Remake di Amore Pirata, originale.
Dedicata a: Lunadistruggi; G_Draghetta; Assassymphonie_, Flora_, Hachiko95, Fre, ArtRevenge_M, Neko che l'avevano recensita.
Amore Pirata
Rufy
correva, i suoi sandali rimbombavano sbattendo sulla lastra di
ghiaccio. Teneva gli occhi chiusi, la bocca aperta in un sorriso che
mostrava
tutti i denti bianchi. Stringeva una spada sotto ogni braccio e Zoro lo
seguiva
urlando.
“Mettile
giù!” strillò lo spadaccino. Raggiunse
il suo capitano con un
pugno al capo. Rufy cadde a terra con un gigantesco bernoccolo sul
capo. Zoro
riprese le sue spade, le mise alla cintola e si abbassò,
prendendo il capitano
per un piede. Lo trascinò fino a davanti a un fuoco
facendolo strisciare sulla
lastra di ghiaccio e si sedette dietro uno sperone ghiacciato che gli
rimandava
la sua figura. Rufy sollevò il capo allungando il collo in
modo innaturale e
sporse il labbro inferiore.
“’Rooo, sono stanco di scappare!”
piagnucolò. Zoro sospirò e guardò le
fiamme, che si rifletterono nei suoi occhi
neri.
“Testa
vuota” borbottò. Rufy si rizzò in
ginocchio e ritirò il collo di
gomma, abbassando la testa. Si girò e guardò a
sua volta le fiamme.
La
piratessa stringeva la taglia di
Rufy in una mano e gli occhi socchiuse. Sorrise, le sue iridi
brillavano di
verde e si piegò in avanti. I seni coperti dalle fasce di
pelle nere tremarono
e la luce solare le illuminò le borchie.
“Benvenuto
in Ice Island. Ti aspettavo Cappello
di paglia” sussurrò. La sua mano fu
avvolta da una serie di fulmini
bluastri.
“O
mio o di nessuno” sibilò lasciva.
“Le
provviste sono quasi finite” sancì Zoro. Si tolse
uno zainetto dalle
spalle, lo aprì e ne tirò fuori una bottiglia di
saké.
“Io
voglio tornare dai miei nakama”
brontolò Rufy. Zoro si portò il collo della
bottiglia alle labbra e ne
sorseggiò rumorosamente il contenuto.
“Quando
questa storia sarà finita torneremo da loro. Come capitano
devi
proteggere prima la tua ciurma”
“Gli
altri ci aspettano al largo di quest’isola di ghiaccio.
Occupiamoci
alla svelta di questa pazza, mentre Nami recupera la nuova
rotta”
Rufy
strinse un pugno e conficcò le unghie nella pelle, chinando
il capo.
Il cappello di paglia gli coprì il viso, oscurandoglielo.
“Robin,
Chopper, Usop, Sanji … Nami”. La voce gli divenne
più flebile man
mano che parlava. Incrociò le gambe e si morse
l’interno della guancia.
“Dici
che mi rimprovererà?!” domandò alzando
la voce fino a renderla
stridula.
“Spero
che la strega e il sopracciglio a ricciolo si ammazzino tra loro
prima di quel momento” borbottò Zoro, avvicinando
le mani al calore delle
fiamme. Rufy avvertì un dolore al petto, si mise seduto
alzando la testa verso
il cielo, alzando e abbassando i piedi con ritmo veloce.
“A
Sanji piacciono tutte le ragazze, vero?” chiese.
“Omaggia
tutte e ama nessuna” ribatté secco Zoro. Rufy
allungò una mano
verso lo zaino e Zoro lo colpì con il manico di una delle
spade.
“Giù
le mani dalla carne, ce ne resta poca” ringhiò.
“Ahi!”
si lamentò Mugiwara. Zoro sgranò gli occhi, lo
afferrò per un
braccio e saltò indietro. Un fulmine si abbatté
sullo zaino incenerendolo.
“Enel?”
domandò Rufy, guardandosi intorno.
“No,
no, sciocchino. Ricordati che i miei sono fulmini quantici,
perciò
possono danneggiare la tua plastica” ribatté una
voce femminile. Rufy cercò di
colpire la figura sopra lo spuntone di ghiaccio con un gum gum no
pistol. La
donna saltò all’indietro, girò su se
stessa in volo e si voltò iniziando a
correre.
“Ho
il tuo equipaggio, se lo vuoi indietro seguimi” lo
sfidò. Zoro vide la
sua figura diventare sempre più piccola e scomparire, mentre
si rialzava.
“Dannata,
come fa a essere così veloce?!” gridò.
Rufy si calcò il cappello
sul viso.
“Andiamo”
ordinò. Zoro si tolse la fascia nera dal braccio e la
indossò
sopra il capo.
“E’
una trappola” ribatté. Rufy scattò in
avanti correndo e lo spadaccino
lo inseguì.
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Il
viso di Sanji ricadde in avanti, il sangue si era rappreso sulla ferita
sulla sua fronte e sul labbro spaccato, teneva entrambi gli occhi neri
socchiusi. Dalle gambe si alzava un rivolo di fumo, la schiena gli
doleva e le
corde gli stringevano le braccia. Robin teneva il capo sulla sua
spalla, i
capelli neri s’insinuavano tra i lembi strappati della giacca
nera di lui. Ansimava
e il fiato le si condensava davanti alla bocca. Chopper
singhiozzò, si dimenò
sull’albero maestro a cui era stato legato e il capello gli
sbatteva contro le
corna da renna. Alcune gocce di sangue precipitarono dalla ferita alla
zampa e
finirono sulla testa di Usop. L’occhialino del cecchino era
spaccato al centro
e ricoperto di crepe a raggera, ed il suo corpo era avvolto da delle
catene di
acciaio. Era ignudo e in alcuni punti aveva delle bruciature, ricoperte
di bolle
rossastre. Accanto a lui, Nami era legata al parapetto della nave.
Indossava un
bikini, era ricoperta di ematomi e, come il resto
dell’equipaggio, era sporca
di cenere nerastra. Tremava, il naso e le guance le si erano arrossate
e le
labbra le erano diventate viola. Si voltò guardando la donna
fermarsi al
limitare del ghiaccio, spaccato dove c’era la nave, ai piedi
del Jolly Roger a
forma di capra.
La
folle strofinò le dita affusolate tra loro e queste furono
avvolte da
una serie di fulmini azzurrini. Una serie di nubi nere si addensarono
intorno a
lei e il vento le fece sollevare i corti capelli neri. Nicorobin
cercò di
muovere le dita spezzate fuori posto, fu raggiunta da un fulmine e con
un grido
si accasciò svenuta. Sanji ululò sentendo urlare
e Chopper singhiozzò più forte
vedendo il fumo alzarsi dalla compagna d’avventure.
La
rapitrice si voltò vedendo correre Rufy verso di lei.
Scattò all’indietro
evitando l’ennesimo pugno e lanciò verso di lui
due fulmini. Cappello di paglia
saltò schivandoli, l’avversario
ridacchiò vedendo il ghiaccio rompersi e Rufy
precipitare nell’acqua ghiacciata. Mugiwara urlò
di dolore sentendo l’acqua
ghiacciata bruciargli la pelle e il suo corpo
s’irrigidì, affondando. La vista
gli si annebbiò, la testa iniziò a dolergli con
delle fitte e boccheggiò. Bolle
d’ossigeno si allontanarono dalle sue labbra, dirigendosi
verso la superfice
dell’acqua sopra di lui. La superficie di ghiaccio si
riformò.
-Na
… mi- pensò, perdendo i sensi.
“Rufy!
Rufy!” gridò Nami, divincolandosi fino a
graffiarsi a sangue con le
corde. Chopper cercò di piegarsi ed iniziò a
rosicchiare le corde con i denti,
sentendo salire un sapore di nausea in bocca.
“Capitano!”
gridò Sanji, tenendo di aprire gli occhi. Usop
mugolò dolorante
cercando di rizzare il capo abbandonato. Zoro tagliò il
ghiaccio con la spada e
saltò gettandosi in acqua, afferrò il capitano e
iniziò a nuotare nella
direzione contraria. Avvertiva dolorosamente l’acqua gelida
intirizzirgli i
muscoli. Mise la spada in bocca, stringendo con i denti, strinse
più forte Rufy
con un braccio e con l’altro pugno colpì il
ghiaccio spaccandolo. Tirando una
testata e un colpo di spalle allargò il buco uscendo
all’esterno e si accasciò
sulla superfice di ghiaccio. Rufy vomitò e sputò
acqua, Zoro diede una spinta
di reni facendo uscire entrambi. L’avversaria
balzò con un salto felino, lanciò
un fulmine in volo colpendo alle spalle lo spadaccino che
crollò in terra
esanime, scosso da una serie di tremiti circondato da piccole scariche
elettriche azzurrine. La piratessa atterrò accanto a Rufy
sulla punta dei
piedi, facendo scricchiolare il ghiaccio.
“’Stai
lontana da lui!” strepitò Chopper.
“Ruuuufyyyy!” strillò
Nami.
Cappello di paglia sgranò gli occhi, le iridi nere erano
diventate bianche.
Vide la donna sopra di lui e tirò una serie di calci,
facendo allungare le
gambe e la allontanò con una testata allungando anche il
collo. L’avversaria
schivò i vari colpi, allontanandosi e sentì il
nemico ringhiare. Sanji cercò di
dimenare i piedi a vuoto, le ossa delle gambe spezzate scricchiolavano
e il
cuoco gemette di dolore. Rufy si mise ritto e utilizzò le
sue gambe come
stantuffi, la pelle gli si arrossò e lui ansimò.
La nemica tolse dalla tasca
degli aghi di ghiaccio e li lanciò colpendogli il collo.
Rufy gonfiò la pelle
del collo facendoli volare via, la pelle lacerata sanguinava. La
piratessa lo
colpì con un fulmine in pieno petto che gli aprì
una ferita nerastra circolare
e Monkey cadde all’indietro, sbattendo a terra con un tonfo.
Sul ghiaccio si
aprì una ragnatele di crepe che lo fece scricchiolare.
“Basta!
Smettila!” strillò Nami.
-Sarebbe
meno doloroso se torturassi me al suo posto- pensò. Le urla
dei
suoi compagni di squadra si unirono alle sue.
“Sei
solo. Nessuno può aiutarti!” urlò la
nemica. Rufy sentì gli occhi
bruciargli, gli divennero umidi e avvertì un dolore
all’altezza del cuore.
“Solo” biascicò.
Gridò di dolore
venendo raggiunto da una serie di fulmini che gli caddero addosso
dall’alto. Fu
scosso da tremiti sempre più forti, braccia e gambe gli
ricadevano aperti e
inerti, il capo era rivolto verso l’alto e della schiuma
bianca gli usciva
dalle labbra.
“Se
lo amassi, non tenteresti di ucciderlo!” gridò
Usop con voce rauca. L’avversaria
si avvicinò di più a Rufy, ghignò e
s’inginocchiò accanto a lui. Lo prese per
il brandelli bruciacchiati della sua maglia rossa e lo
sollevò. Le nuvole nere
si condensarono, solidificandosi sotto di lei e la sollevarono, mentre
lei
teneva ancora cappello di paglia.
“Moriremo
insieme, allora” sussurrò. Un fulmine si
abbatté sulla nave
facendo esplodere le gabine. Nami ed il cecchino furono travolti
dall’impatto,
il parapetto andò in mille pezzi e i due volarono fuori
bordo. Usop rimase privo
di sensi, il sangue che usciva dalle sue ferite si allargava sulla
lastra di
ghiaccio. Nami mugolò, sbatté un paio di volte
gli occhi e scosse il capo.
Sgranò gli occhi, si rizzò in piedi e si mise a
guardarsi intorno.
“Rufy!
Rufy!” gridò, alzando il capo verso il cielo. Mise
le mani a conca
ai lati della bocca.
“Rufy!”
chiamò più forte. Ci fu un’esplosione
di luce bluastra, ed una
serie di fulmini dilagarono per il cielo annuvolato e scuro. Le lacrime
rigarono il volto di Nami, si sentì un tonfo e il ghiaccio
si spaccò. Si mise a
correre nella direzione in cui si era aperta una falla. Cadde in
ginocchio sul
limitare della lastra di ghiaccio spaccata, mise le mani al limitare
con l’acqua
e singhiozzò rumorosamente. Gettò indietro la
testa con gli occhi stretti,
spalancò la bocca e ululò di dolore. Usop si
riprese a sua volta, mugolò e alzò
il capo. Strisciò fino alla navigatrice e si alzò
seduto, alzando a sua volta
il capo. Sgranò gli occhi e si mise in piedi, indicando il
cielo.
“E’
lì! E lì!” si mise a strillare. Nami lo
colpì con una serie di pugni
alle gambe martoriate, scossa da una serie di tremiti.
“Ti
sembra il momento di mentire?!” strillò. Usop
cadde seduto e si mise a
ridere, continuando a indicare l’orizzonte.
“E’
proprio lì! E’ vivo!”
strepitò. Alzò il capo a sua volta e
sgranò gli
occhi, le iridi castane le divennero bianche. Il corpo di Rufy era
gonfio a
forma di paracadute e stava scendendo lentamente. Nami si
rizzò in piedi e si
mise a dimenare le braccia.
“Qui!
Qui!” chiamò. Le iridi le brillarono e si mise a
sorrise.
“Sì!”
gridò Chopper. Zoro mugolò, si alzò in
ginocchio e si strinse la
testa. Espirò ripetutamente, strinse gli occhi e si
leccò le labbra. Si alzò in
piedi, riaprì gli occhi e fece qualche passo ondeggiando.
Vide Rufy scendere
verso l’acqua e si mise a correre.
“Attento!”
lo richiamò. Cappello di paglia allungò un paio
di dite, le legò
intorno alla spalla di Sanji e venne sbalzato nella direzione della
nave. Si
sciolse a un metro da lei e ricadde pesantemente sulla lastra di
ghiaccio ai
piedi della nave. Nami corse verso di lui e lo raggiunse,
abbracciandolo a sé.
“Credevo
fossi morti” si lamentò.
“E’
sopravvissuto a esplosioni peggiori” ribatté Zoro.
“Liberatemi!
Voglio sapere che ha! Che sta succedendo! Nami-san, Robin-san,
come state?!” strepitò Sanji. La gola gli doleva e
il suo corpo ricadeva
inerte.
“Fatemi
scendere, così vi curo!” li richiamò
Chopper. Usop si avviò verso
la nave, con la vista annebbiata e un sapore di sangue in bocca.
“Non
potevo morire. Devo diventare re dei pirati”
biascicò Rufy. Guardò
Nami negli occhi e lei arrossì, vedendo le iridi nere di lui.
“Ti
amo” ammise a bassa voce. Rufy le sorrise e
ricambiò l’abbraccio.
“E
tu la mia regina”. Aggiunse, baciandola. Nami chiuse gli
occhi e
ricambiò il bacio. Zoro si voltò, si tolse la
bandana rimettendola come fascia
al braccio.
“Hai
capito il furbetto” bisbigliò.