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ACCORDI E DISACCORDI
Durante l’intera la durata della cena Maya era stata sulle spine.
Tutto si sarebbe aspettata, meno che il famoso ospite di
suo padre potesse essere quel tenente che l’aveva scoperta a fare quell’azione
dimostrativa nell’hangar. Lo stesso che poi l’aveva inaspettatamente lasciata
andare via sorprendendola molto.
Appena l’aveva visto seduto a tavola si era sentita mancare. Essendo, per forza
di cose, abituata a dissimulare abbastanza bene le sue emozioni si era
contenuta, solo che non era facile cercare di essere naturale di fronte a chi
aveva in mano il potere di smascherarla davanti a suo padre.
Ogni tanto lo sbirciava di sottecchi e non aveva potuto fare a meno di notare
che avesse un’aria vagamente sorniona. Era ovvio che si stava divertendo alle
sue spalle sapendo di avere il coltello dalla parte del manico. Nonostante ciò
non sembrava volerla tradire, ormai erano arrivati al dolce e ancora non aveva
detto nulla. Anzi aveva fatto conversazione in modo tranquillo e cordiale.
Aveva addirittura domandato dei suoi studi, coinvolgendo anche suo padre e sua
zia in chiacchiere e convenevoli. All’apparenza sembrava proprio un ospite
gentile e ben educato.
Maya voleva capire quali fossero le sue intenzioni ma non
era facile. Quel tenente dallo sguardo penetrante, cui neppure lei era rimasta
del tutto indifferente, era senza ombra di dubbio il nemico e poco importava se fosse un gran bel ragazzo dai modi
affabili. Doveva ammettere però che con lei si era comportato bene. Quando
l’aveva colta in flagrante avrebbe potuto consegnarla, invece l’aveva fatta
deliberatamente scappare e questa cosa l’aveva parecchio turbata.
Se Harlock l’aveva pensata spesso, Maya aveva fatto altrettanto e la cosa non
era andata a genio neppure a lei, perché se avesse potuto scegliere lo avrebbe
sicuramente ignorato, ma lui non era esattamente un tipo che passasse
inosservato.
Era rimasta molto colpita dal suo sguardo caratterizzato da quelle iridi di un
colore davvero particolare. Le ricordavano vagamente le gocce di resina ambrata
che sembravano far lacrimare la corteccia dei pini nel boschetto dietro casa.
Due occhi penetranti e impossibili da ignorare, perché erano capaci di
afferrarti e tenerti stretta, prigioniera, quasi come se fossero ipnotici. E
non era solo per via di quel colore così particolare e raro, ma soprattutto
perché erano accesi da una luce viva, indice di un’intelligenza spiccata e
comunicativa, piena di curiosità che scavava fin nel profondo, non
accontentandosi di sfiorare la superficie. Nonostante quella brutta cicatrice
che gli solcava il volto, era senza dubbio fascinoso e il suo era uno sguardo
che poteva davvero mettere a disagio, perché non era distratto, ma sempre
attento e vigile. A dire il vero quello sfregio pareva quasi aumentare il suo
carisma. Sarebbe risultato eccessivamente femmineo senza quella imperfezione,
che paradossalmente, lo rendeva più intrigante sublimandone la bellezza del
volto.
Maya, per tutta la durata della cena, aveva sentito su di sé quegli occhi e
volte era stata costretta, suo malgrado, ad abbassare i propri perché non
riusciva a sostenere l’intensità che emanavano. Non voleva che lui capisse
quanta paura avesse, e in quale difficoltà si trovasse. Non poteva e non voleva
dargli questo vantaggio. Era conscia che se suo padre avesse scoperto che
faceva parte della Gea Free, sarebbe scoppiato il finimondo, non solo, se lo
conosceva bene, sarebbe anche stato capace di denunciarla lui stesso. Purtroppo
c’erano varie pendenze in corso per le azioni dimostrative che avevano fatto.
Nonostante tutto Harlock non sembrava, almeno per il
momento, intenzionato a dire o fare nulla.
Ad un certo punto Ishida fu inaspettatamente raggiunto da un’importantissima telefonata
dal quartier generale, che lo costrinse a ritirarsi nel suo studio per ricevere
una chiamata ologrammata in share system tramite rete warp*1. Si scusò con il suo ospite e si alzò da
tavola per ritirarsi, fu in quel momento che la ragazza prese una decisione
estemporanea.
“Tenente se per lei va bene le servirei il dolce in veranda. Sono certa che mio
padre starà via almeno mezz’ora, è sempre così con le share-call. All’aperto
inganneremo l’attesa più piacevolmente e così mia zia potrà sparecchiare in
santa pace” gli disse, creando l’occasione per rimanere da sola con lui e
affrontarlo.
Harlock
alzò il sopracciglio sinistro interdetto, avrebbe voluto dir qualcosa ma fu
preceduto.
“Ottima idea, fai strada al signore Maya” ne convenne la zia mangiando la
foglia. Ingenuamente la donna pensò che la nipote cercasse di star sola con
quel bel ragazzo per attaccare bottone e siccome la vedeva sempre troppo presa
dallo studio, pensò che l’occasione andasse sfruttata. Quel giovanotto era
assai piacente, educato e gentile, inoltre pareva anche avviato ad una
brillante carriera militare, cosa poteva volere di più per la sua bambina?
Harlock, per non passare da maleducato, annuì e la assecondò. La seguì in
veranda dove la bionda lo fece accomodare su una panca di legno piena di
cuscini colorati, quindi gli fece un sorriso di circostanza e se ne andò
piantandolo lì.
Il Falco rimase spiazzato, e ora dove era sparita?
Aveva capito perfettamente che voleva rimanere sola con lui, quindi gli
sfuggiva il motivo per cui fosse rientrata in casa. La sua curiosità fu
appagata quasi subito, era semplicemente andata a prendere il dolce. Un budino
alla crema guarnito con purea di frutti di bosco che gli porse andandosi poi a
sedere di fronte a lui, sulla sedia a dondolo. Si mise a guardarlo tenendo
distrattamente in mano la propria coppetta, in attesa che la consumasse.
“L’hai
fatto tu?” le chiese Harlock affondando il cucchiaino nella morbida crema,
cominciando a pasticciare senza però assaggiarlo.
“No. Ma lo saprei fare, perché?” gli disse, non capendo neanche lei la ragione
di quel non essersi fermata ad un semplice no
come risposta.
“Allora non ti offenderai se non lo mangio. Non sono un grande amante dei dolci, se posso ne faccio a meno” ammise continuando a tormentare il budino con il cucchiaio.
“Temo
che mia zia rimarrà malissimo se lo riporto indietro” mentì perfidamente,
cogliendo al volo quella piccola, ma ghiotta occasione di vendetta, continuando
a dargli del lei per mantenere le
debite distanze.
Harlock la fissò un attimo e poi abbassò la testa facendo un mezzo sorrisetto
divertito, quindi prese una cucchiaiata di quella, che ormai era diventata una
pappa di crema e purea, e se la portò alla bocca.
Che avesse capito? Si domandò Maya. Non seppe rispondersi, ma prese a fissarlo
mentre consumava quel budino. Era seria e concentrata per studiarlo e cercare
di venire a capo di qualcosa. Stava cercando di metterlo a disagio, ma lui
sembrava tranquillo e per niente turbato dal suo sguardo fisso e severo.
Spazzolò per bene la ciotolina e poi la guardò dritta negli occhi, quindi le
chiese “Per caso devo mangiare anche quello?” indicando con il suo cucchiaino
la coppetta che lei aveva tra le mani con il budino ancora intatto.
Maya fu davvero tentata di dirgli che sì, avrebbe dovuto mangiarlo tutto,
compresa la zuppiera che era nel frigo, ma si trattenne. Era davvero un
filibustiere la stava chiaramente tendendo in scacco.
“Naturalmente no” rispose cercando di darsi un tono, voleva sembrare calma,
doveva essere calma. Quindi cercò di comportarsi come faceva lui e con tutta
tranquillità mangiò il suo dolce, mentre questa volta fu il turno di Harlock di
osservare.
Posò la sua coppetta a terra e si mise comodo a braccia conserte, con quella
faccia da schiaffi e quel mezzo sorrisino compiaciuto che aveva stampato da
quando era arrivata a cena e non le tolse gli occhi di dosso. Lei al contrario
di lui era molto a disagio, ma cercò di non darlo a vedere.
“Bene,
se vuole del caffè…” disse una volta finito il budino, alzandosi per andare a
recuperare anche la ciotola di Harlock.
“Sì. Grazie. Nero e senza zucchero” rispose. Era curioso di vedere quanto
avrebbe portato avanti quella pantomima da perfetta padrona di casa. Quindi si
rilassò e in attesa che tornasse dette un’occhiata al panorama che gli regalava
la vista da quella veranda. Era notte e le stelle trapuntavano il cielo che trovò
somigliante ad un drappo di stoffa blu scuro, su cui era come se fossero state
sparpagliate ad arte alcune manciate di piccoli diamanti, che rilucevano
creando un fitto gioco di puntini scintillanti.
Soffiava una leggera brezza, i grilli cantavano e c’era una gran pace. Era
estate piena e di tanto in tanto, in lontananza, qualche lucciola illuminava il
nero oltre il cancello. Come se qualche frammento di astro fosse caduto dal
cielo e danzasse a tratti pigro nell’aria.
C’era poco da fare, la Terra era il pianeta più bello dell’Universo, e poteva perfettamente capire perché gli uomini volessero tornare a viverci. Anche a lui mancava terribilmente, e stare lì seduto a godere di ciò che la natura gli offriva, lo considerò un magnifico regalo che lo stava rilassando molto. Inoltre si stava divertendo come un matto a giocare al gatto con il topo con occhi blu.
Una volta espletata anche la pratica
caffè a Maya non restò altro che prendere in mano la situazione. Era meglio
se si fosse sbrigata, suo padre sarebbe potuto ritornare da un momento
all’altro.
Harlock aveva appena finito di sorseggiare il liquido scuro e la osservava.
A lei
fu chiaro che il Falco non avrebbe detto una parola. Così decise di rompere il
ghiaccio.
“Hai intenzione di tradirmi?” gli chiese senza mezzi termini, fissandolo seria.
Harlock non rispose. Si alzò con la tazzina in mano e si avvicinò a lei che era
rimasta in piedi.
“Forse sì, o forse no. Non ho ancora deciso” disse, sempre con quell’aria
sorniona che l’aveva accompagnato tutta la sera innervosendola non poco.
Maya incrociò le braccia al petto in modalità difesa ed evitò il suo sguardo.
Stava pensando cosa dire, perché era chiaro che dovesse stare molto attenta e
che non dovesse farlo indispettire.
Lui invece la fissava.
Non le avrebbe dato tregua. Non quella sera almeno. Se lo meritava. Lo aveva
cosparso di vernice, gli aveva mollato un calcio in uno stinco e lo aveva anche
obbligato a mangiare il budino, una lezioncina se la meritava proprio la
biondina!
“Ora se vuoi scusarmi” aggiunse sorpassandola “Vado a
vedere se tuo padre è libero e a sentire cosa ha da dirmi” e, porgendole la
tazzina vuota, la lasciò da sola con i suoi dubbi e i suoi mille pensieri.
Mentre passava oltre la soglia della veranda per entrare in casa, fu investito
dal suo profumo e gli venne naturale ed inevitabile pensare che fosse davvero attraente.
Ma non solo, era una tipa interessante, non era scontata o sciocchina, sembrava
avere carattere, ma voleva capire se ciò che faceva era la semplice ribellione
di una ragazza di buona famiglia annoiata, o se c’era dell’altro. Sebbene fosse
attratto da lei molto di più di quello che volesse ammettere, non le avrebbe
certo permesso di farlo passare nuovamente da stupido, né tanto meno di
manovrarlo. Il suo orgoglio sanguinava ancora. Il problema era che lei lo
destabilizzava molto. Il suo profumo era inebriante. I suoi occhi luminosi ed espressivi
erano accattivanti e poi aveva quella bocca così carnosa, tanto da essere
ipnotica. Durante la cena, un paio di volte, s’era perso ad immaginarla
incollata alla propria facendo fatica a distogliere la mente da quell’immagine.
Proprio perché gli faceva questo effetto, stava ancora più in guardia.
Era in una sorta di allerta pericolo continua.
Mezz’ora dopo Harlock era di nuovo nel salottino con
Ishida che aveva terminato la sua telefonata.
Maya invece era in cucina e si mordicchiava nervosamente le unghie.
Quei due si erano rinchiusi e smaniava nell’attesa di scoprire se quel tenente
avesse parlato o no.
Poco prima era stato veramente pessimo, si era chiaramente preso gioco di lei e
l’aveva lasciata con un palmo di naso, senza darle nessuna certezza. Era
preoccupata e molto spaventata. Se avesse spifferato tutto a suo padre
sicuramente avrebbe dato di matto. Lei lo amava molto e le dispiaceva tanto
mentirgli, la sola idea la faceva star male, ma al momento non poteva agire
diversamente.
Credeva in ciò che faceva ed era determinata nel portare avanti la
disubbidienza pacifica contro il potere oscuro del neonato governo, ma nello
stesso tempo non voleva dar dispiacere al suo unico genitore rimasto in vita,
anch’egli purtroppo dalla parte del nemico.
Confidava nel tempo. Sperava che con l’organizzazione presto avrebbero
accertato i veri intenti della Gaia Sanction, e con in mano le prove
schiaccianti, era certa che suo padre si sarebbe schierato con loro. Se Harlock
avesse parlato adesso, sarebbe andato tutto a rotoli e il generale si sarebbe
infuriato.
Si domandò se forse non avesse sbagliato ad essere stata così imprudente e
anche un po’ provocatoria, magari avrebbe dovuto essere più gentile, evitare di
fargli mangiare per forza il budino, facendogli dispetto. Avrebbe invece dovuto
parlargli e cercare di fargli capire le sue ragioni, non sembrava uno stupido,
sicuramente non l’avrebbe appoggiata, né si sarebbe schierato dalla sua parte,
ma magari l’avrebbe coperta con suo padre, infondo l’aveva già lasciata
scappare... ma ormai era tardi, quelli erano rinchiusi nel salottino e chissà
di cosa mai stavano parlando.
In effetti stavano parlando proprio di lei, ma non nei termini che pensava con
angoscia Maya.
“Dunque il punto è questo” stava spiegando Ishida ad Harlock “Mia figlia sta
preparando la tesi di laurea in giornalismo interplanetario con indirizzo
storico, relativo alla Terra e le sue origini*2. Come
saprai sono dislocato in varie basi, non ho una fissa dimora. Ora sono qui,
domani potrei essere su Gorianus e tra un anno magari su Prometeo, o vai a
sapere dove. Da quando è morta mia moglie la nostra casa su Marte è rimasta
chiusa e Maya ha deciso di seguirmi in ogni mio spostamento, sebbene adesso,
per via della laurea, abbia scelto la Terra come base primaria. La sua
università però è su Marte. Ė lì che risiede il suo relatore ed è lì che si
tengono le lezioni pre-tesi di laurea insieme a tutti i professori che si
mettono a disposizione per i vari approfondimenti del primo, secondo e terzo
stadio della tesi*3. Così, come saprai che c’è l’obbligo
assoluto di frequenza di questi corsi”.
Harlock annuì ascoltando, ma non capendo proprio dove volesse andare a parare.
“Ebbene
io non posso occuparmi di accompagnarla su Marte ogni volta che deve assistere
ad una lezione, né posso permettermi che qualcuno l’accompagni in un viaggio
interplanetario. Ergo è giunto il momento che la mia bambina impari a guidare
un veicolo classe A3 con motore a propulsione fotonica*4, che come tu ben sai è appena un gradino
sotto la navigazione in-skip. Così potrà raggiungere Marte da ogni pianeta e in
tempi brevi, dato che praticamente viaggerà quasi alla velocità della luce”.
Harlock continuava ad ascoltare e a non capire, ma non fiatò.
“Insomma, Lee ti ha tanto raccomandato per la tua bravura e io non ho il tempo
materiale di farlo, quindi vorrei che dessi delle lezioni di guida a mia figlia
perché poi possa dare l’esame d’abilitazione per pilotare navette classe A3”.
Ad Harlock si rizzarono i capelli in testa.
“Mi piacerebbe, ma sono impegnatissimo con le mie di lezioni. Come saprà
abbiamo tanta teoria e da lunedì si comincia a fare sul serio con il
simulatore, per essere pronti per andare a fare direttamente la guida sulle
navi nello Spazio, quindi temo proprio, che anche volendo, non potrei occuparmi
delle lezioni di sua figlia” disse mostrandosi il più contrito possibile.
Scuola guida a quella? Non ci pensava neppure! Era pericolosa e bugiarda, non
voleva essere tirato nel mezzo ai suoi intrallazzi. Era certo che lo avrebbe
messo nei guai, meglio defilarsi. Doveva concentrarsi sul suo addestramento e
diventare capitano dell’ammiraglia e la bionda era un elemento di distrazione
su troppi fronti. Meglio starne alla larga!
“Sono costretto ad insistere” disse Ishida leggermente contrariato. Non era
solito chiedere favori, ma se lo faceva, come quasi ogni militare del suo
calibro, non si aspettava un diniego come risposta. Secondo la sua mentalità,
quel tenente si sarebbe dovuto sentire onorato invece di accampare delle scuse
“E comunque dato che non mi piace perdere tempo, né farlo perdere agli altri,
sarò coinciso: tu darai lezioni di guida a mia figlia e io chiuderò un occhio
sulla scazzottata a cui hai partecipato giorni fa. Tutto chiaro?” concluse
scostando con un dito i capelli dall’occhio destro di Harlock e guardando
accigliato l’ombra residua del suo livido.
A quel punto il Falco capì che era fregato. Qualche gola profonda aveva parlato e ora se non sottostava a quella specie
di ricatto, rischiava la consegna, e se questo fosse accaduto, addio gradi e
comando. Inoltre si ricordò anche le parole di Lee e le sue raccomandazioni
accorate. Non era proprio il caso di intraprendere una discussione.
“Se la mette in questi termini…” disse appena insofferente. Fare le cose per
forza non gli andava proprio a genio e non voleva neppure di far finta di
nulla. Doveva sottostare, ma doveva essere chiaro che lo faceva solo per
obbligo.
Ishida dal canto suo era pure contento che non facesse i salti di gioia. Questo
lo rassicurava sul fronte implicazioni
pericolose, insomma preferiva un giovanotto reticente ad uno troppo
smanioso di dare lezioni alla sua bambina. Era suo padre, ma era conscio di
quanto fosse giovane e bella, per lei voleva il meglio e non certo uno di quei
quattro debosciati rissaioli.
“Potrai occuparti delle lezioni nel week end o la sera, a fine addestramento,
su questo deciderete assieme voi due, non metto bocca. Consideralo un grosso
favore personale che fai a me e non vederci altro. Per mia figlia voglio il
meglio e non puoi biasimarmi se insisto perché lo abbia. Infondo dovresti
essere lusingato, questo ti fa capire che sei il miglior pilota della base”.
“Con
tutto il rispetto mi creda, non mi interessa” replicò secco Harlock “Ma le farò
questo favore” aggiunse subito dopo per non farlo innervosire.
Ad Ishida la sua riluttanza piacque, come gli piacque il fatto che non gli
interessasse di poterne trarre un qualche vantaggio personale. Pensò che Lee
avesse ragione e che fosse davvero il migliore come lui si sperticava a dire
ogni volta che ne parlavano.
“Bene
allora siamo d’accordo” disse il generale aprendo la porta dello studio
facendogli strada per uscire.
Una volta arrivati in sala da pranzo trovarono Maya, che nell’attesa, per
ingannare il tempo, stava sistemando i fiori che aveva portato Harlock in un
vaso. Dovevano essere per la moglie di Ishida, ma lui non sapeva che fosse
morta così alla fine dalla zia erano in qualche modo finti in mano alla ragazza,
ed Harlock rimase sorpreso nel vederla sistemarli con grazia in un recipiente
di vetro dalla forma strana. Notò che si muoveva con grazia ed era armoniosa.
Gli fece piacere che alla fine quei fiori fossero finiti nelle sue mani.
Come
li sentì arrivare, la ragazza si girò di scatto e lui colse in quei grandi
occhi blu una forte e viva preoccupazione. Maya si poggiò contro il tavolo con
le mani dietro la schiena, tipo una scolaretta che attende la punizione e li
guardò incerta, in attesa di un cenno, una parola, o del verdetto finale.
“Allora mia cara il tenente Harlock qui presente ti farà scuola guida per
prendere l’abilitazione a guidare le navette classe A3 a propulsione fotonica.
Così potrai andare all’università e fare tutto quello che devi senza che io, o
qualcun altro debba accompagnarti. Finalmente sarai indipendente non è
magnifico? Sei contenta?”.
Maya guardò Harlock stupita e si rese subito conto che era molto contrariato.
Nonostante avesse appena fatto un mezzo sorriso di circostanza, i suoi occhi
ambrati, alle parole di suo padre, erano stati attraversati da un lampo di mal
celato fastidio. A lei però non importò perché era troppo felice che non
l’avesse tradita. Si era tolta un enorme peso dal petto e si sentiva leggera
come una piuma. Era stata davvero sui carboni ardenti perché era quasi certa
che si fossero trattenuti così tanto, proprio perché lui potesse aver parlato.
Non avrebbe mai immaginato che suo padre avrebbe potuto invitare un pilota a
cena solo per chiedergli di farle scuola guida. Era una cosa strana e non da
lui, ma da quando era morta sua madre era molto cambiato ed era diventato molto
più apprensivo, ma anche attento e coinvolto nella sua vita, più di quanto lo
fosse mai stato prima.
“Bene mi fa piacere!” disse euforica, sebbene in realtà il suo entusiasmo
venisse dallo scampato pericolo.
Harlock rimase serioso e si congedò. Ishida lo salutò cordialmente e poi disse
“Cara accompagnalo fuori così vi potete mettere d’accordo tra di voi per i
dettagli”.
Una
volta all’aria aperta Maya trovò doveroso ringraziarlo, ma lui non le disse
nulla, neppure una parola. La ragazza rimase male, ma fece finta di niente.
Quindi si scambiarono i numeri di share system call e rimasero d’accordo che si
sarebbero visti per la prima lezione due giorni dopo, alle diciannove,
esattamente a fine addestramento di lui, agli hangar delle navette classe A2 e
A3 nella zona nord ovest di Gladio, e si congedarono.
Alla ragazza fu chiara una cosa, e cioè che Harlock era molto infastidito di
doverle dare fare questa specie scuola
giuda, ma lei sapeva con certezza che una volta che fossero stati in volo
avrebbe cambiato idea e con questa convinzione, rinfrancata dallo scampato
pericolo, sorrise soddisfatta e rientrò in casa.
Nota dell’autrice:
Vorrei ulteriormente sottolineare a tutti i lettori, che
questa fic non ha niente a che fare con L’Arcadia della mia Giovinezza. A
scanso di equivoci è bene chiarire che è tutta un’altra storia, ambientata nel
movie verse, e che neppure si ispira lontanamente al lungometraggio sopra
citato. Così come la mia Maya e la sua storia d’amore con Harlock è
completamente diversa da quella dell’anime, anche se poi la fine è
inevitabilmente quella della storia originale, sebbene in questa fic ci
fermeremo molto prima dei tragici accadimenti narrati nel film animato. Tutto
ciò che non verrà trattato nell’ambito di questa fic, sarà ampliamente trattato
nella seconda parte di questa storia, che ho intenzione di scrivere e che sarà
molto, ma molto angst, ma che vedrà la luce molto, ma molto più avanti nel
tempo. Anche perché sennò una serie che l’aggiò fatta a afà??? (E cmq prima
devo scrivere la 2 parte dell’altra
ficcia :P )
Ci tengo a dire a chi legge che questa fic è chiaramente un omaggio ad una
giovinezza felice e spensierata (si fa per dire anche perché c’è stata una
guerra) che ho voluto regalare a questo
personaggio che è nato e stato concepito come reietto, solitario, silenzioso ed
imperscrutabile in ogni sua apparizione, dall’anime fino al film in cui è
rappresentato sofferente e sepolto dal dolore dai rimorsi. Ecco per una volta
io, personalmente, voglio che stia bene, che sia sereno, che gli capiti una
cosa bellissima e che sia anche un po’ felice, e si diverta pure tiè! D’altra
parte nel movieverse non sappiamo nulla di questa fase della sua vita quindi,
posso anche immaginarmi quello che più mi aggrada, ma soprattutto lo voglio far
star bene!!! E questo è l’intento di questa storia :)
Il titolo di questo capitolo è anche il titolo di un film del 1999 di Woody Allen, che non ho visto, e a cui non mi sono ispirata, ma che ho ricordato che esiste, l’ho menzionato per specificare :)
Glossario:
1 SHARE SYSTEM TRAMITE RETE WARP: Sistema telefonico inventato da me che
consente le telefonate ologrammate, ovvero consente di far apparire ologrammi
di persone lontane nella stanza di chi riceve, attraverso un’applicazione che
ovviamente va accettata da chi la riceve, un po’ come succede per le chiamate
face time con i-phone. Il concetto è quello della serie classica in cui
l’ologramma di Raflesia si palesava nell’Arcadia, in questo caso lo si può fare
solo se si accetta questo tipo di chiamata particolare: la Share-call,
altrimenti il telefono viene usato in modalità semplice. La rete warp viene da
Star Trek in cui è tutta altra cosa dato che è una propulsione a curvatura, ma mi
garbava il nome e lo grabbai![rubai] (sì so fiorentina e spikko in dialetto :D)
2 GIORNALISMO
INTERPLANETARIO CON INDIRIZZO STORICO, RELATIVO ALLA TERRA E LE SUE ORIGINI: Indirizzo di studio inventatissimo da me, in pratica:
giornalista storica.
3 PRE-TESI
DI LAUREA INSIEME A TUTTI I PROFESSORI CHE SI METTONO ADISPOSIZIONE PER I VARI
APPROFONDIMENTI DEL PRIMO, SECONDO E TERZO STADIO DELLA TESI: Ho immaginato che nel futuro gli studi
siamo più completi e complessi e che la tesi sia divisa in varie fasi,
chiamate: stadi, e che ci sia anche una pre-tesi ovvero una serie di corsi
specialistici aggiuntivi prima di poter laurearsi.
4 MOTORE
A PROPULSIONE FOTONICA: cioè va quasi alla velocità della luce e ciò in pratica
(fidatevi ho fatto i conti con la calcolatrice) significa che da Marte alla Terra,
con navette classe A3 ci si mette circa un’ora di tempo, considerando che la
distanza tra i due pianeti varia in continuazione, quindi una volta sarà un po’
meno di un’ora una volta un po’ di più, eccetera. Insomma prendetela per buona
e via! xD
----parecchio al volo e di corsa!!!!---- Auguro una serena domenica a
tutti! =D → GRAZIE Come ogni volta a TUTTI voi lettori che con affetto
continuate a seguire questa ficcia. Un grazie particolare lo dedico a chi ha
tempo e voglia di fermarsi a recensire per farmi sapere che cosa pensa o gli
trasmette questa storia. Per me è un vero e proprio regalo e lo apprezzo davvero molto! (: → Questo Capitolo è dedicato a tutti coloro che amano il Capitano
e che lo vogliono vedere felice e sorridente, piuttosto che tormentato e
sofferente, perché noi lo amiamo soprattutto così, de-angstizzato! :P → Grazie sempre ad
Azumina la super sartina (che vuole scuoiarmi e cospargermi di sale e c’ha pure ragione!) e a
Romina e che abbraccio forte con sincero affetto → GRAZIE Capitano ♥♥♥ Come te nessuno mai! ––––•••·.·•••–––– Per oggi è tutto.
In particolare è dedicato a Wiser che ringrazio di cuore
e abbraccio forte!
Buona notte, o Buon giorno a voi!
Passo e chiudo.
Che la pace sia sempre con voi! Alla prossima volta! =D