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Autore: _Angel_Blue_    21/10/2014    15 recensioni
E se i draconiani fossero dei normalissimi adolescenti senza nessun potere che hanno una vita come qualsiasi altro giovane della loro età? Se anche i loro nemici fossero degli esseri umani? Cosa succederebbe?
Sofia era una ragazza normale, le piaceva leggere libri, stava sempre chiusa in casa dove George, con pazienza infinita, le faceva da professore. Forse non aveva degli amici ma perlomeno la sua vita era tranquilla e non doveva pensare ai veri problemi della gioventù.
Poi tutto cambiò, così repentinamente che non ebbe neanche il tempo di protestare o evitare il continuo susseguirsi di catastrofi. Tutto si capovolse e si ritrova di fronte ad una realtà molto più dura da accettare, costretta a dover frequentare una vera scuola per “socializzare” con gli altri.
Con addosso un uniforme orribile, un carattere burbero e sgarbato, il prof decise di iscriverla nell'istituzione Dragoni, dall'apparenza normale quando qui è tutto tranne che ordinario. E tra una lezione con insegnanti impossibili, tra un bacio qua e là, tra segretarie troppo rigide, pettegolezzi e party notturni, Sofia scopre un mondo del tutto nuovo, un mondo che ha sempre voluto evitare, che cambierà la sua vita in una una frenetica corsa verso l'adolescenza.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Fabio, Nidhoggr, Nuovo personaggio, Sofia
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'An Impossible Love'
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You could be the one I'll always love”

-Muse

Capitolo 19

Sofia

Respirai profondamente, inalavo con disperazione l'aria come se l'ossigeno che mi circondava con abbondanza non bastasse a riempirmi i polmoni, temevo di morire d'infarto nel bel mezzo del palcoscenico e rinunciare così a una vita lunga, prospera e piena di aspettative. Ero nel bel mezzo di una crisi isterica e tremavo come una foglia. Nei miei diciassette anni d'età, non avevo mai recitato, non ero mai salita in scena e di conseguenza non avevo la più pallida idea di come attuare, come gestire l'ansia e il panico, come mantenere i nervi saldi e soprattutto, non sapevo come tenere sotto controllo quel drago inferocito che voleva sbranare vivo Szilard. Era tutta colpa di quello stronzo, lo sapevo, nonostante non avessi nessuna prova concreta con cui estorsionarlo, non avevo un video o una foto che dimostrasse chiaramente che aveva ucciso Matilde in qualche magazzino per evitare che prendesse la parte di Elizabeth Bennet. Tuttavia, mi limitai a guardarlo in cagnesco per tutto il tempo, nei miei occhi lampeggiava rabbia, sconfitta con un misto di collera. Se non fossi stata così fottutamente orgogliosa, alla domanda “Hai mai recitato?” avrei risposto con sincerità, dicendo che non ne sapevo nulla di interpretazioni e di opere teatrali . Tutto ciò di cui ero a conoscenza in fatto di attuazioni era solo grazie alle miriadi di film che mi ero vista con George nei tempi in cui studiavo a casa, ero associale, non avevo amici oltre il mio orsacchiotto di peluche ed ero ignorante in materia scolastica. Volevo prendermi a schiaffi, perché dovevo essere così impulsiva e irresponsabile? Forse, non volevo dargliela vinta ai viverniani oppure accettare quell'incarico era stato lo spirito di Thuban di cui ormai non potevo separarmi. Era tutto così insensato ed illogico... Lidja, grazie alle sue innate capacità di stilista, parrucchiera e truccatrice, riuscì a prepararmi in meno di cinque minuti, il tutto, con qualche imprecazione da parte mia e le risate sue. Nel frattempo, mentre lei mi sistemava alla bell'e meglio, io potei ripassare mentalmente il ruolo che avrei dovuto interpretare da lì a pochi minuti. Con mio stupore, notai che ricordavo alla perfezione tutti i dialoghi, il problema era un altro: come avrei dovuto comportarmi? Sapevo le azioni di Elizabeth, ma non sapevo come sarebbe stato una volta che sarei stata nel bel mezzo nella sala di teatro con centinaia di occhi a guadarmi con derisione e scetticismo. Dovevo essere indifferente? Fingere che non esistevano? Dovevo seguire i consigli di Robin Williams e cogliere l'attimo? “Carpe Diem” iniziai a recitare in un mantra incomprensibile. I battiti del mio cuore erano irregolari, tutto in me urlava agitazione, insicurezza e paura. Io, Sofia Schfalen, capo dei draconiani, temevo un semplice ed innocuo palcoscenico? Cristo, era proprio così, avevo i pensieri tutti appannati e la mia testa era in cortocircuito. Non era tanto la recita a spaventarmi, dopotutto anche io avevo lavorato sodo, ero capace di dire le cose in faccia a chiunque senza vergognarmene più di tanto ma il mio timore più grande in quel momento era sbagliare e deludere tutti, tradire la fiducia che custodivano in me e non volevo apparire ridicola, un pagliaccio. Non volevo essere oggetto di intrattenimento per nessuno. Fabio me l'avrebbe pagato, mentre Chloe mi sistemava il vestito potei notare vagamente il suo ghigno compiaciuto. Il mio odio e il mio amore per lui erano così alla pari, come se entrambi sentimenti si fossero fuse nella mia anima, combinandosi, due elementi fatti dalla stessa pasta. Si contrastavano e nessuna vinceva.
-Smettila di guardarmi con quel sorriso da idiota!- sbottai ad un certo un punto.
Fabio scrollò le spalle con indifferenza senza mai far sparire quel suo sguardo divertito. -Da quando è proibito ammirare Elizabeth? Dopotutto sono Mr Darcy-
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai con irritazione. Chloe muoveva la testa da destra a sinistra, a seconda di chi parlava, interessata dal nostro battibecco. Le sue mani esperte e piccole armeggiavano nel vestito e percepivo come le sue orecchie erano tese, attenta alle nostre parole. -Chloe...- dissi ad un certo punto, riscuotendola. -Come va tra te e Karl?-
Lei sgranò gli occhi, completamente confusa dal repentino cambio di argomento. Quando si rese conto che aspettavo con ansia una sua risposta, tremò leggermente mentre arrossiva. -Uhm...- iniziò a balbettare. -B-bene, è-è un b-bravo ragazzo e il m-miglior a-amico che p-potessi mai a-a-avere-
Inarcai un sopracciglio con scetticismo. Chloe era terribilmente introversa, chiusa e raramente si confidava con me o Lidja, ma io e la mora eravamo arrivate alla conclusione che fosse innamorata pazza di Karl. E ovviamente quest'ultimo ricambiava i suoi sentimenti, anzi, era così evidente che quei due fossero attratti da una forza innaturale che mi chiedevo con frustrazione perché non si fossero ancora dichiarati.
-Povero Karl- mormorò Fabio. -E' davvero orribile essere friendzonati, dovremmo preparare il funerale di un soldato che è caduto con onore...-
Lanciai uno sguardo truce a Szilard per la sua mancanza di tatto. Chloe scoppiò in una risata isterica e io la osservai stranita. Cosa c'era da ridere?
-K-k-arl!- trillò a voce alta. Mi voltai di scatto e trovai un Karl impallidito. Fabio cercava a stento di non ridere davanti a tutti e solo allora compresi il nervosismo di Chloe. Il povero ragazzo aveva ascoltato il commento di Szilard. Ero circondata da cretini senza cervello... Scuotendo la testa, lo guardai con rammarico e un po' dispiaciuta. Karl, riprendendosi dal suo iniziale scombussolamento, fulminò Fabio con lo sguardo. -Chiudi quella fogna di bocca!- lo rimproverò con tono glaciale. -Comunque...- cercando un po' del suo contegno, si schiarì la voce. -Tra un minuto entriamo in scena- e se ne andò.
Poco dopo, entrò una Lidja dal respiro affannato. -Sofia, stai benissimo!- squittì eccitata. Chloe aveva finito di sistemare alcuni dettagli e guardai il mio riflesso con occhio critico. I capelli erano legati in una crocchia leggermente disordinata, perciò alcune ciocche ribelle mi accarezzavano con dolcezza il viso. Il collo era completamente scoperto, indossavo un vestito color caffè semplice e dalle maniche lunghe. Il tessuto leggero scendeva morbido fino alle caviglie dove si notavano degli stivaletti neri e dall'aria consumata. Avevo l'aspetto di una ragazza uscita direttamente dal XVII secolo. Apprezzai fin da subito la semplicità del costume, non risaltava troppo e per un solo istante, potei identificarmi con Elizabeth Bennet, una ragazza scaltra che non le passava niente inosservato. La insicurezza di poco prima iniziò ad affievolirsi, sentivo di poterla farcela. Alzando il mento con decisione, mi rivolsi a Lidja con un cenno alla testa. Lei ovviamente comprese che ormai ero pronta e sbatté le mani con euforia. -Ora che sei pronta possiamo dare inizio allo spettacolo!- aveva un sorriso a trentadue denti stampata in faccia.
Io le ricambiai timidamente il sorriso, riuscii solo ad annuire con non molta convinzione. Nonostante la tensione di prima fosse diminuita di parecchio, continuavo ad essere nervosa. La paura di sbagliare mi seguiva come un'ombra, sentivo come lo stomaco si attanagliava con forza. Ripetendomi mentalmente che dovevo essere forte per i draconiani, mi diressi verso l'uscita, avviandomi verso il palcoscenico. I miei passi risuonavano impercettibili in tutto quel silenzio, percepii la presenza dei miei amici ma la mia testa sembrava sul punto di scoppiare, le orecchie fischiavano ed ero sicura di essere pallida come un cadavere. Come facevano gli attori a rimanere sereni? Prima o poi avrei scoperto il loro segreto, mi dissi con suscettibilità. Più mi avvicinavo alla sala di teatro, più i mormorii dei genitori o familiari incrementavano, iniziai a dubitare su tutto. Sull'essere stata scelta per fare qualcosa di così... pazzo. Non ero all'altezza delle loro aspettative, iniziai a pensare in piena crisi esistenziale. Non so per quanto ancora rimasi sulle nuvole, camminavo per forza d'inerzia, i miei movimenti erano del tutto meccanici ma Fabio riuscii a farmi ritornare con i piedi a terra quando appoggiò una mano sulla mia testa. -Sarai grandiosa- mormorò vicino al mio orecchio. Il suo respirò mi solleticò il collo e riuscii a reprimere un brivido. -Non ne sarei così sicura- ribattei. Ormai eravamo arrivati. Voltandomi, lanciai uno sguardo da cane bastonato ai miei amici. -Siete ancora sicuri che sia stata un'ottima idea scegliermi?- chiesi a disagio.
Chloe si avvicinò e mi guardò direttamente agli occhi. Rimasi impiantata davanti a quelle iridi blu mentre mi fissavano con una serietà disarmante. -Si, sono sicura che non ci pentiremmo-
Borbottando, feci spallucce. -Se lo dite voi...-
Ci ritrovavano dietro le quinte, il palcoscenico era nascosto dietro a un lungo sipario rosso. Mi schiarii la voce e con voce tremante, diedi inizio all'opera.
Il narratore (un ragazzo biondo dell'ultimo anno) fu il primo ad entrare in scena, recitando le prime righe della novella. -È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie...- Da quel momento, nello “staff” ci fu un continuo viavai, tutti erano occupati in qualcosa. C'era chi si occupava delle luci, chi delle scenografie, chi di aprire e chiudere il telone a seconda degli atti o scene, c'erano i truccatori... Tutti erano impegnati in un incessante movimento. Io, essendo il personaggio principale, non ebbi un attimo di riposo. A metà opera non vedevo l'ora di farla finita con quella farsa. Ero consapevole che la mia recitazione lasciava un po' a desiderare, non ero fluida con i dialoghi e mi ritrovai quasi sempre a dover improvvisare. Sapevo che era tutto un disastro ma ogni volta che alzavo lo sguardo verso i miei amici, loro mi sostenevano e tenevano i pollici in su, incitandomi a fare del mio meglio. Nei primi minuti non riuscivo a smettere di tremare, ma una volta che mi abituai ad avere centinai di occhi puntati addosso, le cose iniziarono a ristabilirsi, non ero più rigida con i movimenti e la opera ritrovò il suo ritmo naturale. Nel corso della recita potei apprezzare il lavoro che avevano svolto tutti i draconiani, dubitavo che avremmo vinto il concorso con me come protagonista, ma nel suo complesso, tutto era perfetto. Perlomeno, fino a quando giungemmo alla fine dell'opera. Come era nel programma, io stavo sola nel palcoscenico camminando con una semplice vestaglia da notte. Dovevo sembrare pensierosa anziché preoccupata. Cercai in tutti i modi possibile di non far vedere agli spettatori una piccola ruga di angoscia che mi incorniciava l'angolo dell'occhio. Per la seconda volta in quella giornata, il panico si impossessò di me. Deglutii con fatica mentre le mani tremanti non ne volevano sapere di tranquillizzarsi. “Calma, Sofia, è solo un bacio davanti a tutta la scuola, che altro può succedere?” Calma un cazzo! Borbottai tra me e me, provando inutilmente di soffocare quella vocina irritante. In quell'istante, entrò in scena anche Fabio. Con rammarico, ammisi che aveva interpretato divinamente Mr Darcy e lo odiai per quello. Quel ruolo sembrava da sempre destinato a lui che era un tipo: orgoglioso, prepotente e pungente. Con inquietudine, realizzai che noi due entravamo benissimo nei panni dei nostri personaggi, due ragazzi che all'inizio si odiavano, non potevano vedersi e a malapena riuscivano a sopportarsi ma che con il tempo s'innamorano. Le similitudine della nostra storia “d'amore” con quella di Orgoglio e Pregiudizio mi lasciò spiazzata. Non credevo nel destino, quindi cercai di convincermi che erano solo delle coincidenze. Quando Fabio si fu avvicinato lo sufficientemente, ci guardammo negli occhi. Ci volle tutta la mia forza di volontà per non svenire lì, davanti a delle povere persone, inconsapevoli dell'effetto che mi faceva il ragazzo che avevo di fronte. Appariva sciatto, i capelli erano scompigliati e gli abiti erano rugati. Tutto secondo i piani. Gocce di sudore le imperlavano il viso e io cercai di non spalancare la bocca davanti a tutta quella... bellezzaRicomponiti, Sofia! M'imposi con rabbia. Lui aprì la bocca e prese fiato e iniziò a dire la famose frasi di Mr Darcy nel film. Miracolosamente, non rabbrividii sentendo la sua voce roca e piena di desiderio mentre mi osservava con attenzione. 
-Devo dirvelo...- continuò lui. Io ormai pendevo dalle sue labbra. Sapevo che dopotutto lo aveva previsto. Nei suoi occhi non sparì quella scintilla ironica e divertita, come se avesse un segreto da nascondere, un segreto buffo che aveva a che fare con la diretta sottoscritta. I miei occhi erano ridotte a due fessure e assottigliando lo sguardo, cercai di dirgli mentalmente che lo avrei perseguito e ucciso con le mie stesse mani, lo avrei castrato e seguito come un'ombra anche nell'oltre tomba. -mi avete stregato anima e corpo e vi amo, vi amo, vi amo...E d'ora in poi non voglio più separarmi da voi- Il mio cuore perse un battito e lui intensifico lo sguardo. Cosa diavolo voleva fare con tutta quella recita? Non riuscivo a capacitarmi. Notai come tutti i presenti trattenevano il respiro e osservavano prima me e poi Fabio, aspettando con ansia la risposta di Elizabeth.
-Bene allora...- Prendendo le sue mani, le strinsi con più forza del necessario e divertita, lo vidi come tratteneva una smorfia di dolore. Stronzo al quadrato, pensai soddisfatta. -Le vostre mani sono fredde...- recitai, ricordando alla perfezione cosa sarebbe successo da quel momento in poi. Come aveva già fatto settimane prima, Fabio seguì alla lettera le ordini di Matilde. Mi prese dalla vita avvicinandomi a lui, facendolo con estrema finezza come se fossi fatta di cristallo. I nostri respiri iniziarono a diventare affannosi, i nostri petti si scontravano e seguivano un suo proprio ritmo. Eravamo solo noi, io, Fabio e i nostri sentimenti. Povera me... Mi guardò come se io fossi l'unica ragazza esistente sul pianeta terra, come se fossi un pezzo unico della sua collezione, impossibile da separarsene, mi guardò con vero amore. Mi stavo sciogliendo e gocce di sudore scesero lungo la mia fronte e finirono per terra. Il suo viso si avvicinò al mio, a quel punto nessuno nella sala fiatava. Tutto quel silenzio era inquietante. -Sei un cretino- mormorai quando le sue labbra erano vicine alle mie.
-Lo so- rispose, prima di baciarmi. Nel teatro scoppiarono gli applausi di tutti. Fabio non si separò da me, continuò a baciarmi, mordendomi con lussuria le labbra. Volevo spingerlo lontano da me, ma una forza invisibile m'impediva il più minimo movimento. Ero praticamente preda del suo incanto ma a infuriarmi era quella voglia di avvicinarlo a me, come se quel semplice bacio non bastasse a saziarmi. Dove avevo la testa? Nel momento in cui il sipario scese sul palcoscenico, Fabio si staccò lentamente da me. Da dietro il tessuto, che ci nascondevano dagli occhi indiscreti del pubblico, potei udire gli applausi rigorosi che ci dirigevano e la voce appena accennata del narratore, mentre riassumeva il matrimonio tra Elizabeth e Mr. Darcy. -Con i Gardiner, restarono sempre in stretti rapporti. Darcy, al pari di Elizabeth, aveva per loro un vero affetto e tutti e due nutrirono sempre la più viva gratitudine per le persone che, portando Elizabeth nel Derbyshire, erano state tramite della loro unione- Successivamente, gli applausi e aumentarono, i fischi erano sempre più forti e io avevo in faccia un sorriso sornione. -Ce l'abbiamo fatta- sussurrai.
-Tu ce l'hai fatta!- trillò emozionata Lidja. Mi abbracciò con foga e poco dopo mi ritrovai schiacciata da una moltitudine di corpi caldi e sudati. Con lo sguardo vidi Fabio mentre indugiava sul mio corpo appena visibile dietro a tutte quelle persone. Anche lui sembrava felice, soddisfatto. Così mi lasciai andare e scoppiai a ridere insieme ai miei amici, nella mia mente avevo scartato completamente la faccia di Matilde.

*** 

Matilde

Sicuramente non era il massimo rimanere chiusa in bagno per tre lunghe ore se non più. Matilde ardeva di rabbia e non vedeva l'ora di fargliela pagare a quella Sofia Schfalen, che non solo si era appropriata del suo Fabio ma aveva la faccia tosta di rubarle anche la dignità. Riuscì a non piangere, non voleva di certo rovinare il trucco e si mantenne occupata, pensando alla prossima mossa. Cosa avrebbero pensato gli altri quando non si era presentata alla recita? Che era una vigliacca, incapace di superare un po' di panico da palcoscenico. I suoi piani, alla fine, risultavano andarle contro piuttosto che avvantaggiarla. Sbuffando e imprecando contro Fabio, per averle rinchiusa lì, iniziò a percorrere a grandi falcate lo stretto spazio del bagno. Non era possibile, come poteva essersi innamorato di Sofia? Cosa c'era in lei di così interessante. Agli occhi di Matilde, Sofia Schfalen era una smorfiosa manipolatrice. A farla infuriare era il fatto di come riuscisse a richiamare l'attenzione di Szilard con così poca femminilità. Andiamo, con quell'aria smarrita e quel corpo poco sinuoso non era di grande aiuto estetico. I secondi iniziarono a sembrare ore, i minuti giorni e più passava il tempo, più desiderava far fuori la draconiana dai capelli rossi una volta per tutte. Con mani tremanti, tirò fuori il diario del quale si era impadronita senza nessuna autorizzazione. Dopotutto, nonostante Schfalen non ne fosse ancora consapevole, lei si ritrovava in netto vantaggio. Non tutto era perso. Facendo attenzione, aprì la prima pagina dell'agenda e rilette per la milionesima volta da quando era arrivata a Roma, quelle parole piene di confusione. La pagina era scritta con calligrafia incerta e minuscola, le lettere sembravano tremolanti e c'erano alcune macchie scure, che impedivano di leggere bene.

7 Novembre 2011
Caro diario,
è così che s'inizia a scrivere in un diario segreto, no? Non ne ho mai scritto uno, perciò devo ancora informarmi bene al riguardo. Non so neanche perché abbia iniziato a scrivere momenti intimi della mia vita in queste stupide pagine. Cosa vinco facendo ciò? Nulla, anzi, George e Thomas potrebbero scoprirti mentre io sono distratta e leggere i miei segreti più oscuri, sempre se posso definirli tali. Ma ho un disperato bisogno di dovermi sfogarmi con qualcuno, tu sarai più o meno quell'amico invisibile che non ho mai avuto. Devi promettermi che ogni parola, ogni frase, ogni lacrima che verserò su di te, tu le manterrai qui e non permetterai a nessuno di scoprire i miei demoni del passato. Tu semplicemente mi ascolterai e rimarrai zitto fino alla fine, è questo il mio unico desiderio.
Forse sembro scema, scrivendoti come se fossi una persona reale, che esiste, ma non ho altro con cui appoggiarmi quindi cerco la tua comprensione, nessuno deve avere pietà di me, trovo ridicolo quando le persone ti osservano con compassione come se fossi una specie di animale in via d'estinzione. Tra compassione e comprensione c'è una fila lunga di differenze e io sono una persona che cerca quest'ultima. Non so da dove mi sia venuto in mente l'idea di scrivere un diario, neanche fossimo nel secolo di Ana Frank, perlomeno lei aveva una ragione più che valida per scriverne uno. Le mie ragioni sono piuttosto vaghe e inconcrete.
Comunque mi sono persa in inutili chiacchiere, senza presentarmi veramente. Il mio nome? Sofia Schfalen, ho quattordici anni, figlia di George Schfalen e vivo a Matera in una casa grande insieme al mio maggiordomo Thomas. In realtà George non è il mio vero padre, ma questo dettaglio lo spiegherò più avanti, ci sono cose più importanti di cui ti voglio parlare. Ti chiederai: cosa dovrebbe dirmi una bambina che sta da poco scoprendo il mondo? Oh, non sai quante cose ho invece da dire. Non è possibile che un'adolescente di soli quattordici anni sia depressa quando nella vita ho tutto.
Da dove posso iniziare? Da mio padre Andrea? Beh, allora iniziamo da lui, perché in fin dei conti lui è la causa di tutto.
Non ho ricordi di mio padre biologico, so solo che era un uomo fantastico che è deceduto quando io avevo più o meno un anno. Le cause sono sempre state un mistero per me, ogni qualvolta che cerco di saperne di più attraverso il prof, lui sembra distante e cerca di evitare la risposta, le sue parole sono evasive e ormai mi sono resa conto da tempo che cerca nascondermi qualcosa. Insomma, lo descrive sempre come un uomo eccezionale, cosa c'è di così male se vengo a scoprire come è morto? Magari è stato un infarto, un incidente o un omicidio, ormai la curiosità mi stava divorando e io, essendo cresciuta con un uomo che ama risolvere i misteri, volevo sapere a tutti i costi cosa era successo in realtà. Ero quasi sicura che George voleva solo proteggermi, ma da cosa? Dopotutto stiamo parlando di mio padre, l'uomo che mi ha dato alla luce. La curiosità uccise il gatto, mi ripete sempre Thomas e quanto mi pento non avergli obbedito, ora sarei felice nel mio letto a leggere critiche sui libri oppure ad ascoltare musica se non fossi stata così testarda.
Mi ero resa conto da giorni che il prof si comportava troppo strano rispetto al solito. Ma cercai di non indagare oltre, ero convinta che si trattava del suo lavoro che lo tiene occupato 24 ore del giorno. Così continuai con la mia vita, studiando a casa, prendendomi cura del giardino e delle piante, ridere e scherzare con Thomas e qualche volta uscivo con il mio vicino Luigi, non posso definirlo “amico” perché non abbiamo un rapporto molto intimo, è più che altro un conoscente con cui parlo qualche volta e spio da lontano. No, non sono una stalker ma devo ammettere che ha un fisico da urlo. Ritornando a prima, la mia vita era quella di sempre, un libro con una pagina in bianco che si ripeteva all'infinito, ma ero felice così, con le mie comodità, i miei hobby e la mia solitudine. Forse non ho degli amici, ma sto bene, non chiedo nient'altro nella mia vita se non questa continua tranquillità.
Un giorno, però, mi alzo di mattina presto siccome un borbottio leggero e soffocato m'impediva di riaddormentarmi. Imbronciata (come sempre), mi alzai e andai in cucina, alla ricerca di un bicchiere d'acqua. La mattina non sono un granché: ho i capelli in totale disordine, ho un aspetto ridicolo con quel pigiama rosa a fiori e non riesco a vedere bene avendo gli occhi socchiusi, neanche fossi imparentata con i cinesi. Non ero di ottimo umore e non vedevo l'ora di sgridare colui che si era permesso di svegliarmi così presto, negandomi le mie solite otto ore di sonno.
Ma in quell'istante mi parve di riconoscere la voce del prof, era preoccupato, potevo benissimo intuirlo dal suo tono di voce e le sue parole erano sussurrate con paura, come se temesse di essere scoperto. Spinta dall'audacia, seguii il suono della voce del prof e mi resi conto che stava nel salone parlando con qualcuno, uno sconosciuto. Non riuscivo a distinguere bene l'argomento della loro discussione, ma le loro parole mi rimasero impresse nella testa fino ad oggi.
E' ancora troppo giovane, non puoi allontanarmi da lei...” diceva con voce strozzata George. “E' ancora la mia bambina...”
Schfalen, lei non ti è mai appartenuta” rispondeva una voce maschile. Io mi nascosi, non volendo farmi scoprire.
Io l'ho salvata...”
Ma non sei suo padre” ribatteva scocciata la voce. “Per voi è la fine se scoprono la sua esistenza...”
E Beatrice?” chiedeva il prof. Sentendo la voce di mia madre, sussultai impercettibilmente. Sapevo che era ancora viva, ma si era sempre rifiutata di vedermi, perciò mi ero arresa da tempo di averla al mio lato. Ora provavo solo rancore.
E' una codarda, non dirà nulla”
Dire cosa? Mi chiedevo con frustrazione. Di cosa stavano parlando quei due?
Lei crede che suo padre è morto, non può farlo... Sarebbe troppo per lei, è solo una giovane che è nel fiore degli anni...”
Credo di aver sgranato gli occhi quando ho sentito la voce del prof dire -crede che suo padre è morto-... Che stava succedendo? Non smettevo di domandarmi...
Aspetterò che compia i 18 anni, poi la porteremmo con noi... Solo così posso proteggerla, sai che non avevo scelta... Averle mentito così... Certe volte ti invidio, hai avuto la possibilità di crescere Sofia come un padre quando quel compito aspettava a me, se mi sono finto morto è stato solo per il suo bene... Ma possono trovarvi in qualsiasi momento perciò fai attenzione...”
Quella rivelazione fu troppo per me. Semplicemente iniziai a indietreggiare, ignorando il fatto che andai a sbattere contro un tavolo, facendo cadere un vaso. Quest'ultimo finì a terra, rompendosi in mille schegge. Ricordo solo le facce stupite di George e dello sconosciuto. Rammento solo il momento in cui qualcuno mi prese per le spalle e mi tappò la bocca con un tessuto. Poi fu tutto buio.
Mi svegliai scombussolata ore dopo nel mio letto. Ero confusa e non avevo la più pallida idea di cosa fosse successo, mi ero completamente scordata cosa era accaduto e il dialogo tra George e lo sconosciuto sembrava un ricordo lontano. Rimasi con la inconsueta sensazione che qualcosa di grosso doveva succedere. Mancava un pezzo importante di un puzzle e io non sapevo qual era. Quel giorno il prof entrò nella mia stanza con aria stanca, chiedendomi preoccupato come mi sentivo. Mi disse che non avevo ancora superato il mio sonnambulismo perché mi raccontò che ero scesa al salone, addormentata mentre parlavo nel sonno, dicendo che mio padre non era ancora morto e che Thomas aveva dovuto prendermi in braccio e portarmi nella mia stanza. Mi domandò se ricordavo cosa avevo sognato ma io ero confusa, non rammentavo nulla. Ma gli credetti e alla fine arrivai alla conclusione che fosse stato tutto un sogno.
Devo spiegarti che da piccola ho sofferto di sonnambulismo, durante la notte avevo la tendenza di alzarmi dal mio letto e vagabondare nella casa come un'anima in pena, perciò non mi sorpresi quando George disse che era un caso di parasonnie. Ma qualcosa non mi convinceva, perché ormai ero sicura di non essere più sonnambula, ma cercai di chiuderci un occhio e fare finta di nulla. Dopotutto avevo e continuo ad avere quattordici anni.
Il tempo trascorse e ormai nella mia mente avevo completamente scartato quell'episodio, almeno fino a una settimana fa. E' cosa nota che io m'intrufoli nel laboratorio di George quando sono particolarmente annoiata, nonostante mi sia proibito farlo. In una di quelle, mentre osservavo con aria rapita formule chimiche, teorie ed analizzavo con concentrazione una mappa con le varie costellazioni, notai un pezzo di carta su un ripiano pieno di polvere. Convinta che si trattasse di uno sperimento del prof, prendo in mano il foglio. C'erano impresse solo cinque parole.
Sofia è in pericolo, proteggila.”
Riuscii a soffocare un urlo e come una furia, corsi fino alla mia stanza. Avevo ricordato. Tutto. Mio padre era ancora vivo e qualcuno voleva farmi del male.
Da quel momento in poi ho deciso di fingere che Andrea, mio padre (sempre se sia quello il suo vero nome), è morto per me. Non voglio insospettire George, non voglio mettere in pericolo la sua vita o quella di Thomas. Ammetto che non so cosa sia successo veramente ma meglio prevenire prima che qualcosa succeda. Ma ora mi chiedo: perché? Perché sono così importante? Da cosa dovrei sfuggire? Perché mio padre, se è vero che mi ama, finge di essere morto lasciandomi in eredità milioni e sparire dalla mia vita? E' questa la ragione per cui mia madre non mi vuole al suo fianco? Forse sono come una dinamite, se esplodo, causerò del male a tutti coloro che mi vogliono bene e non voglio, non voglio ferire le persone che amo.
Ho deciso che nel frattempo investigherò oltre, devo sapere chi è veramente mio padre e ogni mia scoperta la trascriverò qui, nel mio diario segreto. Tu, mio caro amico, non dirai nulla. Non fiaterai. Non esisterai. Agli occhi degli altri devi essere invisibile.
So quanto la mente umana sia fragile e inutile, perciò, per non ripetere ciò che è già accaduto, scriverò qui tutto affinché non mi dimentichi qualche particolare di estrema importanza,
la tua,
Sofia, ragazza confusa come non mai.

Qualcuno bussò alla porta, con forza e Matilde sussultò con paura, presa totalmente alla sprovvista. Si era addormentata nel pavimento freddo neanche fosse un cane. Disgustata da tutto ciò, si alzò in piedi mentre si dirigeva a passo svelto e indeciso verso la porta del bagno.
-Chi è?- disse a voce alta e con un tono infastidito. Solo ora venivano a riscattarla?
-Matilde...?- biascicò Mauro da dietro la porta. -Finalmente ti ho trovato!-
-Si, sono io razza d'imbecille... Ora fammi uscire da qui!-
Bastarono pochi minuti e lei era di nuovo fuori. Con gli occhi rossi, abbracciò con slancio il gemello e singhiozzò contro il suo petto. Mauro, intuendo la situazione, non disse una parola, semplicemente le accarezzò con dolcezza la testa mentre le sussurrava parole confortanti. Matilde, in quelle ore, si era sentita sola ed era felice poter risentire il fratello, l'unico che pareva comprenderla. Non seppe quanto tempo trascorse, ma ritrovando un po' di contegno, si staccò dal ragazzo e tirò su il naso, con tristezza. -Come è andata la recita...?-
-Uhm, bene ma alla fine hanno vinto i viverniani...- rispose lui. -Chi ti ha chiuso... nel bagno?-
-Fabio...-
Mauro digrigno i denti con ferocia. -Ho un'idea- aggiunse poco dopo.

***

Sofia

Un punto. I viverniani riuscirono a vincerci con solo un punto di differenza. Mi sentivo colpevole, dopotutto la mia interpretazioni non era stata una delle migliori ma i miei amici non la pensavano nello stesso modo. Se solo mi fossi impegnata di più... continuavo a ripetermi con depressione. Ma i draconiani sembravano soddisfatti e pur avendo perso con i nostri nemici, vollero festeggiare quella sera e decidemmo andare in un locale. In fin dei conti quello era l'ultimo giorno di scuola, da lì sarebbero iniziate la vacanze natalizie e pregustavo già la comodità del mio letto, i dolci natalizi di Thomas e i regali di George. Non vedevo l'ora di passare un po' in famiglia con il professore e il maggiordomo, nonostante l'ombra del mio diario mi perseguitasse diariamente. Non era possibile che un oggetto grande quanto una scatola di scarpe fosse semplicemente sparito dal nulla, no? Stavo completamente impazzendo, ero sicura che chiunque l'avesse rubato, l'avesse già letto e riletto e ora era a conoscenza di certi segreti che avevo giurato non rivelare mai. Perché non l'avevo bruciato anni prima...? Semplice, ero troppo impaurita di perdere tutti i miei ricordi, siano questi dolorosi che felici, non volevo staccarmi dal mio diario perché ero sicura che ne avrei sentito la mancanza.
Appena ritornai a casa corsi subito a cambiarmi, indossando i primi jeans che trovai e una maglietta a maniche lunghe bianca. Non volevo sembrare troppo provocativa, dovevamo festeggiare non flirtare, perciò optai per indumenti comodi e semplici. Come previsto, fu Alma insieme a Lidja che mi accompagnarono fino alla “festa”, sempre se potevo definirla in quel modo. Era più che altro un incontro prima di Natale, per passare tutti insieme prima di separarci, ognuno con le sue rispettive famiglie. Nel momento che misi piede nel locale ricevetti centinaia di pacche sulle spalle, i draconiani erano fieri della mia recita come Elizabeth e rischiai in varie occasioni di scoppiare a piangere per quanto ero commossa. Non meritavo così tanta “adorazione” da loro. Cosciente che i viverniani non erano presenti, indaffarati a far baldoria per la loro prima vittoria in quell'anno, potei permettermi rilassarmi. Sapevo che dopotutto non mi sarei trovata un Karl inzuppato e mezzo nudo, una Chloe piena di lividi, un Ewan ubriaco o una Lidja disperata. Senza Nidhoggr nei paraggi potevo godere quei instanti indimenticabili con i miei amici, senza dovermi preoccupare di essere attaccata in qualsiasi momento. Ero dispiaciuta per la perdita, ma iniziai a non pensarci più una volta che misero la musica a tutto volume. Il locale era pieno di draconiani e solo allora mi accorsi di quanto eravamo aumentati nelle ultime settimane... Ero partita da zero e ora, invece, avevo al mio lato ragazzi che si fidavano ciecamente di me e delle mie capacità da leader. Iniziavo a pensare che sia stata una benedizione di qualche dio, essermi trasferita a Roma. La mia vita era cambiata radicalmente e stentavo riconoscermi.
I primi giorni a Roma risultarono difficili. A Matera mi ero vista obbligata ad abbandonare i miei ricordi, la mia infanzia, la casa dove ero sempre cresciuta, tutto. Perciò le prime settimane ero sempre di cattivo umore, non perdevo occasione per lamentarmi con George e passavo le giornate chiusa in camera a leggere qualche libro oppure ascoltavo musica per ore, incapace di muovermi ed uscire da quella grotta che mi ero costruita. Si, ero notevolmente depressa, ma non volevo neanche preoccupare troppo George così cercai inutilmente di adattarmi a quella nuova vita. Sembravo un alieno, oppure era quel nuovo mondo a sembrare sconosciuto ed extraterrestre per me. Tutto peggiorò quando il professore venne a dirmi che da quell'anno in poi avrei studiato in una scuola. Tutt'ora non riesco a crederci... Io? Che avevo sempre studiato con lui? Che non sapevo come era fatta una scuola?
Ma non mi pento di nulla, sarei capace di ripetere tutto di nuovo pur di conoscere i draconiani, Lidja, Karl, i gemelli... Fabio. Basta pensare il suo nome per avere addosso una strana euforia... Cosa diavolo mi stava succedendo? Non dovevo essere arrabbiata con lui? Impossibile, volevo averlo vicino, adesso.
Odiavo i suoi costanti cambi d'umore, ma non potevo stare lontana da lui per troppo tempo. Con una scusa, mi allontanai dai miei amici e uscii dal locale, per respirare un po' d'aria fresca. Ero rossa in viso per il caldo, non avevo ballato ne bevuto ma mi sentivo stranamente eccitata. Era ancora presto perciò le strade erano ancora affollate da macchine e persone. Le decorazioni natalizie illuminavano il cammino e io decisi di farmi un giro nelle vicinanze. Mentre passeggiavo sola lungo il marciapiede, mi strinsi nel cappotto mentre dalla mia bocca uscivano nuvolette bianche formate per il freddo quasi glaciale. Tutti i negozi erano aperti, da essi uscivano persone con buste in mano... Sicuramente erano regali o decorazioni per le loro case. Ad un certo punto, mi sedetti distrattamente su una panchina e scrutai la folla con attenzione. Una famiglia felice usciva da una Feltrinelli, la bambina aveva in mano un libro dalla copertina rosa e sorrisi divertita quando notai l'espressione di estrema contentezza che aveva la piccola. Sembrava così spensierata ed innocente che desiderai ritornare a quell'epoca dove l'unico dilemma che potevo avere era se vedere le Winx o le W.I.T.C.H., se comprare un dalmata o un beagle con il mio Nintendogs. Quelli si che erano bei tempi.
Non vedevo Fabio da ore, dopo la recitazione. Se ne era andato senza dire una parola di troppo. Svanito, svolatizzato, scomparso... Appariva e scompariva dal nulla, certe volte pensavo si trattasse di alcun tipo di stregoneria. Chissà se stava bene...
Sospirando, chiusi gli occhi e aspettai... Non sapevo neanche io cosa, semplicemente volevo rilassarmi, non pensare a nulla e fingere di essere un'adolescente normale, di essere un'altra persona con pochi problemi o perlomeno con problemi non così... pesanti. Era l'amore a fare questo effetto? Era grazie all'amore se tutto ciò che avevo intorno sembrava sbiadito, come se fossi in un eterno sogno? Se era vero che l'amore ci rendeva ciechi, io ormai ero anche sorda e muta. Del mondo reale mi giungevano solo lievi vibrazioni, lo sufficientemente forti per farmi comprendere la situazione o il modo in cui si stavano svolgendo le cose. Volevo... Che volevo? Non essermi mai innamorata? Era ridicolo, era inevitabile che prima o poi m'innamorassi. Era il ciclo della vita... E' umano provare sentimenti contrastanti per una persona. Desideravo solo non preoccuparmi così tanto per Fabio, che per una volta fosse lui a correre verso di me e non il contrario.
Che forse la nostra relazione fosse destinata a fracassare...?
-S-sofia?- sobbalzai quando udii quella voce.
Spalancai di colpo gli occhi e come una molla, ero già in piedi. -Lung!?-
Non aspettai che rispondesse, mi buttai tra le sue braccia con un solo balzo. -Come stai? Ero così in pensiero per te!- esclamai con voce rotta. Lung sembrava essere dimagrito, il viso era scavato e gli occhi erano due solchi neri. Non era il suo miglior aspetto e capii all'istante che qualcosa non andava. -Cosa è successo?- chiesi con un filo di voce mentre mi staccavo da lui e lo guardavo attentamente.
Lui assottigliò lo sguardo con insicurezza. -Mi dispiace, non volevo causarti problemi ma...- la voce si spezzò e i suoi occhi furono attraversati da un lampo di tristezza infinita. -Mia nonna è morta qualche giorno fa, negli ultimi mesi ha dovuto lottare contro il suo cancro...-
Oh merda, lasciare Lung sarebbe risultato più difficile del previsto. 


Note dell'Autrice:

Okay, qualcuno direbbe: MA HAI PROMESSO DI AGGIORNARE IERI!!!
Da me, è ancora 20 Ottobre, perciò, tecnicamente, non ho fatto nessun ritardo ma alla fine sono tutte scuse. Non sono riuscita ad aggiornare perché ero occupata a fare dei compiti... Perciò vi chiedo umilmente scusa.
Comunque, questo capitolo è corto ma risponde a varie vostre domande: perché Lung era sparito nei precedenti capitoli, perché il diario è così importante per Sofia e rivelo uno de suoi segreti. Si, gente, Andrea non è morto, il padre di Sofia è in vita e a quanto pare il professore cerca di proteggerla da qualcosa o da qualcuno... Chi potrà mai essere? ...Mistero...
Si, lo so, avete altre 13094 domande, ma cercherò di risponderle tutte nel sequel... Con A thousand ways to say “I Love You”, mi concentro sul presente ma non spiego mai in modo chiaro o dettagliato il passato dei nostri protagonisti (Sof & Fabio)... Beh, mi piace mantenere questo suspenso... Poi, questo è senza dubbio il penultimo capitolo, nell'ultimo ci saranno molte sorprese, una dopo e l'altra e non è detto che saranno delle sorprese positive... Mi mancheranno Sofia e Fabio, lo ammetto ma questo non sarà un addio bensì un nuovo inizio... Ho deciso che scriverò un epilogo (avevo i miei dubbi al riguardo) e posso assicurare che sia il cap 20, sia l'epilogo saranno molto lunghi e svelerò molti segreti.
Adesso gente, è ora di ringraziarvi.
Sono la ragazza più felice del mondo per quelle 51 persone che hanno messo questa storia tra le preferite, a le altre 42 che l'hanno messa tra le seguite e quelle 8 che l'hanno messa tra le ricordate, quando ho visto quel 51... Ho pianto parecchio ahahah
Un grazie agli ultimi 17 recensori, ormai non mi stancherò mai di nominarvi: Alice1999, mescheea, lucy herondale 02, cerrywoman, Angelo di Luna_Angelmoon, Alessandra_forever, _Elle_Light_, Drachen, Unique_1D, Vicky65, Nicky Sparks, Violine Xin, percy_sofia_il mio mondo, chiara_centini, iPod, Yamaken e LoveG.
Uhm, thanks anche a quelle 12,389 visite.
Credo sia tutto, siccome a malapena riesco a fare il mio lavoro da “autrice”, mi è ancora più difficile poter seguire le vostre storie e leggerle, se qualcuno di voi vuole promuevere una sua storia, si faccia avanti, è il minimo che posso compiere per tutto ciò che fate ahaha Vi farò pubblicità nel prossimo capitolo dopo i ringraziamenti.
Un bacio,

marty_598

P.S. Vi chiedo un ultimo favore, potreste per favore andare alla pagina principale della Ragazza Drago (fate click qui [http://www.efpfanfic.net/categories.php?catid=1568&parentcatid=1568]), in alto a destra c'è scritto: Aggiungi personaggio, aprite quella pagina e votate per: Matilde, Mauro, Andrea e Giovanna, questi personaggi avranno un ruolo importante nel sequel e voglio aggiungerli nelle descrizioni. Grazie a chi lo farà.

   
 
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