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Autore: Luna Spenta    19/10/2014    1 recensioni
Brittany ha solo 17 anni quando la sua vita cambia radicalmente: trovarsi all'improvviso catapultati in una nuova città, dovendo cancellare tutto il proprio passato pur di proteggere le persone che si amano, può essere un'esperienza scioccante ma allo stesso tempo ricca di sorprese. Una nuova vita, una nuova storia, un nuovo amore. Ma il passato tende a ripresentarsi in tutta la sua irruenza... Si può davvero costruire il domani cancellando tutto quello che si è vissuto ieri?
DAL TRENTESIMO CAPITOLO:
In quella doccia c'era il suo profumo, il profumo di tutte le volte che mi aveva insaponato la schiena, che mi aveva sfiorata, toccata, baciata, morsa in quella stessa cabina.
Quante volte avevamo fatto l'amore lì? Quando sarebbe successo di nuovo? E soprattutto... sarebbe successo o no?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non avevo detto a nessuno di aver trovato Ettore Diotallevi.
Sapevo che da solo non sarebbe stato facile elaborare un piano qualora si fosse davvero trattato di Carlo Duranti, ma ero disposto a rischiare pur di non mettere in pericolo nessuno, soprattutto Brit. 
Avevo scoperto che Diotallevi avrebbe lasciato l'hotel dove alloggiava alle 11:00, e mi ero appostato nella hall già a partire dalle 10:30. 
Fingevo di essere un normale ospite della struttura intento a leggere il giornale.
Nell'attesa ricevetti diverse telefonate da Diletta ma preferii non rispondere; non avevo tempo di inventare una scusa su dove fossi e perché, e di certo non potevo raccontarle la verità. Non avrebbe mai accettato quello che stavo facendo.
Che poi... cos'è che stavo facendo?
Io stesso non ne ero sicuro.
Ero un poliziotto ed i poliziotti sono addestrati per non lasciare nulla al caso, agire prontamente ma calcolando le conseguenze e non correndo rischi inutili.
Beh, io quel giorno stavo facendo il contrario di quello che mi era sempre stato detto di fare: come una specie di kamikaze ero andato incontro al nemico, e non avevo pronta alcuna strategia di attacco. In casi come questi improvvisare può essere letale, e ne ero consapevole, ma non potevo lasciar partire quel vigliacco come se nulla fosse, dopo tutto il male che aveva fatto alla famiglia della donna che amavo.
Quando furono le 11:00 vidi scendere alcuni uomini che si dirigevano alla reception. L'ultimo, coperto da un paio di occhiali scuri, ma perfettamente riconoscibile, era Carlo Duranti.
Il mio corpo si paralizzò. Il poliziotto che c'era in me sembrò essere uscito a fare una passeggiata. Erano effettivamente troppi perché potessi agire da solo, ma almeno avevo la certezza di aver trovato la persona che stavo cercando. 
Inviai velocemente un sms a Danilo chiedendo rinforzi e mi preparai a seguire gli uomini senza farmi notare.
Quando uscirono dalla hall si diressero al garage sotterraneo.
Mi tenni a qualche metro di distanza e presi tutti gli accorgimenti necessari per non destare attenzione, ma in quel momento accadde qualcosa, qualcosa che non potevo prevedere, tanto meno evitare: una voce alle mie spalle fece voltare me, Duranti e tutti i suoi uomini.
-Emanuele?-
Fu un attimo, ebbi appena il tempo di voltarmi e di rendermi conto che Brit era lì, sulla soglia del garage. Nell'istante esatto in cui la vidi, avvertii quel rumore che mi era terribilmente familiare: armi da fuoco che vengono caricate ed iniziano a sparare colpi a raffica.
Mi avventai su Brit per costringerla al suolo, e la trascinai con me dietro una macchina. Intorno a noi volavano schegge di finestrini frantumati.
-Sei ferita?-
Lei mi fece segno di no senza parlare. Era evidentemente sconvolta, e per quanto io fingessi il contrario, non mi sentivo meglio di lei.
Ci nascondevamo tra le macchine del garage, ma c'erano una decina di uomini armati a soli pochi metri da noi, e sapevo perfettamente che era questione di minuti, forse secondi, prima che ci trovassero. Dovevo inventarmi qualcosa.
Se fossi stato solo avrei tirato fuori la pistola e avrei risposto al fuoco, ma date le circostanze, la cosa migliore era non farsi vedere, o meglio non far vedere Brit.
-Ok amore, ho un piano: io adesso scatto verso destra... quando loro mi vedranno e inizieranno a sparare nella mia direzione, tu dovrai scattare nella direzione opposta e correre il più velocemente possibile verso l'uscita. Credi di farcela?-
-Sei impazzito? Non lascerò che tu ti faccia ammazzare!-
-Non mi succederà nulla, fidati- in realtà neppure io ero molto convinto di quello che stavo dicendo, ma l'alternativa era farci ammazzare entrambi, ed io volevo salvare almeno lei.
-No, aspettiamo qui. Qualcuno avrà sentito gli spari e avrà chiamato aiuto. Dobbiamo restare nascosti solo per pochi minuti-
-Brit non c'è tempo. Devi fare come ti ho detto...-
Le lacrime iniziarono a bagnarle le guance, mentre continuava a scuotere la testa e a ripetermi che non mi avrebbe lasciato andare.
La dolcezza che le leggevo negli occhi, per un attimo mi fece dimenticare quello che stava succedendo, ma il finestrino sopra di noi che si frantumò di colpo centrato in pieno da un proiettile, mi riportò subito alla realtà.
Feci scudo a Brit abbracciandola, lasciando che una scheggia di vetro mi ferisse una spalla. 
All'improvviso il rumore degli spari si moltiplicò, come se si fossero aggiunte altre armi.
Dalla mia posizione non potevo vedere cosa stava accadendo, ma udii distintamente le voci di alcuni miei colleghi.
-Sono arrivati. Ora ci salveranno- Brit sembrava nutrire una sincera speranza, ma io sapevo come funziona in questi casi: una sparatoria non è mai un posto sicuro, ed io c'ero già passato.
Il ricordo di Sabrina era maledettamente vivido, e la storia sembrava ripetersi.
Una mano sul mio braccio mi fece sussultare.
-Grazie a Dio state bene!-
Danilo era accucciato dietro di noi, e immediatamente ci porse due giubbotti antiproiettile.
-Devi portarla via da qui- gli dissi indicando Brit rannicchiata tra le mie braccia. Lei mi corresse.
-Portarci. Io non me ne vado senza di te-
-Brit io qui posso essere utile-
-Brittany ha ragione, devi uscire da qui anche tu. Hai bisogno di cure-
L'occhio attento di Danilo aveva notato subito che stavo sanguinando, e si rivolse a me con un tono che non ammetteva repliche.
Il punto era che, anche volendo, uscire da quel garage sembrava impossibile.
-Hai un piano?- domandai. Lui scosse la testa.
-Non c'è tempo per elaborarne uno, stai perdendo troppo sangue. Avete i giubbotti, copritevi la testa e correte fuori da questo dannato garage!-
Era effettivamente l'unica cosa da fare, ed anche questa mi sarebbe costata poco se fossi stato da solo, ma avevo paura per Brit.
-Vai avanti al mio tre- le dissi. -Io ti copro le spalle.-
Lei annuiì ed io iniziai a contare nascondendo la voce tremante.
-Uno... due... tre-
Brit scattò in piedi correndo verso l'uscita, ed io la seguii coprendomi la testa con le  mani e pregando che arrivassimo vivi fuori di lì.
Una volta oltrepassata la soglia del garage, tirai un sospiro di sollievo.
Diletta fu la prima a venirci incontro.
-Come state?-
-Io bene, lui è ferito-
-Fa vedere!-
Il taglio alla spalla era più profondo di quanto pensassi, e ci vollero dei punti di sutura per fermare il sangue. Mentre mi venivano applicati in ambulanza, mi resi conto che il rumore degli spari era cessato.
Quando i paramedici mi lasciarono andare, vidi Carlo Duranti ed i suoi uomini mentre venivano portati via in manette.
Brit corse ad abbracciarmi.
-E' tutto finito! Ora possiamo viverci la nostra vita insieme, possiamo far tornare qui la mia famiglia, possiamo...-
-No- la interruppi. Lei mi guardò con aria smarrita.
-Brit io voglio che torni a Las Vegas-
Pronunciai le mie parole tutte d'un fiato, e con un nodo in gola tremendo.
Le stavo facendo male, ma ne stavo facendo ancora di più a me stesso. 
-Perché? ...ora che è tutto risolto, che... non abbiamo più nulla da temere-
-Speravo che non mi sarebbe capitato mai più di perdere qualcuno che amo per colpa mia...-
-E non è successo, io sto bene-
-Fammi finire. Oggi ho rischiato che ti capitasse qualcosa e ho rivissuto una delle esperienze più brutte della mia vita. Ho rivisto un garage, una sparatoria, e per un attimo ho rivisto Sabrina. Potevi finire come lei, o peggio potevi morire, potevamo morire entrambi. Vedi Brit, io faccio un lavoro pericoloso. Oggi cercavo Duranti, ma domani cercherò un altro criminale, e tra un mese ne cercherò un altro ancora. Potrei finire in altri garage e in mezzo ad altre sparatorie, ma voglio che tu non finisca mai più in una situazione del genere con me.-
Il suo volto era pallido ed i suoi occhi pieni di lacrime.
Una parte di me avrebbe voluto abbracciarla, ma se l'avessi fatto non avrei più trovato il coraggio di lasciarla andare.
  
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