solo un ladro ed un bugiardo, contro tutti coloro che lo consideravano un debole ed incapace a governare e gli avrebbe fatto vedere di che cosa era capace. Perché Loki era in grado di radere al suolo un'intera città senza batter ciglio e di conquistare l'intero pianeta come il re che sarebbe dovuto essere. Osservava le persone intorno a lui, sorridendo maligno, quando, all'improvviso venne folgorato da un pensiero: come aveva potuto portare con se la ragazza?
L'aveva portata dove da lì a poco si sarebbe scatenato l'inferno, rischiando di coinvolgerla e di ferirla. Non era mai stato considerato coraggioso ed un eroe quando era ancora illuso di appartenere a qualcosa, tanto meno adesso che era pronto a sparare la sua ira come una pistola carica, figlio unico della menzogna, distrutto da una tremenda consapevolezza ed in fuga.

 

I'm a loaded gun. An only son but I'm nobody's hero. I've come undone. I'm on the run. I'm nobody's hero.1

 

No, non era un eroe ma neanche colui che l'avrebbe destinata a morte certa facendola rimanere lì. Sapeva ben poco sulla gratitudine ma quello, di certo, non era il modo adatto per dimostrargliela.
Si precipitò all'hotel con l'intenzione di rispedirla a casa quella sera stessa, non importava se lei non avesse capito, se non lo avesse perdonato o se si fosse arrabbiata, Caterina doveva andare via immediatamente. Una volta dentro, ogni suo piano venne mandato in frantumi dall'esuberanza della fanciulla che lo costrinse ad uscire fuori per fare, insieme a lui, una passeggiata per le vie della Grande Mela e per andare a mangiare qualcosa dato che si ostinava a ripetere di avere una fame da lupi.

“Puoi ordinare qualcosa e fartela portare in camera.” aveva controbattuto Loki all'insistenza della ragazza.

“Ma siamo qui, a New York, non possiamo mangiare dentro a quattro mura!” aveva risposto a sua volta, indicando con le mani il posto in cui si trovavano, senza mai smettere di sorridere e senza rabbia nella voce. “Dai, ti prego, usciamo.” lo aveva invitato, calmando il tono della voce ed avvicinandosi a lui con le mani giunte dietro la schiena.

Te ne devi andare.

Loki non si mosse, rimase fermo ad osservare la ragazza che gli si avvicinava ed il suo profumo che gli annebbiava i sensi.

Te ne devi andare via subito.

Cat si sciolse i capelli lasciandoli ricadere sulle spalle e lungo la schiena, facendo si che il profumo dello shampoo, mango e karkadè, pervadesse nell'aria. Ormai era praticamente di fronte a Loki ed indirizzò il suo sguardo incerto in quello ancora più incerto dell'uomo, che la stava guardando come se dovesse dirle una cosa da un momento ad un altro ma non sapesse come fare.

“Va tutto bene?” si informò Cat, vedendo lo strano comportamento di Loki e non sapendosi dare una motivazione a ciò.

No, sciocca umana. Te ne devi andare. Subito.

Loki non rispose ma si limitò a guardarla dritta negli occhi ed una consapevolezza iniziò a farsi strada nel suo petto.

“Loki stai bene?” indagò ancora, una punta di preoccupazione nella voce bassa.

No, non sto affatto bene. Ma cosa diavolo mi hai fatto?

“Si, certo.” mentì l'attimo dopo, sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi sghembi. “Forza, andiamo a mangiare.” disse più morbido e le poggiò una mano sulla schiena mentre si accingevano ad uscire.

 

La prima a mettere piede nella camera fu Cat che trotterellava quasi, ridendo cristallina e felice, con un sacchetto trasparente di dolciumi in mano sinistra mentre con l'altra teneva una stringa di liquirizia a cui dava qualche morso, seguita da Loki che le andava dietro serio e calmo come suo solito. Evitò di accendere la luce, ad illuminare la stanza ci pensavano già le luci della città, che proiettavano i suoi colori abbaglianti dentro. Erano appena tornati da fare un giro per Times Square dove Cat aveva tanto insistito per fermarsi a mangiare qualcosa in uno dei tantissimi ristoranti che avevano incontrato, non badando alle proteste di Loki.

“Cristo, sto per scoppiare!” esclamò, portandosi le mani sulla pancia e gettandosi a peso morto sul letto, non curandosi se sgualciva o meno l'abito che aveva acquistato nel pomeriggio, continuando a ridacchiare ancora divertita per quella gita improvvisata e per le sensazioni che l'atmosfera di New York le suscitava.

“Lo farai sicuramente se continui a mangiare ancora.” puntualizzò Loki ironico, soffermandosi sulla soglia della camera da letto di Cat, con un ombra di sorriso sulle labbra, contagiato dall'allegria della ragazza cercando di nasconderlo.

“Non è colpa mia se avevo fame!” disse guardando il suo interlocutore in tralice, sempre distesa supina, addentato un altro pezzo di liquirizia.

Il silenzio che si venne a creare venne interrotto dallo squillo del cellulare.

Cat si rigirò spiegando il copriletto ed afferrando il telefono lesse il messaggio che le era arrivato.

Sorrise, mentre digitava veloce i tasti per rispondere, e spontanea balenò nella testa del Dio la domanda “Per quale motivo stai sorridendo?”

“Mary mi ha chiesto come procede la vacanza con il bel tenebroso.” l'attimo che impiegò per rendersi conto di essersi lasciata sfuggire troppo lo impiegò per mordersi la lingua, ma ormai era troppo tardi.

“Bel.. tenebroso?” fece eco Loki, confuso.

“Si, è così che ti chiama.” spiegò lei, facendo spallucce con nonchalance.

Il silenzio che ne seguì dopo spinse la ragazza ad alzare lo sguardo verso Loki e, dopo essersi messa seduta sul bordo del letto con le gambe incrociate, a spiegargli il motivo di tale soprannome.

“Il fatto è che non so niente di te, a fatica mi hai detto il nome. E, quindi, le è venuto naturale chiamarti così.” si giustificò, iniziando a torturarsi le dita e chinando il capo, intimidita dallo sguardo impenetrabile di chi le stava di fronte.

C'era una domanda in fondo alla trachea che premeva per uscire fuori; fino ad allora era sempre riuscita a ricacciarla indietro ma ora, ora che era giunta così lontana con lui, che si era decisa a fidarsi nonostante fosse uno sconosciuto, sentiva che non poteva più tacere.

Loki doveva capire che di lei si poteva fidare perché non aveva nulla da temere.

“Mi dirai mai niente di te?” proruppe alla fine, il tono della voce basso ma lo sguardo fisso e deciso in quello dell'uomo.

A Loki quella domanda parve più una supplica, una richiesta accorata a fidarsi di lei, di darle una possibilità.
La scrutò con attenzione, con i suoi occhi indagatori aumentando in lei un senso di disagio e facendole nascere una certa ed immotivata – o forse non tanto – paura quando, con passi lenti e calcolati degni di un perfetto predatore, le si avvicinò posando i palmi delle mani ai lati del suo corpo facendo abbassare il materasso sotto il suo peso. Cat si ritrovò a deglutire a vuoto incastrata com'era tra le braccia di Loki, gli occhi grigi fissi in quelli dell'uomo che le si parava davanti serio e quasi minaccioso. Sorrise, o meglio, ghignò di fronte al comportamento dell'umana perché, anche se non voleva ammetterlo, gli piaceva vedere l'effetto che aveva su di lei e vedere le sue guance tingersi di un tenue rosa al suo avvicinarsi.

“Forse, un giorno.” rispose il moro, il tono della voce calmo e basso, sfiatandole vicino alla pelle, compiacendosi ancora di quello strano effetto che aveva sulla creatura davanti.

A Cat quella risposta parve più una minaccia ma alla fine poco importava: era riuscita a convincerlo e questo era già un passo avanti.

“Okay, allora aspetterò fino a quel giorno.” rispose serena, scacciando quella sensazione di paura che per un breve istante l'aveva attanagliata, rimanendo sempre incastrata tra le braccia di Loki fiduciosa che non le avrebbe fatto del male.

Fu lui, dopo aver udito quella risposta ed aver visto la sua reazione, a distanziarsi incredulo.

Com'è possibile che sia così ingenua e in buonafede?

Si allontanò turbato con l'intenzione di chiudersi nella sua stanza, lontano da lei e dallo sguardo inconsapevolmente languido che ogni volta gli lanciava. Stava per chiudersi la porta alle spalle quando si sentì toccare timidamente una spalla da una mano calda e delicata. Quando si girò vide Caterina ferma, in piedi di fronte a lui con lo sguardo incerto e le guance un poco più accese.

“Grazie per tutto.” fu quello che esalò guardandolo dritto negli occhi prima di chiuderli ed alzarsi in punta di piedi per rilasciarli un bacio tra la guancia e l'angolo della bocca. Quando si staccò non attese un secondo di più e con una certa impazienza si ritirò nella sua stanza, lasciando Loki sbalordito da tale gesto.

Cat si chiuse la porta alle spalle, il viso leggermente accaldato e il cuore che iniziava a scalpitare come un cavallo imbizzarrito. Si ritrovò a sorridere ebete al vuoto, pensando che alla fine avrebbe voluto vedere Loki non come un semplice amico ma come ad una persona un po' più speciale che abitasse il suo cuore. In fondo, lui vi aveva già fatto breccia e non ne sarebbe più uscito, di questo ne era sicura. Poteva ancora sentire sulla sua pelle il lungo, pericoloso ed eccitante fremito percorrerle la schiena quando aveva posato delicatamente le sue labbra sulla pelle diafana e fredda come il marmo di lui.
Una volta che anche Loki fu in camera sua, continuò a ripensare al bacio che gli era stato dato dalla mortale. Era puro, innocente come chi lo aveva elargito e non c'era cosa che lo facesse pensare di più. Quell'atto lo aveva completamente lasciato senza parole e senza sonno, la sua testa piena di lei.

 

Ich kann nicht schlafen. Mein Kopf ist so randvoll von dir.2

 

Per tutta la notte non fece altro che rimuginare, riflettere e dannarsi su come avesse potuto meritarsi tale fiducia da parte di lei e sentire, adesso più forte di prima, il bisogno di allontanarla dal pericolo. Si ritrovò quasi spaventato da quella decisione. Lui non era mai stato una persona altruista, disposto a sacrificarsi per gli altri; invece, per lei, era disposto a molto più di quello che credeva lui stesso. Che stesse, forse, cambiando? Non era proprio quella paura una prova evidente del suo cambiamento?

 

Sono cambiamenti solo se spaventano.3
 

Alla fine arrivò ad un'unica conclusione: forse lei era veramente diversa da tutte le persone che aveva incontrato durante la sua lunga esistenza e forse valeva la pena preservare quella vita e quell'ingenuità disarmanti. E per la prima volta in vita sua, si rese conto che gli importava di ciò che qualcun altro pensava di lui e per questo motivo prese la sua decisione di mandarla via. Questo fluire inesorabile di pensieri gli era nato nel momento in cui era entrato di soppiatto nella camera della ragazza. Era intenzionato a ripetere quel bacio che si erano dati in cucina, a prendere l'iniziativa quando lei era troppo timida per poterlo fare. Voleva sapere cosa gli stava succedendo perché quello che provava non poteva essere identificato come unico e mero istinto. L'avrebbe svegliata catturando la sua bocca con la propria ma ogni pensiero, ogni... istinto si frantumò appena la vide dormire scomposta ma serena, le lenzuola calciate in fondo al letto, una maglietta troppo corta che le lasciava la pancia scoperta e dei pantaloncini a quadri che le coprivano davvero lo stretto necessario. Si soffermò a guardarla con la spalla appoggiata al muro e le braccia intrecciate sul petto, in un moto di tenerezza che non poteva identificare come suo, rimanendo ancora un po' ad osservarla dormire. Uscì dalla camera da letto e prendendo un pezzo di carta ed una penna iniziò a scriverci sopra qualcosa che a Cat non sarebbe piaciuto per niente.

E, forse, non piaceva neanche a lui.













 

-Angolo autrice-

Salve, eccomi di nuovo qui...

Inizio subito col ringraziare tutti coloro che mi stanno seguendo e che mi hanno lasciato una recensione :-)

ENJOY!!!!

 

 

NOTE:

1 Nobody's hero, Black Veil Brides;

2 Wer bin ich, Lafee [trad.:Non posso dormire. La mia testa è così piena fino all'orlo di te];

3 Di domenica, Subsonica.

 

  
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