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Autore: FreDrachen    20/10/2014    4 recensioni
SOSPESA
La vita scorreva lenta e noiosa per Nidafjoll,principessa della Terra del Sole. L'unico a capirla é la sua viverna, Ratatoskr con cui aveva stretto un legame eterno.
La vita di corte così assillante per la sua natura indomabile,viene scardinata dall'arrivo di San eroe di una guerra combattuta anni prima di cui la principessa è all'oscuro. L'uomo sembra l'unico disposto a darle spiegazioni alle strane visioni sulla Gilda degli Assassini, annientata cinquant'anni prima.
Gli eventi crolleranno quando Nida verrà a sapere di un'atroce verità su di sé e il suo passato che la trasformeranno dalla principessa indomita che era,in una guerriera pronta a tutto per ottenere vendetta.
Della sua rabbia e del suo rancore approfitteranno gli elfi per riconquistare il Mondo Emerso.
Forze millenarie determineranno le sorti del mondo.
Nida riuscirà a scegliere tra la dannazione e la salvezza del suo mondo?
[crossover Mondo Emerso/Ragazza Drago]
Dal prologo:
Dubhe brandì la spada e la trapassò da parte a parte. I suoi uomini la imitarono.
La Gilda degli Assassini aveva cessato di esistere portandosi con sé questa tremenda previsione. In elfico.
Il nostro tempo tornerà.
Genere: Dark, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dubhe, Nuovo personaggio, Rekla, San
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 4

Il sogno

Il profumo del mare. Un venticello che scompigliava i capelli. E un piccolo paesino, con una trentina di casette deliziose. Nida, incuriosita, si avviò verso le costruzioni e prese, per istinto, una via secondaria. Si ritrovò davanti a una piccola casetta a due piani, con un terrazzino al secondo piano e circondata da un giardino fiorito e molto curato.
All’improvviso urla agghiaccianti ruppero il silenzio e la tranquillità che regnavano in quel luogo. Venivano dall’interno della casetta. Nida si ritrovò ad attraversare il muro, come uno spettro, e rimase sconvolta.
C’era un uomo disgustosamente orribile, che stava picchiando una donna molto più giovane di lui. Rannicchiata in un angolo, c’era una bambina in lacrime, che si stava tappando le orecchie per non sentire le orribili cose che si stavano urlando i suoi genitori.
«Ti ho salvata dalla vergogna, quando ho accettato di sposarti! Nessuno ti avrebbe preso, ed io l’ho fatto, nonostante non m’interessasse nulla di te e di quella stupida bambina». Nida poteva sentire i pensieri che affioravano nella bambina “Non è vero, non è vero”.
«Io non l’ho mai voluta!» urlava la donna. «E non volevo nemmeno te! Sei stato tu a gettarti addosso a me». Tra un singhiozzo e l’altro, la sua voce era spietata. «Credi che non abbia provato ad abortire prima che fosse troppo tardi? Volevo risparmiarmi tutto questo, ma non ci sono riuscita! Che quel giorno sia maledetto! Che siate maledetti, tu e lei».
“Non è vero, non è vero”.Nida si mise a fissare la bambina con intensità e notò una certa somiglianza con la donna dei quadri che aveva visto nella stanza di Sulana. A un tratto vide la bambina brandire un lungo coltello, quello usato di solito per tagliare le verdure, e accanirsi contro suo padre. Vide l’uomo accasciarsi a terra senza un lamento, il volto stravolto dall’odio della donna colpita in seguito con un unico colpo alla gola e la bambina guardarsi con orrore e paura le mani sporche di sangue dei suoi genitori.
La bambina corse nella foresta e Nida la seguì. Si fermò solo quando trovò la bambina in compagnia di un uomo vestito interamente di nero. L’uomo le era scivolato alle spalle, senza fare rumore, e quando la bambina si era girata terrorizzata, lui aveva sorriso. «Tranquilla, non sono qui per tradirti».
 L’uomo diceva di essere un Vittorioso, e portava con sé un pugnale nero, con la guardia e l’elsa a forma di serpente, e aveva una miriade di altre armi.
«Io ti conosco,Rekla, e so tutto di te. So che hai ucciso i tuoi genitori, e so che ti piace l’odore del sangue».
La bambina arrossì e abbassò gli occhi, colpevole, ricordandosi dei suoi passatempi fino a quella mattina.
L’uomo le prese il mento tra le dita e le sollevò la testa. «Non hai nessuna ragione di vergognarti. Guardami negli occhi».
La piccola lo fece, titubante.
«Il tuo è un dono, Rekla, e quello che hai fatto è straordinario».
Rekla deglutì a fatica.«Io sono cattiva… Lo sanno tutti al villaggio».
L’uomo scosse la testa con vigore.«Tu sei speciale. In te scorre il sangue di un grande uomo. Ti andrebbe di conoscerlo?».
 Prima che potesse sentire la risposta, Nida si ritrovò catapultata in uno studio piuttosto ampio con due poltrone per gli ospiti davanti a una grande scrivania, dove c’era un uomo intento a scrivere su una pergamena. Era il classico uomo della Terra della Notte: pelle lattea, occhi azzurri chiari e penetranti, abituati dalla familiarità col buio a cogliere ogni più piccolo particolare, e corti capelli neri e riccioluti. Aveva una tunica rosso fuoco che gli scendeva lungo i bordi con fregi neri. Sentì bussare alla porta e l’uomo gracchiare:«Avanti».
Entrarono l’uomo in nero e la bambina. Dopo che l’uomo in nero fu congedato, fece accomodare la bambina su una delle poltrone.
«Benvenuta nella Casa,Rekla. Il mio nome è Yeshol, Suprema Guardia della Gilda degli Assassini».
Appena sentì il suo nome, Nida si sentì raggelare. Era l’uomo che voleva riportare Aster in vita.
«Perché mi avete portato qui?»,domandò la bambina con un filo di voce.
«Per affidarti ala tua vera famiglia. Vedi, io conosco tuo nonno e vorrei, appunto, portarti da lui».
Nida vide crescere negli occhi di Rekla un’intima esultanza. La Suprema Guardia la prese per mano e la condusse in un lunghissimo tunnel, che sbucò in un’enorme sala con un trono di cristallo nero. Lì seduto c’era un ragazzo, sui dodici anni, con capelli blu, ricci, orecchie a punta e occhi verdi. Indossava una tunica nera da mago con centro un occhio viola.
L’uomo s’inchinò e la bambina lo imitò.
«Benvenuta nella Rocca, nipote».
La bambina rimase di sasso. Il Tiranno intuì i suoi pensieri.«Tuo padre era mio figlio. Era nato prima che mi fosse imposto questo sigillo che mi ha ridotto a come mi vedi ora. Sapevo che aveva avuto una figlia, ti ho cercato a lungo e so cosa è successo. Da quanto mi hanno raccontato le mie spie, mio figlio era un’idiota e mai, mai mi sarei aspettato che non amasse la sua stessa figlia. In ogni caso, ora ha avuto ciò che si meritava e, adesso che sei qui, mi prenderò cura io di te». Detto questo, le porse la mano e la bambina gli buttò le braccia al collo.


 
Nida si svegliò di soprassalto. Il sogno le aveva messo addosso una strana inquietudine. Aveva scoperto chi fosse Yeshol- sempre che il sogno fosse in realtà una visione e dicesse la verìtà- e l’esistenza della nipote di Aster. Pensò alla donna dei quadri e la sovrappose alla bambina. Combaciava. Si alzò tremante dal letto e si affacciò alla finestra. Guardò le due lune del suo mondo in cielo splendenti come non mai, che stavano per lasciare posto a una nuova giornata. Gettò un’occhiata all’armadio e si ricordò del diario misterioso nascosto in uno dei cassetti inferiori, chiuso a chiave. Iniziò a sfogliarlo e si fermò quando trovò:

Esiste, nel Mondo Emerso, una lotta millenaria, che secolo dopo secolo si rinnova e si protrae. Ebbe inizio con l’origine dei tempi, e da allora avvolge nelle spire del proprio ciclo questo mondo, segnandone la storia e tracciandone il destino. Il primo fu un elfo, Freithar, il cui nome fu maledetto. Egli inventò la Magia Proibita, facendo entrare il male nel mondo. Contro il desiderio di vita, contro l’afflato al bene degli dei, egli opponeva la propria sete di distruzione. Perché se gli dei potevano creare e gli elfi no, egli allora voleva quanto meno avere il potere di distruggere. Venne detto Marvash, il Distruttore, e fu il primo. Davanti alla potenza del suo male, che minacciava di distruggere il Mondo Emerso, gli dei, Shevraar primo tra tutti, inviarono sulla terra Sheireen, la Consacrata, destinata a spegnere l’odio di Marvash, ad annientare la sua opera e ricacciarlo nell’ombra da cui proveniva. Il primo scontro condusse alla sconfitta Marvash. Ma la sua morte diede frutti oscuri. Non senza progenie egli si spense, e gettò un seme nel mondo, un seme di morte che avrebbe dato una messe nefanda. Le stagioni passarono, la pace si stabilì, ma il male non era stato sconfitto. Di nuovo dalle tenebre emerse un essere assetato di morte e distruzione, e rivendicò per sé il nome di Marvash. Di nuovo gli dei condussero nel Mondo Emerso Sheireen, e di nuovo la lotta tra i due scosse la terra fino alle radici. Fu il trionfo di Marvash, cui seguirono lunghi secoli di buio. Da allora, periodicamente, appaiono al mondo uno o più distruttori. Creature votate al male, dotate di straordinari poteri, esseri tenebrosi che godono della morte, che solo nella strage trovano il loro appagamento. Ad essi si oppongono le consacrate, Sheireen, ugualmente potenti, ma mosse dal bene, pervase da una benefica forza purificatrice. Eternamente lo scontro si ripete e l’esito è sempre incerto. Nelle varie epoche, a volte fu l’oscurità a vincere, altre la luce. L’unica certezza è la lotta stessa, il perpetuo rinnovarsi del ciclo del bene e del male.

Sheireen e Marvash. Il Bene e il Male. Sua nonna le aveva sempre detto che era solo una leggenda a cui credevano i fedeli di Thenaar. Lei invece ci credeva. Ci aveva sempre creduto, perché ogni volta che ne sentiva parlare si sentiva coinvolta come se la riguardasse da vicino.
 Guardò fuori dalla finestra. Il sole era già alto. Mise il libro al suo posto e si avviò verso la sala da pranzo, dove la attendevano i suoi genitori.
 
Si stavano allenando in arena. Era sera, e in teoria, vigeva il coprifuoco per entrambi, ma Nida era comunque una principessa e le guardie ci pensavano due volte prima di costringerla ad andare nella sua stanza. Amhal era inquieto. Erano settimane che non andava a trovare Adhara e quella sera, durante l’allenamento, sentì che il desiderio di vederla era molto prepotente.
«Come mai oggi sei così distratto?»,domandò Nida notando il suo sguardo assente.
«Niente, niente. Pensavo»,fu vaga la risposta.
Nida, notando il rossore delle guance di Amhal, disse con un sorriso: «Sicuro? La tua faccia dice tutt’altro. E quel tutt’altro è una ragazza, vero?». Non ricevendo risposta, pensò di averci visto giusto. «Dai, vai da lei. Se continui a combattere con la testa fra le nuvole, non serve a niente, e io non ci trovo più gusto».
«Non ti dispiace?»,domandò Amhal.
«Ma no, stai tranquillo. Tanto avevo già iniziato a sbadigliare alle ultime scoccate. E poi ho tutti i prossimi giorni per disarmarti senza pietà», rispose Nida facendogli l’occhiolino.
Amhal la ringraziò con un cenno di capo e si avviò nel buio.
 
Lo seguì di nascosto. Era proprio curiosa di sapere chi fosse la ragazza che piaceva tanto ad Amhal. Lo trovò in terrazza seduto su una panchina accanto a una persona. “Oh! Eccola”. Nida si avvicinò piano per non farsi scoprire e andò in un punto, dove poteva vedere senza correre il pericolo di essere scoperta. Si sporse. Ora la sua curiosità sarebbe messa a tacere. Appena vide la ragazza, rimase sorpresa. Era Adhara, la dama di compagnia di sua sorella, la ragazza che era arrivata a Makrat qualche mese prima con Amhal. Si avvicinò per vedere meglio ma fu attraversata da una corrente magica potentissima che la lasciò disorientata per un po’. Nida non riusciva a capire. Neppure Amhal aveva un tasso di magia così elevato, quasi pari al suo. E se fosse stata Adhara?
Di lei sapeva poco e niente, solo quello che le aveva detto Amina.
Li vide baciarsi sotto la luce delle lune e staccarsi dopo pochi secondi. Nida vide l’espressione di Amhal e raggelò. Vide la Furia, la stessa che accendeva alcune volte i loro duelli in arena.
Vide Amhal arretrare e correre in direzione dell’Accademia. Mentre Adhara rimase per un po’ a fissare le tenebre davanti a sé, per poi decidersi a prendere la via degli alloggi della servitù.
 
Furono le grida delle ancelle a svegliarla. Si vestì rapidamente e nel corridoio trovò sua madre a un passo dalla crisi isterica.
«Cos’è successo?», chiese Nida con preoccupazione.
Fu una delle inservienti a rispondere.
«Principessa, vostra sorella non è più nei suoi alloggi».
Dopo pochi minuti, arrivò Adhara. «Ho cercato dappertutto. Non è neanche nella casa sull’albero».
«Avete provato nel parco?», domandò Nida.
Tutte si girarono verso di lei.
«Ad Amina piace molto passare il suo tempo libero lì, soprattutto vicino alle fontane».
Infatti, come aveva previsto Nida, la trovarono vicino a una delle fontane, con una canna da pesca in mano, vestita con uno dei suoi abiti da gala e immersa fino alla cintola nell’acqua stagnante.
A quella vista, poco mancò che Fea svenisse. Nida trattenne a stento una risata.
Dopo che Amina si fu allontanata con la sua dama di compagnia, Nida dovette andare a lezione. Arrivò in ritardo, come al solito, e Maestro Oromis la rimproverò. «Principessa, sempre in ritardo. Dovrò prendere seri provvedimenti e…».
Non riuscì a terminare la frase, che Nida urlò: «Vergessen!». Oromis si guardò intorno smarrito e Nida né approfittò per uscire dalla stanza e andare da Ratatoskr.
Si fermarono su un prato. Nida appoggiò la schiena al torace dell''amico. All'improvviso ridacchiò.
"Che c'è?"domandò la viverna, colto alla sprovvista dalla ragazza.
«Mi è venuto in mente quello che è successo qualche mese fa. ti ricordi di Mufrid?». Al solo ricordo, anche la viverna scoppiò in una fragorosa risata.
 
Era stato qualche mese prima dell''arrivo di San a corte. A palazzo si era presentato uno degli innumerevoli aspiranti al trono e alla sua mano. Nida, seduta sul trono lo guardò, disgustata. Era un ragazzo brufoloso, ma tutto incipriato per mascherare, con scarsi risultati, l'acne. Aveva un'orrenda parrucca e l'aria altezzosa. Era il figlio del conte di Loos. Sua madre, come voleva l'etichetta, fu molto cordiale con l'ospite.
«Cosa vi piace fare, mio caro, nel tempo libero?».
«Vostra Maestà. Mio padve mi ha isvitto all'Accademia dei Cavalievi di Dvago Blu. Quando sono in licenza pvefeviscocavalcave il mio stallone».
Nida s'illuminò. Cavaliere di drago blu. Le venne un'idea.
Si alzò. «Mio caro Mufrid di Loos. Ho una proposta da farvi. Una prova. Se la supererete avrete la mia mano».
Fea la guardò con un misto di sorpresa e dubbio. Cos'aveva in mente da fare?
Il nobile, borioso, s'inchinò.«Ditemi, favò qualunque cosa voi desideviate».
«Vedremo».
 «Ditemi, di che si tvatta?».
Nida si girò verso la madre.«Potreste lasciarci soli?».
Fea la guardò, ma non replicò. Forse sua figlia si era decisa a scegliere qualcuno finalmente.
«Dovrete cavalcare la mia cavalcatura in arena»disse, non appena la madre se ne fu andata.
Mufrid sorrise tra sé e sé. Niente di più semplice.
Nida lo guardò di sottecchi. Ci era cascato.
Raggiunse con la mente l'interessato. Gli raccontò tutto, e gli illustrò il suo piano.
"Sicura che funzionerà?"domandò Ratatoskr, poco convinto.
"Sicura. L'importante è che tu sia mooolto convincente".
Nida condusse Mufrid in arena.
«Aspetta qui». Uscì dall'ingresso da cui erano entrati.
Dopo pochi minuti, uno dei pesanti portoni usati dai draghi per raggiungere l'arena, si aprì.
Mufrid iniziò a sudare freddo. Aveva una brutta sensazione. Dall'ombra emerse Nida, con un sorriso di trionfo dipinto sul viso. Teneva poggiata una mano su un addome nerissimo.
Mufrid alzò lo sguardo. Somigliava a un drago, ma privo di zampe anteriori. Lo guardava con occhi di fiamma.
«Mufrid, ho l'onore di presentarvi la mia vivernaRatatoskr. è lui che dovrete cavalcare per la mia mano».
Mufrid impallidì all'istante.
Ratatoskr lanciò un urlo lacerante al cielo.
Non poté sopportare altro. Scappò dall'arena, urlando a squarciagola terrorizzato. Perse la parrucca, e Ratatoskr la incenerì.
Nida scoppiò a ridere a più non posso.«Sei stato grande. Ora si diffonderà la notizia, e voglio proprio vedere se si presenterà qualcuno».
I suoi genitori e i suoi nonni non furono granché contenti.«L'erede al trono deve sposarsi e dare un erede per preservare il casato e la corona».
Nida non demorse.«Ho solo quattordici anni. Ho tutta la vita davanti per trovare qualcuno. Voi avete scelto. Perché io non posso? E comunque non mi sento ancora pronta a un passo simile». La sua logica era ferrea. Così Neor e gli altri accondiscesero al suo desiderio.
 
Era già notte inoltrata e Nida non riusciva a prendere sonno. Per questo sentì l’eco di passi nel corridoio davanti alla sua stanza. Quando aprì la porta si ritrovò davanti Galaga, una delle migliori spie di sua nonna.
«Cos’è successo?».
Galaga non rispose subito, poi si arrese alla curiosità della principessa, e rispose: «Abbiamo catturato un elfo in un vicolo di Makrat. Rantolava, e l’abbiamo portato in una cella sotterranea».
 Un elfo. Aveva letto molte cose sul loro conto e aveva sempre provato un’intima simpatia nei loro confronti.
«In quale cella?».
«Secondo piano, terza a sinistra». Tuttavia, Galaga dovette intuire qualcosa, perché subito dopo aggiunse: «Sua maestà ha dato ordine di non andare nei sotterranei».
«Va bene. Sia fatto il volere di Sua Maestà», mentì Nida.
Aspettò che Galaga se ne fosse andata, e si avviò spedita verso i sotterranei.










Angolo autrice:ta dan XD
Eccomi qui cari lettori/lettrici!
Ebbene si, Nida sarà partecipe di strani sogni  ;)
Nel prossimo entrerà un nuovo personaggio.
Buona lettura a tutti <3

Drachen
   
 
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