CAPITOLO DODICI – IL VOLTO DEL NEMICO
Era
mezzanotte in punto quando uscirono in strada.
La
città si era fatta improvvisamente calma, o forse era
semplicemente
perché la caccia ai Dragon Slayer rimasti si era spostata in
un'altra parte della città.
“D'accordo, andiamo” mormorò Gajeel a voce bassa, sull'uscita posteriore della stamberga. I suoi occhi vermigli brillavano nel buio come fari color sangue, scrutando la strada per assicurarsi che fosse deserta.
“State dietro di me e tenete gli occhi bene aperti”
Laxus sogghignò. “Cosa ti ricorda, questa situazione?”
Gajeel rispose al ghigno. “Chissà... forse una notte di luna piena alla Baia degli Schiavi? Infiltrazione alla fortezza di Hellhound, mi pare”
“Già, anche se quel giorno c'era Cobra con noi”
“Vedo che siete molto intimi, voi tre” commentò Gerard con una punta di sarcasmo.
“Intimi un corno! Anche quella volta dovevamo tirar fuori di prigione quell'idiota infiammato di Salamander” ribatté Gajeel.
Non
dissero altro, non c'era tempo.
Gajeel
si abbassò e corse lungo la base della stamberga fino
all'incrocio
successivo, poi attraversò la strada e si gettò
tra le ombre con
Laxus e Gerard al seguito. L'entrata alla gallerie che cercava non
era molto distante da lì, più precisamente si
trovava in prossimità
dello stesso luogo in cui aveva affrontato Rogue durante l'ultimo
giorno dei Giochi. Riconobbe subito il corridoio ad arco che
costeggiava il canale, miracolosamente rimesso a posto dopo che lo
aveva quasi del tutto distrutto con un ruggito. C'era una vecchia
porta in legno e ferro rinforzato, lì, porta che si
aprì non appena
il Drago d'Acciaio tramutò il proprio dito indice in un
grimaldello
che usò per trafficare nella serratura. Tra le altre cose,
era anche
un buon scassinatore.
“Io l'avrei buttata giù con una pedata” commentò Laxus seguendolo all'interno e giù per una scalinata di pietra.
“Non avevo dubbi, signor Tutto-Muscoli-E-Niente-Cervello-Che-Butta-Giù-Le-Porte-A-Calci” ribatté Acciaio Nero, strappando una breve risata a Gerard e uno sbuffo stizzito a Laxus.
Scesero nell'oscurità dei sotterranei, che l'ex Mago Sacro illuminò con una luce magica sospesa davanti a loro.
“Ti sei portato la mappa, vero?” indagò Laxus dopo aver notato il labirinto di corridoi e gallerie che si estendevano in ogni direzione attorno a loro, costeggiando il canale e le fogne. L'aria puzzava di marcio, umido e stantio, ma in fondo era meglio così che non respirare aria pulita e dover affrontare cittadini impazziti e guerrieri non-morti.
Gajeel
studiò attentamente ogni corridoio e si diede un paio di
colpetti
sulla tempia.
“Non
mi servono mappe. È tutto qui dentro”
Li
condusse in una galleria sulla destra e cominciò ad
affrettare il
passo. Dovevano andare veloci e silenziosi, perché il
percorso era
lungo e in alcuni punti passava sotto i tombini della città.
Chiunque fosse passato sopra di loro in quei punti avrebbe potuto
vederli e dare l'allarme, perciò Gajeel li guidò
al meglio delle
sue possibilità, facendoli fermare quando sentiva un rumore
e
imboccando abilmente le gallerie più sicure.
In
questo modo raggiunsero l'uscita delle fognature nei tempi previsti,
e quando uscirono da un tombino si ritrovarono proprio sotto le mura
che circondavano il palazzo reale. Ora Mercurius incombeva sopra di
loro in tutta la sua maestosità e imponenza.
“Ci siamo” mormorò Gajeel mentre Gerard richiudeva il tombino cercando di non fare rumore. “Qui dobbiamo scavalcare il muro. Una volta dentro passeremo dalle grate dei canali di scolo in fondo al giardino e arriveremo direttamente nei sotterranei del castello”
“Bene. Chi va per primo?” domandò Laxus.
“Io” rispose Redfox, espandendo leggermente il proprio potere ed entrando in modalità Drago d'Acciaio e Ombra. Con i suoi occhi bianchi e vuoti, li guardò entrambi. “Quando sarò dall'altra parte vi darò il segnale. Non scavalcate prima, potrebbero esserci soldati di guardia”
I
due annuirono, mentre Acciaio Nero si fondeva con l'ombra del muro e
scivolava dall'altra parte senza alcuna difficoltà, e
soprattutto
senza essere visto. Nel giardino del castello regnavano il silenzio e
la calma assoluti, a parte per una guardia che faceva la ronda avanti
e indietro con una cadenza a dir poco noiosa.
Atterrò
sull'erba morbida e anche lì scomparve nelle ombre,
strisciando
nell'oscurità fino al soldato per poterlo attaccare di
sorpresa e
metterlo fuori gioco senza fare rumore. Una volta che il pover'uomo
fu stramazzato a terra, privo di sensi, Gajeel tornò al muro
e diede
il segnale.
Laxus
arrivò per primo, saltando e avvitandosi in aria per
compiere un
balzo perfetto e atterrare con agilità. Subito dopo di lui
fu il
turno di Gerard, che se possibile fu ancora più silenzioso.
Una
volta pronti, attraversarono di corsa il giardino e raggiunsero la
base del palazzo, dove si apriva una grata a sbarre verticali che
fungeva da canale di scolo.
Gajeel
afferrò le sbarre e le piegò di lato fino ad
aprire un passaggio
abbastanza ampio da farli passare, e un attimo dopo furono dentro, a
correre attraverso le gallerie sotterranee del palazzo.
“Tsk. Avremmo potuto arrivare fin qui attraverso i cunicoli della città” disse Laxus. “Perché siamo usciti prima?”
“Perché le gallerie da quel punto in poi sono murate. Avremmo fatto troppo rumore nel distruggerle” spiegò Gajeel.
“Murate?” ripeté Gerard. “Come lo sai?”
Gajeel fece spallucce. “Era segnato anche questo sulla mappa. Probabilmente le hanno chiuse per evitare che ladri e spie si introducessero nel castello. Voi non le leggete proprio le legende, eh?”
Laxus sbuffò sonoramente. “Non darti tante arie solo perché sai leggere un paio di mappe”
“Cosa che tu non sai fare”
“Senti un po'...”
“Ssh! Parlate piano, siamo dentro al palazzo!” li rimproverò Gerard per evitare che un semplice battibecco li facesse scoprire.
I
due Dragon Slayer tacquero e continuarono a camminare in silenzio.
Quel
condotto fognario non era molto lungo, impiegarono solo pochi minuti
a percorrerlo prima di trovare una botola che li riportò in
superficie, direttamente nei magazzini sotterranei del palazzo.
Fortunatamente non c'era nessuno a fare la guardia a quella zona,
così riuscirono a muoversi liberamente e a passare senza
intoppi tra
le grande casse di riserve alimentari, le dispense, i cumuli di
sacchi e i barili di libagioni. Una volta arrivati alla porta in
fondo, quella che conduceva ai piani superiori e quindi alle ali
abitate del palazzo, Gajeel si fermò e si voltò a
guardare i
compagni.
“Qui ci separiamo” stabilì. “Le prigioni si trovano a sinistra, perciò io e Laxus andremo da quella parte. Quanto a te...” aggiunse spostando gli occhi su Gerard.
L'ex
Mago Sacro lo anticipò.
“Non
so dove possa trovarsi la Lacrima madre, quindi è probabile
che ci
metterò più tempo di voi. In ogni caso
rispettiamo il piano:
incontriamoci qui tra sei ore, ovvero all'alba. Se succede qualcosa
per cui non riusciamo a ritrovarci, passeremo al piano B”
“D'accordo” annuì Laxus. “Allora diamoci da fare. Sei ore passeranno anche troppo velocemente”
Come
da strategia, si separarono e presero direzioni differenti: mentre
Gerard affrettava il passo e prendeva il corridoio a destra, i due
draghi imboccarono quello a sinistra, le orecchie tese e i sensi
all'erta per essere pronti a qualsiasi eventualità.
Il
corridoio era deserto e silenzioso, illuminato da torce appese alle
pareti che gettavano ombre lunghe sul loro cammino. Non c'era segno
di vigilanza, e stando alle indicazioni sulla mappa le prigioni erano
molto vicine.
I
minuti passarono lenti e carichi di tensione, il silenzio era
così
opprimente da renderli inquieti, come se le pareti stesse del
corridoio li osservassero e minacciassero di restringersi ad ogni
passo.
Laxus
doveva ammettere di essere contento di compiere quella missione di
salvataggio insieme a Gajeel: il Drago d'Acciaio sapeva il fatto suo
e finora non gli aveva dato motivo di dubitare della sua esperienza.
Si vedeva da un miglio di distanza che quel genere di missioni erano
il suo pane quotidiano, e il Dio del Tuono pensò che se lui
e Natsu
erano stati catturati da Hellhound, nella Baia degli Schiavi, era
successo indubbiamente a causa di quella testa calda di Salamander.
Dopo
un tempo che parve interminabile, finalmente arrivarono alla fine del
corridoio, in cima a una scala di pietra che scendeva di nuovo nelle
profondità del castello: l'entrata delle prigioni.
Cominciarono
a scendere nella penombra, gradino dopo gradino, ma dopo appena pochi
passi Gajeel si fermò bruscamente, costringendo Laxus a
finirgli
praticamente addosso.
“E adesso che c'è? Perché ti sei fermato?” sibilò il Dio del Tuono.
Gajeel
gli fece cenno di tacere e restò in ascolto.
Un
suono di passi risuonò nell'oscurità, il clangore
di stivali di
metallo che calpestavano la nuda pietra, accompagnati dal familiare
fruscio di mantelli logori.
Gli Alfieri.
“Sono qui” sussurrò il Drago d'Acciaio.
Un
attimo dopo, davanti a loro apparvero due wraith coperti dalle solite
maschere distorte, le lame delle spade che luccicavano sinistramente
alla debole luce delle torce. Arretrarono di un passo alla vista di
quei mostri di oscurità e metallo, ma subito dopo dalle loro
spalle
arrivò un secondo suono, ed ecco che altri due Alfieri
sbarrarono
loro la strada. Quand'erano arrivati? E soprattutto, come li avevano
scoperti?
Laxus
si voltò nell'altra direzione così da rimanere in
guardia a
fronteggiare gli avversari, schiena contro schiena per guardarsi le
spalle a vicenda.
Gajeel
strinse i pugni e si preparò a ricoprirsi di scaglie
d'acciaio,
mentre Laxus indugiò a lungo ad osservare i nemici che aveva
davanti, ponderando bene la situazione. Proprio quando gli Alfieri si
fecero avanti per attaccarli e Gajeel fu sul punto di fare lo stesso,
la voce seria del Drago del Fulmine lo fermò.
“Gajeel. Non combattere”
Redfox pensò di aver capito male. “Cosa?!”
“Non fare niente” ripeté il biondo. “Non possiamo competere con loro. Siamo in inferiorità numerica, e rischiamo che ne arrivino altri. Lasciati catturare”
“No, cazzo!” s'impuntò Acciaio Nero, a ragione. “L'ultima volta che mi hanno catturato è stato alla Baia degli Schiavi, e sono quasi finito dello stomaco di un pesce!”
“Non accadrà di nuovo” lo rassicurò Laxus, mentre gli Alfieri erano ormai loro addosso. “Passiamo direttamente al piano B”
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Natsu
piegò la testa di lato, un'espressione perplessa e allo
stesso tempo
infastidita stampata in faccia.
“Si
può sapere...” esordì. “COSA
DIAVOLO CI FATE VOI QUI?!”
terminò la frase con un ruggito che fece tremare le pareti.
Era stato molto fiducioso sul fatto che Laxus e Gajeel sarebbero presto venuti a tirarli fuori di prigione usando chissà quale strategia geniale, magari con tanto di battaglia per i corridoi del palazzo, risse e caos generale. E invece cos'era successo? Quei due si erano lasciati catturare come degli allocchi, e adesso erano nelle stesse condizioni di tutti gli altri Dragon Slayer, seduti contro il muro con le braccia legate in alto.
“Laxus!” berciò con tono fintamente melodrammatico. “Mi fidavo di te! Ti ho affidato tutte le nostre vite!”
Il
Dio del Tuono sospirò stancamente.
“Piantala
di lagnarti”
“Dovevi tirarci fuori, non farti imprigionare con noi!”
“Fa tutto parte del piano” ribatté Laxus.
“Ma quale piano e piano! Ecco, per colpa tua adesso ho anche fame!”
“Fa' silenzio, Salamander” sbuffò ad un tratto Gajeel, giù di tono. “L'ultima cosa che voglio in questo momento è sentire la tua voce fastidiosa”
“Questo dovrei dirlo io” sibilò Cobra dal suo angolo buio.
Lo
sentirono ridacchiare sommessamente.
“Certo
che siete davvero patetici! Almeno da te, Laxus, mi aspettavo
qualcosa di più. E comunque quel vostro piano B non
funzionerà”
Natsu
fece tanto d'occhi.
“Cosa?
Ma allora ce l'avete davvero un piano B?!”
Laxus
lanciò un'occhiataccia al Drago del Veleno.
“Tanto
per cominciare, tu non ascoltare i miei pensieri”
chiarì.
“E poi chi sarebbe il patetico? Sbaglio o
l'ultima volta che
ci siamo visti stavi blaterando qualcosa del tipo: 'la
prossima
volta non so se avrò voglia di salvarvi il culo'?
Chi è che
dovrebbe salvare chi?”
“Non voglio sentirmelo dire da uno che non sa nemmeno leggere una mappa!”
“Ti ho detto di non ascoltare i miei pensieri, bastardo!”
“Quanto sei patetico”
“Siamo tutti sulla stessa barca, se non te ne fossi accorto”
“Ma piantala di inventarti scuse, inutile sacco di merda bionda”
Natsu
scoppiò a ridere come una iena, interrompendo il loro
battibecco.
“Bwahahaha!
L'ha chiamato sacco di merda bionda! Pff...
bwahahaha!” si
spanciò delle risate sotto lo sguardo sempre più
irritato del Dio
del Tuono.
Cobra
sogghignò, Gajeel ridacchiò a bassa voce, mentre
Wendy e i Draghi
Gemelli passavano lo sguardo dagli uni altri altri senza capire
perché stessero litigando tra loro invece di trovare un modo
per
fuggire.
Prima
che ricominciassero a litigare, Sting ebbe il coraggio di intervenire
per spostare la loro attenzione su un argomento più
importante.
“Ehi, scusate... possiamo sapere anche noi in cosa consiste questo piano B?”
Laxus annuì. “Beh, in realtà...” cominciò, ma Cobra lo fermò quasi subito.
“Fate silenzio. Stanno arrivando”
Tutti
tacquero e si misero in ascolto, ma sulle prime non sentirono
assolutamente niente.
C'era
da dire che Cobra aveva un udito molto più sviluppato del
loro,
perciò li aveva avvertiti con un anticipo di cinque minuti,
in modo
da evitare assolutamente che anche il nemico udisse il loro piano di
fuga.
Dopo
un po' tutti loro sentirono chiaramente il rimbombo di passi pesanti
nel corridoio, passi che si fermarono davanti alla porta della cella
prima che questa fosse aperta.
“Signori e signore, ecco a voi il figlio di puttana che vuole le nostre teste” ironizzò Cobra lanciando un'occhiata storta all'uomo che entrò nella cella, seguito fedelmente da due Alfieri.
Rimasero tutti di sasso.
Cioè...
chi diavolo era quel tipo?
Nessuno
di loro lo aveva mai visto prima, ed erano tutti abbastanza sicuri di
non averci mai avuto a che fare.
“E tu chi sei?” fece Natsu, perplesso.
L'uomo che stava dinanzi a loro poteva avere si e no una trentina d'anni, alto e di corporatura solida ma non esagerata, i capelli biondi che gli scendevano in ciocche irregolari ai lati del volto tranne per una di un forte colore scarlatto, simile a una chiazza di sangue. Aveva una cicatrice sul volto e portava abiti scuri quanto quelli degli Alfieri, e nei suoi occhi brillava una luce che prometteva solo violenza.
“Bene, bene...” esordì il biondo. “Altre teste di drago da aggiungere alla mia collezione”
Natsu
affilò lo sguardo e strinse i pugni.
“Bastardo...
sei tu che hai assassinato Petra e Aurum?!”
L'uomo
allargò il sorriso.
“Assassinato”
ripeté con tono divertito. “Questa è
una parola che si usa nel
caso di esseri umani. Voi Dragon Slayer siete solo delle bestie
destinate ad essere macellate. Il Drago della Terra e il Drago d'Oro
meritavano appieno la fine che hanno fatto”
Una ragnatela di vene affiorò in rilievo sulla pelle di Natsu nell'udire quelle parole, e le manette che gli imbrigliavano i polsi scricchiolarono pericolosamente quando le forzò.
L'uomo
biondo notò la sua reazione e gli si avvicinò,
chinandosi davanti a
lui con un ghigno sghembo stampato in faccia.
“Ma
ti dirò una cosa, piccolo sgorbio”
sussurrò. “Siete voi
cinque la causa della rovina della vostra specie. Tu, il Drago
d'Acciaio, quello del Fulmine, del Veleno e non ultimo il bastardo
che ha ridotto in cenere il mio vero corpo”
Natsu sgranò gli occhi, sconvolto.
Cosa
significavano quelle parole?
Chi
aveva ridotto in cenere quale corpo?
Fu
la voce di Laxus a fargli mettere assieme i tasselli del mosaico.
“Silvermine...”
Il
Drago di Fuoco sollevò gli occhi in quelli dell'uomo davanti
a lui,
scrutando all'interno della sua anima in cerca della verità.
“Silver...
mine?” ripeté non credendo lui stesso al
nome appena
pronunciato. Cobra gliene aveva parlato, prima... ma pensava si
trattasse di uno scherzo!
L'uomo
sorrise nuovamente, si rialzò e accennò un
inchino.
“Chiedo
perdono per il mio aspetto, ma sapete com'è... ho dovuto
accontentarmi di un nuovo contenitore quando Lucifer ha distrutto il
mio corpo alla Baia degli Schiavi”
“C-come sarebbe? Tu... tu sei morto!”
Sting
e Rogue spostavano lo sguardo da lui a Silvermine senza capire,
Laxus, Gajeel e Cobra avevano indurito lo sguardo, Wendy appariva
inquieta.
Silvermine
si scostò la ciocca rossa da davanti gli occhi e
mostrò un volto
molto più giovane di quello del gemello di Master Goldmine
che gli
era appartenuto poco tempo prima.
“Già, ci sono andato molto vicino” ammise. “Ma non sono mai stato così stupido da fidarmi completamente di quel maledetto Drago degli Inferi. Sospettavo che prima o poi ci avrebbe traditi per seguire i suoi capricci del momento, perciò mi sono preparato di conseguenza: ho eseguito un incantesimo sulla mia anima affinché si spostasse in un nuovo corpo nel caso fossi stato ucciso. Una magia di cui neanche Lucifer avrebbe potuto sospettare l'esistenza. Sono sopravvissuto grazie al mio genio, e ora sono qui davanti a voi per avere la mia vendetta”
Li
guardò uno ad uno, soffermandosi in particolare sui maghi
che
avevano segnato la caduta della sua gilda, Hellhound.
“Avete
distrutto l'Armatura Scarlatta a cui ho dedicato anni della mia vita.
Avete ucciso i miei sottoposti e ridotto in macerie fumanti la mia
fortezza. Per questo vi infliggerò le peggiori pene che
possiate
immaginare, cose con cui nemmeno la tortura e la morte potrebbero
competere. Avete la mia parola” detto
ciò voltò loro le
spalle e fece per uscire dalla cella, ma all'ultimo secondo si
fermò.
“Oh, a proposito. Drago del Fulmine, c'è qui qualcuno che vorrebbe scambiare due parole con te”
Laxus aggrottò la fronte, perplesso, ma ben presto la sua espressione mutò quando scoprì chi era venuto a fargli visita.
Suo padre.
Ivan
Dreher entrò nella cella tutto tronfio e vanesio,
evidentemente
compiaciuto della situazione.
“Devo
ammettere che la tua fama è del tutto meritata,
Silvermine”
gracchiò con la sua voce nasale così simile a
quella di una vecchia
cornacchia. “Hai ucciso due Dragon Slayer e ne hai catturati
altri
sette... sei davvero degno di stima, mio caro alleato”
Silvermine
rispose ai complimenti con un lieve cenno del capo e un sorrisetto
soddisfatto.
Quando
Ivan gli si avvicinò sogghignando come lo sciacallo che era,
Laxus
si sentì montare la rabbia, e non ebbe il benché
minimo senso di
colpa nel notare i lividi e gli ematomi che coloravano di viola il
volto del padre. Se li meritava tutti, quel bastardo.
“Allora avevo ragione” sibilò con voce velenosa. “Alla fine sei invischiato in questa storia”
Ivan
ridacchiò.
“Certo,
e aggiungerei da molto prima che tutto cominciasse. Vi stavo
già
tenendo d'occhio da un bel po' per conto di Silvermine, quando vi
siete accorti della spia che vi avevo messo alle calcagna”
“Spia?” ripeté Gajeel.
Natsu ricordò vividamente l'uomo che aveva beccato a pedinarli quand'erano ancora a Magnolia, prima che l'incantesimo di possessione cominciasse ad avere i suoi nefasti effetti. Ricordò anche che quella canaglia gli era sfuggita, ma non era stata così fortunata con Lucifer, il quale aveva portato alla gilda il suo cadavere in segno di lealtà.
Laxus
sbuffò con un sorriso amaro.
“Dovevo
immaginarlo. Del resto sei e resterai sempre un viscido
traditore”
“TU sei il traditore!” ruggì Ivan, perdendo di colpo la pazienza. “Avresti dovuto unirti a Raven Tail quando Makarov ti ha espulso da quella vostra insulsa gilda! Avresti dovuto collaborare con me per rovesciare il vecchio, e invece mi hai tradito e hai osato addirittura umiliarmi pubblicamente nell'arena!” voltò improvvisamente lo sguardo verso Gajeel, il quale ricambiò con un'occhiataccia di pari intensità.
“Tu e quest'altro verme vi siete presi gioco della gloriosa Raven Tail!” ringhiò prima di sferrare un calcio al Drago d'Acciaio dritto in faccia, centrandogli in pieno la mandibola e spaccandogli il labbro.
Gajeel non emise un solo lamento, neanche quando arrivò un secondo calcio e un rivolo di sangue cominciò a scorrergli lungo il mento, gocciolando sul pavimento.
“È facile prendersela con uno che non può difendersi, eh?” Rogue provocò Ivan, il quale rispose sferrando una pedata nello stomaco anche a lui.
“Tu fa' silenzio, feccia!”
“Puoi anche prenderci a calci e insultarci” mormorò Laxus. “Ciò non toglie che qui la vera feccia sia tu”
Ivan
si voltò verso il figlio molto lentamente, ma stavolta,
invece di
prendersela sorrise e si leccò le labbra.
“Vedremo
se farai ancora lo sbruffone quando avrò finito con te, mio
caro
figlioletto”
A
sorpresa, tirò fuori da sotto il mantello un bisturi e un
paio di
pinzette dall'aria sinistra, anche se non era ben chiaro per cosa
volesse usarle.
Silvermine
continuava ad osservare la scena, visibilmente divertito dalla piega
degli eventi.
Ivan
tornò a fronteggiare Laxus e sollevò il bisturi
affinché lo
vedesse bene.
“Sai,
Laxus... sono stato anche troppo magnanimo con te quando ti ho dato
il potere di cui ti vanti tanto. Credo sia ora che tu me lo
renda”
Quando
Laxus capì il significato di quelle parole,
impallidì visibilmente.
“Tu...
tu vuoi...?”
Ivan lo prese per i capelli e gli tenne ferma la testa, poi posò la punta affilata del bisturi sulla sua cicatrice, proprio sotto l'occhio destro.
“Esatto, Laxus. Voglio riprendermi la Lacrima di drago che ti impiantai quando eri solo un debole moccioso. Quella volta ho faticato parecchio per evitare di danneggiarti la vista... ma adesso non ha più importanza. Ti porterò via l'occhio... insieme a tutto il tuo potere”
Laxus si tese come la corda di un violino mentre Ivan cominciava a incidergli la pelle, determinato a strappargli via la Lacrima nascosta all'interno della sua cicatrice.
“FERMO!!!” urlò Natsu, tirando le catene per protendersi in avanti. “NON FARLO!!!”
“Lo farò eccome!” sogghignò Ivan. “Il grande Laxus Dreher, mago di classe S... perderà tutto il suo potere”
“Lascialo stare!” ruggì ancora il Drago di Fuoco, scatenandosi ma senza riuscire a liberarsi.
“Bastardo” sibilò Gajeel, sputando un grumo di sangue che gli era rimasto in bocca.
Per
quanto potessero opporsi, però, nessuno di loro poteva fare
niente
per impedire che quella brutale operazione venisse compiuta.
Laxus
avrebbe perso la vista, la magia e l'orgoglio, e nessuno avrebbe
potuto aiutarlo.
Nel momento cruciale, però, proprio quando il bisturi affondò di un millimetro nella cicatrice, il polso di Ivan venne bruscamente bloccato e tenuto fermo. Non da un Dragon Slayer, ma da Silvermine in persona.
“Spiacente, alleato” sentenziò con un sorriso beffardo. “Non posso permetterti di potargli via la magia. La mia vendetta è molto più importante della tua, e ho bisogno che tutti e sette siano al pieno delle forze quando li butterò nell'arena. Senza magia non sarebbe divertente”
“C-cosa stai dicendo?” balbettò Ivan, sconvolto. “Avevamo fatto un patto...”
“Se tuo figlio sopravviverà, allora potrai fare di lui ciò che ti pare, ma fino a quel momento è in mano mia” sentenziò prima di rivolgersi agli Alfieri. “Portatelo via e prendete la ragazzina”.
Due Alfieri entrarono nella cella, uno per strattonare via a forza lo scalciante Ivan, l'altro per togliere le manette a Wendy e prenderla per il braccio.
“N-no...” mormorò lei, tentando inutilmente di liberarsi da quella presa ferrea.
“Wendy!” esclamò Natsu, forzando di nuovo le catene con tanto impeto da scavarsi la pelle a sangue.
“Cosa vuoi farle, maledetto?!” ringhiò Sting, facendo lo stesso.
Tutti loro tentarono in qualche modo di liberarsi per sottrarre la giovane Dragon Slayer alle grinfie dell'Alfiere, ma le manette anti-magia erano troppo resistenti per poter essere spezzate, e così non poterono fare altro che guardare e ruggire come animali in gabbia mentre Wendy veniva portata via.
Silvermine
uscì dietro agli Alfieri e lanciò un'ultima
occhiata ai Dragon
Slayer.
“Godetevi
la vostra permanenza in questa splendida suite”
affermò.
“Perché all'alba comincerà il vero
divertimento”