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Autore: Imyoursmaljk    20/10/2014    0 recensioni
Nella vita di Sunshine non c'era mai stato molto per cui sorridere: la perdita di suo padre, madre e nonna costantemente in conflitto e l'adozione di una sorella le rendevano la vita praticamente impossibile. La sua vita era dipinta su era tela monotona che comprendeva i suoi corsi di letteratura all'università e le chiacchiere inutili con il suo migliore amico Zayn. La sua vita cambiò radicalmente all'arrivo del nuovo vicino, Louis Tomlinson; un ragazzo solare, pieno di vita e sempre con un sorriso stampato sulle labbra. Ma, dietro quel sorriso che tanto ostinava far vedere a tutti, nascondeva qualcosa? 
 
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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-TRISSER-

LOUIS'S POV

(1 mese dopo)
Quattro pillole la mattina, tre pillole il pomeriggio e cinque pillole la sera. Conoscevo ormai a memoria tutti i nomi di ogni singolo farmaco, l'orario dell'assunzione e il effetto che aveva su di me. Erano cose che durante gli anni erano rimasti invariati, non era stata effettuata nessuna modifica. Ma chi guardava queste inutilità, se non io? Invece, però, avevo notato i cambiamenti in Sunshine nell'ultimo periodo: era silenziosa se non ero io stesso venirle a parlare, a volte si incantava davanti l'armadio fissando i suoi abiti rossi e poi finiva per tentare un'infinità di volte a fare il caffè. Mi ero avvicinato a lei e avevo fermato le sue mani frenetiche che cercavano di aprire la caffettiera moka scottante, la guardavo dritta negli occhi. «Mi manca» aveva detto. Non serviva che mi dicesse il nome, la strinsi tra le mie braccia esili. Quella persona che le mancava, senza dubbio, era una delle persone che l'avevano sostenuta nei momenti difficili e che la conoscevano sicuramente anche meglio di me, conosceva i suoi demoni e le sue paure.

Ed eccomi qua, ero incerto se suonare o meno al campanello ma non poteva andare così e soprattutto non avevo intenzione di starmene con le mani in mano. Suonai. Attesi qualche secondo prima di sentire il rumore di dei passi nella vicinanza della porta e finalmente aprirono. Sfortunatamente non mi aprì la persona che mi aspettai di incontrare. La donna mi guardò incerta, strinse gli occhi per mettere a fuoco il mio viso e poi li sgranò. «No!» urlò, infatti. Ah Armanda, quanto mi era mancata quella graziosa donna? Tentò di sbattermi la porta in faccia mi incastrai il mio piede in mezzo ad essa. «Zayn, è in casa?» mugugnai a stento per i dolori al piede perchè lei continuava a tirare la porta verso di sé, schiacciandolo. «Non è in casa» borbottò soltanto. «Sicuro?» Armanda annuì. «D'accordo. Può dirgli che sono passato?» Mi guardò titubante e poi annuì di nuovo. Tirai fuori il piede e m'infilai le mani dentro le tasche del giubbotto, zoppicando cercai di scendere le scale. Percorsi le prime due rampe di scale finché un'ombra mi oltrepassò, ignorandomi. Mi voltai riconoscendone le spalle e la camminatura. «Zayn» lo chiamai ma lui si voltò appena, lanciandomi uno sguardo breve e continuò a salire le scale. «Sono venuto a cercarti» lo informai sostenendomi sul passamano. «Lo vedo ma non sono interessato.»

Continuava a salire senza fermarsi e lo dovetti seguire a passo spedito per raggiungerlo. Dannazione queste scale! «Non si tratta di me, ma di Sunshine.» Finalmente riuscii a fermarlo, il suo sguardo era rivolto verso il basso. «Vieni» mormorò appena. Raggiunsi nuovamente il quinto piano con il fiatone, le scale e la fretta con cui l'avevo percorso mi avevano stancato più del dovuto. Entrai accomodandomi sul divano e Zayn era stato così gentile da offrirmi un bicchiere d'acqua mentre cercavo di riempire i miei polmoni d'aria. «Che sei venuto a fare, Louis?» domandò. Nella sua voce non c'era più il tono di cattiveria che aveva usato al compleanno di Sun, sembrava solo preoccupato. «Le manchi, Zayn. Sei sempre stato presente e per lei questa tua assenza è-» «Ha perso il diritto di dire che le manco» mi interruppe freddo. «Hai perfettamente ragione» dissi, «non vado fiero di come sono andate a finire le cose ma davvero vuoi che questo rovini tutto?» Zayn si grattò la barba folta, messo in difficoltà dalla mia domanda. «La vita è troppo breve per sprecarla in odio» gli dissi. Mi rivolse uno sguardo in cui riuscii a leggere compassione ma non era questo che volevo da lui.

Non volevo che mi guardasse come un malato in fase terminale, volevo che mi guardasse come il Louis che tempo fa l'aveva fatto ubriacare e poi accompagnato a casa prendendolo a braccetto. «Ho conosciuto una persona» confessò curvando gli angoli della bocca, «se fossi stato lo Zayn di due o tre mesi fa ti avrei sbattuto fuori ma ora riesco a perdonare, a guardare oltre. Avete la mia benedizione.» Un sospiro di sollievo uscì dalle mie labbra. Mi alzai prontamente dal divano e lo raggiunsi, abbracciandolo. Sapevo che poteva sembrare una scena estremamente gay, ma avevo e sentivo il bisogno di farlo; lui non era solo una persona importante per Sunshine ma anche per me. Zayn rise battendomi le spalle forse con fin troppo forza, ricambiando. «Louis» mi sentii chiamare. «Mh?» feci uscire sotto forma di lamento. «Voglio esserci.» 

* * *

«Quante volte dobbiamo ripeterlo: usa l'ascensore oppure sali e scendi con estrema calma e cautela le scale!» mi rimproverò Eleanor. Ondeggiai la testa avanti in dietro; ogni volta la stesso disco. Dopo aver abbandonato l'appartamento di Zayn avevo percorso troppo velocemente le scale e questo non mi aveva fatto per niente bene. Mi era iniziato a mancare l'aria e ringraziai il cielo che un passante si era accorto del mio malore chiamando il 911. Sunshine seduta accanto a me mi schiaffeggiò la gamba, facendomi tornare serio. «E' inutile parlare con te, sei sotto gli effetti dei farmaci» si rassegnò El, «dobbiamo tenerlo qua per stabilizzare le sue condizioni. Tienilo a bada mentre vado a prendere i documenti per il ricovero» raccomandò a Sunshine mentre abbandonava la stanza. Abbandonai la testa contro il cuscino respirando a pieni polmoni mentre Sunshine mi guardava in modo torvo. «Che c'è?» domandai. Lei distolse lo sguardo e sbuffò. «C'era proprio di bisogno di correre in questo modo? Guardati, sembri un, un...» 

«Un malato! Puoi anche dirlo, MALATO, non è una parolaccia!» le urlai contro. Vidi la sua espressione cambiare, stavolta l'avevo davvero combinata grossa. Sunshine raccolse la sua borsa e si alzò dalla sedia, diretta verso la porta. «Avanti» mi lamentai, «sai benissimo che non volevo dire questo!» «Cosa volevi dire allora?!» ribatté mostrandomi i suoi occhi colmi di lacrime. Odiavo vederla così e se non fossi intubato o collegato alle flebo mi sarei alzato per fermarla. «Sun, io...» cercai di dire ma non sapevo da dove iniziare, abbassai lo sguardo. «Lo so, ma tu devi cercare di capirmi. Non riesco ad accettarlo, non posso» negò con la testa, asciugandosi le lacrime con le maniche. Sapevo che le mie condizioni non erano delle migliori, ma che la mia situazione le pesasse così tanto mi fece sentire terribilmente in colpa. Il mio tempo stava per scadere e io le stavo solo rubando tempo prezioso standomi in accanto. Le feci un cenno di avvicinarsi, lei non mi negò l'abbraccio che le offrii nonostante sentissi il fastidio dell'ago al braccio. «Scusami» sussurrai lisciandole il dosso della mano, «tu ancora non riesci ad accettarlo ma io devo, non era mia intenzione essere così poco garbato.»

La sentii tirare su col naso e poi la porta si spalancò. «Incredibili questi infermieri! 'Non è orario di visite'!» scimmiottò Megan lanciando uno sguardo verso la porta e poi guardò noi, «tu, cosa le hai fatto? Sta piangendo» m'indicò con tono secco e severo. Alzai le braccia in difesa e Sunshine rise asciugandosi le ultime lacrime sulle gote, andando all'incontro Megan. «Siete peggio di una soap opera, come devo fare con voi?» Un ragazzo biondo sgattaiolò dentro la stanza affiancando Meg, dedussi fosse il famoso Josh. Salutò Sunshine e si presentò a me, sapevo che già si conoscessero. «Cicciobello, venga qui che ho qualcosa per lei» m'informò la bionda facendomi un cenno con il dito di venire da lei. «Mi spiace, sono incatenato» scherzai mostrandole il filo della flebo. Sussurrò un flebile 'oh' e si avvicinò verso di me, si sedette sulla sedia libera mostrandomi la sua borsa. «Sono tutti per te, borsa inclusa se vuoi.» Mi aveva portato le caramelle che tanto adoravo, ricordandosi quante volte avevo frugato dentro la sua borsa per divorarli. «Eleanor ha detto di evitare zuccheri» riferì Sunshine, cupa. 

«Certo, hai ragione. Neanche io so cosa mi sia saltato in mente portandoli all'ospedale.» Era dispiaciuta ma sapevo che le sue erano solo buone intenzioni. «Sapete l'ultima novità?» tentò Megan cercando di cambiare discorso, «ho visto Zayn circa cinque giorni fa. Era in compagnia di una ragazza, credo che finalmente l'abbia superata.» Sunshine sorrise così come feci io. «Già, credo che questa ragazza gli faccia bene. Lo vedo molto più sereno da quando è successo quella porcheria alla tua festa di compleanno.» 

NARRATORE'S POV

Due ragazzi nelle strade buie e più insicure di New York, un ragazzo dai capelli scuri ed una dai capelli rossi che teneva le sue scarpe tra le mani. Non che fossero scomodi o chissà cos'altro ma le aveva indossate per l'intera serata al lavoro, adesso voleva solo sentire la freddezza del marciapiede massaggiarle i piedi. «Ti ho già detto che non era necessario venirmi a prendere» si lamentò Bailee. Erano le tre di notte e lei ormai si era abituata a fare quel tragitto da sola nel buio della notte, si era perfino attrezzata con uno spray al peperoncino nella borsa per un'eventuale aggressione. «E io ti risponderò sempre allo stesso modo: non importa!» Puntualmente ogni sera era venuto a prenderla dalla lavanderia e ogni volta aveva percorso con lei con pezzo di strada, parlando di tutto ciò che gli capitasse di tiro. Semplicemente era preoccupato che le potesse accadere ciò che gli era successo a lui quando aveva deciso di tornare a casa da solo. In un certo senso si sentiva debitore nei confronti della rossa. «Grazie» sorrise Bailee quando arrivarono davanti il portoncino di casa sua. Le gambe le tremavano a cause della gonna della divisa di cotone leggero nonostante fosse novembre inoltrato. Zayn non rispose, le se avvicinò e prese il suo viso tra le mani e fece combaciare le sue labbra con quelle della rossa. La ragazza non riuscì a corrispondere, colta di sorpresa. «Ho paura che tu mi piaccia più del dovuto» ammise sulle sue labbra. Bailee posizionò una mano dietro la sua nuca e flebilmente sussurrò «Penso di avere la stessa paura.»

 


 

LOOK AT ME!

Bhe oggi non ho nulla da dire, il capitolo fa tutto da sé.
Vi lascio, Cristina.

  
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