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Autore: Nuel    20/10/2014    7 recensioni
Se ci fosse una ragione precisa dietro alla testimonianza di Harry a favore dei Malfoy, dopo la caduta di Lord Voldemort? Se ci fosse una storia che non è mai stata raccontata perché nessuno, di quanti la conoscevano, è sopravvissuto? Se i Malfoy, in realtà, avessero fatto parte dell'Ordine della Fenice?
♣ Questa fanfiction si è classificata seconda al contest "Così fan tutti" indetto da Matilde di Shabran sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Harry Potter | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Post fata resurgo
(Dopo la morte risorgo) 




Era finita.
I tre Malfoy erano seduti al tavolo che era stato di Serpeverde, stretti tra loro, non sapendo se stare lì o no, ma nessuno, nella Sala Grande ridotta in macerie, badava alla loro silenziosa presenza.
    Narcissa, il volto stanco e provato, stringeva, sotto il tavolo, il polso del marito e Draco, più cereo che mai, teneva il capo chino, seduto vicino alla madre come in cerca di un abbraccio che era troppo grande per domandare.
    Lucius, lacero e col volto tumefatto, sedeva di fronte alla moglie, tenendo gli occhi chiusi, immerso nei propri pensieri. 
    Da tanti mesi, ormai, gli era stata sottratta la bacchetta di olmo con nucleo di corde di cuore di Drago e si sentiva spezzato, vuoto come il pugno che rilassava e stringeva intorno all’aria: un mago privato della bacchetta non valeva più di un Babbano ed il suo Signore, con quel gesto, aveva voluto punirlo, degradarlo.
    “Non vedo perché dovresti continuare a possedere una bacchetta” aveva detto, l’estate precedente, quando si era insediato a casa sua, terrorizzando sua moglie e suo figlio.
    Lo aveva sminuito come mago, come capofamiglia, come padre.
    Lucius aveva sinceramente desiderato il ritorno del Signore Oscuro, per tanto tempo, per anni, fino a quando il suo desiderio era stato esaudito e quel che ne era conseguito era stato assai diverso da quanto aveva auspicato.
Prima di allora, era convinto che il semplice portare il nome Malfoy lo ponesse al di sopra del comune senso del Bene e del Male: i Malfoy non erano mai in discussione. 
Nessuno avrebbe mai fatto del male alla sua famiglia. 
Persino il Signore Oscuro avrebbe tenuto conto del potere intrinseco nel loro nome: secoli di storia, il sangue di mago più puro d’Inghilterra!
Quanto si era sbagliato!
    Aprì gli occhi pesti e sconvolti, carichi di sentimenti inespressi e li alzò sul figlio; non sorrise perché sembrava così fuori luogo sorridere mentre gli altri stavano radunando i morti, ma, dentro di sé, Lucius Malfoy ringraziò Dio, Merlino, il Fato e Chiunque Altro Contasse per aver preservato la vita di Draco, quella vita che poteva essere spezzata a causa della sua ottusità. 
    Se non avesse già compiuto prima la sua scelta, l’avrebbe fatto quando aveva sentito le parole del Signore Oscuro, proprio fuori da quelle mura flagellate: Draco era, ai suoi occhi, l’incarnazione dell’ideale di Purosangue, quell’ideale che andava predicando Lord Voldemort: ascendenza, purezza, capacità magica, eppure, quel mostro che non era nemmeno più umano aveva osato dire che si sarebbe sbarazzato di lui.
    Lucius Malfoy amava sua moglie per tanti motivi, ma quel giorno ne aveva uno in più: gli aveva fatto aprire gli occhi prima che fosse troppo tardi.    
    Eppure, con la morte di Severus e del licantropo, tutto era perduto: nessuno, tra i vivi, sapeva la verità. Nessuno, tra coloro che avrebbero potuto parlare, avrebbe mai indovinato quale fosse stato il ruolo dei Malfoy in quegli ultimi mesi di guerra.
    Era iniziato molto prima, con la paura negli occhi di Draco a sgretolare convinzioni simili a radici, con quella ruga tra le sue sopracciglia ed i cerchi rossi intorno ai suoi occhi troppo giovani; era iniziato con le conseguenze del suo arresto per sua moglie e per suo figlio quel capovolgimento o forse era stata una lenta e graduale presa di coscienza. 
Già quello sarebbe stato straordinario: scoprire di avere una coscienza e di essere in grado di usarla, ma l’orgoglio aveva avuto vittoria facile contro la rattrappita voce interiore di Lucius Malfoy ed erano passati altri mesi, prima che lo sguardo fiero di Narcissa cercasse gli occhi di Severus, anziché i suoi.
    Per un momento, Lucius aveva trattenuto il respiro, preda di una paura strisciante, ma il tarlo aveva avuto vita breve, schiacciato dalla mano di Narcissa che si era chiusa sul suo polso, come in quel momento. 
    Portò lo sguardo sul tavolo, sotto cui la mano di sua moglie diventava il filo conduttore della sua vita. Da quando l’aveva sposata aveva desiderato darle di più. Di qualunque cosa si trattasse, di più. Solo il meglio per Narcissa, anche se lei era convinta di averlo già da quando portava quella fascetta d’oro all’anulare.
    Narcissa Black aveva detto sì, lo voglio e poi, Narcissa Malfoy, con lo stesso tono, aveva detto adesso basta e lo aveva preso per il polso, trascinandolo in camera, prima di chiudere la porta e lanciare un Muffliato
    “Non so cosa ne pensi tu, Lucius, ma io sono stanca! Non sopporterò ancora questa situazione e non metterò di nuovo in pericolo la vita di Draco!” aveva parlato determinata e con gli occhi severi e umidi.
    “Che cosa vuoi che faccia, Narcissa?” le aveva chiesto con la voce incrinata. “Silente è morto...”
    “Ma Potter è vivo!” aveva ribattuto dura, forse appena alterata. 
    “Potter! Cosa può fare Potter, ormai?!” 
    “Se il Signore Oscuro lo vuole morto, significa che Potter è ancora in grado di sconfiggerlo!” aveva sussurrato, come se temesse che insonorizzare la stanza non fosse sufficiente a proteggerli dalle orecchie infide dei loro ospiti.
    Lucius l’aveva osservata a lungo.
    “Tra pochi giorni, Draco potrebbe tornare a Hogwarts: Severus lo proteggerà ancora,” aveva ripreso a parlare, avvicinandosi a lui e sollevando una mano sottile e candida, posandola sul suo viso, rendendogli un po’ di calore. “e quando lui sarà al sicuro, potremmo metterci in contatto col Primo Ministro...”
    “Il Ministero è nel caos. Non ci vorrà molto prima che cada nelle sue mani!” aveva ribattuto, pragmatico come al solito, stringendole un braccio intorno ai fianchi e posando l’altra mano sulla sua, portandosela alle labbra. “Gli unici a cui potremmo chiedere aiuto non ce lo daranno mai, Cissy...” le aveva risposto, amareggiato da una discussione che non poteva andare da nessuna parte.
    “I Weasley...”
    “Quei pezzenti!”
    “… e il marito di mia nipote...”
    “Il licantropo!”    
    “… erano vicini a Silente”.
    “Cosa stai insinuando?”
    Narcissa si era limitata a guardarlo con la speranza, negli occhi chiari, che lui dicesse la cosa giusta.
    “Dovremmo chiedere protezione... all’Ordine...?” aveva trasecolato.
    “della Fenice, sì” si era affrettata a concludere per lui.
    Aveva impiegato una manciata di secondi a risponderle. “Hanno già fallito una volta!”
    “Non c’era Potter, allora!”
    “Confidi in un ragazzo?!”
    “Il tuo Signore non ha forse confidato in Draco per uccidere Silente?!” risentimento ed orgoglio materno si erano mischiati nella sua voce.
    “Il mio...” allora aveva capito: Narcissa aveva già preso la propria decisione e gli stava tendendo la mano.
    “Chi ti ha...?” aveva domandato, perché Narcissa non poteva aver pianificato di tradire Voldemort da sola, ma già conosceva la risposta.
    “Giurami che non lo tradirai”.
    “Giuro che non ti tradirò” le aveva risposto, perché era di lei che gli importava e di nessun altro e qualunque scelta lei avesse preso, lui l’avrebbe seguita.
    “Severus” aveva sussurrato lei, che, come sempre, l’aveva capito.
    “Da quanto?” ma non c’era bisogno di domandarlo: sapeva di come aveva costretto il pozionista a vegliare su loro figlio. Non dovevano essere mancate le occasioni di incontrarlo senza Bellatrix tra i piedi, nei mesi successivi. 
    L’aveva stretta, baciandole la fronte. “Mia Ciccy!” aveva sospirato. Aveva ingoiato quell’informazione, aveva perdonato Severus per averlo ingannato tanto a lungo. “Vi siete già accordati?” aveva chiesto dopo un tempo che gli era sembrato infinito.
    Narcissa aveva annuito, ma aveva anche esitato. “Dovremo restare qui... fornire informazioni... al licantropo”.
    “Cosa?!” aveva sbottato lui. Non era quello che si era aspettato. “No! Non se ne parla! Se venissimo scoperti, non avremmo scampo!”
    Sua moglie aveva taciuto e Lucius aveva compreso: la posta in gioco era stata la salvezza di loro figlio e solo per quella Narcissa si era battuta. Avrebbe voluto che almeno lei si mettesse in salvo, ma la signora Malfoy riteneva che il proprio posto fosse al fianco del marito e lì intendeva vivere e morire, se necessario.
    “Perché a quel... Non è nemmeno umano!”
    “Perché da quando ha ucciso Silente, Severus non è più il benvenuto, tra loro” aveva risposto con tono grave e Lucius non aveva potuto ribattere.
    I mesi invernali erano stati i più rigidi di cui avesse memoria: il rigore non era stato solo quello dell’inverno, ma quello della paura che si respirava al maniero, fredda e umida e insinuante, come la vicinanza di un Dissennatore. 
    Il ritorno di Draco, per le vacanze di Natale, era stato offuscato dal timore che il Signore Oscuro se la prendesse con lui per nulla più che un capriccio. 
    Lucius non avrebbe mai potuto credere di vedere Narcissa sospirare di sollievo per la partenza di loro figlio ed a quel punto aveva ceduto. Seguendo le istruzioni di Severus erano riusciti a mettersi in contatto col licantropo, riferendo obiettivi e date degli attacchi pianificati dal loro spregevole ospite.
    Portare le informazioni fuori da Malfoy Manor era stato difficile, ma prima di Pasqua, quando la situazione era sembrata precipitare, erano riusciti a comunicare con Lupin già tre volte. La loro defezione era nota soltanto a lui ed a Severus perché meno persone sapevano e meno rischi di essere scoperti avrebbero corso.
Narcissa aveva finto un malore e, con la villa piena di Mangiamorte, non era stato consigliabile far venire il loro guaritore. Si era, così, dovuta recare al San Mungo.
Bellatrix, pur preoccupata, aveva dovuto accondiscendere alla decisione della sorella di farsi accompagnare dal marito. 
    Dal San Mungo avevano potuto inviare un gufo.
In seguito, Narcissa si era recata a fantomatici controlli, mentre Lucius l’aspettava a casa, col cuore gonfio d’angoscia, perché il suo Signore non voleva che si allontanassero entrambi, quasi presagisse qualcosa.
    Erano stati mesi logoranti. Bellatrix era stata morbosamente vicina alla sorella, temendo per la sua salute, un po’ incolpando Lucius, un po’ in soggezione per lo stato che la signora Malfoy aveva lasciato intendere, complicato dalla sua non più giovane età. In un altro momento, Lucius avrebbe persino potuto trovarlo divertente.
    Quando Draco era tornato, per la settimana di Pasqua, erano così tesi da essere sul punto di cedere. Prigionieri nella propria casa, circondati da nemici e senza prospettive, sapevano solo che Potter sembrava sparito e soltanto quando i piani del Signore Oscuro venivano sventati avevano la certezza che i loro messaggi fossero giunti a destinazione. 
    Poi, Potter si era fatto catturare.
    Lucius aveva sentito il cuore tremargli nel petto. Aveva pensato che tutto fosse perduto e aveva perso il controllo. L’ansia e l’eccitazione nel vederlo così malconcio, legato, tumefatto, senza mezza possibilità di vincere, l’avevano portato a pensare unicamente a riabilitare la propria famiglia, tornare in dietro, finché c’era tempo. Nessuno sapeva del loro tradimento e ormai era certo che Voldemort avrebbe vinto.
    Più saldo di lui, Draco non aveva voluto riconoscere Potter e tanto era bastato per fargli riprendere un po’ di autocontrollo. Aveva scoperto di poter tradire il proprio Signore, ma non il proprio figlio. 
    “Che cosa gli avete fatto? Come si è ridotto così?” aveva domandato allora, cercando di prendere tempo, cercando una scappatoia, che, come sempre, gli era stata data da Narcissa. Gli sembrava ancora di sentirla dire “È meglio esserne sicuri, Lucius”
    Sicuri, lui era sicuro che quello fosse Potter, esattamente come era stato sicuro che avrebbero pagato le conseguenze della sua fuga, ma gli avvenimenti si erano fatti frenetici dopo quel momento. Narcissa aveva finto un altro malore, conseguenza dello scontro con Potter: era il momento di concludere il loro piccolo inganno prima che la verità diventasse evidente. Avevano avvisato l’Ordine della cattura e fuga di Potter, ma era stata l’ultima volta in cui era stato concesso loro di lasciare il maniero, fino alla sera prima, quando era stato sferrato l’attacco alla scuola.
    A quel punto, erano entrambi senza bacchetta, ma Draco era lì e non c’era altro che avesse importanza: dovevano trovarlo e metterlo in salvo e il Signore Oscuro lo sapeva: le sue frasi si erano fatte insinuanti, mentre lo costringeva ad attendere con sé, ingannando il tempo cruciandolo, nascosto nella Stamberga Strillante. 
    “Forse ha deciso di diventare amico di Harry Potter?” aveva insinuato malignamente.
    “No... mai” aveva sussurrato lui, in risposta, temendo che avesse scoperto il loro tradimento e lo volesse solo tormentare ancora, prima di finirlo. In quel momento, Lucius aveva temuto che non avrebbe rivisto mai più né Draco, né Narcissa, ma, invece di ucciderlo, Voldemort l’aveva mandato a cercare Severus.
Se avesse immaginato... ma era inutile recriminare: non avrebbe potuto nulla contro di lui.
     Lucius chiude gli occhi al pensiero del pozionista, morto al posto del ragazzo che aveva promesso di proteggere e l’occhio gonfio e dolorante, da cui non vedeva bene, gli strappò una smorfia di dolore, proprio quando un rumore lo distrasse. Avrebbe detto che fossero passi che si avvicinavano, incespicando sui calcinacci, ma non scorse nessuno.
    « La tua bacchetta, Malfoy ».    
    Draco e Narcissa sussultarono e Lucius cercò meglio, ma non scorse nessuno solo, un braccio. Un braccio che sembrava slegato da qualsiasi altra cosa e reggeva la bacchetta di suo figlio tra le dita della mano.
    « Po-Potter? » Draco fissava la bacchetta senza il coraggio di prenderla, così, Potter la posò sul tavolo. 
Lucius comprese che il ragazzo doveva avere un mantello dell’invisibilità e tese l’orecchio, nervoso per l’invisibile vicinanza di colui che aveva sconfitto Voldemort. 
Non sentì altri passi e, quasi volesse confermare di essere ancora lì, Potter parlò di nuovo, con voce esitante e stanca e qualcos’altro, che a Lucius pareva di capire, ma a cui non sapeva dare un nome.
    « Il professor Piton... lui... mi ha informato delle sue intenzioni, signora Malfoy ». 
    Narcissa strinse più forte il polso del marito, distogliendo lo sguardo dalla direzione da cui proveniva la voce senza corpo di Potter.
    « Quando? » la voce della donna era tesa e sospettosa, il fastidio di non vedere Potter era chiaro, sul suo viso, sfrontatamente tenuto alto.
    « Non ha importanza » rispose Potter. « È per questo che mi ha salvato, prima, nella foresta, vero? »
    Narcissa annuì e la testa di Draco si girò di scatto verso la madre, probabilmente incredulo nello scoprire che si era esposta al pericolo.
    « Farò quello che posso » disse ancora Potter, prima di allontanarsi come si era avvicinato.
    Nonostante l’occhio gonfio, le vesti lacere e i morti, mentre guardava la propria moglie con ammirazione, a Lucius venne da sorridere.
    Era finita, sì, ma, forse, per loro, non tutto era perduto.
 

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Note dell'autore: 

1. “Post fata resurgo” è il motto della fenice, mitico uccello sacro agli antichi Egiziani: si usa per esprimere fiducia nella propria capacità di risollevarsi dalle disavventure e di vincere le avversità del destino (vocabolario Treccani)
2. i dialoghi in corsivo sono ripresi da Harry Potter e i Doni della Morte: ho voluto rendere ambigue alcune scene interpretabili del testo, dando una motivazione alla testimonianza “pro Malfoy” di Harry Potter, nel corso dei processi ai Mangiamorte. 
3. “Quando?” chiede, a ragione, Narcissa: Harry, dopo i fatti de Il principe Mezzosangue non ha modo di parlare col professor Piton, quindi, ai fini della fanfiction, va considerato che Harry abbia visto il dialogo tra Narcissa e Piton nel pensatoio, come i ricordi su sua madre, Lily Evans. 
4. Questa ff si è classificata seconda al contest Così fan tutti di Matilde di Shabran col il pacchetto Wagner: "Lucius e Narcissa, durante la guerra, si uniscono all'ordine della Fenice".
   
 
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