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Autore: Princess Kurenai    20/10/2014    2 recensioni
Fanfiction scritte per la SouMako Week.
➥ Day 1 - angst/fluff
➥ Day 2 - alternate universe/crossover
➥ Day 3 - post graduation/elementary school
➥ Day 4 - birthday/families
➥ Day 5 - established relationship/confession
➥ Day 6 - touch/sight
➥ Day 7 - free prompt!
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Makoto Tachibana, Sosuke Yamazaki, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Worries
Fandom: Free!
Personaggi: Makoto Tachibana, Sousuke Yamazaki
Pairing: SouMako
Genere: Introspettivo
Rating: SAFE
Avvertimenti: OneShot, Pre-Shonen-ai, What if? (E se…), Canon Divercence, Hurt/Comfort
Conteggio Parole: 1130
Note: 1. Scritta per la SouMako Week
2. Avevo iniziato questa fic subito dopo una certa puntata e… l’ho finita oggi XD quindi eccola come settimo ed ultimo giorno della SouMako Week. Io boh… vorrei che continuasse all’infinito çAç
3. Non betata ç____ç


Era stato il rumore dell'acqua proveniente dallo spogliatoio a costringere Makoto a bloccarsi nel bel mezzo del corridoio deserto.

La luce era spenta, e Tachibana non poté ovviamente nascondere a se stesso di aver sentito un brivido percorrergli la schiena quando rivolse lo sguardo verso quella normalissima porta, dietro la quale proveniva un costante - e a suo parare sinistro - rumore d'acqua.

Rimase per qualche istante in ascolto, poi raccogliendo tutto il coraggio che possedeva si costrinse ad aprire la porta per timore che qualcuno si fosse sentito male sotto la doccia.

« C... c'è q-qualcuno?», pigolò infilando la testa dentro lo spogliatoio e guardandosi attorno timidamente. La luce proveniente dal corridoio riuscì in quel modo ad illuminare la stanza e le panche, permettendogli di scorgere una borsa scura abbandonata vicino ad un'armadietto socchiuso, segno che effettivamente gli spogliatoi non erano vuoti.

Makoto deglutì, e facendosi ancor più coraggio fece un passo all'interno della stanza, cercando con la mano l'interruttore sul muro. La luce spazzò rapidamente via tutti i suoi ultimi timori - grande e grosso com'era aveva paura del buio, ed era una cosa davvero imbarazzante -, lasciandolo però in preda alla preoccupazione riguardante il malore di qualche atleta.

Poteva essere un guasto, si disse distrattamente, ma la borsa sulle panche era per lui una prova che avvalorava la sua tesi. Quindi, cercando anche l’interruttore delle docce, percorse il resto dello spogliatoio con il cuore in gola... rimanendo poi quasi paralizzato quando i suoi occhi si scontrarono con quelli famigliari di Sousuke che gli rivolgevano un’occhiata dolorante e stupita.

Makoto, riprendendosi da quel momento di incertezza, senti la preoccupazione aumentare ulteriormente e si costrinse ad eliminare la distanza che li separava ancor più rapidamente.

« Yamazaki-kun! Stai bene? È la spalla?», domandò subito spaventato, inginocchiandosi davanti all'atleta della Samezuka, seduto per terra nella doccia, ed ignorando l'acqua che iniziò sin da subito a colpirlo e a bagnarlo.

Sousuke fece una smorfia, alzando il braccio come per allontanarlo.

« Vuoi una mano?», insistette Tachibana, venendo però freddato da un'occhiataccia cupa dell'altro - Sousuke aveva gli occhi arrossati, ma Makoto cercò di far finta di non essersene reso conto.

« Vuoi dell'Iwatobi siete proprio dei ficcanaso», borbottò Yamazaki, cercando di dare alla sua voce un tono duro.

Makoto, che ovviamente aveva percepito l'orgoglio e la vergogna in quella frase - anche se non sapeva effettivamente a chi si stesse riferendo con quell'affermazione -, piegò le labbra in un piccolo sorriso.

« Forse è perché è così che ci si comporta tra amici», rispose tranquillo, tendendo ancora la mano verso Sousuke per invitarlo a sollevarsi.

« Amici? Siamo mai stati amici?», ribatté Yamazaki, arrendendosi ed accettando quell'offerta.

Tachibana lo tirò su, posando lo sguardo sulla spalla arrossata e leggermente gonfia dell’altro atleta.

« So cosa stai per chiedere», sbottò duramente Sousuke, bloccando sul nascere Makoto, « E non sono affari che ti riguardano».

« No ma…»

« Non dire niente a Rin», riprese l’altro, allontanandosi verso gli spogliatoi.

« Ma deve saperlo!», esclamò Tachibana, chiudendo la manopola dell’acqua della doccia ed inseguendo Sousuke.

« No. Non deve».

« Rischi di compromettere la tua carr-», quelle parole sembrarono avere il potere di far reagire Sousuke, ed in un attimo Makoto si ritrovò con la schiena contro l’armadietto e l’atleta della Samezuka dinnanzi a sé con un’espressione seria e rabbiosa.

« Non parlare della mia carriera. Tu non sai niente», sibilò.

« H-hai ragione… ma… n-non posso fare a meno di p-preoccuparmi per te...», ammise Makoto, cercando di schiacciarsi il più possibile contro l’armadietto.

« Perché?»

« N-non lo so…», ammise Tachibana.

Non sapeva esattamente perché si stesse preoccupando così tanto per Sousuke. Se si fosse trattato di Mikoshiba, o di un altro membro della Samezuka, sarebbe subito andato da Rin a spiegargli la situazione... ma non era stato in grado di farlo anche per Yamazaki.

« Non sono… andato da Rin quando Kisumi mi ha detto d-di averti visto all’ospedale… e n-non andrò ora», lo rassicurò a quel punto, « R-rispetterò il tuo volere ma… p-permettimi di fare qualcosa per a-aiutarti…»

« Non puoi fare niente», rispose Sousuke, allontanandosi per potersi asciugare e passare poi sulla spalla una delle pomate antidolorifiche che ormai si era abituato a prendere.

« Posso aiutarti con quella», propose Makoto, notando per l’appunto il tubetto abbandonato accanto alla borsa.

Yamazaki lo guardò stupito ed incerto poi ghignò, cercando di assumere un’espressione maliziosa.

« Se volevi cosi tanto toccarmi, ti bastava solo chiedere», dichiarò, godendosi il volto di Makoto prendere letteralmente fuoco.

« N-non ti stai tirando indietro all’idea di… di farti toccare d-da me», ribatté a quel punto, cercando di non sembrare troppo imbarazzato - voleva sotterrarsi ma non voleva neanche farsi sottomettere in quel modo da Sousuke.

« Allora? Che aspetti?», rispose Yamazaki, e Makoto si affrettò a prendere il tubetto e a spremere un po' del suo contenuto sulle mani. Le sfregò un po' cercando di riscaldare il gel, poi le posò delicatamente sulla spalla infortunata di Sousuke.

Iniziò a massaggiarlo, sentendo i muscoli tesi dell'atleta fremere e rilassarsi leggermente sotto il suo attento tocco.

« Ci sai fare con le mani», commentò ancora con malizia Yamazaki.

« Se fossi in te, non farei q-queste battute mentre ho le mani sulla tua spalla», borbottò Makoto, cercando di darsi un contegno.

« Non le farei se avessi le tue mani altrove».

« Yamazaki-kun!», lo ammonì imbarazzato, allontanando le mani e strappando una risata a Sousuke, « Q-questo però n-non cambia il fatto che sono preoccupato!», riprese, tentando di dare alla sua voce un tono deciso e sicuro.

« Sei testardo», mormorò l'altro afferrando la propria maglietta - che gli venne presa dalle mani da Makoto, intenzionato ad aiutarlo in tutto e per tutto.

« Lo so», mugugnò con il viso rosso Tachibana, « Ma... s-sono fatto così», concluse, riuscendo con non poca difficoltà a fargli indossare la maglietta.

« Voglio solo nuotare con Rin», dichiarò a quel punto Sousuke, « Voglio nuotare un'ultima volta con lui. Ho fatto la mia scelta e né tu e né tanto meno Nanase riuscirete a farmi cambiare idea».

Makoto restò stupito da quelle parole e, stranamente, non riuscì a controbattere. In un certo qual modo lo capiva, e anche se era preoccupato non voleva mettersi contro i suoi desideri.

« D'accordo», mormorò infatti, abbassando il capo sconfitto.

« E se mai avrò bisogno di un'infermierina, prometto che ti manderò a chiamare», aggiunse Sousuke, ghignando nel vedere di nuovo il volto di Tachibana prendere fuoco.

« Non è divertente, Yamazaki-kun!»

« Sono punti di vista», concluse prendendo la borsa e caricandosela poi sulla spalla sana. Lo guardò per qualche istante da capo a piedi e viceversa, incerto se riaprire bocca o meno, ma Makoto lo anticipò.

« Ma... ma se hai bisogno d'aiuto... p-puoi davvero chiamarmi», dichiarò Tachibana torcendosi le dita per il nervosismo... che riuscì incredibilmente a trasmettere anche a Sousuke, costringendolo a distogliere lo sguardo.

« Mh... lo farò», borbottò, aggiungendo poi un: « Grazie», così basso ed imbarazzato che Makoto pensò di essersi sognato.

   
 
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